ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07566

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 364 del 16/01/2015
Trasformazioni
Trasformato il 09/03/2015 in 5/04954
Firmatari
Primo firmatario: NESCI DALILA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 16/01/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 26/01/2015
SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE 26/01/2015
CARINELLI PAOLA MOVIMENTO 5 STELLE 26/01/2015
DI BENEDETTO CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 26/01/2015
VACCA GIANLUCA MOVIMENTO 5 STELLE 26/01/2015
DELL'ORCO MICHELE MOVIMENTO 5 STELLE 26/01/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 16/01/2015
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 16/01/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 12/02/2015
Stato iter:
09/03/2015
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 26/01/2015

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 12/02/2015

TRASFORMA IL 09/03/2015

TRASFORMATO IL 09/03/2015

CONCLUSO IL 09/03/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07566
presentato da
NESCI Dalila
testo presentato
Venerdì 16 gennaio 2015
modificato
Lunedì 26 gennaio 2015, seduta n. 370

   NESCI, SIBILIA, SPADONI, CARINELLI, DI BENEDETTO, VACCA, DELL'ORCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il 5 gennaio 2015, sul blog di Beppe Grillo è stata pubblicata un'intervista con Gioele Magaldi, alto esponente della massoneria e autore del volume Massoni, società a responsabilità limitata, edito da Chiarelettere;
nell'intervista in parola, Magaldi ha esposto argomenti affrontati nel suddetto volume, in cui asserisce che importanti decisioni d'indirizzo politico nazionale siano riconducibili ad accordi interni a potenti logge massoniche – dette Ur-Lodges –, per l'autore organizzate su scala globale in modo da condizionare le dinamiche della democrazia negli Stati;
ancora, Magaldi ha affermato nell'intervista in questione che il già presidente del Consiglio dei ministri e della Commissione europea Romano Prodi è senz'altro parte del network massonico sovranazionale in termini perfino clamorosi e insospettabili»;
nell'aprile 2012, l'avvocato cassazionista Gianfranco Orelli presentò un esposto alla procura della Repubblica di Varese, riassumendo i passaggi, compiuti tra il 9 e il 18 novembre 2011, che portarono Mario Monti, membro del Gruppo Bilderberg, a succedere a Silvio Berlusconi alla guida del Governo;
nell'atto di cui si tratta, l'avvocato scrisse anche di una «perdita di sovranità nazionale», sottolineando che «la sovranità in Italia non sia esercitata nelle forme e nei limiti della Costituzione secondo il precetto posto dall'articolo 1»;
in un articolo di Maria Teresa Meli apparso l'11 febbraio 2014 sul sito Internet della testata giornalistica Il Corriere della Sera, venne raccontato nei termini di una «staffetta» l'improvviso e imprevisto avvicendamento – poi avvenuto – alla Presidenza del Consiglio tra il deputato Enrico Letta e l'allora sindaco di Firenze Matteo Renzi;
nel medesimo articolo, offrendo un racconto analogo a quello dato dai principali quotidiani italiani, la Meli scrisse che «l'ipotesi della staffetta, al momento, è l'unica al vaglio dei leader dei partiti, dei vertici delle istituzioni e degli ambienti economici e imprenditoriali che contano», aggiungendo che «nei palazzi della politica si parla solo di questo e si dà l'avvicendamento Letta-Renzi per prossimo, sebbene, non vi sia ancora niente di ufficiale»;
tale ricostruzione giornalistica sembra rivelativa, dunque, di una situazione particolare, per certo non proprio qualificabile nei termini di una crisi parlamentare allora in atto, se anche alla stampa di settore essa appariva ignota, sorprendente, quasi a metà strada tra il fantasioso e l'inverosimile;
di lì a poco, come noto, l'allora sindaco di Firenze, Matteo Renzi, andò alla guida del Governo al posto del deputato Enrico Letta;
nel diritto penale italiano, l'attentato contro la Costituzione dello Stato è il reato previsto dall'articolo 283 del codice penale (come modificato dalla legge 11 novembre 1947, n. 1317), fino a prima dell'ultima modificazione tipizzato come il reato di chiunque avesse commesso «un fatto diretto a mutare la costituzione dello Stato, o la forma del Governo, con mezzi non consentiti dall'ordinamento costituzionale dello Stato»;
la legge n. 85 del 2006, approvata sotto la presidenza del Consiglio di Silvio Berlusconi e recante «Modifiche al codice penale in materia di reati di opinione», ha ridotto la pena edittale per l'attentato contro la Costituzione dello Stato;
l'articolo 1 dell'anzidetta legge ha sostituito l'articolo 283 del codice penale sull'attentato contro la Costituzione dello Stato, subordinando codesto reato alla presenza di «atti violenti» in «un fatto diretto e idoneo a mutare la Costituzione dello Stato o la forma di governo», da punire «con la reclusione non inferiore a cinque anni»;
