ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07604

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 367 del 21/01/2015
Firmatari
Primo firmatario: BRUNO BOSSIO VINCENZA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 21/01/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
STUMPO NICOLA PARTITO DEMOCRATICO 21/01/2015
BRUNO FRANCO MISTO-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO - ALLEANZA PER L'ITALIA (API) 21/01/2015
CENSORE BRUNO PARTITO DEMOCRATICO 21/01/2015
D'ATTORRE ALFREDO PARTITO DEMOCRATICO 21/01/2015
BRAY MASSIMO PARTITO DEMOCRATICO 21/01/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO delegato in data 21/01/2015
Stato iter:
11/06/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 11/06/2015
BARRACCIU FRANCESCA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (BENI, ATTIVITA' CULTURALI E TURISMO)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 26/02/2015

RISPOSTA PUBBLICATA IL 11/06/2015

CONCLUSO IL 11/06/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07604
presentato da
BRUNO BOSSIO Vincenza
testo di
Mercoledì 21 gennaio 2015, seduta n. 367

   BRUNO BOSSIO, STUMPO, BRUNO, CENSORE, D'ATTORRE e BRAY. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo . — Per sapere – premesso che:
   il sito archeologico di Capo Colonna a Crotone è riconosciuto come bene di inestimabile valore storico e culturale;
   in particolare, il sito richiama la vicenda storica, risalente al VII secolo a.C., del santuario di Hera Lacinia e la partenza di Annibale che, da quel luogo, nel III secolo a.c., in ritirata, fece ritorno a Cartagine;
   i preziosi resti archeologici oggi appaiono delimitati da una cinta muraria risalente alla prima età augustea;
   al fine di valorizzare il sito si è reso necessario un piano di recupero e di protezione che, in sede di Accordo di programma quadro tra il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e la regione Calabria, ha previsto il finanziamento di uno specifico progetto denominato «Ampliamento delle conoscenze della realtà archeologica di Capo Colonna e messa in sicurezza delle strutture archeologiche portate in luce»;
   il soggetto attuatore del progetto risulta essere la soprintendenza archeologica della Calabria;
   il progetto prevede i lavori per la «ristrutturazione del sagrato della chiesa: pavimentazione dell'area antistante in cotto riquadrato di lastre di materiale lapideo, previa indagine archeologica dell'area»;
   altresì, è prevista la realizzazione «di opere di fruibilità e copertura a protezione dei mosaici rinvenuti nell'area dell'intervento»;
   l'appalto dei lavori è stato aggiudicato con un ribasso del 30,21 per cento sull'elenco prezzi posto a base di gara;
   numerose associazioni culturali ed ambientaliste, esponenti istituzionali, forze intellettuali sono impegnate in una vigorosa protesta che denuncia il deturpamento di una delle aree più suggestive e storicamente significative del Paese dal momento che, pare, si sarebbe fatto ricorso a colate di cemento e posizionamento di reti elettrosaldate a danno dei numerosi e preziosi reperti presenti nel sito;
   pare, inoltre, che lo scempio di quei luoghi sarebbe riconducibile anche alla costruzione di un megavillaggio turistico che, in località Scifo, si estende su un'area di 74 mila metri quadri proprio a ridosso del parco archeologico, in piena area marina protetta. È notorio che sulla circostanza la procura della Repubblica presso il tribunale di Crotone ha aperto un fascicolo di indagine –:
   se la realizzazione dell'intervento previsto nell'accordo di programma quadro stia avvenendo senza arrecare danno ai reperti archeologici;
   quali efficaci e tempestive iniziative, il Ministro intenda assumere affinché l'intera area di interesse del sito archeologico sia tutelata, protetta ed effettivamente valorizzata e non sottoposta ad interventi che ne compromettano il valore storico, architettonico e culturale. (4-07604)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 11 giugno 2015
nell'allegato B della seduta n. 440
4-07604
presentata da
BRUNO BOSSIO Vincenza

