ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10883

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 511 del 27/10/2015
Firmatari
Primo firmatario: BRIGNONE BEATRICE
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 27/10/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIVATI GIUSEPPE MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 27/10/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 27/10/2015
Stato iter:
04/02/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 04/02/2016
LORENZIN BEATRICE MINISTRO - (SALUTE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 04/02/2016

CONCLUSO IL 04/02/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10883
presentato da
BRIGNONE Beatrice
testo di
Martedì 27 ottobre 2015, seduta n. 511

   BRIGNONE e CIVATI. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   l'Associazione Italiana Celiachia Onlus da anni è impegnata a favore dei diritti dei celiaci. AIC diffonde i principi generali di educazione alimentare che prevedono una dieta varia ed equilibrata, consigliando il corretto consumo per porzioni e frequenza di tutti gli alimenti, che, di per sé, non vanno demonizzati;
   la celiachia colpisce un italiano su 100 e, di conseguenza, si stima che a fronte di circa 180mila pazienti diagnosticati a oggi ce ne siano 400mila sommersi;
   la celiachia è una malattia genetica caratterizzata da un'intolleranza permanente al glutine, proteina presente in molti alimenti e, se non curata causa seri e gravi disturbi quali malnutrizione, anemie, osteoporosi, aborti ricorrenti, fino a tumori intestinali;
   dunque, chi soffre di celiachia è costretto a escludere dalla dieta una varietà vastissima di alimenti come pane, pasta, biscotti e sottovalutare la malattia e la necessità della dieta può esporre il paziente a complicanze anche irreversibili;
   questa patologia è dichiarata malattia sociale in base alla legge del 4 luglio 2005, n. 123, anche perché incidere sulla vita quotidiana dei pazienti poiché li costringe a pensare ogni pasto, che non si è come gli altri.
   il 18 ottobre 2015 la trasmissione Report andata in onda su Rai 3 ha mandato in onda un servizio sulla celiachia con l'obiettivo di far esaltare i costi proibitivi degli alimenti senza glutine e la fornitura gratuita attraverso i «buoni» mensili ai pazienti diagnosticati. Il servizio tuttavia è stato a giudizio degli interroganti approssimativo e nebuloso, addirittura è stata banalizzata la malattia;
   banalizzare la terapia è pericoloso perché per la celiachia non esistono farmaci e solo il cibo può essere, la cura. Una dieta se non seguita con rigore, secondo gli esperti, comporta rischi per la salute dei pazienti e il celiaco che non la segue correttamente al Servizio sanitario nazionale costerebbe molto più che curarlo;
   l'accesso ai prodotti senza glutine sostitutivi di pane, pasta e dolci tramite i buoni del Servizio sanitario nazionale (SSN), entro il tetto massimo di spesa previsto dalla legge di 99 euro mensili per le donne e 140 per gli uomini, è un diritto essenziale dei pazienti perché li protegge dal rischio di mancata aderenza alla dieta senza glutine, che deve essere seguita per tutta la vita per evitare complicanze anche gravi e le spese per il loro trattamento;
   è importante sottolineare che anche il celiaco ha il diritto di poter consumare prodotti che rientrano normalmente nella dieta delle persone non affette da celiachia, come biscotti e merendine. Secondo un recente studio, i prodotti senza glutine hanno profili nutrizionali analoghi ai prodotti con glutine presenti al supermercato e, in alcuni casi, addirittura migliori, con più fibre e meno olio di palma;
   tali prodotti sono fondamentali perché permettono ai pazienti, in particolare bambini e adolescenti di non allontanarsi dalla dieta consentendo di condurre una vita sociale che non li faccia sentire diversi in un momento così importante e quotidiano come quello della nutrizione;
   tuttavia, è corretto rilevare che il Servizio sanitario nazionale non rimborsa in modo indiscriminato prodotti superflui o addirittura dannosi come sembrerebbe emergere dal servizio di Report;
   lo Stato, come previsto dalla legge, copre solo il 35 per cento del fabbisogno calorico complessivo del celiaco, calcolato su prezzi degli alimenti che risalgono al 2001 ed eroga prodotti controllati dal Ministero che non comportano alcun danno alla salute, ma sono strumento di cura equo e sicuro, accessibile anche a chi non potrebbe permetterselo per i costi più elevati dei prodotti senza glutine. La garanzia di un diritto fondamentale al costo di poco più dello 0,1 per cento della spesa sanitaria complessiva;
   non bisogna perdere di vista il problema principale legato alla celiachia: nel nostro Paese solo il 25 per cento dei celiaci è diagnosticato, gli altri non sanno di esserlo e mettono a rischio ogni giorno la loro salute. Servono in media ancora 6 anni per giungere alla diagnosi sprecando denaro pubblico con esami inutili e costosi;
   il recente aggiornamento delle linee guida per la diagnosi da parte del Ministero della salute va proprio verso l'obbiettivo di miglioramento della diagnosi e qualsiasi abuso del diritto alla dieta senza glutine va scoraggiato e andrebbe sanzionato;
   il presidente di Aic, Giuseppe Di Fabio ha recentemente dichiarato «L'AIC da anni è impegnata a stimolare la diversificazione dei canali distributivi anche a supermercati e negozi oltre al circuito tradizionale delle farmacie, in quanto unico strumento a oggi in grado di ridurre in misura significativa i prezzi dei prodotti». Ma l'obiettivo centrale è evitare sprechi, indirizzando e sensibilizzando i pazienti alla scelta dei prodotti anche in base ai prezzi, consapevoli che solo il risparmio della spesa complessiva che ammonta ogni anno a euro 215 milioni di euro, può garantire anche in futuro la sostenibilità dell'assistenza a chi soffre di celiachia, in linea con l'obiettivo di crescita delle diagnosi in Italia;
   è bene ricordare che gli alimenti naturalmente privi di glutine come, ad esempio, il riso o le patate non sono rimborsati perché hanno lo stesso prezzo e la stessa accessibilità per tutti;
   Caterina Pilo, direttore generale di Aic, ha dichiarato che il Ministero della salute, in accordo con le parti sociali, pazienti e produttori, ha già previsto da tempo la revisione del registro, che segue le recenti modifiche alla normativa europea, escludendo i prodotti non essenziali come ad esempio gli alimenti panati. L'impegno dello Stato riguarda solo i prodotti contenuti nel registro nazionale alimenti (RNA) dei quali il Ministero della salute verifica la sicurezza rispetto all'assenza di glutine –:
   se il Ministro ritenga di intervenire a difesa del decreto 8 giugno 2001 concernente «l'assistenza sanitaria integrativa relativa ai prodotti destinati a un'alimentazione particolare»;
   se ritenga opportuno difendere il diritto alla dieta senza glutine, terapia e «salvavita» per la popolazione affetta da celiachia;
   se intenda rassicurare circa una prossima revisione del registro nazionale dei prodotti senza glutine in modo da confermare quanto disposto dall'articolo 4 della legge 4 luglio 2005, n. 123, cioè il diritto all'erogazione gratuita di prodotti dieto-terapeutici senza glutine;
   se ritenga di escludere l'erogazione gratuita del così detto «buono mensile» pari a euro 99 per le donne e 140 euro per gli uomini dai livelli essenziali di assistenza;
   se non ritenga doveroso un confronto con le aziende produttrici di alimenti dietetici specifici per la celiachia al fine di moderare i prezzi di vendita al pubblico e i prodotti pari marca e contenuto che nel nostro Paese risultano essere maggiorati del 50 per cento circa rispetto ad altri Paesi europei; 
   se, per consentire l'erogazione di prodotti aglutinati mediante il buono mensile anche attraverso i canali della grande distribuzione organizzata con costi minori rispetto alle farmacie per pari marca e prodotto, non ritenga importante rovare soluzioni che possano permettere al celiaco la libera scelta di acquisizione dei prodotti necessari alla propria dieta terapeutica. (4-10883)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 4 febbraio 2016
nell'allegato B della seduta n. 562
4-10883
presentata da
BRIGNONE Beatrice