è evidente che l'aggiunta, rispetto alla fattispecie giuridica temporalmente precedente, dell'espressione «atti violenti» nella riferita norma di tutela innanzi ai tentativi di «mutare la Costituzione dello Stato o la forma di governo» restringe il campo delle ipotesi di attentato contro la Costituzione dello Stato, salvando le fattispecie concrete riconducibili a piani, accordi e movimenti occulti di potere miranti – in astratto – alla modificazione della Costituzione repubblicana e della forma di governo con mezzi non consentiti dall'ordinamento costituzionale dello Stato;
con decreto del Presidente della Repubblica – registrato alla Corte dei conti il 15 dicembre 2006 – su proposta del presidente del Consiglio Romano Prodi e del Ministro dell'economia e delle finanze Tommaso Padoa Schioppa, fu approvato il nuovo statuto della Banca d'Italia – allora governata da Mario Draghi, poi diventato governatore della Bce – contenente la modifica sostanziale del vecchio articolo 3, per cui in ogni caso, a fronte di un capitale di 156.000 euro, rimasto inalterato nel nuovo testo, doveva «essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto» fosse «posseduta da enti pubblici»;
per quanto sopra riassunto, venne pertanto a cadere la norma giuridica che imponeva la partecipazione maggioritaria del potere pubblico al capitale della Banca d'Italia, per il 94,33 per cento in mano – al 2014 – a banche e assicurazioni private, fatto primo che oggettivamente leva ogni tutela statale rispetto alle attività affidate a al medesimo Istituto;
il 28 gennaio 2014, dopo la fiducia alla Camera dei deputati del 24 gennaio, il Governo Letta ottenne l'approvazione definitiva del cosiddetto decreto-legge «Imu-Bankitalia», contenente una rivalutazione del capitale di Banca d'Italia, nonostante un'inedita e clamorosa opposizione dei rappresentanti parlamentari del Movimento 5 Stelle, che la Camera cercarono invano di impedire il voto;
da codesto provvedimento di rivalutazione delle quote, gli azionisti (di Banca d'Italia) Intesa e Unicredit avrebbero per esempio avuto – secondo un articolo di Costanza lotti e Gaia Scacciavillani apparso il 24 gennaio 2014 sul sito Internet di Il Fatto Quotidiano – «un guadagno compreso fra i 2,7 e i 4 miliardi», con – figura nel commento degli articolisti – un particolare iter della normativa, «varata in fretta e furia dal Consiglio dei ministri il 27 novembre scorso, proprio mentre le forze politiche erano intente a votare la decadenza del senatore Silvio Berlusconi»;
ciò che più rileva, però, nonostante rimasta quasi del tutto occultata, è l'avvenuta blindatura, mediante il succitato provvedimento, della proprietà di Banca d'Italia in capo alle banche commerciali che ne detengono le quote, con tutte le conseguenze nefaste derivanti nella sfera dei controlli in materia di attività bancaria e di tutela del risparmio privato, nonché, soprattutto, di perdita – da parte del popolo – della possibilità di riappropriarsi della sovranità monetaria contenuta nel dettato dell'articolo 1 della Costituzione e sottratta con una serie di specifiche norme nazionali e sovranazionali;
con la legge del 7 febbraio 1992 n. 82, proposta dall'allora Ministro del tesoro Guido Carli, si stabilì che la decisione sul tasso di sconto fosse di competenza esclusiva del governatore della Banca d'Italia e non dovesse essere più concordata di concerto  il Ministro del tesoro;
con il decreto legislativo del 10 marzo 1998, n. 43, la Banca d'Italia fu sottratta alla gestione da parte del Governo italiano e ne fu sancita l'appartenenza al sistema europeo delle banche centrali, con la conseguenza che da allora la quantità di moneta circolante è decisa in autonomia dalla Banca centrale;
il 3 giugno 1999 fu presentato al Senato della Repubblica, nel corso della XIII legislatura, il disegno di legge n. 4083, nominato «Norme sulla proprietà della Banca d'Italia e sui criteri di nomina del Consiglio superiore della Banca d'Italia»;
tale disegno di legge fu annunciato nella seduta pomeridiana n. 630 del 15 giugno 1999 e assegnato l'otto luglio 1999 alla 6a Commissione permanente (Finanze e tesoro) in sede referente;
il medesimo disegno di legge prevedeva che il capitale della Banca d'Italia fosse «interamente sottoscritto dal Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica» e che fossero «incedibili» le quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia;
ancora, il succitato disegno di legge delegava il Governo «ad emanare, entro un anno dalla data di entrata in vigore», «un decreto legislativo avente ad oggetto le modalità di rimborso delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia, prefissandone i princìpi e criteri direttivi»;
il 2 marzo 2012 a Bruxelles fu redatto il cosiddetto fiscal compact, il patto di bilancio europeo che prevede enormi sacrifici;
con l'approvazione del relativo trattato in Italia, avvenuta nell'estate del 2012, il riferito dispositivo è entrato nella Costituzione italiana;
