ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11295

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 530 del 26/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: DI BATTISTA ALESSANDRO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 26/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PETRAROLI COSIMO MOVIMENTO 5 STELLE 26/11/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA DIFESA
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 26/11/2015
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 04/12/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11295
presentato da
DI BATTISTA Alessandro
testo di
Giovedì 26 novembre 2015, seduta n. 530

   DI BATTISTA e PETRAROLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:
   in data 17 maggio 2015 Marco Vannini, un ragazzo di appena venti anni, poco dopo le ore 23, veniva raggiunto da un colpo di pistola all'interno dell'abitazione della propria fidanzata, M.C., in Ladispoli (Roma);
   dopo una lunga e tremenda agonia decedeva alle ore 3 del giorno seguente;
   oltre a Marco, nell'abitazione, si trovavano altre cinque persone: la sua fidanzata, M.C., nonché i genitori, A.C. ed M.P., ed il fratello di quest'ultima, F.C., con la rispettiva fidanzata, V.G.;
   tutte e cinque le persone presenti all'interno dell'abitazione in Ladispoli risultano indagate, dal pubblico ministero Alessandra D'Amore della procura di Civitavecchia, per concorso in omicidio;
   da organi di stampa l'interrogante ha appreso alcune circostanze di questo tragico fatto di cronaca che meritano di essere sottoposte all'attenzione del Governo;
   dalle prime ricostruzioni sembrerebbe essere stato il padre della fidanzata di Marco, A.C., ad aver fatto partire il colpo d'arma da fuoco;
   A.C. fornisce una prima versione riferendo di una tragica fatalità;
   organi di informazione (in particolare il settimanale «Giallo») menzionano il contenuto dell'interrogatorio di A.C.: «Ieri sera dopo aver cenato, alle ore 23.00- 23.10, mi sono ricordato delle armi, cioè delle due pistole riposte in bagno con l'intenzione di toglierle da quel posto per portarle nella mia camera da letto. L'ho fatto perché in casa c'erano Marco, V. e i miei figli ... Entrato in bagno, mentre il fidanzato di mia figlia, Marco Vannini, stava facendo la doccia seduto nella vasca, prendevo le pistole. In quell'istante Marco incuriosito e accortosi che avevo in mano il marsupio contenente le pistole, mi ha chiesto di fargliele vedere. ... Io ero vicino alla porta, a circa un metro da Marco, mi sono piegato verso di lui per fargliela vedere. Anche se mi chiedeva di dargliela in mano io non l'ho fatto. Credevo che l'arma fosse scarica, come l'altra (...) L'arma non era in sicurezza, ovvero le alette della sicura erano abbassate»;
   più nello specifico, sulla dinamica dei fatti, A.C., riporta al magistrato quanto segue: «Ricordo che la pistola mi stava scivolando e afferrandola con l'indice della mano destra premevo con forza la leva di scatto, il grilletto, provocando l'esplosione di un colpo. Il serbatoio era innestato e vi erano all'interno 12 ulteriori pallottole»;
   la circostanza che il colpo possa essere partito in modo del tutto accidentale, sembra essere smentita, però, da alcuni accertamenti tecnici sulla pistola modello Beretta 380 SH, detenuta da A.C., dalla quale sarebbe partito il proiettile che ha raggiunto Marco Vannini;
   risulterebbe, difatti, che l'arma fosse mal funzionante: nello specifico da una perizia tecnica sarebbe emerso che quell'arma poteva sparare solo se avesse avuto il «cane» (ossia la leva che si trova alla fine della canna) alzato; diversamente, e quindi nel caso in cui il «cane» fosse rimasto abbassato, la pistola non avrebbe mai potuto sparare;
   organi di stampa riportano, inoltre, come A.C. abbia, in seguito, precisato la versione dei fatti, dichiarando di aver commesso una leggerezza e di aver sparato accidentalmente, mentre, per scherzo, voleva mettere paura al fidanzato della figlia, ribadendo comunque che pensava che l'arma fosse scarica ed affermando che nessuno, oltre a lui, si era accorto di quanto accaduto;
   la breve e sommaria ricostruzione che precede, in relazione ai drammatici eventi avvenuti all'interno dell'abitazione della fidanzata di Marco Vannini, evidenzia però alcuni aspetti non del tutto chiari;
   innanzitutto dubbi nascono sul luogo dove sarebbe stato colpito Marco, nel bagno di casa dei genitori della fidanzata;
   ciò in quanto dalle foto della scena del crimine, mostrate da organi di stampa ed anche dalla trasmissione «Chi l'ha visto ?», si nota che la vasca da bagno, all'interno della quale Marco sarebbe stato raggiunto dal proiettile, è perfettamente pulita e non c’è una sola macchia di sangue né all'interno della vasca, né sui bordi, né sulle mattonelle intorno;
