ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09249

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 431 del 20/05/2015
Firmatari
Primo firmatario: MURA ROMINA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 20/05/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 20/05/2015
Stato iter:
03/08/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 03/08/2016
BUBBICO FILIPPO VICE MINISTRO - (INTERNO)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 03/08/2016

CONCLUSO IL 03/08/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09249
presentato da
MURA Romina
testo di
Mercoledì 20 maggio 2015, seduta n. 431

   MURA. — Al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   continuano senza sosta gli attentati e le intimidazioni contro gli amministratori locali della Sardegna;
   in data 15 maggio 2015 il sindaco di Nurri, Antonello Atzeni, è stato destinatario di una busta da lettere contenente un proiettile;
   il giorno dopo, il 16 maggio, il presidente del consiglio comunale di Carbonia, Ignazio Cuccu, è stato vittima di un attentato incendiario: ignoti hanno cosparso di liquido infiammabile il portone del garage dell'abitazione dell'amministratore locale sardo;
   questi fatti criminali sono una minaccia alla vita democratica e, pertanto, serve un immediato intervento del Governo e delle l'istituzioni che devono ritornare a essere, con i propri presidi e servizi, un baluardo di legalità e sicurezza per i cittadini;
   la Sardegna, secondo l'ultimo rapporto sulla criminalità nell'isola, è la regione che, in rapporto alla popolazione, ha la percentuale più alta di attentati contro gli amministratori locali, superando di gran lunga regioni dove storicamente sono presenti gravi fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso;
   sono rimasti inascoltati tutti gli appelli che in questi anni le istituzioni sarde, ai massimi livelli, hanno rivolto allo Stato;
   in questi anni lo Stato ha effettuato pesanti tagli nel settore della sicurezza, lasciando alcuni territori dell'isola con presidi di polizia e carabinieri del tutto insufficienti ad arginare questo fenomeno;
   la denuncia delle istituzioni locali e dei sindacati di polizia purtroppo non hanno prodotto alcun effetto. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: oggi fare l'amministratore locale in Sardegna è diventato pericoloso;
   troppo spesso gli amministratori locali della Sardegna sono stati oggetto di intimidazioni per aver garantito con imparzialità il loro ruolo di rappresentanza e per aver difeso il presidio delle istituzioni che nei comuni sono spesso lasciate sole –:
   quali provvedimenti urgenti intenda adottare per rafforzare la presenza di forze dell'ordine presso ciascun comune sardo;
   se il Governo intenda farsi promotore di una specifica iniziativa normativa che introduca nel codice penale una nuova fattispecie di reato contro i pubblici amministratori. (4-09249)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 4 agosto 2016
nell'allegato B della seduta n. 667
4-09249
presentata da
MURA Romina

