ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11522

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 540 del 19/12/2015
Firmatari
Primo firmatario: MAESTRI ANDREA
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Data firma: 19/12/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 19/12/2015
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 19/12/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 31/12/2015
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 06/07/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11522
presentato da
MAESTRI Andrea
testo di
Sabato 19 dicembre 2015, seduta n. 540

   ANDREA MAESTRI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 10 dicembre 2015, il settimanale L'Espresso ha pubblicato un'inchiesta relativa alle malformazioni, malattie e morti che colpiscono i bambini di Gela, in provincia di Caltanissetta, legate, secondo una perizia medica pubblicata in esclusiva dal giornale, all'inquinamento del territorio causato dal Petrolchimico di Eni;
   nell'ambito di un procedimento civile che una trentina di famiglie di Gela hanno promosso contro Eni, il tribunale civile di Gela ha incaricato una commissione di cinque esperti tra medici e tecnici, di fama nazionale e internazionale, presieduta da Pierpaolo Mastroiacovo, ex ordinario di pediatria all'università Cattolica e tra i massimi esperti al mondo di malformazioni congenite, di verificare l'eventuale relazione tra le patologie e l'attività industriale dello stabilimento;
   per due anni la Commissione ha visitato i bambini malati e studiato il territorio gelese e, nel luglio 2015, ha depositato il proprio parere scientifico confermando una precedente perizia che affermava l'esistenza di un nesso di casualità tra inquinamento industriale e taluni tipi di malformazioni neonatali riscontrate sui bambini gelesi (spina bifida, palatoschisi, e altro);
   il primo studio del 2006 sulle deformità dei piccoli abitanti della città, mostrava come il tasso di ipospadie (una rara malattia degli organi genitali) fosse tra i più alti al mondo, dato confermato da un aggiornamento del progetto Sentieri (Rapporto sugli insediamenti a rischio da inquinamento, finanziato dai Ministero della salute e coordinato dall'Istituto superiore di sanità), pubblicato nel 2014 e firmato da Fabrizio Bianchi, epidemiologo del CNR, che scoprì come nel sangue dei gelesi scorra una grande quantità di arsenico. A Gela non sono solo i minori a rischiare gravi danni alla salute: la ricerca ha dimostrato che nel comune si muore più facilmente rispetto al resto della Sicilia per tutti i tipi di tumore (+18,3 per cento), per il cancro infantile (+159,2 per cento), per il tumore allo stomaco (+47,5 per cento), alla pleura (+67,3 per cento), alla vescica (+9,6 per cento), per il morbo di Hodgkin (+72,4 per cento);
   secondo l'epidemiologo del CNR Bianchi, intervistato da L'Espresso sugli ultimi dati diffusi a luglio 2015: «Anche per altri tipi di malformazione i tassi sono elevati. La responsabilità dell'Eni ? La relazione di Mastroiacovo per numerosi bambini malformati fornisce prove persuasive di una altamente probabile causa ambientale. Io penso che in processi di questo tipo l'onere della prova del nesso di causalità non spetta a chi sta dalla parte pubblica, cioè di chi è stato danneggiato, ma da chi sostiene la sua inesistenza, o da coloro che abbiano un'altra ipotesi convincente che spieghi il perché di malattie e deformità. Di certo più passa il tempo, più si aspetta a bonificare, più sarà difficile evitare nuovi casi di malattia e morti precoci»;
   nelle centinaia di pagine della perizia della commissione dello Luglio 2015, medici, scienziati e ingegneri confermano quello che molti studi già segnalavano da tempo: a Gela, uno dei 39 siti d'interesse nazionale ancora da bonificare, ci sono in giro quantità enormi di metalli pesanti, benzene e altri composti cancerogeni, interferenti endocrini e diossine che hanno compromesso acque di falda, suolo e sottosuolo, i cui effetti nocivi concreti giungono all'uomo attraverso la catena alimentare. Nella falda sotto uno degli impianti hanno trovato ben il 97 per cento di idrocarburi e acqua solo per l'1 per cento. Si conclude pertanto che l'acqua è contaminata di veleni, come anche il suolo che contiene 3 milioni di mg di cloroetano (agente chimico altamente cancerogeno) invece di 3 mg, inquinanti che hanno prima devastato la natura e poi causato, «con ogni probabilità», le malattie neonatali;
   Kimberly, Nicolò, Marco, Marta, Francesco, Giuseppe, Chiara, Mary sono soltanto alcuni dei bambini nati con gravi malformazioni riguardanti il midollo spinale, gli organi genitali o i piedi, le mani o il midollo spinale, il cervello o la bocca;
   nella relazione sul caso di Kimberly è scritto nel rapporto della commissione che la stessa «si rammarica che – nell'ampio lasso di tempo intercorso tra l'allarme indicato dai primi studi condotti a Gela, le crescenti preoccupazioni sollevate dalla popolazione e dalla comunità scientifica e il presente non sia mai stato condotto uno studio di elevata qualità per poter stabilire in modo definitivo la possibile esistenza della relazione causale tra sostanze chimiche prevalenti nel comune e alcune malformazioni. Ritiene che la possibilità che la spina bifida di Kimberly ... sia stata favorita dalla presenza nell'ambiente (aria, acqua, alimentazione) di sostanze chimiche prodotte dal polo industriale sia del tutto concreta, sia per effetto individuale che per effetto sinergico tra loro». La spina bifida è una malattia che riguarda molti bambini di Gela, e sono 800 i casi in città, 6 volte in più rispetto alla media nazionale, come alti sono i tassi anche per altri tipi di malformazione;
