ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10517

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 491 del 28/09/2015
Firmatari
Primo firmatario: SAMMARCO GIANFRANCO
Gruppo: AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Data firma: 28/09/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO delegato in data 28/09/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10517
presentato da
SAMMARCO Gianfranco
testo di
Lunedì 28 settembre 2015, seduta n. 491

   SAMMARCO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo . — Per sapere – premesso che:
   nel 2013 l'apporto del credito d'imposta cinematografico (tax credit) ha superato il contributo diretto alla produzione cinematografica, 95 milioni di euro il primo, 91 milioni il secondo. Un risultato importante, dietro a cui si cela però un utilizzo che appare disinvolto e che nulla sembra avere a che fare con l'investimento imprenditoriale nel settore. Il meccanismo è stato perfezionato dal 2007 (anno in cui il tax credit è stato introdotto), ed è diventato uno standard;
   si tratta di un meccanismo applicato in quasi tutti i casi di tax credit esterno ed è molto semplice. Un imprenditore esterno al settore cinematografico versa 100 quale quota associativa parziale in una produzione cinematografica. Il 40 per cento di tale quota è la misura dello sconto fiscale cui l'impresa ha immediato diritto. Il recupero del rimanente 60 per cento dovrebbe essere legato a eventuali utili del film, cioè dovrebbe prevedere la partecipazione ad un «rischio»;
   quello che invece avviene ormai normalmente, anche grazie a società specializzate e professionisti, è che quei 100 formalmente versati al produttore cinematografico finiscono su un conto corrente bloccato e, come indicato da opportune clausole contrattuali, ritornano per l'80 per cento all'investitore e solo per il 20 per cento al produttore per essere utilizzati nella realizzazione del film. In questo modo l'imprenditore, erogando 20 e non 100, e usufruendo del tax credit di 40, invece di rischiare guadagna subito il 20 per cento, che azionato cinque volte l'anno consente di raddoppiare il capitale;
   le cose non cambiano nella sostanza neanche quando l'interlocutore è un istituto bancario: si stima che, in quel caso, il guadagno medio è del 15 per cento rispetto alla cifra investita. Alcuni istituti, poi, obbligano il produttore, contrattualmente, a rifondere l'eventuale somma non recuperata;
   il fenomeno pare aver assunto proporzioni sconcertanti e si basa su una «falla» della legge che assegna il tax credit sulla base di una dichiarazione, ma poi non verifica se le somme indicate siano state integralmente utilizzate per la produzione del film. Rapportando il fenomeno agli oltre 90 milioni di euro di benefici riconosciuti, ciò vuol dire che ai produttori ne sono arrivati oltre 18, mentre lo Stato ha contribuito con oltre 36 milioni di tax credit (il 40 per cento che in realtà non hanno apportato alcun reale beneficio per il settore;
   tuttavia, questo meccanismo non può funzionare se non grazie alla rete di silenzi nella quale appaiono coinvolte quasi tutte le parti in causa, ognuna delle quali riceve un beneficio, che grava sulla finanza pubblica. Ai produttori, soprattutto quelli deboli, arrivano pochi soldi, ma siccome sono «regalati», nessuno protesta –:
   se il Ministro interrogato disponga di informazioni sulla veridicità di quanto esposto in premessa e, ove queste avessero un fondamento, se non ritenga opportuno, nel prossimo disegno di legge di stabilità, introdurre disposizioni volte a consentire che le risorse per il tax credit cinematografico siano effettivamente e integralmente erogate per la produzione e la realizzazione di film. (4-10517)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

produzione cinematografica

clausola contrattuale

cinema