  Risposta. — Nell'atto ispettivo in esame l'interrogante chiede di conoscere se l'intervento denominato «Ampliamento delle conoscenze della realtà archeologica di Capo Colonna e messa in sicurezza delle strutture archeologiche portate in luce» proceda, senza arrecare danni ai reperti archeologici; chiede inoltre quali iniziative si intenda assumere per tutelare, proteggere e valorizzare il sito archeologico.
  I lavori in corso presso il sito di Capo Colonna costituiscono la realizzazione del progetto: Capo Colonna — Progetto SPA 2.4. «Ampliamento della realtà archeologica di Capo Colonna e messa in sicurezza delle strutture portate in luce», Risorse Fas, Finanziamento di euro 2.500.000,00.
  Gli obiettivi previsti dall'intervento e i suoi dati essenziali sono i seguenti: la regimentazione delle acque meteoriche nell'area prospiciente il museo; la sistemazione dei percorsi di accesso al museo; la pavimentazione dell'area prospiciente la Torre Nao e la chiesa della Beata Vergine di Capocolonna, che insiste all'interno dell'area archeologica; la realizzazione di una copertura di protezione dei mosaici delle terme, così da renderli fruibili; il completamento dell'acquisizione dell'edificio denominato casa Morace - De Bartolo e il recupero funzionale dello stesso; il monitoraggio del tratto di costa delimitante il parco.