   in secondo luogo, sul fatto che A.C. pensasse che la pistola fosse scarica, si evidenzia che nell'arma dalla quale è partito il colpo non c'era un solo proiettile, ma addirittura 12 ed appare impossibile non rendersene conto, dal momento che, con ben 12 pallottole nel caricatore, il peso della pistola aumenta considerevolmente;
   in terzo luogo anche la circostanza che solo A.C. fosse presente nel momento in cui la pistola ha sparato e che solo lui avesse capito realmente cosa stesse accadendo è quantomeno dubbia;
   da un lato, dalle indiscrezioni riportate dai mezzi di informazione, sembrerebbe che dai primi risultati dell'esame «stub» — metodo utilizzato per rilevare la presenza di residui di polvere da sparo (piombo, antimonio, bario) sul corpo o sui vestiti di chi ha sparato — sarebbero state rinvenute consistenti tracce di polvere da sparo nelle narici e sugli indumenti di A.C. e dei figli F. e M.;
   tale esame non fornisce, ovviamente, alcuna certezza scientifica su chi fisicamente abbia esploso il colpo di pistola, ma di certo dà delle indicazioni agli inquirenti sulla ricostruzione fornita da A.C.;
   dall'altro lato, è almeno improbabile che, all'interno di una stessa abitazione ed a poche decine di metri, non sia percepibile un colpo da arma da fuoco e che quindi nessuna delle persone presenti si sia accorta di quanto stesse accadendo;
   si consideri, infine, un'altra anomalia in quanto — sempre da indiscrezioni investigative riportate dal settimanale «Giallo» — sulla calibro 9 che ha sparato non sarebbero state rinvenute impronte;
   circostanza anomala che sembra aprire a due scenari: o la pistola dalla quale è partito il colpo successivamente è stata ripulita dalle tracce biologiche, o Marco Vannini è stato raggiunto da un proiettile partito da un'altra pistola;
   già le considerazioni che precedono danno l'idea della gravità di ciò che è accaduto quel tragico 17 maggio, ma, a parere dell'interrogante, l'aspetto più grave della vicenda attiene, però, all'incredibile (e probabilmente fatale) ritardo con cui sono stati attivati i soccorsi;
   in una puntata di «Chi l'ha visto ?», andata in onda su rai tre il 7 ottobre 2015, sono state mandate in onda le telefonate, attraverso una ricostruzione, delle due conversazioni che la famiglia della fidanzata di Marco ha avuto con il 118;
   nella prima chiamata, alle 23:41, presumibilmente una ventina di minuti dopo il ferimento di Marco, da una voce maschile (appartenente verosimilmente a F.C., fratello della ragazza di Marco Vannini) si sente inizialmente dire: F.C.: «Urgentemente un'ambulanza a Ladispoli, c’è un ragazzo si sente male, il corpo è diventato troppo bianco, non respira più»; operatore 118: «Che cosa ha fatto questo ragazzo ?» F.C.: «Non glielo so spiegare bene ... non soffre di niente ... probabilmente è uno scherzo si è spaventato tantissimo ma non respira più»;
   la seconda parte della chiamata vede al telefono la moglie di A.C.: «Stava facendo il bagno ... il ragazzo stava facendo il bagno ... stava nella vasca, è entrato ...» e, dopo una pausa, come a ripetere la frase di una persona lì vicino, «Non serve ? Va bè, nel caso richiamiamo»;
   a mezzanotte e 6 minuti è, invece, proprio A.C. a parlare al 118: A.C.: «Lui ha vent'anni, un infortunio praticamente in vasca ... è caduto e si è bucato un pochino con un ... come si chiama ... il pettine quello a punta»; operatore 118: «Cosa si è fatto ?»; A.C.: «Eh niente, sul braccio si è bucato, si è messo paura ... un panico»; quando l'operatrice del 118 chiede, sentendo strani e strazianti lamenti: «È diversamente abile ? ... C’è uno squarcio, c’è un taglio ? »; A.C.: «C’è un buchino ... è andato in panico»;
   A.C., avrebbe, dunque, completamente omesso che la ferita era dovuta all'esplosione di un colpo da arma da fuoco con ciò impedendo di fatto agli operatori sanitari di poter intervenire tempestivamente e nel migliore dei modi;
   la gravità del comportamento dei soggetti presenti all'interno dell'abitazione in Ladispoli, si manifesta ancor più se si considerino gli esiti della perizia medico-legale, disposta dalla procura di Civitavecchia, secondo la quale «Si può affermare, con riferimento al quesito propostoci dal magistrato in merito alla presumibile efficacia di un soccorso tempestivo, che una immediata e corretta attivazione dei soccorsi avrebbe evitato, con elevate probabilità, il decesso del paziente»;
