ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09471

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 442 del 15/06/2015
Firmatari
Primo firmatario: ZOLEZZI ALBERTO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 15/06/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE 15/06/2015
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 15/06/2015
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 15/06/2015
MANNINO CLAUDIA MOVIMENTO 5 STELLE 15/06/2015
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 15/06/2015
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 15/06/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 15/06/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09471
presentato da
ZOLEZZI Alberto
testo di
Lunedì 15 giugno 2015, seduta n. 442

   ZOLEZZI, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MANNINO, MICILLO e TERZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
   l'unione europea, in primis tende a marginalizzare il ruolo degli inceneritori nel processo di gestione dei rifiuti, contestando in tal senso anche la normativa italiana che riconosce anche ai termovalorizzatori gli incentivi (CIP6 e certificati verdi), riferiti alla produzione di energia elettrica prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili;
   la perseveranza nelle scelte a favore dell'incenerimento dei rifiuti è data, in primo luogo, proprio dall'incentivazione tariffaria dell'energia prodotta da tale tipo di impianti prevista dalla normativa italiana, che include i termovalorizzatori tra i beneficiari di incentivi, senza alcuna distinzione tra fonti organiche e fonti non biodegradabili; l'incenerimento dei rifiuti è la pratica con minima sostenibilità nell'ambito della gerarchia europea dei rifiuti, che privilegia invece il recupero di materia;
   in contrasto con le direttive europee, l'articolo 35 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, si dispone che «entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, con proprio decreto, individua a livello nazionale la capacità complessiva di trattamento di rifiuti urbani e assimilati degli impianti di incenerimento in esercizio o autorizzati a livello nazionale, con l'indicazione espressa della capacità di ciascun impianto, e gli impianti di incenerimento con recupero energetico di rifiuti urbani e assimilati da realizzare per coprire il fabbisogno residuo, determinato con finalità di progressivo riequilibrio socio-economico, fra le aree del territorio nazionale e nel rispetto degli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclaggio, tenendo conto della pianificazione regionale. Gli impianti così individuati costituiscono infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale, attuano un sistema integrato e moderno di gestione di rifiuti urbani e assimilati, garantiscono la sicurezza nazionale nell'autosufficienza, consentono di superare e prevenire ulteriori procedure di infrazione per mancata attuazione delle norme europee di settore e limitano il conferimento di rifiuti in discarica»;
   il primo impianto italiano di incenerimento, funzionale anche al recupero energetico, è l'impianto di termovalorizzazione dei rifiuti di Padova-San Lazzaro, risalente agli anni ’50 e messo in funzione nel 1962, con potenzialità nominale del forno di 140 t/giorno e generazione di 1,4 MWh/giorno. L'impianto venne successivamente ampliato e modificato per adeguarlo alla normativa sopravvenuta, fino ad assumere l'attuale conformazione; con tre linee di incenerimento, una capacità nominale complessiva di 600 t/giorno di rifiuti e una produzione di energia elettrica (al netto dell'autoconsumo) superiore di 95 GWh/giorno;
   da cronaca di Stampa (Corriere di Verona 10 febbraio 2012) l'ingegnere Sergio Trapanotto, artefice della III linea dell'impianto di San Lazzaro, in occasione della visita di un gruppo di giornalisti veronesi all'inceneritore così dichiara: «mi raccomando si chiama inceneritore non termovalorizzatore, alla gente bisogna dire la verità. La verità è che l'impianto non serve a produrre energia ma a bruciare rifiuti. Ciò che ricaviamo dalla produzione di energia è marginale, non basterebbe a sostenere i costi»;
   il termovalorizzatore di via Manin, a Sesto S. Giovanni, è composto di tre linee d'incenerimento parallele, ciascuna con potenzialità pari a un terzo di quanto autorizzato, che consentono di produrre energia elettrica (che, per la parte eccedente gli autoconsumi interni, è ceduta alla rete elettrica nazionale) ed energia termica (che è utilizzata per il teleriscaldamento della città di Sesto San Giovanni). Esso, seppur di taglia piccola, ha le migliori tecnologie di settore e dal 2004 è gestito direttamente dalla società CORE, proprietaria dell'impianto. In totale, vengono trattate nell'impianto di via Manin circa. 70.000 t/anno. Complessivamente la popolazione equivalente servita dal termovalorizzatore CORE può essere stimata in circa 350.000 abitanti;
