ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10838

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 507 del 21/10/2015
Firmatari
Primo firmatario: NACCARATO ALESSANDRO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 21/10/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CAMANI VANESSA PARTITO DEMOCRATICO 21/10/2015
MIOTTO ANNA MARGHERITA PARTITO DEMOCRATICO 21/10/2015
NARDUOLO GIULIA PARTITO DEMOCRATICO 21/10/2015
ROSTELLATO GESSICA PARTITO DEMOCRATICO 21/10/2015
ZAN ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 21/10/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 21/10/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10838
presentato da
NACCARATO Alessandro
testo di
Mercoledì 21 ottobre 2015, seduta n. 507

   NACCARATO, CAMANI, MIOTTO, NARDUOLO, ROSTELLATO e ZAN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   la Banca popolare di garanzia (in seguito BPG), nata nel 1988 dalla trasformazione in cooperativa bancaria di Interconfidi Nordest (il consorzio fidi della Confindustria di Padova) è stata sottoposta alla procedura di amministrazione straordinaria con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 22 aprile 2009 e sottoposta a liquidazione coatta amministrativa il 16 dicembre 2009;
   la banca aveva accumulato in pochi anni circa 20 milioni di debiti ed era stata, in più occasioni, richiamata dalla Banca d'Italia che nel 2009 aveva preso atto delle numerose anomalie nella gestione della banca, tra le quali le diffuse carenze nell'istruttoria, nell'erogazione, nella gestione e nel controllo del credito;
   la gestione fallimentare della BPG è stata sanzionata per via amministrativa dalla Banca d'Italia che ha disposto sanzioni pecuniarie per complessivi 710 mila euro per gli ex amministratori, Giampaolo Molon, ex amministratore delegato, Ernesto Paolillo, Arturo Romanin Jacur, Francesco Bellotti, Francesco Amendola, Regina Bertipaglia, i due ex presidenti di Confindustria Padova, Bonaiti e Peghin, Alberto Bonaldo, Annalisa Isoli, Roberto Pavin, Ezio Simonelli, Tiziana. Scanferla, Francesco Secchieri e Nicola Piovan;
   oltre alle sanzioni amministrative, la procura della Repubblica di Padova ha aperto un'indagine sulla vicenda, iscrivendo nel registro degli indagati 16 persone tra cui industriali, amministratori e sindaci della banca, per il reato di bancarotta fraudolenta;
   al di là delle eventuali responsabilità penali che saranno accertate dagli organi competenti, appare evidente che la gestione della Banca popolare di garanzia è stata caratterizzata da procedure irregolari che hanno prodotto danni significativi al tessuto economico padovano;
   appare di particolare gravità che, come evidenziato dalle sanzioni amministrative decise da Banca d'Italia, le procedure irregolari siano state commesse anche da alcuni importanti imprenditori e professionisti che hanno ricoperto ruoli di primo piano nelle istituzioni economiche padovane e venete;
   la vicenda ha anticipato di qualche anno gli accertamenti di Banca d'Italia e le indagini dell'autorità giudiziaria che stanno esaminando gestioni fallimentari e truffaldine di altre banche popolari e di istituti di credito cooperativo del Veneto;
   le ispezioni della Banca d'Italia e le indagini dell'autorità giudiziaria, che stanno contribuendo in modo decisivo a portare alla luce pratiche illecite sottovalutate e taciute per lungo tempo, consentono di affrontare la situazione di crisi del sistema del credito applicando le norme contenute nel decreto-legge n. 3 del 2015 convertito dalla legge n. 33 del 24 marzo 2015 e di prevenire e contrastare il rischio della diffusione di reati economici e finanziari che possono alterare le regole della concorrenza e danneggiare in profondità l'economia;
   nel febbraio 2015 la guardia di finanza, nel corso di un'indagine coordinata dalla procura di Roma, ha eseguito numerose perquisizioni nelle sedi di Veneto Banca, nelle abitazioni di alcuni soci e presso il domicilio degli amministratori dell'istituto di credito;
   il reato ipotizzato è di ostacolo alle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza;
   dalle prime ricostruzioni sembra che le scelte degli amministratori della banca avrebbero determinato oltre 360 milioni di euro di decurtazione del patrimonio di vigilanza a cui si aggiungono oltre 190 milioni di euro di perdite che incidono sullo stesso patrimonio;