   ciò significa che se la famiglia della fidanzata di Marco avesse chiamato il 118 immediatamente e se avesse riferito subito che Marco Vannini era stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco, permettendo agli operatori sanitari ed ai medici di intervenire con prontezza, il ragazzo avrebbe potuto salvarsi;
   si legge, sempre nella perizia, difatti, che «La morte ebbe a conseguire a una massiva anemizzazione del paziente attraverso le lesioni cardiache e non a un diretto danno funzionale del cuore con conseguente alterazione della funzione dello stesso»;
   Marco Vannini è allora deceduto a causa di una lenta e, senza dubbio, dolorosissima emorragia che avrebbe potuto essere tamponata e limitata;
   sempre secondo quanto riportato da organi di stampa il Signor A.C. è un sottufficiale della marina in servizio presso il R.U.D., il raggruppamento unità difesa, un apparato interforze dello Stato Maggiore della difesa, che ha il compito di occuparsi della vigilanza e difesa delle prime installazioni militari appartenenti ai servizi segreti e che presterebbe inoltre servizio presso la Presidenza del Consiglio;
   alla luce della gravità dei fatti esposti in precedenza ed in considerazione del fatto che A.C. risulta indagato per concorso in omicidio, gli interroganti ritengono di fondamentale importanza appurare se A.C. sia effettivamente un sottufficiale della Marina militare e quali incarichi, nello specifico, abbia espletato o stia attualmente espletando; 
   sarebbe altresì di rilievo sapere se il Governo sia a conoscenza di procedimenti disciplinari a carico del Signor A.C. e se sia stata adottata, nei suoi confronti, la sospensione in via cautelare dal lavoro;
   in ogni caso a prescindere dai gravissimi fatti per i quali la magistratura sta indagando A.C., non è accettabile che un appartenente al prestigioso corpo della Marina militare, che addirittura sembra svolgere incarichi di intelligence, abbia avuto un atteggiamento che appare agli interroganti così superficiale ed irresponsabile per l'incolumità fisica di una persona, omettendo di dare le corrette informazioni al 118 riguardo al ferimento di un ragazzo con un'arma da fuoco;
   ma anche altri aspetti, in relazione alla persona di A.C., devono, a parere degli interroganti, essere chiariti, poiché i mezzi di informazione riportano, altresì, come il magistrato procedente abbia contestato al padre della fidanzata di Marco Vannini, addirittura di aver chiesto al medico del pronto soccorso di omettere che Marco fosse ferito da un proiettile così da tutelare il suo lavoro;
   sul punto A.C. avrebbe risposto «nego di aver fatto questa richiesta, mi sono limitato ad invitare il medico alla riservatezza. Poi mi sono reso conto che sarebbe stato impossibile e a quel punto ho chiamato il maresciallo dei carabinieri»;
   infine, sempre dal verbale dell'interrogatorio di A.C., emergerebbe anche un altro aspetto di particolare di rilievo;
   a domanda del pubblico ministero A.C. risponde di esser sottoposto ad altri procedimenti penali e di aver riportato condanne e ciò è particolarmente grave in quanto bisognerebbe appurare che tipo di condanne abbia riportato un militare in carriera che addirittura presterebbe servizio in un reparto speciale (Rud);
   fermo restando che l'indagine della magistratura sulla morte di Marco Vannini dovrà, ovviamente, seguire il suo corso, gli interroganti ritengono indispensabile che anche il Governo, limitatamente ad ogni atto di propria competenza, faccia il possibile al fine di dare una risposta alle domande di verità e di giustizia dei genitori di Marco –:
   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritta in narrativa;
   ferme restando le prerogative e l'autonomia della magistratura nello svolgimento delle indagini, quali iniziative di propria competenza intendano porre in essere al fine di far sì che possa emergere nel più breve tempo possibile la verità in relazione a quanto accaduto quel tragico 17 maggio 2015;
   se corrisponda al vero che il padre della fidanzata di Marco Vannini, A.C., sia un sottufficiale della Marina militare in servizio presso il R.U.D., il raggruppamento unità difesa, nonché che egli abbia prestato o presti tuttora servizio presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;
   se, alla luce della gravità dei fatti esposti in narrativa ed in considerazione dell'indagine per concorso in omicidio, si sia proceduto in via disciplinare nei confronti di A.C. ed, in particolare, se sia stata disposta la sua sospensione in via cautelare dal lavoro;
   se corrisponda al vero che il Signor A.C. abbia riportato condanne penali ed, in caso di risposta affermativa, se intendano rendere noto per quali tipologie di reato siano intervenute tali condanne.
(4-11295)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

armi da fuoco e munizioni