ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09306

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 433 del 22/05/2015
Firmatari
Primo firmatario: MICILLO SALVATORE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 22/05/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 22/05/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 22/05/2015
Stato iter:
28/07/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 28/07/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 20/07/2016

SOLLECITO IL 14/03/2017

RISPOSTA PUBBLICATA IL 28/07/2017

CONCLUSO IL 28/07/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09306
presentato da
MICILLO Salvatore
testo di
Venerdì 22 maggio 2015, seduta n. 433

   MICILLO e DE ROSA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   San Vitaliano, comune in provincia di Napoli, riferisce in data 19 aprile 2015 il quotidiano on line «Il Mattino» nell'articolo «Campania. Giallo a San Vitaliano: fumi killer come in Cina, nessuno sa perché», «è il Comune più avvelenato dalle polveri sottili: record italiano, primato europeo e nella top ten dei luoghi più avvelenati del mondo»;
   dalla citata fonte giornalistica si apprende che «si registrano questi impressionanti dati d'avvelenamento dell'aria semplicemente perché l'amministrazione del piccolo centro del Nolano è stata l'unica ad attivarsi per ospitare una centralina di rilevamento»;
   il dato impressionante riguarderebbe la misura del Pm10, «se ce ne sono più di 50 microgrammi per metro cubo, scatta l'allarme. Ogni comune d'Italia può superare questa soglia solo 35 volte in un anno, se non vengono presi provvedimenti, scatta il deferimento alle autorità; a San Vitaliano quel limite è stato superato 51 volte in 100 giorni»;
   per ben 18 volte sarebbe stato superato il limite di 100 e sarebbero stati registrati addirittura picchi di 182, quasi quattro volte superiori alla norma;
   nel servizio si riporta come esempio indicativo a completamento del descritto quadro «che le malattie respiratorie sono in aumento»;
   da indagini dell'Arpac la centralina di rilevamento risulterebbe correttamente e regolarmente funzionante;
   i dati di rilevamento sono disponibili e consultabili (www.arpacampania.it);
   il sito del comune di San Vitaliano ha informato i cittadini testualmente: «Si porta a conoscenza che la centralina di rilevazione della qualità dell'aria posta in Via Risorgimento a San Vitaliano, sta registrando dati recanti valori inquinanti superiori ai limiti fissati dalla legge. Questa amministrazione comunale si è attivata ponendo in essere ogni azione tesa all'individuazione certa delle cause e alla risoluzione del problema in accordo con ASL ed ANPAC. Dato il permanere della criticità, l'amministrazione comunale ha convocato una Conferenza di Servizi invitando l'ASL competente territorialmente, l'ARPAC, i Sindaci dei comuni confinanti e le Associazioni Ambientaliste che ne facciano preventivamente richiesta e che risultino ammesse, per il giorno 24 aprile 2015 alle ore 11.00, presso la Casa Comunale» (http://hosting.soluzionipa.it)
   i dati sono consultabili sul sito web dell'ARPAC;
   comprensibile preoccupazione vi è al momento da parte della popolazione locale circa la situazione esposta in premessa;
   la direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria fissa il limite di tolleranza giornaliero di concentrazione nell'aria del particolato fine PM10 a 50 μg/m3, valore che non deve essere superato per più di 35 giorni all'anno;
   la medesima direttiva ha reso definitivamente obbligatorio anche il monitoraggio del PM2,5, il particolato ultrafine che rappresenta la parte più nociva delle polveri sottili;
   la convenzione di Aarhus sottoscritta sotto l'egida dell'UN/-ECE (United Nations Economic Commission for Europe) nel 1998, entrata in vigore il 30 ottobre 2001 e ratificata dall'Italia con la legge n. 108 del 2001 assicura l'accesso del pubblico alle informazioni sull'ambiente detenute dalle autorità pubbliche, favorisce la partecipazione dei cittadini alle attività decisionali aventi effetti sull'ambiente ed estende le condizioni per l'accesso alla giustizia in materia ambientale –:
   se il Ministro sia a conoscenza della descritta situazione, di quali dati disponga con particolare riguardo alle cause dell'inquinamento alla base di questi dati;
   se il Governo non ritenga opportuno adottare delle iniziative, nell'ambito di propria competenza, al fine di evitare che l'Italia incorra in ulteriori sanzioni della Commissione europea, a causa del mancato rispetto dei previsti standard comunitari sulla qualità dell'aria. (4-09306)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 28 luglio 2017
nell'allegato B della seduta n. 844
4-09306
presentata da
MICILLO Salvatore