   pare che negli anni Veneto Banca avesse concesso finanziamenti in mancanza del necessario merito creditizio, con conseguente svalutazione del portafoglio crediti dell'istituto;
   il sistema adottato per queste operazioni dagli organismi di gestione della banca prevedeva che fossero erogati i finanziamenti (spesso agli stessi membri del consiglio di amministrazione, come a centinaia di società ad essi collegate) senza le necessarie tutele, in cambio della sottoscrizione di azioni della stessa banca con la conseguente decurtazione del patrimonio;
   è bene ricordare che Veneto Banca era stata oggetto di diversi accertamenti ispettivi da parte di Banca d'Italia tra luglio 2012 e agosto 2013, che avevano portato a sanzioni pecuniarie amministrative per circa 4 milioni di euro e all'azzeramento totale del consiglio di amministrazione;
   il 22 settembre 2015 la guardia di finanza ha eseguito diverse perquisizioni presso la sede amministrativa è legale della Banca Popolare di Vicenza nel capoluogo berico, e negli uffici direzionali di Milano, Roma e Palermo, oltre che presso le abitazioni di sei indagati e di alcuni dirigenti non raggiunti da avvisi di garanzia;
   le ipotesi degli inquirenti riguardano i reati di aggiotaggio e ostacolo delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza;
   dalle prime ricostruzioni sembrerebbe che la banca abbia gonfiato il valore delle azioni, attraverso diverse operazioni sospette: la Popolare avrebbe erogato finanziamenti per 974 milioni di euro a clienti con lo scopo di far acquistare sul mercato secondario le azioni della banca stessa in coincidenza con gli aumenti di capitale del 2013 e 2014;
   tali soci avrebbero ricevuto i finanziamenti senza che esistessero i presupposti o in violazione delle procedure deliberative;
   gli inquirenti inoltre starebbero valutando con attenzione il ruolo di tre fondi d'investimento nelle operazioni di finanziamento e acquisto delle azioni;
   si tratterebbe del fondo «Athena» e dei fondi lussemburghesi, collegati a società maltesi, «Optimum Multistrategy 1» e «Optimum Multistrategy 2»;
   il meccanismo del finanziamento che sosteneva l'acquisto e la sottoscrizione delle azioni della banca sarebbe stato costruito nel tentativo di aggirare i controlli della Banca d'Italia, configurando un ostacolo alle funzioni di controllo delle autorità pubbliche per dissimulare la reale entità dei coefficienti patrimoniali di vigilanza e impedire all'istituto di vigilanza stesso l'adozione delle opportune misure correttive per garantire il rispetto dei parametri e la tutela dei correntisti;
   dalle prime ricostruzioni sembrerebbe addirittura che nei bilanci dal 2012 al 2014 sia stata omessa l'iscrizione al passivo di una riserva indisponibile pari all'importo complessivo delle operazioni di finanziamento;
   la Banca Popolare di Vicenza negli ultimi due anni avrebbe accumulato perdite nette per 1,8 miliardi di euro e il valore delle azioni è precipitato da 62,5 a 48 euro;
   in Veneto, inoltre, esistono ben 32 banche di credito cooperativo che contano oltre 600 sportelli, 140.000 soci e 778.000 clienti;
   in questa galassia di piccoli istituti esiste, oggi, la precisa consapevolezza che sia necessario aggregare più soggetti per riuscire a concorrere sul mercato bancario;
   tale consapevolezza nasce dai risultati degli accertamenti eseguiti da Banca d'Italia negli ultimi anni per squilibri tra finanziamenti, sofferenze e patrimoni;
   il caso più noto riguarda la Banca di credito cooperativo del Veneziano;
   nel 2012 tale istituto è stato coinvolto nelle indagini della procura di Napoli rispetto al dissesto di Enerambiente;
   la procura ha tentato di ricostruire i passaggi attraverso i quali la banca avrebbe versato 15 milioni di euro nelle casse della società del trevigiano Stefano Gavioli, indagato e poi arrestato per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all'estorsione, al riciclaggio, bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e ricorso abusivo al credito;
   con Gavioli sono state indagate 10 persone tra cui 3 funzionari della BCC veneziana sospettati di concorso in ricorso abusivo al credito, in contravvenzione con la legge fallimentare, e truffa;
   in seguito la guardia di finanza di Napoli ha iscritto nel registro degli indagati anche il presidente della BCC veneziana, Amedeo Piva;
