ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07873

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 374 del 10/02/2015
Firmatari
Primo firmatario: CAPARINI DAVIDE
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE
Data firma: 10/02/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 10/02/2015
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07873
presentato da
CAPARINI Davide
testo di
Martedì 10 febbraio 2015, seduta n. 374

   CAPARINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   nel comune di Berzo Demo (Brescia), in Val Camonica, in località Forno Allione dove sorgono gli stabilimenti ex Selca come segnalato negli atti ispettivi n. 4-03477 giovedì 6 febbraio 2014, seduta n. 168 e 5-02183 lunedì 17 febbraio 2014, seduta n. 175 si è in presenza di una emergenza ambientale a causa dell'inquinamento del terreno che minaccia la salute pubblica;
   il comune di Berzo Demo conta poco più 1.700 abitanti e non dispone delle risorse economiche necessarie per la bonifica dell'area ex Selca, né di una struttura tecnico-amministrativa adeguata per affrontare nel migliore dei modi una questione di tale rilevanza; pertanto il sindaco ha chiesto l'intervento di regione e Stato;
   dell'attività della Selca nel comune di Berzo Demo si è interessata anche la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nella scorsa legislatura; nell'ambito delle indagini svolte da parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti relativamente al ciclo dei rifiuti della Lombardia (Doc. XXIII, n. 13), ed in particolare della provincia di Brescia, emerge quanto riferito da Marco Turchi, comandante provinciale dei Carabinieri di Brescia, nell'audizione del 4 maggio 2011: «Vi era, inoltre, la società “Selca” di Berzo Demo, comune della Vallecamonica, che aveva difficoltà economico-finanziarie e che era stata acquistata dal gruppo Catapano di Napoli, il cui leader è Guido Catapano, arrestato il 29 marzo 2011, insieme ad altri tredici indagati, dai Carabinieri di Padova per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta»;
   la relazione continua evidenziando che «sulla bonifica del sito in cui operava la "Selca"» è intervenuto il comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato di Brescia, Gualtiero Stolfini, il quale nell'audizione del 4 maggio 2011, ha riferito che nel comune di Berzo Demo in Val Camonica svolgeva l'attività industriale l'Union Carbide, alla quale erano subentrate la Graphtec e la Selca. All'interno dell'azienda vi era un sito, già adibito a discarica abusiva, pieno di rifiuti speciali pericolosi, di profondità ignota, dove 30/40 anni fa e, cioè, negli anni ’70 vi erano state depositate «peci di lavorazione». La Graphtec, da ultimo, si era impegnata a bonificare il sito anzidetto mediante la costruzione tutt'intorno allo stesso di un sarcofago con la profondità necessaria al suo completo isolamento;
   lunedì 10 febbraio 2015 come documentato dalle telecamere di «Presa Diretta» di Raitre e ripreso dal Corriere della Sera di Brescia 12 febbraio 2014 i residui della demolizione di celle elettrolitiche per l'alluminio primario estratto dalle miniere di bauxite australiane, con elevate concentrazioni di cianuri e fluoruri arrivati alla Selca nel 2009 sono stoccati in un capannone abbandonato dopo il fallimento della ditta ed una parte delle scorie sono esposte alle intemperie e alimentano rivoli neri di acqua mista a polveri tossiche ad ogni pioggia ruscellano a valle, forse confluendo nel fiume Oglio. «Un disastro» secondo William Stival, l'investigatore del nucleo forestale di Brescia che ha dato avvio all'indagine sulla Selca. L'inchiesta era nata da un dettaglio curioso: un camion fermo per la notte il cui carico si incendia sotto un temporale. Veniva dalla Selca e ufficialmente trasportava carbone. Ma a contatto con l'acqua il carbone non prende fuoco, una reazione propria invece di alcune polveri d'alluminio;
   «Sono 23 mila tonnellate di rifiuti tossici contaminati da fluoruri e cianuri: una ditta italiana li doveva rendere inoffensivi ma è fallita. Ora le sostanze stanno fuoriuscendo dal sito» riporta Claudio Del Frate sul Corriere della sera il 9 febbraio 2015;
