ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08769

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 408 del 14/04/2015
Firmatari
Primo firmatario: GRIMOLDI PAOLO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Data firma: 14/04/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 14/04/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08769
presentato da
GRIMOLDI Paolo
testo di
Martedì 14 aprile 2015, seduta n. 408

   GRIMOLDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   la riforma dell'indicatore della situazione economica equivalente è stata presentata come un'operazione mirata alla semplificazione e alla sburocratizzazione amministrativa in favore del contribuente. In realtà fin dalla sua prima applicazione questa ha presentato diverse difficoltà e notevoli incongruenze a discapito dei contribuenti che intendeva invece agevolare;
   la revisione è stata operata con l'articolo 5 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, con cui è stata introdotta una nuova modalità di determinazione dei campi di applicazione dell'Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) secondo criteri che permettano di prevedere, nel calcolo dell'indicatore, una più ampia classificazione dei redditi familiari (come i redditi tassati con regimi sostitutivi e redditi non tassati), di migliorare la capacità selettiva dell'indicatore mediante una maggiore valorizzazione della componente patrimoniale, di focalizzare l'attenzione su tipologie familiari con carichi particolarmente gravosi (in merito al numero di figli o alla presenza dei figli disabili), di differenziare l'indicatore in riferimento al tipo di prestazione richiesta, di ridefinire i benefici da attribuire sulla base delle condizioni economiche, di rideterminare le soglie delle prestazioni e di rafforzare il sistema dei controlli attraverso la riduzione al minimo delle autocertificazioni. Una delle principali novità della riforma prevede, infatti, che alcune informazioni importanti relative al reddito, che prima erano auto-dichiarate, non debbano essere più inserite nel modello dal contribuente, perché l'INPS richiede le informazioni direttamente all'Agenzia delle entrate;
   prima con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 159 del 2014, poi con la circolare dell'INPS n. 171 del 2014, si è provveduto, quindi, all'introduzione, a partire dal 1o gennaio 2015, del nuovo modello ISEE, con lo scopo, almeno nelle intenzione del Governo, di migliorare l'equità sociale a favore delle famiglie più numerose e disagiate. Al fine di implementare la semplificazione e la sburocratizzazione, con lo stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, si è stabilito che l'INPS rendesse disponibile online il nuovo servizio dedicato all'indicatore attraverso una piattaforma telematica da cui scaricare il nuovo modello e procedere all'acquisizione, alla gestione e alla consultazione della dichiarazione sostitutiva unica (DSU) da inviare per ottenere l'indicatore 2015;
   con la riforma aumentano considerevolmente i nuovi modelli DSU che lievitano, oggi, ad otto: due modelli base, la cosiddetta DSU-mini, che tutti i sono tenuti a compilare e che serve per la maggior parte delle prestazioni poiché si riferiscono al nucleo familiare, alla casa di abitazione, alle informazioni su reddito, patrimonio mobiliare e immobiliare; una serie di altri modelli, i restanti sei, che invece vanno compilati esclusivamente per alcune tipologie di prestazioni, i cosiddetti ISEE Università, ISEE Sociosanitario, ISEE minorenni, e altro;
   il contribuente deve quindi compilare i moduli DSU, consegnarli direttamente all'ente che eroga la prestazione, oppure al comune, o al CAF, o all'INPS, ed è proprio l'istituto previdenziale che alla fine calcola l'indicatore della situazione economica equivalente;
   si apprende, però, da numerosi organi di stampa, dalle dichiarazioni dei dirigenti dei sindacati CAF e dagli stessi contribuenti che, con la riforma, al posto della semplificazione e della sburocratizzazione fiscale, si siano moltiplicati i disagi non soltanto per i contribuenti, ma anche per i centri di assistenza fiscale;
   i CAF, infatti, impiegano oggi molto più tempo per concludere una pratica, che deve inoltre essere perfezionata in più riprese, poiché, oltre alle complicazioni dovute alla compresenza di diversi moduli (quindi a fronte dei 20 minuti prima necessari oggi ne occorrono fino al doppio), la nuova procedura richiesta vede un'attesa di almeno 10 giorni, che può allungarsi fino ai 20. Dopo la compilazione del modello, infatti, questo va spedito all'INPS che in 10 giorni deve controllarlo e poi rispedirlo ai CAF, che devono farlo firmare all'utente e riconsegnarlo. Nel caso però in cui ci sia qualche incongruenza dovuta alle autocertificazioni, l'INPS lo rinvia al CAF, che a sua volta deve richiamare l'utente per sistemare l'errore, poi rispedire il modello ed attendere nuovamente 10 giorni. Il contribuente è quindi costretto ad un'attesa molto più lunga;
   a tutto ciò si aggiunge l'onere aggiuntivo a carico del contribuente a cui è richiesta, in luogo dell'autocertificazione, un'importante mole di documenti che non soltanto li costringe a recarsi più volte negli uffici per chiedere maggiori chiarificazioni a riguardo, ma ad ulteriori carichi fiscali, poiché sembra che alcune banche richiedano addirittura un compenso per il rilascio di documenti che invece dovrebbero essere gratuiti proprio in quanto necessari alla compilazione dell'ISEE;
   in questo modo, da un lato, dall'altro si stanno ingolfando i centri di assistenza fiscale ma dall'altro, si sta sopratutto arrecando un grave pregiudizio al contribuente, che sarà costretto a recarsi almeno due o tre volte presso i centri di assistenza fiscale per avere il documento, sostenere anche spese aggiuntive prima non previste ed attendere anche fino a 20 giorni, esponendolo inoltre al rischio di perdere qualche agevolazione a causa delle lungaggini richieste per la procedura;