   si sono verificati altri casi di gestioni anomale e irregolari di banche di credito cooperativo venete che sono state evidenziate dalle ispezioni di Banca d'Italia: nell'aprile 2013 la Banca d'Italia ha disposto l'azzeramento del consiglio d'amministrazione e il conseguente commissariamento della BCC Euganea di Ospedaletto Euganeo; nell'agosto 2014 il Credito Trevigiano è stato posto in regime di amministrazione straordinaria da parte della Banca d'Italia per gravi irregolarità e violazioni normative che avevano determinato rettifiche dei crediti per un valore doppio del ricavo della banca stessa; la Banca di Credito Cooperativo di Campodarsego è in regime di amministrazione straordinaria e sta affrontando perdite e sofferenze per oltre 100 milioni di euro; sono in corso indagini sulla gestione della Banca Atestina per alcuni finanziamenti, erogati a condizioni di favore ad almeno 13 clienti, che hanno comportato sofferenze patrimoniali;
   la situazione che sta emergendo dagli accertamenti e dalle indagini in corso desta profonda preoccupazione nell'opinione pubblica, nei risparmiatori e nei cittadini;
   in particolare, emerge l'estrema fragilità di un sistema di credito basato su pratiche irregolari: l'aggiramento dei controlli, la produzione di documentazione non veritiera, la concessione di prestiti agevolati a soggetti senza i requisiti finanziari previsti, l'aumento del valore delle azioni senza alcun riscontro di mercato, il finanziamento di soci per acquistare azioni delle banche stesse;
   queste inchieste hanno suscitato fortissime preoccupazioni poiché esiste il rischio concreto che scelte discrezionali da parte dei dirigenti, portate avanti in un contesto di totale opacità, compromettano in modo irreparabile i risparmi di migliaia di famiglie e abbiano falsato, per anni, il regime di concorrenza del sistema bancario;
   la situazione è talmente grave che i risparmiatori rischiano di subire perdite ingenti con danni pesanti per l'economia territoriale;
   in particolare, stanno emergendo aspetti gravissimi nella gestione di molti istituti come le false fatturazioni attraverso società e professionisti compiacenti, le cosiddette «società cartiere»;
   tale tecnica è spesso utilizzata per evadere il fisco e per riciclare denaro proveniente da attività illecite ed è utilizzata anche da soggetti collegati alla criminalità organizzata di stampo mafioso per stabilire rapporti con istituti di credito e imprese sempre con l'obiettivo di riciclare proventi di reati e per rafforzare la propria presenza nel tessuto economico dell'Italia centro-settentrionale;
   per queste ragioni, mentre sono in corso le indagini dell'autorità giudiziaria che accerteranno la presenza di eventuali ipotesi di reato, secondo gli interroganti, è necessario affrontare con decisione la situazione del sistema del credito per evitare che possa essere utilizzato per finalità illecite danneggiando i cittadini, i risparmiatori e le imprese;
   inoltre, per rendere più efficaci e tempestivi la prevenzione e il contrasto di condotte illecite nella gestione degli istituti di credito appare necessario approntare alcuni altri strumenti: aumentare i controlli e le ispezioni dell'autorità giudiziaria, investire sulla formazione e sulla specializzazione delle forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria per costituire e, dove esistenti, potenziare operatori e sezioni dedicate ai reati economici e finanziari, potenziare le sezioni fallimentari dei tribunali coordinandone l'attività con quella delle procure per prevenire e contrastare utilizzi illeciti delle procedure fallimentari –:
   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti descritti;
   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per migliorare i rapporti e lo scambio di informazioni e dati tra gli organismi di vigilanza della Banca d'Italia e l'autorità giudiziaria, in particolare le direzioni distrettuali antimafia e le procure della Repubblica, per potenziare gli organici degli uffici giudiziari delle aree economicamente più forti e con il maggior numero di reati finanziari, con un'attenzione speciale alle sezioni fallimentari e ai tribunali dell'impresa;
   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per salvaguardare i risparmi dei clienti delle banche popolari e delle banche di credito cooperativo e per garantire il ripristino di un corretto regime di concorrenza nel mercato bancario. (4-10838)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

banca

inchiesta giudiziaria

reato economico