ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10740

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 502 del 14/10/2015
Firmatari
Primo firmatario: VILLAROSA ALESSIO MATTIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 14/10/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
D'UVA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 14/10/2015
MARZANA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/10/2015
CANCELLERI AZZURRA PIA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 14/10/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 14/10/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 03/11/2015
Stato iter:
06/12/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 06/12/2016
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 03/11/2015

SOLLECITO IL 12/11/2015

RISPOSTA PUBBLICATA IL 06/12/2016

CONCLUSO IL 06/12/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10740
presentato da
VILLAROSA Alessio Mattia
testo di
Mercoledì 14 ottobre 2015, seduta n. 502

   VILLAROSA, D'UVA, MARZANA e CANCELLERI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
   in Sicilia le competenze in tema di infrastrutture, rete stradale e autostradale, trasporti, controllo sulle opere pubbliche che utilizzano fondi europei, dissesto idrogeologico, prevenzione e previsione dei relativi rischi e, non per ultime, conoscenza e sorveglianza del territorio regionale, si ripartiscono tra gli uffici della Protezione civile e i vari dipartimenti, strutture, organi e uffici rientranti negli ambiti dell'assessorato alle infrastrutture e alla mobilità e dell'assessorato al territorio e all'ambiente;
   l'articolo 117 della Costituzione dispone che la protezione civile è materia di potestà concorrente fra Stato e regione. In tale ambito, le regioni si occupano di predisporre i programmi di previsione e prevenzione dei rischi, sulla base degli indirizzi nazionali e attuare gli interventi urgenti quando si verificano interventi di tipo «b», avvalendosi anche del Corpo nazionale dei vigili del fuoco oltre che organizzare e impiegare il volontariato;
   secondo quanto contenuto nella direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 febbraio 2004, rubricata «Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile» pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 59 dell'11 marzo 2004: «Ai fini delle attività di previsione e prevenzione, le Regioni, anche cooperando tra loro e d'intesa con il Dipartimento della protezione civile, suddividono e/o aggregano i bacini idrografici di propria competenza, o parti di essi, in ambiti territoriali significativamente omogenei per l'atteso manifestarsi nel tempo reale della tipologia e della severità degli eventi meteo-idrologici intensi e dei relativi effetti». La valutazione degli effetti deve riguardare con crescente priorità ed importanza, tra gli altri, quelli relativi alle infrastrutture e agli impianti per i trasporti;
   la rete dei centri funzionali, costituita dal centro funzionale centrale, presso il Dipartimento della Protezione civile e dai centri funzionali decentrati presso le regioni e le province autonome. Ogni centro funzionale svolge attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale dei fenomeni meteorologici, con la conseguente valutazione degli effetti previsti su persone e cose in un determinato territorio, concorrendo, insieme al Dipartimento della Protezione civile e alle regioni, alla gestione del sistema di allertamento nazionale;
   all'assessorato regionale alle infrastrutture e alle mobilità sono attribuite competenze, tra le altre, relative ai trasporti, alla programmazione, realizzazione e gestione di infrastrutture di comunicazione e trasporti, gli adempimenti tecnici e ai controlli concernenti le opere pubbliche di competenza regionale. Al «Dipartimento Regionale Tecnico» del medesimo assessorato è attribuito il compito di coordinare i Servizi dei GG.CC., i quali, a loro volta, devono attuare il monitoraggio, il controllo e la vigilanza sulle opere finanziate con fondi comunitari, dare pareri ed autorizzazioni in materia di assetto idrogeologico del territorio e progettare e dirigere i lavori di urgenza e somma urgenza ed attività connesse alla Protezione civile;
