ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09859

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 463 del 16/07/2015
Firmatari
Primo firmatario: DADONE FABIANA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 16/07/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 16/07/2015
Stato iter:
24/05/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 24/05/2016
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 24/05/2016

CONCLUSO IL 24/05/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09859
presentato da
DADONE Fabiana
testo di
Giovedì 16 luglio 2015, seduta n. 463

   DADONE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   presso il comune di Cengio, in provincia di Savona, ai confini tra Piemonte e Liguria, e nelle vicinanze del comune di Saliceto in provincia di Cuneo, nasce nel 1882 lo stabilimento dinamitificio Barberi. La fabbrica cresce nel corso dei venti anni successivi fino a occupare circa cinquanta ettari di superficie producendo acido solforico, oleum, tritolo. Inizia così l'inquinamento dell'intero territorio. Lo stabilimento si trova su un'ansa del fiume Bormida, sub affluente del Po e principale affluente del Tanaro. Inizia così un'attività di sversamento e inquinamento delle falde acquifere locali. Nel 1909 viene vietato l'utilizzo dei pozzi nei comuni limitrofi del cuneese: Saliceto, Camerana e Monesiglio. Qualche anno più tardi sarà chiuso anche l'acquedotto di Cortemilia;
   dalla metà degli anni ’20 la fabbrica viene rilevata da Italgas e convertita alla produzione di coloranti assumendo alla fine del decennio il nome di Aziende chimiche nazionali associate successivamente Azienda coloranti nazionali e affini (Acna). Si succedono le proprietà conducendo Acna in Montedison e pbi in Enimont fino al controllo di Enichem;
   alla fine degli anni ’30 gli agricoltori e gli allevatori locali ricorrono contro lo stabilimento per il grave inquinamento cui sono soggetti i terreni e i corsi d'acqua. Tra gli anni ’60 e ’70 giunge la sentenza favorevole ai ricorrenti e alcuni amministratori locali avviano campagne di informazione e denuncia per l'aggravarsi delle condizioni ambientali del territorio. Fumi tossici, avvelenamento idrico, interramento di scarti industriali caratterizzano l'area della Valle del Bormida e in particolare quella tra il savonese, il cuneese e l'astigiano;
   tra gli anni ’80 e la fine degli anni ’90 dal sito Acna si registrarono ulteriori perdite di gas tossici, alcuni incidenti durante la produzione e gravi danni fisici a operai e cittadini del luogo condussero il Governo a decidere per una prima chiusura temporanea dello stabilimento nel 1988. Di pari passo, si sviluppava l'impegno associazionistico, sindacale e di alcuni comuni al fine di tutelare e salvaguardare il proprio territorio con varie manifestazioni. In concomitanza si avviavano i lavori per realizzare nel sito un inceneritore al fine di smaltire i residui della produzione. Il Consiglio di Stato interruppe i lavori per l'inceneritore già nel 1993 per assenza della Valutazione di Impatto Ambientale, il blocco definitivo al progetto giunse dal Governo nel 1996;
   lo stabilimento viene chiuso nel giugno 1999 quando viene avviata la fase di bonifica che secondo il programma dovrà durare fino al 2013-2014. A occuparsi delle attività di risanamento del sito è la Syndial spa, società del gruppo Eni. Il sito viene sottoposto a gestione commissariale fino al 2005. Nel corso delle indagini svolte dalla commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti, nel 2000, si registra che i fanghi tossici dell'Acna di Cengio furono smaltiti anche nella discarica di Pianura, a Napoli, per un totale di almeno 800 mila tonnellate. Nel corso degli anni i vertici Acna vengono ripetutamente indagati per disastro ambientale, vengono altresì avviate le procedure per richieste di indennizzo e risarcimento danni per le patologie, i decessi e i gravi danni causati dall'attività dello stabilimento;
   all'inizio del 2015 le indagini della regione Piemonte, dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale e della competente Asl del comune di Saliceto, il comune risultante più inquinato, danno esito positivo confermando il miglioramento della qualità delle acque del Bormida e quindi la possibilità di far revocare dall'amministrazione comunale l'ordinanza che ne vietava l'utilizzo a tutela della sicurezza dei cittadini;
