ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08051

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 379 del 20/02/2015
Firmatari
Primo firmatario: COSTANTINO CELESTE
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 20/02/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 20/02/2015
SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 20/02/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 20/02/2015
Stato iter:
08/04/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 08/04/2015
BUBBICO FILIPPO VICE MINISTRO - (INTERNO)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 08/04/2015

CONCLUSO IL 08/04/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08051
presentato da
COSTANTINO Celeste
testo di
Venerdì 20 febbraio 2015, seduta n. 379

   COSTANTINO, FRANCO BORDO e SCOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   Francesco Di Palo è un imprenditore di Altamura vittima, dal 2001 al 2003, del racket estorsivo ai danni dell'azienda di cui era titolare, la Venere srl di Matera, società che produceva vasche idromassaggi, dichiarata fallita un anno prima della sua denuncia contro gli estorsori;
   in data 30 gennaio 2015, il collaboratore di giustizia Di Palo, si è cosparso di liquido infiammabile e si è dato fuoco davanti alla Prefettura di Monza, riportando fortunatamente solo ustioni alle mani a seguito dell'intervento dei vigili del fuoco; Di Palo ha compiuto l'atto per denunciare l'abbandono di cui è stato oggetto, assieme alla sua famiglia, da parte delle istituzioni, in quanto escluso dal programma di protezione dedicato ai testimoni di giustizia e ai loro congiunti;
   non è la prima protesta che Di Palo ha portato avanti: già nel 2011 protestò perché il Viminale non copriva più le spese d'affitto in località protetta, quando era ancora all'interno del programma di protezione. Vani si sono rivelati gli appelli al Ministro dell'interno, anche quando Di Palo ha lamentato la mancata notifica degli atti giudiziari presso la località protetta ove si trovava, con i quali gli veniva notificato di presentarsi ad udienze quale testimone e a cui, inevitabilmente, non ha potuto prendere parte;
   la questione relativa ai testimoni di giustizia è gestita da un'apposita Commissione ministeriale, il servizio centrale di protezione del Ministero dell'interno (SCP). Nonostante l'aumento del carico lavorativo del SCP, le risorse continuano a diminuire, e nonostante tale servizio segua circa 6000 persone tra testimoni di giustizia e loro congiunti;
   in particolare, i tagli ammontano a circa 25 milioni di euro, come da variazione di bilancio collegata alla legge di stabilità 2015 (legge 23 dicembre 2014, n. 190), varata dal Governo Renzi;
   tale taglio di risorse essenziali si aggiunge alla già difficile vita dei testimoni che risiedono in località protette, in quanto i documenti di copertura non hanno alcun valore legale, con una serie di conseguenze burocratiche e amministrative che aggravano il ripristino di una vita apparentemente normale per coloro che collaborano con lo Stato per combattere il crimine organizzato. Le procedure esigerebbero garanzia di riservatezza del trattamento dei dati dei testimoni di giustizia, ma la situazione vigente, denunciata da molti di loro, li espone a vendette e ritorsioni;