   al comando del Corpo forestale della regione, struttura facente parte dell'assessorato al territorio e all'ambiente, competono compiti e attività che riguardano la conoscenza, la sorveglianza, il controllo, la difesa e la valorizzazione del territorio forestale e montano, del suolo, dell'ambiente naturale e delle aree protette. A ciò si aggiunge la partecipazione all'organizzazione e allo svolgimento delle attività di protezione civile;
   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dall'analisi dei dati ambientali contenuti negli annuari dell'Ispra, ha valutato che il costo complessivo dei danni provocati dagli eventi franosi ed alluvionali dal 1951 al 2009, rivalutato in base agli indici Istat al 2009, risulta superiore a 52 miliardi di euro, quindi circa 1 miliardo di euro all'anno; tale cifra è pari a quasi 3 volte quello che in media è stato stanziato annualmente dal Governo negli anni che vanno dal 1991 al 2011 per le opere di prevenzione; la cifra complessiva risulta, inoltre, superiore a quanto servirebbe per le opere più urgenti di mitigazione del rischio idrogeologico sull'intero territorio nazionale, individuate nei piani stralcio per l'assetto idrogeologico, e quantificate in 40 miliardi di euro. Il progetto IFFI (Inventario dei fenomeni franosi in Italia), realizzato dall'Ispra e dalle regioni e province autonome, ha censito ad oggi oltre 486.000 fenomeni franosi che interessano un'area di 20.721 chilometri quadrati, pari al 6,9 per cento del territorio nazionale. Il 68 per cento delle frane europee si verifica in Italia e, dal 1900, le frane hanno causato 10.000 morti e 350.000 sfollati;
   il 10 ottobre 2015 le zone di Milazzo e Barcellona sono state interessate da ondate di piena dei torrenti, l'esondazione del torrente Mela, che ha interessato interamente la via Salso a Barcellona Pozzo di Gotto, causando centinaia di sfollati a seguito dell'ordinanza di sgombero predisposta dal Sindaco, mentre a Milazzo lo stesso torrente, oltre a causare parecchi danni e centinaia di sfollati in zona Bastione, ha avuto anche come conseguenza dei danni considerevoli alla rete dell'acquedotto, tali da necessitare una tempestiva ordinanza del Sindaco la quale dispone il divieto dell'utilizzo dell'acqua per fini alimentari;
   in relazione ai gravi fatti accaduti in provincia di Messina il 10 ottobre 2015, tale intreccio di prerogative statali ambiti e competenze, al quale si aggiungono le prerogative statali del «Commissario straordinario delegato per la realizzazione degli interventi per la mitigazione dei rischi idrogeologici», comporta ad avviso degli interroganti un «rimpallo» di responsabilità, e una evidente mancanza di organizzazione che hanno condotto la Sicilia a sperimentare una vera e propria deriva nei settori delle infrastrutture, della rete stradale ed autostradale, della sicurezza pubblica e del monitoraggio del rischio idrogeologico, insieme a una dispersione ingiustificabile di fondi pubblici ed europei;
   in data 24 gennaio 2015 l'assessore Croce dichiara di aver completato all'80 per cento i lavori sul fronte «Giampilieri-Scaletta e San Fratello ammettendo però di «essere realmente indietro per quanto riguarda Barcellona Pozzo di Gotto e Saponara, un ritardo legato alle poche risorse disponibili»;
   i fondi stanziati per la messa in sicurezza del territorio tirrenico sono pari a 30 milioni di euro, di questi, 7 milioni di euro sono destinati a Barcellona Pozzo di Gotto per interventi in merito alla costruzione di briglie selettive alla vasca di contenimento a monte del torrente Longano, per la «saia bizzarro», torrente idria e per gli interventi delle frazioni di Migliardo e Femminamorta. La zona di Migliardo ha subito degli eventi franosi che hanno compromesso la viabilità nella zona;