   il 4 giugno 2015 Syndial spa ha presentato la documentazione per l'istanza di «rinnovo della concessione n. 4146 del 20/07/1960 relativa alla derivazione dal Fiume Bormida di Millesimo». Il rinnovo consiste in una concessione quindicennale per derivare 3 moduli di acqua, pari a 300 litri al secondo, dal fiume Bormida di Millesimo, mediante esistente opera di presa;
   nella documentazione Eni Syndial dichiara che i 300 litri al secondo verranno impiegati «per l'utilizzo negli impianti ad oggi ancora attivi (Trattamento acque) nel sito ex ACNA e per eventuali scenari di sviluppo futuro sull'area attualmente di proprietà di Syndial S.p.a.». Allo stesso modo nello Studio di impatto ambientale presentato dalla società di bonifica si conferma che il volume idrico richiesto servirà «al fine di garantire l'apporto idrico per le attività attualmente presenti in sito e riconducibili alle operazioni di bonifica ancora in corso e in vista di eventuali sviluppi futuri del sito industriale.»;
   Eni Syndial spa fa riferimento a futuri sviluppi industriali dell'area ex Acna di Cengio da cui diventerebbe necessario il rinnovo dell'autorizzazione di prelievo idrico dal fiume Bormida, senza mai però specificare quali siano questi sviluppi futuri del sito industriale. Inoltre nello studio di impatto ambientale non è presente alcun calcolo dettagliato circa il reale fabbisogno di acqua riconducibili alle operazioni di bonifica;
   per oltre un secolo l'attività svolta nell'insediamento chimico Acna ha inferto gravi danni al territorio ligure e piemontese inquinando acque superficiali, sotterranee e suoli dell'intera Val Bormida, con sostanze derivanti da più di 374 diversi composti chimici tossici e nocivi quali polvere pirica, nitroglicerina, dinamite e tritolo, acido nitrico, acido solforico, fenolo, pigmenti, coloranti ed intermedi organici industriali derivanti soprattutto da benzene, acido Bon, betanaftolo, acido Schaeffer e ftalocianine;
   il sito dell'ex Acna di Cengio con legge n. 426 del 1998 è entrata a far parte dei siti di interesse nazionale ad elevato rischio ambientale, rappresentando oggi uno dei cinque siti della regione Piemonte per il quale i vari governi nazionali, le amministrazioni locali e quelle regionali hanno speso quasi 61.500.000 di euro. La sola regione Piemonte ha quantificato in 206.084.723,32 euro il costo delle misure di riparazione dovute ai danni ambientali;
   le preoccupazioni e le perplessità relative alla richiesta effettuata da Syndial Spa per la concessione idrica sono state sollevate e ribadite anche dai cittadini e dalle comunità della Val Bormida, in particolare dalla Associazione Rinascita Vallebormida che ha avuto modo di segnalare a mezzo stampa e on line come «attualmente, il prelievo medio si attesterebbe attorno ai 20 litri al secondo» a fronte dei 300 litri richiesti dalla società del gruppo Eni, specificando che «considerando che sul sito ex Acna non esistono più attività produttive, anche gli attuali 20 litri al secondo rappresentano un quantitativo assai elevato. Ma, secondo quanto riportato alla interno della relazione tecnica, sarebbe necessario per permettere il completamento della attività di bonifica [...] riteniamo che, nella sostanza, la concessione sia ormai decaduta e che Eni possa continuare temporaneamente a derivare i quantitativi di acqua attualmente utilizzati (per la conclusione dei lavori di messa in sicurezza del sito, ndr), ma solo se verrà presentato in breve tempo un bilancio idrico dettagliato, veritiero e verificabile inerente ai flussi idrici all'interno dello stabilimento». In tal senso si sono espressi anche alcuni esponenti delle amministrazioni locali interessate e della regione Piemonte al fine di ricevere chiarimenti per l'uso che si intende fare della concessione –:
   se il Ministro sia a conoscenza di quanto illustrato, se e quali iniziative intenda avviare per chiarire il ruolo e le attività attuali e future che la società Syndial spa del gruppo Eni intende svolgere nel sito ex Acna di Cengio nel rispetto della concessione riconosciuta all'avvio dei lavori e soprattutto nel rispetto delle condizioni ambientali e di rilancio del territorio interessato dall'inquinamento prodotto dalle attività dello stabilimento Acna. (4-09859)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 24 maggio 2016
nell'allegato B della seduta n. 630
4-09859
presentata da
DADONE Fabiana

