ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10730

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 502 del 14/10/2015
Firmatari
Primo firmatario: MELILLA GIANNI
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 14/10/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 14/10/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10730
presentato da
MELILLA Gianni
testo di
Mercoledì 14 ottobre 2015, seduta n. 502

   MELILLA. — Al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   qualche giorno fa a Pescara in pieno centro è scoppiata una rissa tra sei venditori ambulanti bengalesi;
   secondo la polizia qualcuno di loro deve aver sconfinato con la propria bancarella in zone già occupate da connazionali con la stessa merce. Il giudice ha convalidato l'arresto, ma li ha rimessi in libertà in quanto incensurati (il processo è stato fissato ai primi di novembre), eppure l'episodio ha portato alla luce una realtà che la stessa comunità bengalese tende a oscurare;
   a Pescara e provincia, stando ai dati dell'ufficio immigrazione della questura, sono quasi 300 i bengalesi presenti e di questi oltre la metà, 164, svolge lavoro autonomo che quasi sempre corrisponde alla licenza di ambulante. Altri sette sono in attesa di occupazione, 33 hanno dichiarato di essere a Pescara per motivi di famiglia (per ricongiungimento familiare o esigenze di salute), 58 svolgono un lavoro subordinato e 35 sono richiedenti asilo. Di fatto, dicono dalla questura, sono pochi i bengalesi irregolari. L'episodio dell'altro giorno ha fatto emergere un fenomeno che ogni tanto riesplode, come all'inizio dell'anno quando la polizia arrestò due bengalesi accusati di aver rapinato un loro connazionale sulla riviera, o come a giugno del 2012 quando i carabinieri smantellarono un'organizzazione accusata di far entrare pachistani, bengalesi e indiani in Italia aggirando la legge sull'immigrazione grazie alla complicità di imprenditori e falsi consulenti locali;
   vendono tutti la stessa merce, cover per telefonini o rose, utilizzano quasi tutti gli stessi magazzini distribuiti nelle vie più centrali della città dove hanno concentrato le loro residenze: via Piave, via Mazzini, corso Vittorio, via Ariosto. Difficile ritenere, anche secondo le forze dell'ordine, che siano tutti lavoratori autonomi;
   secondo la denuncia dall'associazione «On the road», dietro questa situazione ci sono sicuramente organizzazioni criminali del subcontinente indiano come Bangladesh e Pakistan che occupano fisicamente tutti gli spazi delle zone centrali della città soppiantando quei venditori africani storici dell'Africa occidentale anglofona (Nigeria, Ghana, Liberia, Sierra Leone);
   stando a quello che emerge dallo studio sviluppato a settembre dell'anno scorso (quando gli asiatici notati in centro furono solo venti a fronte dei 164 ambulanti di oggi), gli operatori hanno notato in due casi una sorta di filiera etnica del commercio, che parte a livello più basso dal singolo ambulante che vende oggetti a bassissimo costo, al piccolo commerciante da bancarella, al piccolo negozio di vicinato; livelli legati dalla conoscenza diretta, da una catena distributiva unica, da un supporto logistico, e, forse, da una stessa gerarchia. Persone spesso vincolate al pagamento di debiti per essere svincolati dal legame con quella filiera –:
   se non intenda utile approfondire questo fenomeno per capire se vi siano organizzazioni criminali che gestiscano il flusso degli extracomunitari asiatici e il commercio illegale che li vede impegnati nelle zone centrali di Pescara. (4-10730)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

vendita a ribasso

commercio ambulante

asilo politico