ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11008

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 516 del 06/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: MURER DELIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 06/11/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 06/11/2015
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 06/11/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 16/11/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11008
presentato da
MURER Delia
testo di
Venerdì 6 novembre 2015, seduta n. 516

   MURER. — Al Presidente del Consiglio dei ministri . — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi il post di una giovane donna di Mestre, Paola Filippini, pubblicato sui social network, ha ricevuto migliaia di condivisioni e di apprezzamenti, aprendo un dibattito importante sul destino delle donne sui luoghi di lavoro;
   la ragazza raccontava una vicenda scandalosa di discriminazione nel corso di un colloquio di lavoro; si è vista, infatti, sottoporre alcune domande di carattere personale sul suo stato civile, sul fatto che fosse o meno sposata, sul fatto che avesse o no figli; la ragazza si è opportunamente sottratta a tali domande e, per tutta replica, si è visto strappato il questionario davanti al suo volto da parte di un datore di lavoro maschio, che prima avrebbe ammesso che tali domande servono a misurare la produttività della persona, poi ha confessato che ad un maschio non avrebbe mai proposto quei quesiti e, infine, ha messo sostanzialmente alla porta la giovane, che si è vista negata l'opportunità;
   l'episodio rivela, unitamente alla grande quantità di consensi e condivisioni ricevute dal post, quanto sia ancora forte nel nostro Paese la discriminazione a cui è sottoposta la donna sui luoghi di lavoro, soprattutto rispetto al suo diritto alla vita familiare e alla maternità;
   il 2 novembre 2015, l'Unione europea ha istituito l’Equal pay day, chiedendo una riflessione collettiva sul divario di genere in busta paga. Una occasione per riflettere su quello che viene definito «gender pay gap»: in sostanza, a parità di incarichi e ruoli, in Europa la donna guadagna il 16,3 per cento in meno di un collega uomo;
   come è stato evidenziato da una inchiesta pubblicata dal quotidiano Repubblica, non si tratta di un fenomeno presente solo nei Paesi meno avanzati; la Francia è 14a in Europa con un gap del 15,2 per cento; la Finlandia è 20a, con un gap del 18,7 per cento, mentre il Regno Unito è 22o, con una differenza di stipendi a vantaggio degli uomini del 19,7 per cento;
   in Italia, il «gender pay gap» appare più basso che nel resto d'Europa, con retribuzioni femminili inferiori del 7,3 per cento rispetto a quelle maschili; ma alcuni studi scientifici (Istat, Isfol, Banca d'Italia) dichiarano questo dato ingannevole, dal momento che non tiene conto della bassa occupazione femminile, addirittura al di sotto del 50 per cento in particolare al Sud, dove una donna su due non lavora; con questo dato aggiuntivo, il vero gap sfiorerebbe addirittura il 20 per cento di differenza;
   inoltre, analizzando l'andamento temporale del gap in l'Italia c’è stato un aumento delle differenze retributive: nel 2008 il dislivello era del 4,9 per cento, nel 2009 del 5,5 per cento, e nel 2015, è al 7,3 per cento. Tutto ciò nonostante le donne laureate superino i colleghi maschi (per ogni 100 laureati maschi ci sono 155,8 laureate femmine);
   Chiara Saraceno, in una interessante analisi pubblicata dal quotidiano la Repubblica, riflette sulle cause del gap e si sofferma su due fattori: la concentrazione delle donne in particolari settori, come l'insegnamento primario e secondario, i servizi alla persona, le attività impiegatizie e amministrative del terziario, il settore tessile che sono tutti mediamente meno pagati di altri, ma con orari di lavoro più favorevoli alla conciliazione con le responsabilità familiari; la maggiore lentezza e compressione delle carriere femminili, a parità di titolo di studio e di settore professionale;
   appare evidente, quindi, che il tema della donna e il lavoro, per quanto concerne le condizioni di diseguaglianza e di discriminazione, è ancora tutto aperto e chiede politiche nuove complessive, non solo rispetto a normative antidiscriminazione, ma anche rispetto alla necessità di distribuire meglio i carichi di lavoro familiare tra uomini e donne, di ampliare l'offerta di servizi alla famiglia accessibili e di buona qualità, di favorire la partecipazione stessa delle donne al mondo del lavoro –:
   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda assumere, in termini di politiche per le pari opportunità, rispetto, soprattutto, al mondo del lavoro al fine di annullare discriminazioni e diseguaglianze che ancora pesano sulla condizione femminile nel nostro Paese. (4-11008)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

paese meno sviluppato

parita' retributiva

retribuzione del lavoro