   in particolare, la città di Barcellona Pozzo di Gotto già nel novembre 2011 è stata colpita da un gravissimo episodio di natura alluvionale, il quale ha recato ingentissimi danni alla popolazione senza alcun effettivo e concreto risarcimento. È notizia del 18 settembre 2015 (www.tempostretto.it) che si è tenuto un incontro, presso la sede del dipartimento della Protezione civile a Messina finalizzato all'effettiva risoluzione dei problemi inerenti ai danni causati dal fenomeno alluvionale del 2011. Dall'incontro era emerso che, già dalla settimana successiva al 18 settembre, la Protezione civile avrebbe dovuto dare il via libera definitivo per la progettazione esecutiva, a cura dell'ufficio tecnico comunale, delle opere di riordino idraulico delle saie Bizzarro, Pantano e Oreto; per un importo di 500.000 euro. Sempre nella stessa circostanza si apprendeva la notizia dell'imminente (entro una settimana) consegna dei lavori per il ripristino degli argini della saia Bizzarro in contrada Canalotto di Pozzo Perla (Barcellona Pozzo di Gotto);
   da articoli di stampa si apprende che sicuramente alcune delle cause delle recenti inondazioni che hanno interessato Messinese siano da ricercare nella scarsa, ma a volte inesistente, manutenzione dei torrenti, manutenzione che probabilmente non avrebbe evitato l'evento in questione, ma altrettanto probabilmente avrebbe ridotto l'entità dei danni;
   a seguito di numerose telefonate intercorse con le strutture competenti, risulta agli interroganti che la regione, ad oggi, non ha inviato alla protezione civile i dati relativi all'evento calamitoso, procedura fondamentale per la catalogazione dell'evento da parte della protezione civile così come descritto dall'articolo 2 della legge numero 225 del 1992;
   da evidenziare, in negativo, che fino a questo momento le amministrazioni locali risultano abbandonate a se stesse e stanno sostenendo anche spese abbastanza rilevanti per affrontare l'emergenza –:
   se il Governo sia a conoscenza della situazione tragica, per quanto riguarda il rischio idro-geologico, della provincia di Messina ed in particolare della zona Barcellona-Milazzo;
   se, nell'ambito delle proprie competenze, i Ministri interroganti non intendano assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a promuovere uno snellimento della complessa procedura attualmente necessaria per l'utilizzo dei fondi statali tempestivamente stanziati, ma utilizzabili solo dopo parecchi anni;
   se il Governo, per quanto di competenza, intenda valutare, per la provincia di Messina, un intervento strutturale di medio-lungo periodo, finalizzato alla soluzione del problema nella sua complessità evitando di sperperare denaro pubblico con mini-interventi non risolutivi, anche al fine di evitare ulteriori danni a persone o cose in un territorio già più volte devastato dagli effetti dovuti alle conseguenze di fenomeni atmosferici naturali sempre più violenti, sommati agli effetti ancor più devastanti delle opere degli esseri umani;
   se il Governo non intenda valutare l'esistenza dei presupposti per la presentazione della richiesta al Fondo di solidarietà dell'Unione europea (FSUE) al fine di sostenere la ricostruzione e la ripresa delle zone colpite;
   evidenziata la lentezza della fase di valutazione, se il Governo non intenda, per quanto di competenza, assumere iniziative urgenti per promuovere l'immediata erogazione di fondi da mettere a disposizione degli amministratori locali per fronteggiare le spese più urgenti, come ad esempio, la messa in sicurezza dell'impianto fognario e della rete di distribuzione idrica, il pagamento delle ditte che stanno lavorando, il pernottamento dei cittadini sfollati e la messa in sicurezza degli argini distrutti;
   se il Governo non intenda deliberare lo stato di emergenza per le zone del Messinese colpite classificando questo evento come di tipo C ai sensi della legge n. 225 del 1992. (4-10740)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 6 dicembre 2016
nell'allegato B della seduta n. 711
4-10740
presentata da
VILLAROSA Alessio Mattia