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  La legislazione comunitaria in materia di qualità dell'aria (direttiva 2008/50/CE e direttiva 2004/107/CE) prevede che gli Stati debbano assicurare, entro specifiche date, il rispetto di determinati obiettivi di qualità dell'aria per una serie d'inquinanti, grazie alla pianificazione di misure ed interventi di risanamento.
  Per la normativa nazionale (decreto legislativo n. 155 del 2010 e successive modificazioni e integrazioni) le regioni e le province autonome sono le autorità competenti in materia di valutazione e gestione della qualità dell'aria. A queste compete quindi il monitoraggio degli inquinanti atmosferici, la predisposizione dei piani per il risanamento e la tutela della qualità dell'aria (compresa l'individuazione dei soggetti deputati all'attuazione di tali piani quali ad esempio la regione stessa o i sindaci), nonché la trasmissione al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare delle relative informazioni per l'invio alla commissione Europea.
  Nel nostro Paese, il mancato rispetto dei limiti imposti dalle norme comunitarie, in particolare relativamente al materiale particolato PM10 ed al biossido di azoto NO2, riguarda ampie aree del territorio nazionale, situate presso la maggior parte delle regioni.
  Tale situazione è però differenziata sul territorio nazionale: infatti, mentre per le regioni del centro-sud il mancato rispetto dei valori limite è localizzato in piccole aree, appartenenti per lo più ai principali centri urbani, nel bacino padano i superamenti, anche a causa di condizioni meteorologiche particolarmente sfavorevoli, sono diffusi su tutto il territorio.
  Si fa presente che tale situazione non è specifica per l'Italia, in quanto risulta che siano state aperte procedure di infrazione per almeno 16 Stati membri in merito ai superamenti dei valori limite del PM10 e per 10 Stati a causa dei superamenti del biossido di azoto NO2.
  In merito ai dati ed alle informazioni in possesso del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare relative alla valutazione della qualità dell'aria dell'intero territorio italiano, si fa presente che, ai sensi dell'articolo 27 della direttiva 2008/50/CE e dell'articolo 5 della direttiva 2004/107/CE, gli Stati membri sono tenuti a svolgere specifici adempimenti di comunicazione alla Commissione europea in merito alla valutazione della qualità dell'aria svolta annualmente sul proprio territorio. Nello specifico, le regioni hanno provveduto regolarmente a comunicare al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare i dati e le informazioni relative alla valutazione della qualità dell'aria fino all'anno 2015 e tali dati sono consultabili sul sito del Ministero e sui siti delle varie agenzie ambientali regionali (ARPA) e provinciali (APPA) e pubblicati su quello dell'agenzia europea dell'ambiente.
  L'analisi dei dati di qualità dell'aria sull'intero territorio italiano evidenzia come negli ultimi anni i livelli degli inquinanti si siano ridotti, per quanto tale miglioramento non abbia permesso di garantire il rispetto dei limiti di qualità dell'aria. In particolare tra il 2002 ed il 2015 si registra un trend di riduzione del numero di zone di superamento del valore limite annuale degli inquinanti PM10 e NO2. Per il PM10 si ha una riduzione delle zone di superamento che va dal 48 per cento circa del 2002 del totale delle zone presenti sul territorio nazionale al 14 per cento circa del 2015. Per l'NO2 si passa dal 44 per cento circa nel 2002 al 30 per cento circa nel 2015.
  Per fronteggiare il problema dell'inquinamento atmosferico, si segnala che a livello nazionale, stante la competenza primaria delle regioni in materia di valutazione e gestione della qualità dell'aria, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha avviato da tempo una strategia condivisa con gli altri ministeri aventi competenza su settori emissivi quali trasporti, energia, inclusi gli usi civili, attività produttive ed agricoltura, per l'individuazione di misure da attuare congiuntamente nel territorio nazionale al fine di contrastare i reiterati superamenti delle concentrazioni limite di materiale particolato PM10 e di biossido di azoto NO2 registrati in ampie zone del territorio nazionale.
  In tale contesto, il 18 dicembre 2013, è stato sottoscritto un Accordo di Programma tra i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti, delle politiche agricole, della salute e le regioni e province autonome del bacino padano (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Provincia autonoma di Trento e Provincia autonoma di Bolzano), finalizzato all'individuazione e attuazione di misure coordinate e congiunte per il miglioramento della qualità dell'aria nel bacino padano. In particolare tale accordo ha previsto l'istituzione di appositi gruppi di esperti con il compito di analizzare i principali settori produttivi (trasporto merci e passeggeri, riscaldamento civile, risparmio energetico, industria e agricoltura) e di individuare, per ogni settore, specifiche misure di intervento analizzate anche in relazione alle ricadute ambientali e agli effetti socio economici. Inoltre si evidenzia, per l'adozione delle misure individuate, l'impegno delle regioni nell'ambito del citato Accordo ad adeguare i propri vigenti piani regionali di qualità dell'aria.
  Contestualmente all'attuazione del citato accordo, il Ministero ha altresì avviato una interlocuzione con le regioni del centro e Sud finalizzata a porre in essere soluzioni mirate e condivise, sul modello del suddetto accordo di programma delle regioni del bacino padano, per l'individuazione di misure congiunte per il miglioramento della qualità dell'aria dei territori di tali regioni.