  La progettazione è stata effettuata congiuntamente da tecnici della soprintendenza archeologia della Calabria e del comune di Crotone, incaricati dalla direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Calabria.
  Il responsabile del procedimento è il soprintendente archeologo per la Calabria, mentre il direttore dei lavori è un architetto, funzionario della soprintendenza.
  Sono state già espletate le procedure di legge per l'affidamento e i lavori sono attualmente in corso.
  I punti problematici, richiamati anche nell'interrogazione, riguardano, in primo luogo, la sistemazione del piazzale prospiciente la Torre Nao e la chiesa della Beata Vergine di Capo Colonna e, per secondo, la realizzazione di una copertura a protezione della pavimentazione a mosaico nell'area delle terme di epoca romana.
  Riguardo al primo aspetto, l'area (di circa 1.160 metri quadrati) da sempre è stata problematica, in quanto presenta irregolarità dovute, nella maggior parte, agli affioramenti del banco roccioso. Vista la grande venerazione cui è soggetta la chiesa e l'afflusso di turisti che, soprattutto tra aprile e ottobre, visitano le aree archeologiche circostanti, negli anni sono state adottate soluzioni provvisorie con ghiaione steso a livellare la superficie, che le piogge e il passaggio delle auto regolarmente disperdevano. Tali soluzioni hanno però sollevato lamentele continue da parte di molti frequentatori dell'area, che avevano portato la precedente amministrazione comunale ad avviare le procedure per una risistemazione totale dell'area, mai portata a termine, per carenza di copertura economica. Pertanto, tenendo conto di tutto ciò, in ottemperanza di quanto sancito negli accordi tra il nostro Ministero e la Conferenza episcopale italiana, a proposito delle misure da adottare in caso di lavori da realizzare in contiguità con luoghi di culto, ma anche per adeguare questa porzione del parco archeologico alle normative sull'accesso dei portatori di handicap, nel progetto è stata prevista una pavimentazione che ponesse fine a questo stato di fatto, realizzata con mattoni e basoli, o comunque materiali che richiamino quelli usati nei resti archeologici che la circondano, riferibili alla colonia marittima. Preliminarmente a tali lavorazioni, come da progetto, è stato eseguito lo scavo archeologico di tutta l'area interessata dai lavori, teso alla ricerca e all'indagine di possibili testimonianze antiche. Le ricerche, effettuate tra settembre e dicembre 2014, hanno messo in evidenza la presenza, sul lato settentrionale e, parzialmente, su quello occidentale del sagrato, dei resti di un porticato, costruito, presumibilmente, in età augustea, che definiva architettonicamente lo spazio pubblico che, dall'epoca della fondazione della colonia romana, era probabilmente destinato alla piazza del Foro. Il porticato ad elle, in asse con i ruderi delle domus già note, nella porzione settentrionale, in parte, continua al di là della recinzione dell'area delle domus e, dal momento che questa zona risulta meno disturbata da interventi moderni, ci si augura che future indagini possano restituire maggiori dati. Si suppone anche che tracce di altre strutture pertinenti all'area forense siano presenti sotto quelle del piccolo complesso carcerario di età moderna, individuato alle spalle di Torre Nao, per cui anche in quest'area si auspicano approfondimenti, in un prossimo futuro. Si tratta sicuramente di una importante scoperta che sembra confermare le ipotesi più volte formulate, sin dal 2004 prima da Fausto Zevi, poi da Alfredo Ruga, sulla collocazione del Foro della colonia.
  Lo stato di grave precarietà in cui si trovano le strutture scavate, il fatto che esse poggino o direttamente sulla roccia o su di uno strato di argilla rossiccia, con problemi di ristagno d'acqua ad ogni pioggia, la considerazione sia dell'estrema aggressività del microclima del promontorio Lacinio che della continua ed intensa frequentazione del piazzale per scopi devozionali (imponente la folla del tradizionale pellegrinaggio del mese di maggio), sono tutte ragioni non favorevoli ad una conservazione all'aperto dell'area scoperta. Pertanto, dopo aver preso in esame le diverse metodologie atte a proteggere i resti, si è confermata l'ipotesi progettuale (a suo tempo approvata nelle sedi istituzionali) che prevede, ultimati gli scavi ed eseguita la documentazione grafica e