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa alle criticità dell'area ex Acna di Cengio, oggi Syndial s.p.a., in base agli elementi acquisiti dagli enti territoriali competenti, si rappresenta quanto segue.
  Nell'ambito delle iniziative di bonifica previste nel sito di interesse nazionale di Cengio-Saliceto, allo stato attuale risultano completate tutte le attività inerenti la messa in sicurezza del sito nel suo complesso (opere di confinamento idraulico delle aree A1, A2 e A2BIS), nonché la rimozione dei terreni contaminati, conformemente ai progetti di bonifica approvati, nelle aree A2 (area destinata alla reindustrializzazione in base all'accordo di programma del dicembre 2000), A4 (Pian Rocchetta), A2BIS (area impianto trattamento 1TAR e depuratore consortile) ed A3 (area golenale).
  Le attività ancora da completare risultano essere così sintetizzabili:
   AREA A3 – ricostruzione dell'argine golenale sormontabile e della briglia in zona e collegamento al sistema di rilevazione in continuo dei piezometri per il monitoraggio post operam installati;
   AREA A1 – realizzazione del capping e riprofilatura dell'area A1 e installazione del sistema di monitoraggio post operam;
   AREA A2 BIS – realizzazione dell'impianto di trattamento delle acque di falda residue (TAF) e dismissione e demolizione dell'attuale impianto I TAR.

  La chiusura complessiva di tutti gli interventi, allo stato attuale delle attività, risulta prevedibile non prima della fine del 2017. L'attività di certificazione svolta dall'ente provinciale è stata condotta in conformità al decreto ministeriale n. 471 del 1999, normativa rispetto alla quale sono stati approvati tutti i progetti di bonifica relativi al sito (anche successivamente l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 152 del 2006).

  Ad oggi l'amministrazione provinciale ha rilasciato, in funzione dello stato di attuazione degli interventi, le relative certificazioni. Restano ancora da rilasciare, una volta completati gli interventi nelle rispettive aree, le seguenti certificazioni:
   a) certificazione di avvenuta bonifica con misure di sicurezza dell'area A2BIS/2 (in corso di predisposizione);
   b) certificazione di avvenuta bonifica dell'area A3;
   c) certificazione di messa in sicurezza permanente dell'area A1 (certificazione da rilasciarsi a valle del monitoraggio di almeno 5 anni);
   d) certificazione globale delle opere di messa in sicurezza realizzate per garantire il confinamento idraulico dell'area A2 (certificazione da rilasciarsi a valle del monitoraggio di almeno 5 anni).