   una ulteriore possibilità di sostegno economico ai testimoni di giustizia sarebbe prevista dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, in base alla quale, in caso di rinuncia al mantenimento economico, questi verrebbero assunti presso la pubblica amministrazione, ma non si capisce come si possa procedere alla seppur corretta misura in presenza di tagli strutturali alle risorse di pubblica amministrazione ed enti locali, nonché del blocco dei relativi concorsi, che rendono difficile anche avere contezza del numero dei posti di lavoro disponibili. Il decreto prevede che sia il servizio centrale a sondare le pubbliche amministrazioni per censire i posti disponibili, questo andrà fatto in tutta Italia, due volte l'anno. Il servizio centrale segue oltre 6000 persone. Se non si potenzia la struttura operativa del servizio centrale di protezione, difficilmente questo potrà provvedere a quanto la legge gli impone di fare e le possibilità per i testimoni di giustizia di trovare un lavoro, diminuiranno;
   come già sottolineato dalla relazione della Commissione antimafia, il lavoro di ricognizione dei posti disponibili dovrà tenere conto delle altre categorie tutelate da analogo diritto all'assunzione nella pubblica amministrazione; se a questo si aggiungono il contenuto dell'articolo 12, di neutralità finanziaria, e i tagli strutturali alle risorse delle pubbliche amministrazioni/enti locali (insieme al blocco dei concorsi) si capisce come i posti di lavoro effettivi, saranno senza dubbio pochi;
   il viceministro Bubbico ha affermato che i tagli non impediranno l'esecuzione delle azioni volte a tutelare i testimoni di giustizia e che in caso di emergenze e necessità sono previste e consentite spese dirette;
   nella più recente relazione sul sistema di protezione dei testimoni di giustizia, la stessa Commissione antimafia denuncia: «si lamenta che le abitazioni offerte, specie in occasione delle prime sistemazioni in località protetta, sono spesso degradate e prive delle elementari condizioni igieniche o che per lunghi periodi, si è collocati in strutture alberghiere fatiscenti»; «l'inadeguatezza delle misure di protezione poste in essere a tutela dei testimoni sia in località protetta che in quella di origine, spesso riconducibili alla ridotta disponibilità di mezzi e uomini, alla saltuarietà della vigilanza, alla scarsa professionalità delle forze dell'ordine, alla utilizzazione di immobili già impiegati per collaboratori di giustizia e la cui pregressa destinazione era nota»; la «mancata attuazione della norma che prevede che al testimone di giustizia vada assicurato il pregresso tenore di vita»; la «condizione di isolamento, sia in località protetta che in località di origine, e mancanza di punti di riferimento e di supporto»; l’«inadeguatezza del sistema di reinserimento socio-lavorativo, specie per imprenditori e commercianti» –:
   in riferimento a quanto illustrato in premessa, nonché alla inadeguata normativa che regola la gestione e la protezione dei testimoni di giustizia – che non solo mette in pericolo chi decide di collaborare, ma disincentiva coloro che vorrebbero farlo – se non intenda rivedere le modalità di protezione dei testimoni di giustizia in relazione all'ambiguità amministrativa a cui vengono esposti una volta in possesso di nuovi documenti che hanno alcun valore legale e se intenda fornire dettagli chiari sulla capacità della pubblica amministrazione di assumere coloro che ne faranno richiesta, anche in presenza di tagli, specificando quali sarebbero le spese dirette in caso di emergenza e necessità. (4-08051)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 8 aprile 2015
nell'allegato B della seduta n. 404
4-08051
presentata da
COSTANTINO Celeste