   la perizia pubblicata da L'Espresso è rivoluzionaria perché il petrolchimico dell'Eni, per la prima volta, finisce ufficialmente sul banco degli imputati e viene accusato di aver disseminato per sessant'anni veleni ovunque, ammorbando terra, acque e aria, come accaduto per l'acciaieria Ilva a Taranto;
   l'obiettivo principale delle procedimento civile contro Eni, era di ottenere risarcimenti economici e rimborso delle enormi spese mediche per le piccole vittime dell'inquinamento, ma la causa s’è conclusa con un nulla di fatto, il colosso energetico non ha fatto alcuna proposta di risarcimento. Dichiara Luigi Fontanella, l'avvocato siciliano che da anni sta combattendo a fianco dei genitori dei bambini. «L'azienda non riconosce alcun danno psicofisico: per loro il nesso tra inquinamento e malformazioni non esiste»;
   immediatamente dopo la pubblicazione dell'inchiesta su L'Espresso, sono arrivate le solerti dichiarazioni del professor Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell'ospedale Bambin Gesù di Roma e autorevole genetista, che come perito di parte di Eni, nell'ambito dei procedimenti sulle malformazioni, ha affermato che: «Non è dimostrabile la tesi secondo cui i casi ai malformazione e di alcune patologie siano da ricondurre alla presenza, a Gela, dello stabilimento petrolchimico di Eni. C’è sicuramente una componente genetica, ma per nessuno di questi casi esiste un fattore ambientale noto, sicuro, certo, che agisca da agente causale. Forse l'unica eccezione è il rapporto tra la spina bifida, c gli anticrittogamici, e cioè le sostanze che vengono usate in agricoltura, cui si fa appunto molto ricorso a Gela ... non è dimostrabile alcun rapporto di causa preciso di un fattore che agisca con nesso di causalità»;
   le sue tesi però si discostano nettamente da quanto emerso dalla perizia redatta dagli esperti nominati direttamente dal tribunale civile di Gela e potrebbero quindi peccare di imparzialità secondo l'interrogante;
   nella puntata del 13 dicembre 2015 della trasmissione Report, l'avvocato Luigi Fontanella, ha dichiarato di aver recentemente presentato al tribunale gelese la richiesta di provvedimento d'urgenza della magistratura (ai sensi dell'articolo 700 del codice di procedura civile) per fermare ogni impianto della raffineria ancora in marcia ed impedire che «continui a inquinare e a creare danni»;
   il 13 gennaio 2016 si svolgerà la prima udienza presso il tribunale civile di Gela per la trattazione del ricorso cautelare d'urgenza contro le società del colosso Eni: Syndial, Raffineria di Gela, Enimed;
   il Governo secondo l'interrogante continua a tenersi a distanza da qualsiasi intervento e polemica e non si è mai finora espresso sulla vicenda delle malformazioni. A questo proposito è bene ricordare che la quota di partecipazione diretta del Ministero dell'economia e delle finanze in Eni, è pari al 4,34 per cento e quella della Cassa depositi e prestiti S.p.A. è pari al 25,76 per cento;
   il Presidente del Consiglio dei ministri nell'agosto 2015 ha parlato della raffineria solo per applaudire alla sua futura riconversione «green» degli impianti prevista nel 2017, grazie a un accordo che prevede la costruzione di una «bioraffineria» e investimenti (su tutta la Sicilia) pari a due miliardi di euro, con cui il gruppo petrolifero potrà avviare nuove attività di esplorazione e produzione di idrocarburi sia su terra che su mare;
   nell'articolo de L'Espresso precedentemente richiamato è evidenziato che la magistratura, per ora, resta in attesa: ma non è un dettaglio che sia stata proprio la procura a costituirsi in sede civile e che i P.M. gelesi abbiano aiutato, attraverso il deposito di vari studi e report scientifici compilati negli anni su loro impulso, a scrivere l'ultimo, drammatico studio”;
   in Italia esistono limiti enormi all'accertamento penale, come ha dimostrato anche il recente caso dell'Eternit di Casale Monferrato, in occasione del quale la Corte di cassazione ha segnalato che il reato era prescritto. La nostra giurisprudenza prevede inoltre che i danni vadano addebitati a singole persone fisiche: a differenza di Taranto, dove la famiglia Riva e i dirigenti che gestivano l'Ilva erano facilmente identificabili, alla guida del petrolchimico di Gela, in sei decenni, si sono succedute decine di manager, ed è molto difficile individuarne le singole ed eventuali responsabilità –:
   se il Governo non ritenga opportuno approntare iniziative normative volte a favorire un più rapido accertamento delle responsabilità penali in fattispecie come quella descritta in premessa, che possano determinare gravi danni ambientali e per la salute dei cittadini, e se non intenda adottare ogni iniziativa di competenza, in specie di carattere organizzativo, a supporto del tribunale di Gela. (4-11522)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia

malattia congenita

principio chi inquina paga