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Come è noto, il territorio italiano è un territorio fragile e nell'ambito dei rischi che lo caratterizzano, il rischio frane ed alluvioni ha un impatto sociale ed economico elevatissimo.
  Il fenomeno e l'origine dei dissesto idrogeologico nel nostro Paese, è sempre più spesso da imputare ad eventi di trasformazione. In particolare, oltre a fattori patologici quali l'abusivismo edilizio, vi sono comunque da considerare i fenomeni legati all'urbanizzazione ed alla conseguente impermeabilizzazione dei suoli, nonché alla deforestazione ed al sempre crescente abbandono delle colture agricole e, in particolare delle aree terrazzate, che ha comportato il progressivo degrado dei sistemi di drenaggio, delle opere di protezione e della loro manutenzione, utili ad evitare l'innesco di fenomeni di dissesto gravitativo, in particolare nel territorio montano-collinare.
  Tali fenomeni evidenziano la necessità di intervenire in maniera non frammentaria ma coordinata su scala nazionale e con maggiore efficacia nell'ambito della prevenzione e della manutenzione idrogeologica.
  Per tali ragioni, a partire dal 2014 il Governo ha predisposto una serie di interventi normativi che hanno fortemente inciso sulla programmazione e sull'attuazione degli interventi in materia di rischio idrogeologico. In tal senso si possono richiamare l'articolo 10 del decreto-legge n. 91 del 2014 (convertito con modificazioni dalla legge n. 164 del 2014) e gli articoli 7 e 9 del decreto-legge n. 133 del 2014 (convertito con modificazioni dalla legge n. 164 del 2014).
  In particolare, con il primo provvedimento i presidenti di regione sono subentrati alle precedenti gestioni commissariali in materia di mitigazione del rischio idrogeologico con poteri ampliati e rafforzati allo scopo di accelerare e semplificare sia in fase di progettazione che quella di autorizzazione e successiva esecuzione.
  Con il secondo provvedimento, sono state inoltre definite nuove regole di programmazione, a far data dal 2015, degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, al fine di superare le frammentarietà del passato e garantire una nuova programmazione nazionale coerente con il quadro effettivo della pericolosità e del rischio e, quindi, tecnicamente fondata su criteri trasparenti che tengono anzitutto conto del quadro più aggiornato della pericolosità, quale emerge dagli strumenti di pianificazione approvati.
  Nell'ambito di questa cornice normativa si collocano pertanto i vari provvedimenti attuativi emanati nel corso del 2015 quali ad esempio, nel settore del rischio idrogeologico, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 maggio 2015 con il quale sono stati stabiliti i criteri e le modalità per definire le priorità di attribuzione delle risorse finanziarie agli interventi nell'ambito del piano operativo nazionale per il dissesto idrogeologico.
  Il decreto del 28 maggio 2015, condiviso in sede di conferenza Stato regioni, ha per la prima volta individuato una procedura chiara e trasparente – che si svolge in gran parte on line – che richiede, per ogni intervento proposto a finanziamento, la conoscenza approfondita del fenomeno di dissesto sul quale si intende intervenire, precisando che verranno automaticamente escluse dalla procedura le istanze relative ad interventi che non ricadano o non esplichino la loro influenza su zone perimetrale dagli atti di pianificazione di bacino o in zone critiche non perimetrate che siano state interessate da fenomeni calamitosi nel corso degli ultimi sei anni.
  Un punto di forza del decreto è che con esso si è recuperato il ruolo fondamentale svolto dalle autorità di bacino nell'attività di pianificazione e di individuazione degli interventi per la salvaguardia del territorio, prevedendo come necessario per l'ulteriore corso della procedura il parere positivo della competente l'autorità di bacino, chiamata ad esprimersi sulla tipologia ed ubicazione del dissesto, sulle caratteristiche ed ubicazione delle opere, sulla relazione funzionale tra le opere e il dissesto, sull'effettiva relazione fra intervento proposto e recupero dell'assetto idrogeomorfologico del corso d'acqua e delle biodiversità e, se del caso, sull'esistenza del piano di gestione dei sedimenti, sulle delocalizzazioni, sull'eventuale individuazione delle cave di prestito, nonché, ovviamente, sull'inserimento dell'area interessata nella pianificazione di bacino e sulle relative classi di pericolosità e rischio.
  Inoltre, si segnalano le novità appartate dalla legge n. 221 del 2015 che ha modificato alcune norme chiave del settore, prima fra tutte quella sulla riforma delle Autorità di bacino distrettuali, nonché quelle delle direttive comunitarie 2000/60/CE e 2007/60/CE che individuano i due nuovi masterplan di riferimento in materia di acqua e in materia di gestione del rischio di alluvioni, coordinati a livello di distretto idrografico, approvati da questo Ministero, in coordinamento con le regioni, lo scorso 3 marzo 2016.
  Con riferimento alle risorse economiche rese disponibili e alle iniziative promosse per garantire l'attuazione degli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico nella regione Sicilia, si evidenzia quanto segue.
  In attuazione a quanto disposto dal Governo con l'articolo 2, comma 240, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, inerente la realizzazione di piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico in tutto il territorio nazionale, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Sicilia hanno sottoscritto in data 30 marzo 2010 uno specifico accordo di programma che prevede il finanziamento di n. 173 interventi per un importo complessivo pari ad euro 304.337.176,92.
  A tale accordo di programma hanno fatto seguito tre successivi atti integrativi; nell'ambito di tali provvedimenti, l'importo complessivo posto a finanziamento è stato ulteriormente incrementato, come di seguito indicato:
   1o integrativo in data 3 maggio 2011 euro 21.251.185,84 a favore di ulteriori interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico da realizzare nel territorio della regione Sicilia;
   2o atto integrativo in data 28 ottobre 2014 euro 10.000.000,00, ai sensi dell'articolo 1 lettera b) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3980 dell'11 novembre 2011, per il superamento dei contesti emergenziali determinatisi a seguito di eccezionali avversità atmosferiche;
   3o atto integrativo in data 20 gennaio 2015 euro 15.000.000,00 a favore di interventi per contrastare i fenomeni di dissesto idrogeologico nei comuni della provincia di Messina.

