ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08408

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 391 del 13/03/2015
Firmatari
Primo firmatario: SORIAL GIRGIS GIORGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 13/03/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 13/03/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 19/03/2015
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 25/11/2015

SOLLECITO IL 26/07/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08408
presentato da
SORIAL Girgis Giorgio
testo di
Venerdì 13 marzo 2015, seduta n. 391

   SORIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
   da maggio 2014 ad oggi l'euro si è svalutato progressivamente di ben 8 punti percentuali arrivando ultimamente quasi alla pari col dollaro anche per l'operazione Quantitative Easing da parte della Banca centrale europea e la riduzione dei tassi di interesse;
   sembra che la svalutazione dell'euro sia considerata la soluzione alla crisi e a tutti i mali del nostro Paese, perché dovrebbe produrre effetti positivi sull'economia dell'eurozona da due principali punti di vista: secondo gli economisti da un lato dovrebbe incrementare le esportazioni, dall'altro l'aumento dell'inflazione dovuto all'incremento dei prezzi dei prodotti importati (tra cui le materie prime e in particolare il petrolio);
   sebbene l'aumento delle esportazioni sia certamente un bene, l'Italia esporta per circa il 40 per cento all'interno dell'area euro ed inoltre il contesto è tutt'altro che favorevole ad una ripresa dell’export anche al di fuori dell'eurozona: tra sanzioni contro la Russia e Stati Uniti che puntano a ridurre il proprio deficit con l'estero, le esportazioni difficilmente possono essere un traino per la crescita;
   chi sta da anni traendo vantaggio dell'euro debole per esportare, anche ben oltre i limiti imposti dalle regole del Six Pack, è la Germania, che da tempo dovrebbe essere costretta ad espandere la propria domanda e sulla carta lo è, ma non lo fa, anche perché la Commissione europea non si decide ancora a sanzionare i tedeschi per il loro eccesso di export;
   per quanto riguarda l'aumento dell'inflazione, a livello tecnico andrebbe a contrastare la deflazione, ma in sé e per sé, «inflazione importata» sarà di modesta entità, perché i prezzi nei Paesi industrializzati sono relativamente poco sensibili all'aumento dei costi delle importazioni, ma soprattutto dovrebbe avere un effetto recessivo, non espansivo: va da sé infatti che se i prezzi aumentano a causa dell'aumento dei costi delle importazioni, la domanda in generale non ne può certo beneficiare, anzi, visto che i consumatori si ritrovano con prezzi più alti, ma con le stesse entrate di prima, con ogni probabilità ridurranno i loro già bassi consumi;
   la banca centrale giapponese la Bank of Japan, dopo il fallimento della recente svalutazione dello yen (se si esclude il boom del primo trimestre 2014), ora spiega che l'inflazione «buona» (ed efficace in un arco temporale medio-lungo) è solo quella che viene dagli aumenti salariali;
   il Quantitative Easing non è però un piano esente da rischi, come dichiarato di recente dallo stesso Mario Draghi: «Siamo consapevoli che le nostre misure possono comportare dei rischi alla stabilità finanziaria»;
   secondo i maggiori economisti uno degli effetti collaterali inevitabili del Quantitative Easing, è una bolla finanziaria che potrebbe risolversi anche solo in un aumento del grado di diseguaglianza tra ricchi e poveri, con un impatto minimo sui consumi: in linea teorica, tassi d'interesse negativi dovrebbero spingere da un lato a consumare di più e dall'altro a indirizzare gli investimenti verso attività più rischiose, presumibilmente più vicine alla economia «reale», ma questo comunque poi dipende dalle banche, quindi non è affatto sicuro;
   il Quantitative Easing di per sé non è sufficiente a creare «moneta» e a generare inflazione: la liquidità creata dalla Bce può rimanere nel circuito finanziario e alimentare una pericolosa bolla speculativa oppure può iniziare a fluire nell'economia reale, ma solo se le banche, attraverso l'attività creditizia, la trasformano in «aggregati monetari» per l'economia, «spendendola» ovvero trasferendola a qualcuno, impresa o commerciante, che è in grado di investirla in attività reali e in lavoro;
   secondo l'economista Marcello Esposito de La voce.info: «La parte più delicata di un Qe o di una parziale monetizzazione del debito non sta nelle fasi iniziali, ma nella sua conclusione, fase estremamente complessa anche quando il «malato» risponde positivamente alle cure. Le bolle speculative alimentate dal Qe devono essere sgonfiate lentamente per evitare che scoppino e travolgano l'economia reale... Il problema potrebbe quindi sorgere se la Bce non avesse il tempo di aspettare i «fondamentali», ad esempio perché l'inflazione riparte, ma l'economia reale no» –:
   se il Governo sia consapevole di quanto descritto in premessa e in che modo voglia intervenire affinché i rischi della svalutazione dell'euro messi in evidenza possano essere prevenuti e il Paese venga tutelato nel caso in cui le previsioni più negative degli economisti dovessero rivelarsi giuste;
   in che modo il Governo si stia attivando per garantire che gli effetti del Quantitative Easing siano il più possibile positivi e dunque che le risorse messe in campo vengano effettivamente trasmesse all'economia reale, e non vadano invece ad alimentare la pericolosa bolla finanziaria di cui in premessa;
   in quale modo il Governo intenda adoperarsi affinché la svalutazione dell'euro e il previsto aumento dell'inflazione non abbiano ricadute negative sui consumi già decisamente bassi a causa della crisi e in che modo abbia intenzione di sostenere dunque l'economia reale e i consumatori che, con le stesse esigue risorse economiche, si troveranno a dover affrontare prezzi più alti;
   se e in che modo il Governo intenda promuovere l’export italiano affinché la svalutazione della nostra moneta possa davvero apportare dei benefici anche alla nostra economia;
   se il Governo stia predisponendo misure per affrontare la fase conclusiva del Quantitative Easing che è la più delicata e potrebbe stravolgere l'economia reale del nostro Paese. (4-08408)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

esportazione comunitaria

svalutazione

inflazione