ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10956

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 514 del 03/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: DI LELLO MARCO
Gruppo: MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Data firma: 03/11/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 03/11/2015
Stato iter:
16/12/2015
Fasi iter:

RITIRATO IL 16/12/2015

CONCLUSO IL 16/12/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10956
presentato da
DI LELLO Marco
testo di
Martedì 3 novembre 2015, seduta n. 514

   DI LELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
   sembra si stia consumando l'ultimo atto nell'area industriale di Acerra che un tempo ospitava gli stabilimenti del colosso della chimica italiana visto il fallimento del piano per il rilancio dell'ex Montefibre;
   a nulla sono servite le rassicurazioni e le promesse, nei 10 anni di cassa integrazione e sacrifici: in questi giorni un'altra fetta dell'area industriale del napoletano rischia di chiudere i cancelli ed oltre 500 lavoratori rimarranno a casa;
   la Montedison Fibre, dopo aver costretto i suoi dipendenti a lavorare a contatto con l'amianto fino a paggio 2004 (anno di chiusura dello stabilimento), lascia Acerra «svendendo» rami aziendali ad altre 4 società;
   si ricorda che la Montefibre è un'industria chimica e tessile di rilievo europeo che è stata allocata sul territorio di Acerra, in area Asi, nel 1976. Tale azienda faceva parte del Gruppo Montedison, nel 1984 passò ad Enimont nel 1991, a seguito del fallimento di quest'ultima, le attività di Montefibre spa passarono sotto il controllo dell'EniChem, che le conferisce alla controllata EniChem Fibre;
   con un accordo tra Ministero e azienda si decide di assorbire i lavoratori SNIA Fibre nello stabilimento di Acerra con incentivi all'esodo per gli operai presenti ed accompagnamento alla pensione. Il Governo mette a disposizione circa tre miliardi di lire per la costruzione di un nuovo impianto denominato NIFA (Nuovo Impianto Filati Acerra), per favorire l'operazione; l'impianto viene realizzato in tempi brevi e le maestranze SNIA vengono in pochi anni riassorbite dal processo produttivo;
   poi, nel 1996, vi è l'acquisizione del gruppo Montefibre, controllata Enichem da parte del gruppo Orlandi Finlane, a fronte di un investimento di 200 miliardi di lire;
   nel 2000 la Montefibre spa ha differenziato le sue attività dividendo Acerra in NGP spa e Monte fibre. Di fatto, lato chimico/energetico (DMT-PolyCTE) e lato tessile Fiocco e IMFRA. Nel frattempo, l'azienda ha smantellato gli impianti ed in particolare il NIFA è stato trasferito in un Paese dell'Est europeo. Questo impianto è stato costruito per permettere l'inserimento degli ex lavoratori della SNIA Viscosa di S. Giovanni a Teduccio;
   nel 2003, la Montefibre spa, mediante un'operazione di scissione parziale, conferiva alla nascente Società NGP il ramo d'azienda relativo alla produzione polimero poliestere con annessi servizi quali: centrale termoelettrica, impianto biologico trattamento reflui e impianto di produzione utilities dello stabilimento di Acerra; alla Montefibre rimaneva la proprietà degli impianti fili e fiocco. Il personale relativo agli impianti scissi veniva conferito ad NGP;
   nel gennaio 2004, NGP spa annuncia la fermata e la dismissione dell'impianto DMT del sito di Acerra (Na), espellendo dal ciclo produttivo circa 200 lavoratori diretti. La proprietà Orlandi ha dichiarato di dismettere il reparto DMT e voler sostituire l'alimentazione della polimerizzazione con acido tereftalico, meno costoso e più facilmente reperibile sul mercato. Il tutto in 15-18 mesi, mettendo i lavoratori in cassa integrazione guadagni straordinaria;
   due anni più tardi, la società ha stretto un accordo con la spagnola La Seda de Barcelona e accetta la proposta di acquisto, da quest'ultima avanzata, del settore poliestere; e nel biennio 2006 – 2008 Monteforte spa è entrata al 50 per cento nel capitale della cinese Jilin Jimont Fiber Co. Ltd;
   da allora un sistema molto complesso di aziende si è riunito sotto il nome di Montefibre spa, vista, non solo, la differenziazione delle attività produttive, ma anche la cessione ad altre società di rilevanti rami di azienda;
   sta di fatto che diversi stabilimenti, tra cui Simpe spa e Ngp (società nata da uno spin off della stessa Montefibre), sono stati dichiarati falliti e sono state avviate le procedure di cassa integrazione per diverse decine di unità lavorative, ma a nulla sono serviti gli incontri con il Governo, le organizzazioni sindacali e i piani di rilancio;
   a nulla è servito anche l'annuncio, nel luglio del 2009, dell'accordo tra la regione Campania ed una serie di aziende, circa 20 tra cui la Montefibre, per la realizzazione del polo aerospaziale. Le lungaggini nella realizzazione di quest'ultimo che, forse, avrebbe potuto cambiare la situazione, si intrecciano, da un lato con le proteste dei lavoratori per il mancato pagamento della cassa integrazione e per il mancato decollo dell'accordo di programma e, dall'altro, con una gestione fallimentare della multinazionale, tanto che nel gennaio 2012 la LSB annuncia la dismissione definitiva dell'impianto SIMPE;
   la situazione gestionale si aggrava sempre più e si accrescono le preoccupazioni dei lavoratori i quali, non solo, sono costretti a scontare la totale inefficacia dei vari accordi via via sottoscritti, ma, nel dicembre del 2013, con la sospensione in borsa delle azioni della Montefibre, sono costretti a subire gli effetti nefasti della conseguente dichiarazione di messa in liquidazione –:
   quali iniziative urgenti i Ministri interrogati, per gli aspetti di propria competenza, abbiano intenzione porre in essere al fine di tutelare (mediante la cassa integrazione guadagni straordinaria, il trattamento di fine rapporto, ai versamenti ai fondi pensione, e altro) le centinaia di lavoratori che, a breve, si troveranno senza occupazione in un territorio già difficile sia per quanto riguarda la prospettiva lavorativa sia per quanto riguarda lo stato di degrado ambientale;
   quali iniziative abbiano intenzione di assumere, per quanto di competenza, per scongiurare l'ennesima chiusura di sedi produttive che fanno capo a società multinazionali che, per far quadrare i bilanci, a volte preferiscono delocalizzare anziché trovare soluzioni ad un prosieguo dell'attività. (4-10956)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

fallimento

cassa integrazione

soppressione di posti di lavoro