ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08251

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 385 del 04/03/2015
Firmatari
Primo firmatario: ZACCAGNINI ADRIANO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 04/03/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI delegato in data 04/03/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08251
presentato da
ZACCAGNINI Adriano
testo di
Mercoledì 4 marzo 2015, seduta n. 385

   ZACCAGNINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:
   le condizioni di lavoro e di vita dei braccianti agricoli stranieri impiegati nell'Italia meridionale, sono state oggetto di numerose indagini, inchieste giornalistiche e dibattiti, non solo italiane ma anche europee, ad emergere lampanti sono realtà fatte di sfruttamento lavorativo ai limiti della schiavitù, condizioni abitative drammatiche nei casolari abbandonati e nei «ghetti», lavoro nero o grigio, caporalato; soprattutto dopo la «rivolta di Rosarno» del gennaio 2010 e lo sciopero dei braccianti africani di Nardò (Lecce) dell'agosto 2011, giornali, televisioni e siti internet hanno dedicato spesso articoli e inchieste a questi temi, con titoli quali Gli schiavi dei pomodori senza tetto né legge(«La Stampa», 3 agosto 2010); Rosarno, gli africani schiavi della ’ndrangheta («Corriere della Sera», 7 dicembre 2011), Così vivono ottocento forzati della ferra (Le inchieste di «Repubblica», 3 giugno 2013), Inferno Rosarno («Il manifesto», 27 ottobre 2013). E poi indagini sindacali (come Agromafie e caporalato, Flai-Cgil, 2013) e di importanti organizzazioni non governative (Volevamo braccia e sono arrivati uomini. Sfruttamento lavorativo dei braccianti agricoli migranti in Italia, Amnesty International, 2012) e gli studi più recenti compiuti da diversi ricercatori accademici;
   la Rete locale, fortemente radicata nel meridione «Campagne in Lotta», fatta di lavoratori italiani e stranieri, attivisti, ricercatori, gruppi di acquisto solidale, piccoli produttori ed altri ancora, provenienti da diverse parti d'Italia, ha recentemente pubblicato sul proprio sito internet un'inchiesta dal titolo «Foggia-Sliven andata e ritorno: Appunti per un'inchiesta militante sulle “altre braccia”», nella quale viene descritto il meccanismo di reclutamento di braccianti agricoli stranieri da consegnare alle varie forme di sfruttamento e di caporalato nostrano. L'inchiesta, partita da un lavoro sul territorio precisamente a Capitanata il Tavoliere delle Puglie, tristemente famoso per il grave sfruttamento che caratterizza chi qui raccoglie il pomodoro, evidenzia come: «Accanto ai “ghetti” africani, poi, scopriamo anche quelli bulgari, o rumeni. Già da qualche anno sappiamo che molti raccoglitori di pomodoro sono rom: intere famiglie, a volte con figli anche piccolissimi al seguito. Ma nell'estate del 2014 finalmente entriamo nella baraccopoli di Borgo Tressanti, che sorge accanto) ad un inceneritore e che ospita circa trecento persone [...] provenienti dalla Bulgaria. [...] gli abitanti di questa come di tante altre baraccopoli non hanno molta voglia di parlare: con tutta probabilità tra loro ci sono, come spesso accade, i caporali. Ma una cosa è certa: tutti vengono dalla medesima cittadina, Sliven»;
   la rete «Campagne in Lotta» si è recata nella cittadina bulgara di Sliven e nell'inchiesta ha descritto come «Da Sliven si parte non solo per la Capitanata, ma anche per la Piana di Sibari o per quella di Gioia Tauro, tutti luoghi di sfruttamento a noi noti, o anche per Napoli. I nostri ospiti ci fanno diversi nomi di padroni e intermediari, e ci mostrano contratti, CUD, codici fiscali di tutti i parenti[...] tramite le agenzie italiane che trattengono parte della paga – a loro rimanevano 30 euro per ogni giornata di lavoro, ma da questi, pare, se ne devono scalare altri 5 per i contributi. [...] Le maglie dello sfruttamento, poi, assumono forme diverse anche a seconda dei soggetti interessati: mentre i rom si affidano a persone della loro comunità, anche i bulgari gadzho partono per l'Italia, ma tramite altri canali. Su un giornale locale di annunci, si leggono offerte di lavoro in Italia da parte di agenzie non meglio identificate. Il nostro compagno di viaggi si presta al gioco, e all'altro capo del telefono una donna piuttosto scortese gli domanda se chi cerca il lavoro sia un uomo o una donna. Per gli uomini, spiega, c’è lavoro nella raccolta delle arance e dei mandarini, oppure in una fabbrica di smistamento della frutta. Nel primo caso, la paga è di un euro a cassetta (come effettivamente accade in Calabria), nel secondo sono 30 euro al giorno. Per dormire si pagano 100 euro al mese, e per partire con il minibus da Sofia (ogni giovedì e venerdì) ci vogliono 350 euro. C’è lavoro tutto l'anno, dice la rappresentante dell'agenzia, l'Italia è un paese molto grande dove tutto è coltivato. Alla richiesta di un contratto non sembra particolarmente accomodante – si può fare, se proprio è necessario. E i contatti con i datori italiani si possono avere, ma di solito ci pensano loro per questioni di lingua. Di annunci così se ne trovano frequentemente, e spesso le condizioni di lavoro e di vita che chi parte trova in Italia sono molto più dure di quelle che si aspetta. [...]Un capitolo a parte riguarda poi la manodopera femminile: anche in questo caso, le conversazioni con la gente ci danno la conferma di quanto già sentito in Italia. Se non sei disponibile con il padrone, rischi di perdere il posto. Un anziano signore, chiamato appositamente dal fratello per raccontarci la sua storia, spiega: nelle campagne di Foggia, gli uomini e le donne venivano divisi. Gli uomini venivano mandati più lontano, mentre le donne rimanevano vicino alla casa del padrone. Dopo qualche giorno, iniziavano le avances. Più di una persona, tra chi ricopre ruoli istituzionali, ci racconta anche che Sliven è considerata una “capitale della prostituzione”. In città, sono le donne e i travestiti, soprattutto rom, a fornire servizi sessuali a pagamento, nella zona del mercato. Ma sul giornale si trovano offerte alquanto esplicite di giovani donne che offrono i loro servizi per una decina di euro» –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   se non ritengano opportuno procedere ad un monitoraggio e intervenire sulla tratta Sliven Foggia, circa l'eventuale esistenza di un business illegale organizzato che dalla Bulgaria si indirizza verso l'Italia, al fine di evitare il proliferare di situazioni atte a favorire la tratta di persone finalizzata allo sfruttamento della manodopera e della prostituzione, nell'ottica del contrasto del lavoro nero e dell'illegalità e nel contempo garantendo assistenza alle fasce più deboli della popolazione al fine di salvaguardare la dignità della persona sopra ogni cosa. (4-08251)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

lavoro nero

lavoro femminile

manodopera agricola