   ciò equivale a rendere indisponibile il servizio in quanto molti contribuenti che necessitano di assistenza, oltre ai suddetti disagi, spesso non trovano posto nei centri di assistenza fiscale ormai intasati e non possono quindi correttamente procedere con la compilazione dei modelli. Sono quindi costretti a procedere autonomamente con il relativo pericolo di operare a proprio discapito;
   la semplificazione, quindi, non sembra essere arrivata, anzi le nuove regole sembrano colpire le fasce più deboli che richiedono questo indicatore, portando qualche contribuente a scoraggiarsi a tal punto tanto da rinunciarci. Recenti stime prevedono infatti che con la nuova riforma dell'ISEE si assisterà ad un calo del numero di contribuenti che accederanno alle agevolazioni sociali, a causa del minore spazio lasciato all'autocertificazione e all'aumento dei controlli;
   la nuova ISEE dunque, la cui ratio si fonda sul principio di welfare secondo cui i cittadini economicamente più svantaggiati devono avere diritto a prestazioni agevolate per i servizi pubblici essenziali, sembra essere paradossalmente diventato uno strumento per fare nuovamente cassa sui cittadini e disperdere in maniera irrazionale le risorse statali. Da un lato, la percentuale stimata di contribuenti in difficoltà che presumibilmente rinunceranno al calcolo dell'indicatore con grave pregiudizio in termini di godimento dei servizi di cui questi non usufruiranno più. Dall'altro, la nuova richiesta dei CAF che, a fronte di un maggior carico di lavoro, richiedono una rimodulazione di segno positivo per i compensi ricevuti dall'INPS, il cui costo, ancora una volta, sarà sempre sostenuto dai contribuenti;
   da ultimo, ma non meno importante, la speculazione che gli istituti di credito stanno operando a spese di ignari cittadini che sono costretti a richiedere alle banche la nuova mole di documenti necessari per la compilazione dei moduli. Nonostante il Ministero del lavoro e delle politiche sociali abbia dichiarato che sia intervenuta un'intesa di massima fra il Ministero e l'ABI in base al quale quest'ultima ha sollecitato gli istituti di credito a «rendere disponibile la giacenza media richiesta ai fini ISEE alla propria clientela», resta il fatto che alle banche resta la facoltà di adottare le soluzioni più idonee. Quindi in questo senso, il Governo, ancora una volta, non sta prendendo le misure adeguate e sembra, per l'ennesima volta, prendere le parti e fare il gioco dei potentati del Paese, lasciando indietro le classi più deboli meritevoli di maggior tutela;
   è chiaro secondo gli interroganti come il Governo abbia commesso degli errori macroscopici in questo senso, sarebbe quindi necessario rimodulare quantomeno le procedure burocratiche così come evitare che i contribuenti si carichino in qualsiasi modo di spese aggiuntive prima non previste ed evitare che questi rinuncino al calcolo dell'indicatore in oggetto perché ciò equivarrebbe a metterli in condizione di dover rinunciare al godimento di servizio essenziali che uno Stato di diritto sociale, quale il nostro si qualifica costituzionalmente, deve invece garantire, rimuovendo efficacemente ogni ostacolo di ordine economico e sociale suscettibile di alterare l'uguaglianza sostanziale tra i cittadini;
   il Ministro dell'economia e delle finanze ha dichiarato che Ministero del lavoro sta provvedendo alla costituzione di un «comitato consultivo ai fini del monitoraggio sull'attuazione della disciplina dell'ISEE e dell'eventuale proposta di correttivi» formato dai rappresentanti dei Ministeri, dell'INPS, delle regioni e province autonome, dell'ANCI, delle parti sociali e delle associazioni nazionali. A questo proposito lo stesso Ministero starebbe richiedendo, a regioni e comuni, notizie relative «alle misure predisposte per garantire che l'erogazione delle nuove prestazioni avvenga in conformità con le disposizioni della nuova disciplina ISEE», ma ad oggi, a ridosso dell'imminente scadenza, tutti i disagi dei contribuenti non sembrano essere stati appianati e molti rischiano di rimanere senza un'adeguata assistenza per la compilazione dei modelli. Agli interroganti appare chiaro come una tale consultazione sarebbe dovuta intervenire prima della riforma e non a riforma già attuata, al fine di studiare in maniera preventiva le possibili ripercussioni negative che il riordino avrebbe potuto avere sul contribuente, in luogo di aprire il tavolo di confronto a riforma già in atto quando i contribuenti hanno già scontato disagi e difficoltà –:
   quali iniziative il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere al fine di rivedere le attuali norme procedurali di compilazione e rilascio dell'indicatore della situazione economica equivalente in modo da attuare effettivamente, e al più presto, una sostanziale sburocratizzazione e semplificazione a favore del contribuente che, attualmente, è costretto ad adempimenti maggiori rispetto al precedente sistema, costringendolo non soltanto ad una, più lunga attesa, ma anche ad obbligazioni di certificazione e sopratutto a nuovi oneri fiscali, che colpiscono i contribuenti appartenenti alle fasce più disagiate, così come specificato in premessa;
   quali iniziative il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere al fine di garantire a tutti i contribuenti in difficoltà un'adeguata assistenza, con particolare riferimento al fatto che, come specificato in premessa, a causa dell'eccessivo ingolfamento dei centri di assistenza fiscale, molti non riescono a ricevere il giusto supporto per la compilazione dei modelli. (4-08769)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

imposta sul reddito

contribuente

diritto sociale