  Risposta. — La tutela del paziente celiaco, costretto a seguire in permanenza una dieta rigorosamente priva di glutine per la sua forte vulnerabilità sul piano alimentare, è una esigenza da sempre considerata prioritaria dal Ministero della salute.
  Fin dal 1982, come misura di protezione dal rischio della mancata esclusione del glutine dalla dieta, con un apposito decreto ministeriale (decreto ministeriale 1o luglio 1982) è stata prevista l'erogazione, a carico del servizio sanitario nazionale, degli alimenti dietetici senza glutine destinati all'uso dei celiaci, in sostituzione dei comuni alimenti contenenti tale sostanza.
  Nel 2005, quale ulteriore misura di protezione dei celiaci, è intervenuta la legge 4 luglio 2005, n. 123, volta ad assicurare la somministrazione di pasti senza glutine nella ristorazione a livello territoriale, nonché una adeguata formazione degli operatori del settore alimentare.
  Attualmente, in ambito europeo, per esigenze di semplificazione normativa, è in corso una evoluzione dell'assetto della legislazione alimentare, che porterà, nel luglio 2016, all'abrogazione del settore dei prodotti dietetici per effetto del regolamento (UE) 609/2013.
  Di conseguenza, gli alimenti senza glutine specificamente formulati per celiaci sono destinati a perdere lo
status attuale di «dietetici», a cui è correlata la loro erogazione a carico del servizio sanitario nazionale, per diventare comuni alimenti.
  La motivazione sta nel fatto che, a livello europeo, come già avviene per gli allergeni, si è deciso di disciplinare l'indicazione sull'assenza di glutine nei prodotti alimentari nel quadro della disciplina normativa generale sull'etichettatura, rappresentata dal regolamento (UE) 1169/2011, dove sarà considerata una informazione da fornire su base volontaria, nel rispetto delle condizioni attualmente stabilite a garanzia della sua veridicità.
  Alla luce dei descritti mutamenti della legislazione comunitaria che si profilano, è in corso nel nostro Paese la rivalutazione della situazione complessiva relativa agli alimenti senza glutine erogati ai celiaci, che prevede la partecipazione di tutti gli «attori» del sistema, finalizzata ad individuare le iniziative maggiormente idonee al riadattamento nel nuovo quadro normativo.
  Il Ministero della salute assicura la propria costante e consueta attenzione ai vari aspetti dell'evoluzione in atto, riaffermando l'intento di continuare ad assicurare la massima tutela a tali pazienti.

La Ministra della saluteBeatrice Lorenzin.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia

rischio sanitario

diritti del malato