  Con riferimento alla problematica connessa al rinnovo della concessione n. 4146 del 20 luglio 1960, relativa alla derivazione dal fiume Bormida di Millesimo, si conferma che la società Eni Syndial s.p.a. ha presentato istanza di rilascio della concessione per un quantitativo di 3 moduli (300 /s), da impiegarsi per l'utilizzo degli impianti ancora attivi nel sito e per gli scenari di sviluppo futuro nell'area attualmente di proprietà di Syndial.
  Sulla base di specifici incontri tecnici da parte degli uffici regionali, è stato deciso che il rinnovo della concessione trovava giustificazione in relazione al fabbisogno attuale, ovvero il quantitativo idrico necessario al funzionamento dell'impianto ITACA destinato alla depurazione delle acque nell'ambito delle attività di bonifica del sito.
  Le tipologie d'uso per le quali la concessione potrà essere rinnovata, pertanto, saranno legate alla bonifica, al lavaggio di mezzi, strade e piazzali, nonché al sistema antincendio esistente nell'impianto di trattamento delle acque.
  Premesso quanto sopra, Syndial ha richiesto con nota del 28 settembre 2015 la rimodulazione del quantitativo da rilasciarci in concessione al valore di 15 l/s massimi.
  Allegata a tale richiesta, come pure nella successiva relazione sullo stato di consistenza dell'opera di derivazione inviato con nota del 12 gennaio 2016, Syndial descrive dettagliatamente il ciclo a cui è sottoposta l'acqua, derivata dalla traversa ubicata sul fiume Bormida di Millesimo, specificando che i consumi (rigenerazioni colonne ITACA, flussaggi pompe, abbattimenti vapori in guardie idrauliche, bagnatura stradale, stazioni di lavaggio ruote automezzi, rete antincendio, alimento caldaie, preparazione latte di calce, polielettroliti e carbone da immettere in vasca di ossidazione biologica, lavaggio tele filtropressa) si attestano a 53,5 mc/h, corrispondenti ad un quantitativo massimo di 15 l/s.
  In relazione allo sviluppo delle aree ex Acna, una volta bonificate, si riportano le informazioni come acquisite dal competente assessorato regionale.
  La Syndial s.p.a. nel 2013 ha posto in essere una procedura per l'individuazione di un offerente a cui cedere l'intero sito in oggetto, prevedendo anche il trasferimento a tale soggetto dell'onere del completamento della bonifica. È stata ricevuta una sola proposta avanzata da associazione di imprese a vocazione prevalentemente logistica, ma le trattative non sono andate a buon fine.
  In ragione di quanto sopra, è stata rivalutata la possibilità di individuare un percorso per il reinsediamento a fini produttivi del sito attraverso una operazione a gestione pubblica limitatamente alle area ad oggi bonificate e certificate (area A2 e area A4), mantenendo in capo all'attuale proprietà la conclusione del processo di messa in sicurezza e bonifica sulle restanti parti dell'area.
  A fronte di quanto esposto, la regione ha ritenuto opportuno verificare, per il tramite della propria finanziaria Filse, modalità e condizioni per addivenire all'eventuale acquisizione della aree bonificate e certificate sopraccitate avviando un'interlocuzione con la stessa Syndial S.p.a.
  La Filse ha avviato un confronto con Syndial S.p.a., ad oggi sospeso in ragione della sopravvenuta manifestazione di interesse, nell'aprile 2015, da parte della società Phoenix Development Italia s.r.l, con sede a Milano, circa l'intenzione a strutturare un progetto di reindustrializzazione dell'area che avrebbe come momento prodromico l'acquisto del sito stesso. La trattativa è stata avviata ed è attualmente in corso.
  Infine, si ritiene utile fornire un aggiornamento per quanto attiene la questione del danno ambientale.
  La regione Liguria, anche con il supporto di Filse, ha determinato le possibili misure volte a garantire la riparazione dei danni ambientali individuati ai sensi di quanto stabilito nell'allegato 3 della parte VI del decreto legislativo n. 152 del 2006.
  In tale ambito sono state valutate e selezionate le iniziative percorribili anche alla luce delle strategie localizzativi previste sull'area.
  A tal proposito è sfato predisposto il documento «Danno Ambientale: iter logico metodologico» per definire il risarcimento del danno ambientale nell'area Cengio – Valle Bormida, presentato in sede di tavolo tecnico costituito tra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, regione Piemonte, regione Liguria e Syndial s.p.a. Durante il suddetto tavolo tecnico è proseguito il confronto tra le parti senza, tuttavia, giungere ad una soluzione transattiva.
  Ad ogni modo, per quanto di competenza, questo Ministero continuerà a tenersi informato e continuerà a svolgere un'attività di sollecito nei confronti dei soggetti territorialmente competenti, anche al fine di valutare eventuali coinvolgimenti di altri soggetti istituzionali.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

inquinamento idrico

studio d'impatto

inquinamento industriale