   come è noto, a partire dal 21 settembre 2010 è scaduta la convenzione CIP6/92 e, quindi, l'impianto di Sesto S.Giovanni è passato alla condizione di autoconsumo dell'energia prodotta e necessaria al suo funzionamento, cedendo la quota residua ai prezzi del mercato libero dell'energia elettrica;
   il 27 settembre 2012 al lab-meeting di Ravenna «no Ambiente», la dottoressa Anna Moretto, facente parte dell'Ente di Bacino Padova 2, durante la presentazione dell'analisi sulle tariffe degli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani, mette, in risalto, nello specifico dell'impianto di incenerimento di Padova, come su una quantità di energia prodotta nell'anno 2010 pari a 15.275.616 kWh, 8.241.318 kWh sono utilizzati per autoconsumo per il funzionamento dell'impianto di incenerimento, 6.794.336 kWh sono ceduti al gestore dell'impianto di produzione CDR e compost presenti nell'impianto stesso e i rimanenti 239.962 kwh sono ceduti in rete al Gestore Rete Trasmissione Nazionale (GRTN);
   il caso degli inceneritori di Padova e di Sesto San Giovanni porta a ipotizzare come la produzione energetica da incenerimento dei rifiuti costituisca una modalità non sostenibile di gestione dei rifiuti stessi anche sul versante energetico; risulta infatti che oltre all'autoconsumo diretto, una porzione cospicua dell'energia prodotta venga spesa in impianti connessi alla selezione dei rifiuti per l'immissione nell'inceneritore stesso (CDR) e va chiarita l'eventuale incentivazione della produzione di questa quota energetica (dai dati della professoressa Moretto sembrerebbe più redditizio il consumo da parte degli impianti della filiera che la cessione in rete);
   in Italia, i costi dello smaltimento dei rifiuti, tramite incenerimento sono indirettamente sostenuti dagli enti governativi e territoriali sotto la forma di incentivi alla produzione di energia elettrica, da fonte rinnovabile;
   le modalità di finanziamento sono due, correlate ma diverse: pagamento maggiorato dell'elettricità prodotta per 8 anni (incentivi cosiddetti CIP 6); riconoscimento di «certificati verdi» che il gestore dell'impianto può rivendere (per 12 anni) –:
   se i Ministri interrogati, ognuno per le proprie competenze, siano a conoscenza della situazione esposta;
   se i Ministri, per quanto di competenza, non ritengano di assumere opportune iniziative di monitoraggio e revisione della normativa in materia di erogazione degli incentivi per le energie rinnovabili, con particolare riferimento agli incentivi economici riconosciuti ai gestori degli impianti di incenerimento di rifiuti (CIP6 e «certificati verdi») per la mera cessione in rete dell'energia prodotta al GRTN, attraverso attenta valutazione della reale quantità di energia ceduta in rete, dell'energia autoconsumata o utilizzata negli impianti della stessa filiera, dell'indice di ritorno energetico (EROEI) e della valutazione economica globale dell'incenerimento dei rifiuti;
   se i Ministri, considerate le criticità su emerse, in virtù del principio di sostenibilità economica degli impianti di incenerimento, non ritengano necessario assumere opportune iniziative di verifica e comparazione economica durante il tempo in cui sono stati erogati gli incentivi per le energie rinnovabili e dopo la scadenza di tale stanziamento (CIP6 e «certificati verdi»);
   se i Ministri, per quanto di propria competenza, posta la complessità della gestione dell'intera rete d'incenerimento dei rifiuti sul territorio nazionale, a fortiori per effetto della individuazione degli stessi come infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale, anche in virtù delle criticità emerse nei casi di Padova e di Sesto San Giovanni, non ritengano opportuno disporre verifiche sugli esiti delle attività di produzione energetica, atte a dimostrare la reale necessità di garantire la sicurezza nazionale attraverso la a gestione dei rifiuti finalizzata all'autosufficienza, affinché essa stessa non comporti il depauperamento delle risorse economiche e ambientali necessarie alla realizzazione della filiera virtuosa dei rifiuti. (4-09471)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

incenerimento dei rifiuti

produzione d'energia

energia rinnovabile