  Infine si segnala che il 30 dicembre 2015 è stato sottoscritto un importante protocollo d'intesa tra il Ministero dell'ambiente, la conferenza delle regioni e province autonome e l'associazione nazionale dei comuni italiani per definire ed attuare misure omogenee su scala di bacino per il miglioramento e la tutela della qualità dell'aria e la riduzione di emissioni di gas climalteranti, con interventi prioritari nelle città metropolitane. In particolare tale protocollo prevede tra le misure urgenti, da attivare dopo reiterati superamenti delle soglie giornaliere massime consentite delle concentrazioni di PM10 (di regola 7 giorni) le seguenti: abbassamento dei limiti di velocità di 20 chilometri orari nelle aree urbane estese al territorio comunale e alle eventuali arterie autostradali limitrofe, previo accordo con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; attivazione di sistemi di incentivo all'utilizzo del trasporto pubblico locale e della mobilità condivisa; riduzione di 2 gradi delle temperature massime di riscaldamento negli edifici pubblici e privati; limitazione dell'utilizzo della biomassa per uso civile dove siano presenti sistemi alternativi di riscaldamento.
  Tale Protocollo prevede importanti misure di sostegno agli interventi regionali e locali di risanamento, come la destinazione di circa 12 milioni di euro al finanziamento di misure dirette ad incentivare il trasporto pubblico locale e la mobilità alternativa al trasporto privato. Il decreto del Ministro dell'ambiente, di indirizzo circa la destinazione e l'utilizzo delle risorse, così come quello direttoriale di fissazione della regolamentazione del programma sono stati già pubblicati sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (decreto ministeriale DEC-2016-316 del 10 novembre 2016 e decreto direttoriale RIN-DEC-2016-0000125 del 22 novembre 2016).
  Nel protocollo si prevede inoltre un impegno a precisare le attività da finanziare con strumenti di incentivazione esistenti (fondo per la mobilità sostenibile, fondo per la realizzazione di reti di ricarica elettrica, fondo per la riqualificazione energetica delle scuole e degli edifici pubblici), per un importo totale di circa 350 milioni di euro. In tale ambito sono già stati attivati 6 milioni di euro per il finanziamento di interventi di mobilità sostenibile ed efficienza energetica nelle città di Bologna, Roma, Milano e Torino, nonché 35 milioni di euro destinati al programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro al fine di finanziare progetti predisposti da uno o più enti locali e riferiti a un ambito territoriale con popolazione superiore a 100.000 abitanti, diretti a incentivare iniziative di mobilità urbana alternative all'automobile privata.
  Un ulteriore contributo, infine, è atteso dall'attuazione della nuova direttiva sui tetti alle emissioni.
  Lo scorso 14 dicembre è stata adottata infatti la direttiva 2016/2284/UE, concernente la riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici, la cosiddetta direttiva Nec (National emission ceilings). Tale direttiva stabilisce obiettivi di riduzione delle emissioni nazionali per gli inquinanti biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), composti organici volatili non metanici (COVNM), ammoniaca (NH3) e polveri PM2,5 da raggiungere entro il 2020 e il 2030.
  Tali obiettivi sono individuati come percentuali di riduzione delle emissioni dei singoli inquinanti rispetto ai valori registrati nel 2005 e mirano a garantire una riduzione generalizzata dell'inquinamento atmosferico sul territorio dell'Unione europea.
  La riduzione delle emissioni, necessaria a raggiungere gli obiettivi, deve essere perseguita tramite la predisposizione, l'adozione e l'attuazione di specifici «programmi di controllo» nazionali. Il programma dovrà, in particolare, definire le priorità politiche ed il loro rapporto con le priorità stabilite in altri settori d'intervento pertinenti, compresi i cambiamenti climatici, l'agricoltura, l'industria e i trasporti; dovranno, infine, essere chiarite le responsabilità attribuite alle diverse autorità (nazionali, regionali e locali).
  Tale rilevante programma, di carattere nazionale e che dovrà essere elaborato in collaborazione con tutti i Ministeri aventi competenza su settori emissivi (trasporti, industria ed agricoltura) costituirà un ulteriore tassello, rispetto a quanto già sopra citato, dell'azione portata avanti a livello centrale per la lotta all'inquinamento atmosferico. Tenuto conto che il recepimento della direttiva Nec dovrà avvenire entro la metà dell'anno 2018, un primo programma dovrà essere adottato entro la metà del 2019, da aggiornare, secondo quanto previsto dalla direttiva, ogni 4 anni.
  Al riguardo, si segnala che si è svolto al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, promotore dell'iniziativa, un confronto tra i Ministeri a vario titolo coinvolti (infrastrutture e dei trasporti, sviluppo economico, politiche agricole) per un punto della situazione sulle misure messe in campo di contrasto allo smog.
  L'obiettivo dei ministeri è accelerare il percorso di attuazione della direttiva europea Nec, che come detto prevede la definizione di un programma di misure nazionali per la qualità dell'aria e, allo stesso tempo, arrivare alla chiusura dei tavoli tecnici istituiti per nuove misure di contrasto allo smog nell'area del bacino padano.
  Quanto riferito testimonia che le problematiche rappresentate dagli Interroganti sono tenute in debita considerazione da parte di questo Ministero, il quale ha provveduto, e provvederà per il futuro, alle attività e valutazioni di competenza in materia con il massimo grado di attenzione, anche attraverso il costante e fondamentale supporto alle amministrazioni locali.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

accesso alla giustizia

impatto ambientale

affezione delle vie respiratorie