ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08940

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 415 del 24/04/2015
Firmatari
Primo firmatario: NESCI DALILA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 24/04/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 24/04/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08940
presentato da
NESCI Dalila
testo di
Venerdì 24 aprile 2015, seduta n. 415

   NESCI. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   secondo quanto riportato su Il Quotidiano della Calabria del 20 aprile 2015, una donna di 37 anni (C.C. le sue iniziali), fisioterapista di Taverna che viveva a Squillace (due piccoli comuni in provincia di Catanzaro), è morta domenica 19, aprile all'ospedale «Pugliese» di Catanzaro, poche ore dopo la nascita della figlia;
   nell'articolo succitato, a firma Edoardo Corasaniti, si legge che «la piccola sta bene ma gli occhi, almeno per ora, non sono tutti puntati su di lei. Sono proiettati sulla madre, la donna che decede in una domenica mattina quasi surreale (...) Stando alle prime ricostruzioni messe in piedi dagli uomini della polizia guidati dal funzionario di turno Angelo Paduano, sarebbe stata letale un'emorragia. Nemmeno 9, sacche di sangue sono riuscite a salvarla. La polizia che si è precipitata all'ospedale Pugliese consegnerà gli atti al pubblico ministero di turno, Saverio Vertuccio, che nel frattempo ha già sequestrato la cartella clinica. Da quanto si è appreso, la gravidanza, a detta anche del suo medico di famiglia, era andata bene. Tutto liscio. Almeno fino a quando ieri in prima mattinata era prevista la nascita della bambina, tramite parto naturale. La dinamica esatta la stabilirà l'autopsia che verrà disposta in queste ore dal pubblico ministero»;
   secondo quanto sta emergendo in queste ore a stroncare la donna sarebbe stata un'emorragia imprevista per cui, come racconta la succitata cronaca locale, nemmeno la trasfusione di nove sacche di sangue sono state sufficienti;
   su Il Quotidiano della Calabria del 23 aprile 2015, si legge che il sostituto procuratore Saverio Vertuccio ha iscritto nel registro degli indagati otto persone in merito al decesso della suddetta donna. Trattasi del «direttore facente funzioni Nicola Bagetta, dei medici ginecologo Leonardo Conte (difesi dal legale Maurizio Belmonte) e Patrizia Arcadia (difesa dall'avvocato Gianfranco Marcello), dei camici bianchi anestesisti Stefania Faragò e Francesco Conca, (assistiti dal legale Vincenzo Ioppoli), degli infermieri professionali Maria Lucia Zubba (difesa dall'avvocato Amalia Garzaniti) e Nicola Pulerà (difesi dal legale Maurizio Belmonte) e l'ostetrica Emilia D'Alta (assistita dal legale Amalia Garzaniti)»;
   ad oggi le cause del decesso restano ancora ignote e si attende di conoscere l'esito dell'autopsia, ma pare evidente che già da ora gli occhi sono puntati sui protocolli medici, sulla tempistica, sulla dinamica, sugli strumenti utilizzati dal personale sanitario;
   a parere dell'odierna interrogante tale vicenda non può prescindere da un'analisi della grave carenza di personale medico e sanitario che si registra pure in Calabria;
   inoltre, desta forte preoccupazione la situazione della terapia intensiva neonatale, critica a Cosenza, come a Catanzaro e a Reggio Calabria, per cui – secondo quanto detto alla scrivente dallo stesso personale medico durante una recente ispezione a Cosenza – andrebbero ricavati subito nuovi posti dedicati, per evitare di mandare mamme e famiglie fuori regione, il che è un rischio più che concreto;
   a riprova di quanto detto, preme sottolineare che il 25 febbraio 2015, sul quotidiano La Repubblica e come ricordato nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-08250, si leggeva un intervento dei dottori Domenico Corea e Pasquale Novellino, rispettivamente direttore dell'unità operativa di ostetricia e ginecologia di Lamezia Terme (Catanzaro) e direttore di patologia neonatale di Catanzaro;
   nel summenzionato intervento si legge che «in Calabria la situazione è drammatica. Per un'area (Catanzaro, Crotone e Vibo) dove avvengono circa 6.000 parti l'anno a fronte dei 12 posti letto previsti in Terapia Neonatale Intensiva, sono attivi, dopo la soppressione di 4 posti letto a Crotone e 4 a Lamezia Terme, solo 4 posti letto a Catanzaro. E non infrequente è il caso di trasferimenti di donne gravide e neonati fuori regione (...) chiediamo un intervento rapido del ministro perché non vorremmo essere facili profeti»;
   su Il Quotidiano della Calabria del 3 marzo 2015, in un articolo a firma Giulia Mascaro, si legge: «chiude il reparto pediatria dell'Ospedale Giovanni Paolo Il di Lamezia Terme per carenza di personale e le urgenze e disagi si riversano nell'ospedale Pugliese di Catanzaro»;
   secondo quanto raccontato dalla giornalista, quella passata da medici e pazienti dell'ospedale del capoluogo calabrese è stata «una notte di inferno» dato che «neanche la struttura ospedaliera catanzarese si è rivelata idonea a far fronte ad un'urgenza così forte, essendo i posti letto già terminati, tant’è che per evitare ulteriori disagi – per chi di disagi ne aveva già avuti abbastanza – si è deciso aprire anche il reparto di pediatria universitaria, generalmente adibito esclusivamente a day-hospital»;
   tale carenza di personale sanitario, ovviamente, è causa di pesanti sofferenze dell'utenza;
   in una situazione di tale gravità non mancano, pertanto, anche i casi di malasanità, come già denunciato nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-01564 nella quale si raccontava della morte del signor Cesare Ruffolo, affetto da 24 anni da leucemia linfatica cronica, il quale veniva ricoverato presso reparto cosiddetto «Valentini» dell'ospedale «Annunziata», lì ricevendo una trasfusione di sangue errata, rivelatasi letale per l'anziano signore;
   in quest'occasione, oltre ai casi già summenzionati, si ricordano le interrogazioni n. 4-07916 riguardante una signora quasi novantenne completamente abbandonata all'ospedale di Crotone, n. 4-07323 riguardante il signor Nicola Guarna, morto a causa di soccorsi tardivi all'ospedale di Vibo Valentia, n. 4-07674 riguardante la signora Santina Cortese, anche lei vittima della negligenza del suo medico curante e della struttura ospedaliera, ancora dell'ospedale di Vibo Valentia –:
   quali iniziative di competenza intenda per verificare la sicurezza dei parti in Calabria, dei nascituri, dei nati e delle madri, nel rispetto del diritto alla salute sancito dalla Costituzione. (4-08940)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

professione sanitaria

sequestro di beni

istituto ospedaliero