  Attualmente, quindi, l'accordo di programma prevede l'attuazione di n. 220 interventi, per un importo complessivo di euro 350.588.362,76 di cui:
   euro 162.692.572,11 da parte del Ministero dell'ambiente per la realizzazione di n. 91 interventi;
   euro 12.756.002,61 con «delibera CIPE n. 8 del 20 gennaio 2012 per la realizzazione di n. 11 interventi;
   euro 175.139.788,04 da parte della regione Sicilia per la realizzazione di n. 118 interventi.

  Nel corso del 2015, al fine di assicurare l'avvio degli interventi più urgenti di contrasto al rischio idrogeologico nelle aree soggette a frequenti esondazioni, è stato individuato, nell'ambito del piano operativo nazionale per il dissesto idrogeologico, un piano stralcio costituito da un insieme di interventi di mitigazione del rischio riguardanti le aree metropolitane e le aree urbane con alto livello di popolazione esposta a rischio di alluvione, i cui dati sono stati definiti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 settembre 2015.
  Tale piano, che prevede un investimento complessivo sul territorio nazionale pari ad 1,3 Miliardi di euro, attualmente prevede in regione Sicilia la realizzazione di n. 8 interventi di contrasto al rischio alluvione (Tabb C e D), localizzati nelle aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina, per un importo complessivo pari a euro 95.286.165,19.
  Inoltre, va ricordato che il Governo si è di recente attivato per sottoscrivere i «Patti per il Sud», tra cui figurano quello con la regione Sicilia nonché quelli con ognuna delle 3 città metropolitane siciliane (Palermo, Catania e Messina).
  Con essi la Presidenza del Consiglio dei ministri ed i rispettivi enti coinvolti condividono la volontà di attuare una strategia di azioni sinergiche e integrate, miranti alla realizzazione degli interventi necessari per la infrastrutturazione del territorio, la realizzazione di nuovi investimenti industriali, la riqualificazione e la reindustrializzazione delle aree industriali, e ogni azione funzionale allo sviluppo economico, produttivo e occupazionale del territorio metropolitano. In questo ambito, tra le linee di sviluppo e le relative aree di intervento previste, figurano anche azioni nel campo delle infrastrutture e dell'ambiente.
  Al momento risultano già firmati i rispettivi patti per le città metropolitane di Palermo e Catania, in cui si identificano gli interventi prioritari e gli obiettivi da conseguire entro il 2017. Sono invece in avanzata fase di definizione i relativi patti con la regione siciliana e con la città metropolitana di Messina.
  Si segnala, altresì, che questo Ministero sta lavorando intensamente alle tematiche rappresentate dagli interroganti e sta seguendo l'iniziativa legislativa sul consumo del suolo.
  Il disegno di legge in materia di «Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato», attualmente in discussione, pone dei limiti al consumo del suolo, puntando in tal modo sulla trasformazione del tessuto urbano esistente, attraverso uno strumento normativo che unisca vincoli ed incentivi. Il disegno di legge in questione persegue la finalità di contenere il consumo del suolo e valorizzare il suolo non edificato, nonché promuovere l'attività agricola che sullo stesso si svolge o potrebbe svolgersi, al fine di impedire che il suolo venga eccessivamente «eroso» e «consumato» dall'urbanizzazione. Il provvedimento riconosce espressamente il suolo come «bene comune» e «risorsa» non rinnovabile.
  Tuttavia, è indispensabile la collaborazione delle legioni e delle istituzioni locali che hanno il compito, dove necessario, di modificare, integrare ed aggiornare con sempre più attenzione la normativa a livello locale con l'obiettivo di stabilire le regole per un corretto uso del territorio.
  La difesa del suolo, infatti, è anzitutto un uso corretto del suolo secondo linee fondamentali che devono divenire patrimonio comune di tutte le amministrazioni, dal Governo centrale agli enti locali.
  Quanto riferito testimonia che le problematiche rappresentate dagli Interroganti sono tenute in debita considerazione da parte di questo Ministero, il quale ha provveduto, e provvederà per il futuro, alle attività e valutazioni di competenza in materia con il massimo grado di attenzione, a tenersi informato e a svolgere un'attività di monitoraggio, anche al fine di valutare un eventuale coinvolgimento di altri soggetti istituzionali.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

idrogeologia

protezione civile

disastro naturale