ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08480

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 395 del 19/03/2015
Firmatari
Primo firmatario: LOMBARDI ROBERTA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 19/03/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CIPRINI TIZIANA MOVIMENTO 5 STELLE 19/03/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 19/03/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08480
presentato da
LOMBARDI Roberta
testo di
Giovedì 19 marzo 2015, seduta n. 395

   LOMBARDI e CIPRINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   sul numero del 16 Marzo 2015 del giornale il Fatto Quotidiano, è stato pubblicato un articolo intitolato: «Disonore al merito: quegli eroi presi a calci nel sedere», in cui si racconta di poliziotti che hanno denunciato i superiori, di finanzieri anti slot, di dirigenti che scoprono spese pazze e che, a causa di tali denunce, hanno subito ritorsioni a livello disciplinare;
   tra gli «eroi» figura anche il vicequestore Filippo Bertolami, il quale, il 18 febbraio 2015, ha ricevuto una lettera del capo della polizia Alessandro Pansa, con cui gli si comunicava l'intervenuta «sospensione cautelare per gravi motivi disciplinari»;
   stando alle notizie riportate dal quotidiano, Bertolami in quindici anni di servizio avrebbe portato alla luce scandali di ogni tipo;
   l'assenza di telecamere e scanner contro gli attentati alla stazione romana di Termini, a Palazzo Chigi e al Vaticano: da anni c’è chi mette in guardia che la maggior parte di esse non funziona e se arrivassero i terroristi potrebbero passare indisturbati; Bertolami, cerca, indaga, scopre, finché non denuncia la storia davanti alle telecamere di Piazza Pulita;
   è solo l'ultimo colpo di Bertolami; prima, dall'unità nazionale CEPOI della scuola di perfezionamento delle forze di polizia, si era scagliato contro l'uso dei fondi nazionali ed europei: «abbiamo una struttura provvisoria di tutto ed esternalizziamo il servizio interpreti, il catering e le navette per gli ospiti, perché?» – denunciava;
   poi le polemiche, sempre sollevate da Bertolami, sugli investigatori anti-mafia che, dopo aver compiuto operazioni clamorose a Latina e Ostia, si ritrovano scaricati dai loro vertici; e via, salendo fino a toccare i piani più alti della polizia: fu Bertolami a tirar fuori la storia delle case blu per i vertici della polizia. Uno fra tutti, Andrea De Gennaro – Generale delle Guardia di finanza e capo della Direzione centrale per i servizi antidroga – che in pratica ricevette le chiavi di casa dal fratello Gianni quando lasciò la poltrona di capo della polizia;
   ancora, fu Bertolami, come sindacalista (rappresentante del sindacato di Polizia, Italia Sicura), a denunciare promozioni e sorprendenti avanzamenti per poliziotti indagati o condannati, magari per i fatti del G8;
   svelò la storia di quel vice-questore di punta rinviato a giudizio per il pestaggio del tifoso Stefano Gugliotta ma comunque volato dal 299o al 47o della graduatoria per accedere alla scuola questori;
   oppure quando ricostruì, carte alla mano, che il vice capo della polizia Alessandro Marangoni sostenne per la promozione a dirigente il commissario V., già condannato nel 2010 a un anno e 10 mesi per aver rilasciato il porto d'armi ad Andrea Calderini, il trentunenne che nel maggio 2003 uccise nel suo palazzo di Milano sua moglie e una vicina di casa e poi sparò dal balcone ferendo gravemente tre persone prima di togliersi la vita. «La condanna – denunciò all'epoca Bertolami – comporta l'applicazione nei confronti del funzionario, ove già non ricorrano i presupposti per l'applicazione di un'altra sanzione disciplinare, della sospensione dal servizio con privazione della retribuzione in proporzione all'entità del risarcimento. E non avendo ottemperato a questo obbligo, lo stesso Marangoni, anziché essere promosso Prefetto, avrebbe dovuto essere sospeso dal servizio con privazione della retribuzione»; insomma sulle ali di quella segnalazione di Marangoni il commissario V. volò dal 728o al 42o e divenne dirigente;
   facendo il proprio dovere Bertolami si è fatto un mare di nemici e adesso mostra una sfilza di lettere, ricevute tutte lo stesso giorno: primo, la richiesta di destituzione; il motivo? le dichiarazioni rilasciate a Piazza Pulita sulla scarsa sicurezza di luoghi dove passano migliaia di persone;
   poi ecco il decreto di sospensione dal servizio, quindi restituire pistola e manette, percepire solo il 50 per cento – la metà di circa 2.500 euro; motivo? Aver puntato il dito sulla presunta malagestione dei fondi, contro gli sprechi. La richiesta è stata firmata dal capo della polizia, Pansa. «Farò ricorso perché non è compito suo, spetta al Ministro» avverte Bertolami;
   c’è anche una richiesta di trasferimento e, infine, anche una richiesta di pena pecuniaria (pure questa firmata da Pansa);
   Bertolami dichiara di volere uscire a testa alta da questa vicenda e Franco Picardi del sindacato PNFD incalza: «Il Capo della Polizia ha compiuto un grave abuso, useremo tutti gli strumenti a disposizione dell'ordinamento per far reintegrare il collega, altrimenti destituiteci tutti !» –:
   se i fatti descritti in premessa e raccontati nel numero de Il Fatto quotidiano del 16 marzo 2015 corrispondano al vero. (4-08480)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

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