fotografica, comprensiva, anche, di immagini dall'alto realizzate tramite drone telecomandato, di coprire l'intera superficie del piazzale con tessuto-non tessuto, su cui è steso inerte per uno spessore oscillante tra i 20 e i 50 centimetri, per uniformare i piani e creare le giuste pendenze. Al di sopra è, poi, posta rete elettrosaldata, coperta con uno strato di magrone di 10 centimetri. Su questa preparazione è prevista la messa in opera di un pavimento su cui, in perfetta corrispondenza con quanto presente al di sotto, verrà disegnato in negativo, in materiale diverso, la planimetria delle strutture romane. A ciò si aggiungerà un pannello didattico che mostrerà foto d'insieme dell'area, prima della ricopertura. Si tratta di una soluzione sempre reversibile, rispondente a prassi consolidate, adottata per la conservazione di strutture fragili e precarie, che non sopportano sollecitazioni erosive continue quali quelle derivanti dal mantenimento a vista. La presenza di tessuto-non tessuto ed inerte infatti garantisce, anche, la protezione dalle lavorazioni che si stanno realizzando, oltre ad attutire e distribuire il peso, di uomini e mezzi, durante il periodo dei lavori e pure successivamente nell'utilizzo a regime.
  Il nuovo piazzale pavimentato ha lo scopo di fornire un duraturo e agevole accesso pedonale alla chiesa e agli scavi. Per il parcheggio dei mezzi già tempo fa sono state realizzate piazzole di sosta a monte del parco archeologico; inoltre sono stati posti cartelli che vietano l'accesso ai mezzi dei non residenti. Tale divieto è sempre stato disatteso da cittadini e turisti, ma con il nuovo assetto del sagrato l'area sarà interdetta alle auto private con elementi stabili non rimovibili.
  Non possono, quindi, sfuggire le ragioni pratiche e funzionali che hanno spinto i tecnici all'elaborazione del progetto in corso di realizzazione, che concilia la conservazione delle strutture scoperte con la frequentazione dell'area da parte dei fedeli.
  La seconda questione riguarda la tettoia che coprirà il balneum.
  Il balneum (impianto termale di m. 18 per 22) è il primo edificio pubblico romano indagato a Capo Colonna, inizialmente ai tempi di Paolo Orsi (1910) e definitivamente nel 2003, con conseguente intervento di restauro di intonaci, creste murarie e soprattutto del famosissimo emblema a mosaico con iscrizione dedicatoria dei duoviri quinquennales Lucilius Macer e Annaeus Trhaso, cui si deve la costruzione dell'edificio.
  Lo stato di conservazione generale delle strutture, anche a seguito dei primi interventi conservativi del 2003, è buono, necessitando ovviamente di ordinari lavori di manutenzione e ripresa dei restauri (come quelli eseguiti nel 2014 nella domus e sulle mura romane), in considerazione del clima particolare della zona (escursioni termiche, aerosol marino con umidità ricca di salsedine e aggressività della stessa con fenomeni di solubilizzazione e cristallizzazione che generano, insieme alla variazione di temperature, microlesioni e danni poco percepibili). Più precario appare lo stato di conservazione degli intonaci e dei loro pigmenti, per i motivi specificati prima e per i quali, previa ripresa degli interventi conservativi, la creazione della copertura porterà particolare giovamento per l'attenuazione delle cause del degrado naturale che, comunque, come ben sanno gli operatori del settore, non potranno essere eliminate definitivamente, dovendo invece prevedersi manutenzioni periodiche, anche con adeguati trattamenti biocidi, secondo le normative vigenti in materia sia ambientale sia di restauro.
  Quanto ai pavimenti, ed in particolare l'emblema a mosaico, si precisa che essi, fin dalla riscoperta, sono stati oggetto di accurati restauri ed immediatamente protetti e ricoperti con sabbia, in attesa che la realizzazione di una copertura stabile ne garantisse la fruizione nel contesto originario, evitando strappi e musealizzazione decontestualizzata. Va da sé che solo al momento della ultimazione della copertura e dopo la rimozione degli inerti di protezione si potrà fare una valutazione sullo stato di salute dei pavimenti (posti comunque a debita distanza dai settori interessati alle trivellazioni per i pali, preventivamente indagati stratigraficamente), sui quali una restauratrice, già incaricata dall'impresa e a spese del progetto, interverrà a fini conservativi e per la valorizzazione del bene stesso.

