ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07637

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 369 del 23/01/2015
Firmatari
Primo firmatario: SORIAL GIRGIS GIORGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 23/01/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 23/01/2015
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 25/11/2015

SOLLECITO IL 26/07/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07637
presentato da
SORIAL Girgis Giorgio
testo di
Venerdì 23 gennaio 2015, seduta n. 369

   SORIAL. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   secondo i dati del centro studi «ImpresaLavoro» contenuti nel rapporto Doing Business 2015, nella classifica generale che misura la qualità del sistema fiscale che grava sulle imprese, l'Italia si classifica ultima a livello continentale e 141esima nel mondo, riuscendo a fare addirittura peggio dello scorso anno che la vide già posizionarsi 137esima;
   questo pessimo risultato italiano sarebbe frutto di diversi fattori: la pressione fiscale elevata, la complessità del sistema fiscale e i tempi lunghi anche per pagare quanto dovuto allo Stato;
   nell'Europa a 28 Stati la palma di miglior sistema fiscale va all'Irlanda, seguita dalla Danimarca e dal Regno Unito, mentre l'Olanda è sesta, la Germania 18esima, la Spagna 20esima e la Francia 25esima;
   in termini di total tax rate sulle imprese, l'Italia ha un prelievo complessivo del 65,4 per cento, cifra inferiore alla sola Francia (66,6 per cento) e che distanzia di molto tutti i principali partner europei visto che nessuno sconta una pressione fiscale così pesante: la Germania ha il 48,8 per cento, e fanno meglio di noi anche Grecia (49,9 per cento), Portogallo (42,4 per cento) e Spagna (58,2 per cento);
   per quanto riguarda il sistema burocratico particolarmente complicato tutto italiano, tra IRES, IRAP, tasse sugli immobili, versamenti IVA e contributi sociali, in Italia un imprenditore medio effettua in un anno 15 versamenti al fisco: 6 in più di un suo collega tedesco, 7 in più di un inglese, di uno spagnolo o di un francese e 9 in più di uno svedese;
   tutto questo comporta che per essere in regola con il fisco gli imprenditori italiani siano costretti a perdere una parte consistente del loro tempo: con 269 ore l'anno impiegate per adempimenti fiscali, l'Italia è sesta in Europa e prima tra le grandi economie, mentre un'azienda tedesca ha bisogno di 218 ore all'anno (51 in meno), la Spagna impiega 167 ore e la Francia 137 ore;
   esistono anche realtà radicalmente diverse come quella costituita dal Regno Unito dove, a un sistema fiscale già leggero in termini quantitativi si accompagna un sistema di pagamento molto semplice: gli imprenditori inglesi effettuano in un anno una media di 8 versamenti al fisco, occupando solo 110 ore del loro tempo, meno della metà di un imprenditore italiano;
   i tempi insostenibili della giustizia, le tasse troppo elevate e gli eccessi di burocrazia sarebbero alcune delle criticità presenti nel mercato italiano che causano la scarsa volontà delle imprese straniere di investire in Italia, secondo quanto dichiarato dall'Associazione delle banche estere che operano in Italia, interlocutore naturale per molti potenziali investitori stranieri;
   in 10 anni tra, il 1994 ed il 2013, l'Italia ha infatti attratto investimenti esteri diretti (finanziari e industriali), i cosiddetti Ide, per un totale di 290 miliardi di dollari, contro 1567 miliardi di dollari della Spagna e i più degli 800 in Francia e Germania;
   gli indicatori economici per il nostro Paese non evidenziano segnali di ripresa economica o addirittura evidenziano il perdurare di un regime di deflazione, mentre gli interventi normativi del Governo, effettuati negli ultimi due anni appaiono inadeguati per generare il desiderato impatto significativo in termini di promozione ed insediamenti di nuove strutture produttive sul territorio nazionale;
   Confartigianato ha di recente parlato delle norme che spesso complicano la vita dei contribuenti, spiegando che quasi due norme fiscali promulgate su tre aumentano i costi burocratici per le imprese: «Gli italiani pagano 25 miliardi di tasse in più rispetto alla media Ue, non ne possiamo più di pagare le tasse più alte d'Europa», queste le parole del presidente di Confartigianato Giorgio Merletti, che durante l'assemblea annuale del 10 giugno ha detto: «Tra aprile 2008 e marzo 2014 sono state approvate 629 norme fiscali, di cui 389 hanno portato nuove incombenze e costi burocratici: il fisco si è complicato alla velocità di 1 nuova norma a settimana»;
   per la burocrazia nell'ultimo anno le piccole e medie imprese hanno speso in oneri 30,9 miliardi (2 punti di prodotto interno lordo): 7.005 euro ciascuna. In particolare l'Italia è al penultimo posto tra i 28 Paesi dell'Unione europea per quota di cittadini che interagisce via web con la pubblica amministrazione: soltanto il 21 per cento degli italiani dialoga on-line con la pubblica amministrazione rispetto alla medi europea del 41 per cento;
   secondo i dati Istat e Banca Mondiale, la fiscalità interna pesa sul totale dell’export italiano, in particolare quello artigiano, per oltre 13 miliardi sui quasi 390 ricavati dai prodotti italiani venduti nei quindici principali mercati europei e ciò comporta che le imprese che producono in Italia ed esportano oltre i confini nazionali paghino, in media, il 15,5 per cento in più di tasse rispetto alle aziende concorrenti degli altri Paesi –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della difficile situazione espressa in premessa causata dal fisco italiano che grava sulle spalle di imprenditori già in difficoltà per la crisi economica in atto, peggiorando la situazione di un tessuto produttivo che avrebbe invece bisogno di sostegno;
   quali orientamenti intendano esprimere, e quali iniziative urgenti e necessarie, nell'ambito delle proprie competenze, intendano assumere per ridisegnare in modo costruttivo tutto il sistema tributario per porre un freno ad una situazione che incide negativamente sulla competitività delle imprese italiane e interrompere così anche l'allontanamento di investitori stranieri in Italia, fattore che contribuisce ad aggravare le condizioni della crisi economica attraversata dal nostro Paese. (4-07637)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

politica fiscale

contributo sociale

impresa estera