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame, gli interroganti, prendendo spunto dal caso dell'imprenditore Francesco Dipalo e dai contenuti problematici di una recente relazione della Commissione antimafia, richiamano l'attenzione del Governo sul funzionamento del servizio centrale di protezione e sulle modalità di tutela dei testimoni di giustizia, chiedendo in particolare notizie sulla documentazione di copertura e sull'assunzione dei testimoni medesimi nella pubblica amministrazione.
  Si precisa, inizialmente, che il testimone di giustizia Francesco Dipalo ha beneficiato, con i suoi familiari, delle speciali misure di protezione previste dalla legge n. 82 del 1991, dall'anno 2009 al 2013. La tutela a favore dell'imprenditore è stata disposta dalla Commissione centrale di cui all'articolo 10 della predetta legge, su proposta della direzione distrettuale antimafia di Bari, che ne ha poi richiesto la cessazione alla conclusione degli impegni giudiziari.
  Il termine dello speciale programma di protezione – la cui esecuzione è affidata al servizio centrale di protezione del dipartimento della pubblica sicurezza – era stato richiesto, peraltro, dallo stesso signor Dipalo, in vista del suo reinserimento nel tessuto economico-sociale. A tal fine, la Commissione centrale ha disposto la capitalizzazione delle misure di assistenza economica godute, corrispondendo la somma massima consentita.
  Le richieste formulate dal testimone sono state più volte esaminate dalla commissione centrale, che lo ha ascoltato in varie occasioni, concedendogli contributi ulteriori rispetto alle ordinarie misure di assistenza economica e assicurandogli finanche l'impiego presso un'azienda pubblica in località protetta, rapporto di lavoro che si è risolto a causa del comportamento tenuto dall'interessato.
  Nella località protetta, al signor Dipalo – come avviene per tutti i testimoni di giustizia inseriti in un programma di protezione – è stato sempre garantito un adeguato alloggio con la corresponsione anche dei relativi canoni di locazione.
  Successivamente alla fuoriuscita dal programma, il signor Dipalo è stato nuovamente ascoltato dalla commissione centrale, che ha accertato l'infondatezza della mancata notifica di atti giudiziari lamentata dal testimone, al quale, tuttavia, non è stato ancora possibile comunicare l'esito di tale accertamento in quanto si è reso irreperibile. Pur a fronte dell'attività dell'amministrazione, il signor Dipalo ha compiuto il gesto descritto degli interroganti, in seguito al quale è stato ricoverato presso l'ospedale Niguarda di Milano.
  Quanto al funzionamento del servizio centrale di protezione, si fa presente che esso provvede, attraverso articolazioni centrali e periferiche, a tutte le esigenze della popolazione protetta, che ammonta a oltre 6 mila unità, tra testimoni e collaboratori di giustizia e familiari. A tutti viene garantita la piena assistenza nella vita quotidiana, compatibilmente con le primarie esigenze di sicurezza.
  Ciò sta a significare che la vita di relazione del testimone di giustizia, ammesso al programma di protezione, può giocoforza subire alcune temporanee limitazioni, che vengono accettate con la sottoscrizione del programma stesso. D'altro canto, anche il Consiglio di Stato ha dato atto che l'applicazione del meccanismo di protezione risponde, con ampia flessibilità, alle personali esigenze, anche impreviste, del testimone e dei familiari, con interventi immediati di assistenza sanitaria, professionale, legale ed economica, volti a garantire il mantenimento del precedente tenore di vita.
  Nell'ambito delle misure di protezione, il servizio centrale cura il rilascio, quando necessario, di documenti di copertura aventi piena validità nei limiti previsti dal programma di protezione e in grado di garantire ad ogni tutelato l'accesso alle prestazioni in condizioni di sicurezza.
  Per la gestione del sistema di protezione, nell'esercizio finanziario 2015 risultano assegnati al relativo capitolo di spesa poco meno di sessanta milioni di euro già disponibili per cassa. Tale importo è inferiore a quello stanziato per il 2014, ma potrà essere successivamente integrato in fase di assestamento di bilancio, come del resto accaduto nell'anno precedente.
  Si assicura che saranno comunque garantiti il rispetto dei diritti delle persone tutelate e la qualità dei servizi resi nell'ambito del sistema di protezione.
  La legge n. 125 del 2013 ha aggiunto alle misure assistenziali in favore dei testimoni di giustizia il diritto all'assunzione per chiamata diretta nominativa nelle pubbliche amministrazioni, che non presuppone alcuna rinuncia all'assegno di mantenimento da parte del testimone protetto né impedisce la fruizione di interventi economici di carattere straordinario eventualmente necessari, già previsti dalla normativa vigente anche oltre la cessazione della protezione a fini di reinserimento sociale.
  Si sottolinea che l'applicazione ai testimoni di giustizia del diritto al collocamento obbligatorio nelle pubbliche amministrazioni con precedenza inserisce gli stessi tra gli appartenenti alle categorie protette, che non sono soggette ai limiti assunzionali stabiliti dal decreto-legge n. 90 del 2014 di riforma della pubblica amministrazione.
  Per attuare il dettato normativo, il servizio centrale di protezione, su disposizione della commissione centrale, ha già avviato i delicati adempimenti, che riguardano circa 300 testimoni di giustizia beneficiari, in atto o in passato, di speciale protezione.
  Ciò, seppure non può rappresentare garanzia assoluta dell'assunzione, costituisce il segnale tangibile di una doverosa attenzione verso coloro che hanno offerto un contributo essenziale alla giustizia.

Il Viceministro dell'internoFilippo Bubbico.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

lotta contro la criminalita'

fallimento

infrastruttura turistica