  Risposta. — Prima di entrare nel merito della specifica questione sollevata con le interrogazioni indicate in oggetto, cioè la recrudescenza degli atti intimidatori in danno degli amministratori locali della Sardegna, si ritiene utile un'iniziale digressione sul fenomeno in generale.
  Le intimidazioni agli amministratori locali sono un atto odioso, che tende ad annullare la libera autodeterminazione delle persone chiamate a un ruolo pubblico e insinua rassegnazione e sfiducia nelle comunità. Ma soprattutto esse possono arrivare a determinare pericolose alterazioni delle regole e dei meccanismi della democrazia a livello locale, sviando i processi decisionali dall'interesse pubblico o peggio influenzando gli organismi elettivi e burocratici dell'ente locale in funzione degli interessi della criminalità organizzata.
  Per questo motivo, pur nella molteplicità dei contesti di esecuzione e delle modalità di realizzazione dei singoli atti, l'amministrazione dell'interno ha ritenuto che il fenomeno andasse valutato e affrontato nell'ambito di una visione unitaria.
  In tale ottica, dallo scorso mese di febbraio è operativo presso il Viminale un osservatorio permanente, con la partecipazione tra gli altri enti delle associazioni rappresentative delle autonomie locali, deputato a monitorare il fenomeno e a potenziare lo scambio di informazioni e il raccordo tra Stato ed enti locali, anche allo scopo di indicare strategie unitarie di prevenzione e contrasto e di proporre interventi normativi.
  L'Osservatorio ha anche il compito di individuare iniziative di supporto alle vittime, tenendo conto delle caratteristiche delle realtà territoriali in cui espletano il loro mandato. A tal fine, in sei prefetture pilota, tra le quali quella di Cagliari, è stata attivata, in via sperimentale, una sezione provinciale dell'osservatorio. La sperimentazione è propedeutica all'estensione delle sezioni provinciali a tutte le prefetture.
  Si sottolinea anche che è attualmente al vaglio parlamentare un disegno di legge sulla specifica materia, che costituisce il frutto del lavoro svolto da una commissione parlamentare di inchiesta appositamente istituita all'inizio di questa legislatura. Il provvedimento è stato approvato dal Senato nello scorso mese di giugno, con il pieno sostegno del Governo e ora se ne attende la calendarizzazione alla Camera.
  Venendo ora alla specificità della situazione in Sardegna, si rileva preliminarmente che gli episodi intimidatori nei confronti degli amministratori locali si sono manifestati un po’ su tutto il territorio regionale, sia pure non in maniera uniforme.
  Nel corso degli anni 2014 e 2015 e nei primi sei mesi del 2016, si sono verificati 259 atti intimidatori, di cui il 47 per cento in provincia di Cagliari, il 38 per cento in provincia di Nuoro e il 7,5 per cento sia nella provincia di Sassari che in quella di Oristano. Maggiormente colpite dal fenomeno sono risultate le zone interne dell'isola dove, probabilmente a causa di antichi retaggi culturali, la ritorsione violenta e la minaccia sono considerate ancora strumenti per rispondere alle ingiustizie percepite.
  Sono stati soprattutto i sindaci (46 per cento) a subire intimidazioni, seguiti dai componenti delle giunte (13 per cento), dal consiglieri comunali (anch'essi 13 per cento) e dai candidati alle elezioni (7 per cento). In alcuni casi (11 per cento) gli episodi hanno avuto ad oggetto beni di appartenenza degli enti locali.
  Gli eventi sono riconducibili, in gran parte, a questioni di natura personale, fondate sulla difesa dell'onore e sul sentimento di vendetta per presunti torti subiti, per asserite promesse non mantenute o per aspettative di impiego o di utilità economiche non concretizzatesi.
  Solo in via del tutto residuale gli atti intimidatori, anche per le modalità di commissione, fanno supporre la loro strumentalità rispetto ad interessi di gruppi criminali organizzati.
  Si rappresenta comunque che nessun episodio è stato mai rivendicato da gruppi di tal fatta, né sono emersi collegamenti tra singoli episodi che denotino l'esistenza di un disegno unitario di condizionamento dell'attività politico-amministrativa degli enti locali.
  Quanto alle modalità di manifestazione delle intimidazioni, sono stati rilevati soprattutto danneggiamenti di auto e di strutture pubbliche e private, nonché ingiurie e minacce in varie forme, tra le quali anche l'invio di missive contenenti proiettili. Non sono mancati, in numero nettamente minore, episodi più cruenti, quali aggressioni, incendi di beni pubblici e privati ed esplosioni di colpi d'arma da fuoco e di ordigni.
