ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08931

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 415 del 24/04/2015
Firmatari
Primo firmatario: SORIAL GIRGIS GIORGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 24/04/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 24/04/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 11/05/2015
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 25/11/2015

SOLLECITO IL 26/07/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08931
presentato da
SORIAL Girgis Giorgio
testo di
Venerdì 24 aprile 2015, seduta n. 415

   SORIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   il lieve incremento nella crescita economica dell'eurozona di questo ultimo periodo viene fatto passare come un grande e duraturo successo collegato alle politiche di austerità dai «policymaker di Berlino e Bruxelles che si attaccano ai deboli segni vitali di Spagna e Irlanda per confermare che l'amara medicina a base di consolidamento fiscale e riforme strutturali ha funzionato come previsto», ma secondo Philippe Legrain, ex assistente economico di Barroso, quello in atto sarebbe un modesto miglioramento, probabilmente transitorio, e soprattutto non dipendente dalle politiche imposte dalla Germania;
   Legrain fa notare che, anche se, secondo alcune stime, l'economia dell'eurozona potrebbe ora crescere dell'1,6 per cento annuo, registrando un incremento rispetto allo 0,9 per cento del quarto trimestre del 2014, parlare di «ripresa» non è del tutto corretto, visto che «si tratta di un risveglio molto più lento che negli Stati Uniti e in Gran Bretagna», che «l'economia dell'eurozona è diminuita del 2 per cento rispetto a sette anni fa» e, soprattutto, che «il sollievo è destinato a durare poco»;
   visto che il miglioramento è strettamente legato a fattori come la diminuzione dei prezzi del petrolio, l'euro «debole» e il quantitative easing della Banca centrale europea, secondo l'economista, c’è da considerare che l'incremento una tantum derivante dal calo dei prezzi del petrolio si sta già sgonfiando, mentre gli effetti di una moneta più competitiva sono destinati a essere molto più deludenti del previsto, per vari motivi: prima di tutto il fatto che le esportazioni dell'eurozona dipendono sempre più dalle catene di fornitura globali, e quindi una valuta più economica dà meno impulso di prima; poi la stagnazione della domanda globale e il fatto che, comunque, le esportazioni rappresentano solo un quinto dell'economia dell'eurozona, mentre la domanda interna rimane debole; e, infine, il fatto che, secondo il modello della Bce, il deprezzamento dell'euro nell'anno passato, pari al 10 per cento (in termini effettivi reali), farà aumentare la crescita quest'anno di un mero 0,2 per cento;
   per quanto riguarda i vantaggi del quantitative easing, secondo Legrain, anche questi «sono destinati a rivelarsi effimeri», perché «il declino dei costi di finanziamento dei governi non darà un forte impulso alla crescita visto che le norme Ue precludono un'espansione fiscale», e inoltre, la situazione dei prestiti è sostanzialmente ferma;
   Legrain è del tutto contrario all'idea, molto diffusa nei media, che l'espansione relativamente rapida di Spagna e Irlanda sia da imputare alla ricetta tedesca del consolidamento fiscale e delle misure volte ad aumentare la competitività dell’export: secondo l'economista la Spagna non è certo un esempio di aggiustamento fiscale ben riuscito, al contrario, la sua ripresa avrebbe coinciso con l'allentamento della rigida austerità imposta nel 2011-13, che ha incoraggiato le famiglie a spendere di più, malgrado la stagnazione dei salari, e nonostante ciò, l'economia del paese ha perso il 5,7 per cento rispetto a sette anni fa, con il 23,7 per cento degli spagnoli — uno su due tra i giovani — disoccupato, mentre un numero molto maggiore ha abbandonato la forza lavoro; per quanto riguarda l'Irlanda, nonostante si tratti dell'economia Ue che ha registrato la crescita più rapida lo scorso anno, grazie alla «cura tedesca» avrebbe un'economia diminuita rispetto a prima della crisi, il tasso di disoccupazione a due cifre, la domanda interna ancora depressa, con il conto del salvataggio bancario di 64 miliardi di euro, ingiustamente imposto ai 2,2 milioni di contribuenti irlandesi, che continua a incombere sul Paese;
   come era stato sottolineato dall'interrogante con l'atto numero 4-08294 ancora privo di risposta, i Paesi che obbediscono alle regole della Troika sono proprio quelli che presentano le condizioni peggiori sia in termini di performance economica (crescita, occupazione e altro) che di andamento del debito pubblico, analisi, questa, riportata anche da diverse fonti di stampa di grande rilievo come l’Economist;
   in un suo recente articolo, l'economista professore della New York University Nouriel Roubini ha scritto che rispetto alla ripresa dell'eurozona, «una crescita robusta e sostenuta presenta ancora molti ostacoli» tra cui l'impostazione della politica fiscale, che continua ad essere troppo restrittiva, in buona parte a causa del rifiuto della Germania di adottare uno stimolo fiscale;
   secondo Roubini anche la politica monetaria della Bce, vista come risolutiva della crisi dell'eurozona e che punta ad indebolire ulteriormente l'euro, avrebbe dei rischi non trascurabili poiché «assume le fattezze di una politica beggar-they-neighbour, e rischia di determinare tensioni commerciali e valutarie nei confronti degli Stati Uniti e degli altri partner commerciali dell'Europa –:
   se il Governo sia al corrente della interpretazione distorta che i policymaker di Berlino e Bruxelles danno e comunicano della lieve ripresa economica dell'eurozona di cui in premessa, a dimostrazione della loro volontà di proseguire con l'imposizione del regime di austerity che sta strangolando la nostra economia e se non consideri, dunque, urgente attivarsi per promuovere con ogni strumento a disposizione la revisione dei trattati internazionali che dettano tali regole deleterie, prima che sia troppo tardi;
   quali iniziative il Governo abbia intenzione di porre in essere per far ripartire l'economia del nostro Paese, visti gli evidenti limiti dei fattori positivi da cui dipende il lieve miglioramento della situazione della zona euro e la loro transitorietà, in modo da strutturare un percorso di ripresa più stabile e a lungo termine;
   in quale modo il Governo si stia attivando per valorizzare e far fruttare il più possibile questo lieve incremento della crescita economica, per svilupparne appieno le potenzialità, anche in considerazione del concreto rischio che abbia una breve durata, come illustrato in premessa. (4-08931)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

zona euro

recessione economica

ribasso dei prezzi