   «Io me li ricordo gli autotreni che tra settembre e febbraio del 2011 invasero il paese, mi ricordo anche i camionisti che dopo le operazioni di scarico entravano qui con gli occhi arrossati» racconta Mauro Bernardi, titolare del ristorante «Vivione» che sorge proprio dirimpetto alla Selca al Corriere della sera del 9 febbraio 2015. Secondo i calcoli dell'amministrazione comunale che attraverso l'avvocato Francesco Menini si è costituita parte civile nel processo, sono almeno 700 i Tir che da Porto Marghera sono risaliti fin qui nell'arco di quattro mesi. Ma la miracolosa operazione di «pulitura» da fluoruri e cianuri non si compie: l'azienda di Berzo va incontro a difficoltà finanziarie e viene dichiarata fallita e le 23 mila tonnellate di rifiuti «made in Australia» restano abbandonate a se stesse. C’è anche un risvolto inquietante. In extremis arriva l'offerta d'acquisto per la Selca da parte del gruppo Catapano, ma proprio nei giorni della trattativa alcuni dirigenti di quest'ultimo vengono arrestati dalla procura antimafia di Padova e l'affare va a monte; gli inquirenti hanno rinviato giudizio cinque persone per reati fallimentari e ambientali dopo una complessa indagine sul flusso delle 23 mila tonnellate di rifiuti da trattare che porta fino alla dogana di Porto Marghera a Venezia dove gli investigatori scoprono la spedizione di due navi dall'Australia con un contratto tra la Selca a e una multinazionale australiana, la Tomago, colosso della lavorazione dell'alluminio, mittente della spedizione che non ha invece indagati nell'inchiesta. Nondimeno, è la Tomago che tra il 2010 e il 2011 decide di affidare alla Selca lo smaltimento di una gran massa di rottami ferrosi contaminati da fluoruri e cianuri, come recita il capo di imputazione formulato dal pm Claudio Pinto. Non sono note le ragioni per le quali una multinazionale australiana decida di spostare i suoi rifiuti in uno sconosciuto paesino del Nord Italia – secondo quanto ricostruito dal Corpo forestale di Brescia – la Selca di Berzo Demo avrebbe garantito che avrebbe «inertizzato» quei rottami, separandoli dai veleni. Le cifre dell'operazione sono da capogiro: solo il carico di rifiuti ha un valore di tre milioni di euro. Altri due milioni di spese logistiche per la spedizione via nave e i viaggi da Porto Marghera a Berzo Demo. Sul contratto un'ammissione incredibile: «Nel continente australiano non esistono impianti in grado di gestire i rifiuti in oggetto del presente accordo secondo le soluzioni tecnologiche adottate da Selca». Ma alla Selca, secondo gli investigatori, i rifiuti non venivano trattati. Sono ancora quasi tutti a Forno Allione, la zona industriale di Berzo Demo, tranne una piccola frazione venduta ad alcuni cementifici. Dopo il sequestro giudiziario i lavoratori sono stati lasciati a casa. Si era parlato di una trattativa tra la proprietà della Selca e il gruppo Catapano di Napoli, ma alla fine l'azienda non ha concluso il passaggio societario e ha dichiarato il fallimento;
   la regione Lombardia ha stanziato 240 mila euro per la messa in sicurezza dei rifiuti che al massimo si potranno installare dei teloni di copertura; l'intera rimozione costerà milioni di euro;
   in data 31 gennaio 2014, nella seduta n. 164 della Camera dei deputati, il Governo pro tempore ha accolto l'ordine del giorno 9/1885-A/17, presentato dal sottoscritto, che impegna il Governo «a valutare un intervento, in collaborazione con le strutture regionali, per la messa in sicurezza del sito ex SELCA SpA di Berzo Demo e la necessaria bonifica» –:
   se il Ministro, attraverso il nucleo operativo ecologico, intenda approfondire, per quanto di propria competenza, i danni ambientali provocati dalle attività industriali svolte in passato sul territorio del comune di Berzo Demo, oltre a dare puntuale seguito all'ordine del giorno 9/1885-A/17 accolto;
   se il Ministro non intenda prendere contatti con il curatore fallimentare di Selca che risulta abbia già incassato 9 milioni di euro dalla vendita di beni della Selca, affinché contribuisca economicamente alla messa in sicurezza del sito.
(4-07873)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

fallimento

protezione dell'ambiente

rifiuti