  Questo è il quadro della situazione, riferito – come si è detto – al biennio 2014-2015 e al primo semestre di quest'anno.
  In relazione a ciò, rilevo come l'azione di prevenzione e contrasto sia particolarmente complicata e gravosa, a causa del numero elevato dei potenziali obiettivi degli atti intimidatori, delle limitate capacità organizzative richieste per porli in essere e dell'omertà del contesto ambientale che fa talora da cornice alla loro commissione.
  L'attenzione al fenomeno è comunque elevatissima, come è testimoniato dalle misure organizzative assunte dalle strutture investigative locali e dal livello di protezione che viene assicurato agli amministratori locali esposti a rischio.
  Per quanto riguarda il primo aspetto, si ricorda che ancora nel marzo del 2011 è stato creato un dispositivo di «intelligence» in cui operano le squadre mobili e le Digos dell'isola, coordinate dagli omologhi uffici della questura di Cagliari. La struttura, d'intesa con le competenti autorità giudiziarie, raccoglie, elabora e tiene aggiornati i dati complessivi sul fenomeno in Sardegna.
  Ciò ha consentito di mettere a fattor comune un rilevante patrimonio informativo gestito ed alimentato dalle stesse Forze di polizia territoriali, che è correntemente utilizzato per le specifiche attività investigative.
  In ordine alle misure di protezione personale, si informa che sono 66 gli amministratori locali, di cui 40 sindaci, a tutela dei quali è stato attivato un dispositivo di vigilanza generica radiocollegata, a seguito delle riunioni interforze coordinate dai prefetti.
  La valutazione del loro livello di rischio è di tipo dinamico, essendo oggetto di riesame periodico finalizzato ad adeguare i dispositivi di protezione attuati, anche alla luce di eventuali sviluppi investigativi.
  Nell'ambito delle azioni dei pubblici poteri, si segnalano le iniziative delle Prefetture della Sardegna volte alla creazione di stabili sedi di raccordo e forme di collaborazione tra lo Stato, la regione e gli enti locali.
  È questo l'approccio a cui si ispira il protocollo triennale tra i prefetti della Sardegna, la regione e l'Anci isolana, siglato il 4 marzo dello scorso anno alla presenza del Ministro dell'interno, contenente tutta una serie di impegni degli organi firmatari a promuovere la legalità, a prevenire gli atti intimidatori e ad assicurare la tangibile vicinanza dello Stato agli amministratori vittime degli atti medesimi.
  Nel medesimo senso, si ricorda che il 5 maggio scorso si è insediata presso la prefettura di Cagliari la già citata sezione provinciale dell'Osservatorio nazionale sul fenomeno degli atti intimidatori, che in questi mesi si è riunita quattro volte per analizzare l'andamento del fenomeno e definire i possibili interventi.
  Le riunioni sono state l'occasione per approfondire, in particolare, le iniziative da adottare sui fronti della diffusione della legalità tra i cittadini, anche attraverso una maggiore informazione dei medesimi sugli istituti di partecipazione alla vita amministrativa dei comuni, nonché dell'implementazione dei servizi di controllo del territorio attraverso il coinvolgimento delle polizie locali e un più massiccio e razionale ricorso ai sistemi di videosorveglianza.
  In tali direzioni, sono state raggiunte importanti intese con i rappresentanti della regione, già trasfuse in un atto aggiuntivo al citato protocollo triennale, che è pronto per la sottoscrizione.
  Naturalmente, una strategia di approccio di più ampio respiro non può trascurare un caposaldo che chiama in causa l'Esecutivo nella sua collegialità e i diversi livelli di governo del territorio sardo.
  Si fa riferimento all'esigenza di sostenere l'affermazione di processi di rigenerazione territoriale, intervenendo sulle condizioni di fragilità e di malessere sociale presenti soprattutto nelle zone interne della Sardegna. In tal senso può giocare un ruolo fondamentale il patto per la Sardegna che il Governo e la regione stanno concertando proprio in questi giorni.
  È necessario poi che le legittime aspettative di riscatto e progresso non siano disgiunte da una ripresa di coscienza sul piano culturale e da una maggiore attenzione al rispetto dei valori legalitari, da considerare il migliore antidoto alle logiche dell'intimidazione e della sopraffazione.

Il Viceministro dell'internoFilippo Bubbico.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

sicurezza pubblica

mafia

codice penale