  La realizzazione della tettoia di copertura, sui due vani mosaicati del complesso termale di Capo Colonna, ha obbligato alla preventiva realizzazione di tre piccoli saggi di scavo atti ad indagare l'area, così da definire meglio i punti esatti in cui posizionare i plinti sul lato orientale delle terme.
  La realizzazione della tettoia, che proteggerà parte delle terme dagli agenti atmosferici e permetterà ai visitatori di ammirarle dopo tanto tempo, prevede la messa in opera di plinti di appoggio rettangolari.
  L'ispezione, prontamente disposta dal Segretario generale del Ministero, ha accertato quanto contenuto nel progetto esecutivo circa la riduzione del previsto diametro dei pali di fondazione della tettoia, da 60 a 20 cm, e la situazione stratigrafica derivata dalle indagini archeologiche preventive realizzate nei punti in cui detti pali sono stati realizzati, tale da escludere ogni interferenza con livelli di interesse archeologico. Nessun danno è stato rilevato alle strutture murarie conseguente alle attività di trivellazione, eseguite per la messa in opera dei pali stessi.
  L'indagine ispettiva ha confermato, inoltre, come l'intervento della soprintendenza sia fondato su ragioni pratiche e funzionali tali da garantire la compatibilità tra le diverse esigenze di assicurare la conservazione delle preesistenze archeologiche e di consentire la pubblica fruizione, pur se in astratto sarebbero ipotizzabili soluzioni tecniche alternative, come la predisposizione di un percorso su passerelle o un sistema di copertura con pedane mobili.
  Soluzioni alternative sono certamente possibili nella direzione di soddisfare anche i diversi profili dell'interesse pubblico alla fruizione dell'area archeologica e della chiesa che, tra l'altro, è a sua volta un bene culturale ecclesiastico.
  In questo senso, il Ministero, una volta ricostituiti gli organi a seguito della recentissima riforma, è pienamente disponibile al confronto con le realtà associative e del territorio, alla ricerca delle soluzioni migliori che comunque consentano la conclusione dell'intervento, per non pregiudicare la sua corretta rendicontazione alla regione Calabria e all'Unione europea.
  Per quanto attiene al costruendo megavillaggio turistico in località Punta Scifo, si deve premettere che il progetto di iniziativa privata («per un campeggio in località Alfiere»), assolutamente indipendente dai progetti che interessano il sito archeologico di Capo Colonna, ottenne il nulla osta della soprintendenza archeologica (nota prot. 7448 del 24 aprile 2009), tuttavia gravato da prescrizioni obbligatorie. In base a tale nota, infatti, ogni operazione che comportasse scavi di qualsiasi natura doveva essere seguita in cantiere da personale tecnico-scientifico (collaboratore archeologo e tecnico rilevatore), a carico della committenza e sotto la direzione scientifica della soprintendenza, con il compito di intervenire ed interrompere i lavori, se necessario, qualora si riscontrassero resti archeologici, da indagare poi secondo metodi scientifici. Dette prescrizioni tenevano in considerazione i dati preliminari pubblicati dal professor J. C. Carter in vari articoli scientifici, tra il 1983 e il 2008. Il professor Carter ed i suoi collaboratori e allievi, per conto dell'Università del Texas, a più riprese, tra gli anni Ottanta del secolo scorso e gli inizi di questo secolo, avevano esaminato a tappeto l'area compresa tra i comuni di Isola Capo Rizzuto e Crotone – Capo Colonna, dove sono state individuate innumerevoli tracce del suo utilizzo a scopi agricoli e pastorali dalla fine del VI secolo a.C. al periodo ellenistico e poi in epoca romana. Essendo, peraltro, tracce labili, ciò non ha permesso di imporre un vincolo archeologico ad un'area così vasta. È stata però inviata ad entrambi i comuni una nota conoscitiva sui possibili rischi archeologici dell'area, tanto che il comune di Crotone l'ha recepita nel suo piano regolatore.
  A seguito di denuncia ed interessamento del Nucleo carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Cosenza, nel mese di dicembre del 2013, è stato fatto un sopralluogo congiunto nel cantiere in oggetto, per verificare eventuali danni al patrimonio archeologico arrecati nel corso della realizzazione dei manufatti di progetto, che all'epoca consistevano nelle piattaforme su cui sarebbero stati edificati i prefabbricati. Dalle verifiche in cantiere si è potuto appurare che, oltre ai lavori di posa della massicciata, nessuna opera di sbancamento era stata messa in atto. Sono state verificate tutte le platee di calcestruzzo per i bungalow, costruite nei mesi precedenti, appurando che nella maggior parte dei casi sono appoggiate su un sedime di ciottolame di fiume riportato per colmare dislivelli del terreno, ad eccezione di pochissimi casi in cui le platee sono poggiate direttamente sul piano di campagna appena livellato. Nei settori interessati dalle platee e nelle zone limitrofe, non sono state riscontrate in superficie presenze di materiali archeologici e manufatti antropici di età antica (da rapportare alla occupazione della chora sud di Kroton o all'agro coloniale romano di Croto), medievale o post medievale (in relazione alla presenza dell'impianto, difensivo costiero – di cui è valida testimonianza la vicina torre vincolata di Scifo – o dello sfruttamento latifondistico di XVII-XIX secolo, rappresentato dalla masseria Caracciolo oggi Zurlo, anch'essa vincolata e adiacente al nuovo complesso turistico). Ugualmente non sono state riscontrate presenze archeologiche nei campi arati limitrofi al cantiere, almeno in una fascia larga circa 15 m. Pertanto la soprintendenza, per quanto di competenza, ha ritenuto di poter dichiarare all'attualità l'assenza di danni al patrimonio archeologico. Si specifica, inoltre, che, in linea d'aria, il sito dista dall'area archeologica di Capo Colonna km. 1,90, mentre via terra km. 2,50.
La Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismoFrancesca Barracciu.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

archeologia

sito storico

piano di finanziamento