il derivante «pareggio di bilancio» è ormai un obbligo, tuttavia in contrasto con i doveri della Repubblica e con i diritti dei cittadini, sempre più sottoposti a tagli e tasse che producono perdita di servizi, di lavoro, di economie, di speranza nel futuro;
l'Italia ha dunque ceduto prerogative di giurisdizione nazionale all'Unione europea, così risultando già ipotecate le politiche economiche dei prossimi decenni;
l'approvazione del fiscal compact e degli atti collegati è opera dell'attuale maggioranza e dell'attuale opposizione, ad esclusione del Movimento cinque stelle e di Sinistra, ecologia e libertà, che non erano in parlamento nella XVI legislatura;
il 9 maggio 2010 fu costituito il Fondo europeo di stabilità finanziaria, poi sostituito dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes), detto anche Fondo salva-Stati, finalizzato alla stabilità finanziaria della zona euro e istituito dalle modifiche al Trattato di Lisbona (articolo 136);
le suddette modifiche furono approvate il 23 marzo 2011 dal Parlamento europeo e ratificate dal Consiglio europeo a Bruxelles, il 25 marzo 2011;
il Meccanismo europeo di stabilità ha assunto la veste di organizzazione intergovernativa, col potere di imporre scelte di politica macroeconomica ai Paesi aderenti;
l'Italia ha sottoscritto una partecipazione al Meccanismo europeo di stabilità di 125.395.900.000 di euro, capitale che, per quanto deciso nella riunione del riunione del 30 marzo 2012 dell'Eurogruppo, è stato versato entro la metà del 2014;
alle riferite misure europee non corrisponde un'informazione chiara e presto disponibile sui soggetti che le gestiscono, pur se rivolte all'intera popolazione degli Stati membri, in larga parte esclusa dalla conoscenza di trattati e dispositivi che nella pratica ne limitano in misura non più controllabile la capacità di spesa, con soppressioni continue dei servizi pubblici indispensabili, diminuzione dei trasferimenti statali agli enti del territorio, dissesti sempre più frequenti e il concreto rischio di sgretolamento della rappresentatività democratica;
è recente, poi, la proposta di europeizzazione delle quote eccedenti il 60 per cento del rapporto fra debito del singolo Stato membro e Pil, da raggiungere entro 20 anni secondo le previsioni del «Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria»;
nella formulazione corrente, la predetta europeizzazione delle quote eccedenti, denominata «Fondo di redenzione europeo», prevede, come garanzia dal singolo Stato membro, la possibilità di aggredire propri beni demaniali, opere d'arte e riserve auree;
la riforma delle pensioni cosiddetta «Fornero», dal nome del Ministro responsabile, emanata ai sensi dell'articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214, la quale – arrivata in un contesto di crisi economica su cui, a parere degli interroganti, si registra una generale, gravissima menzogna in ordine alle sue cause – ha esteso a tutti i lavoratori il metodo di calcolo contributivo delle pensioni, di fatto condannando le nuove generazioni all'indigenza nella vecchiaia e dimenticando completamente la condizione del Mezzogiorno italiano, in cui persistono il lavoro nero e il lavoro mafioso, dei cui proventi, per l'Istat, si potrà inserire – a partire dal 2014, in coerenza con le linee Eurostat – una stima nei conti (e quindi nel Pil), con riferimento ad attività illegali come traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol);
nel succitato citato articolo di Gianni Barbacetto e Fabrizio D'Esposito riguardante il libro di Magaldi «Massoni, società a responsabilità limitata», edito da Chiarelettere, si fa riferimento a un elenco – mutuato dal volume in parola, nel quale, peraltro, si sostiene che il Presidente del Consiglio in carica, Matteo Renzi, sarebbe un «aspirante fratello» – di burocrati, politici e imprenditori italiani nelle UrLodges, cui secondo l'autore apparterrebbero Mario Draghi, Giorgio Napolitano, Mario Monti, Fabrizio Saccomanni, Pier Carlo Padoan, Massimo D'Alema, Gianfelice Rocca, Domenico Siniscalco, Giuseppe Recchi, Marta Dassù, Corrado Passera, Ignazio Visco, Enrico Tommaso Cucchiani, Alfredo Ambrosetti, Carlo Secchi, Emma Marcegaglia, Matteo Arpe, Vittorio Grilli, Giampaolo Di Paola, Federica Guidi –:
se non ritengano indispensabile e urgente fornire precisi chiarimenti rispetto alle gravi questioni qui sollevate in ordine al Governo in carica;
quali iniziative intendano assumere, nell'ambito delle rispettive competenze, per tutelare la Costituzione, specie a garanzia della sovranità monetaria contenuta nell'articolo 1 della medesima;
se non ritengano improrogabile promuovere una modificazione normativa circa il valore e la proprietà delle quote della Banca d'Italia, di modo che esse siano soltanto dello Stato, e riguardo all'attuale fattispecie giuridica del reato di attentato alla Costituzione, perché esso si sostanzi in ogni fatto teso a modificare, indipendentemente da atti violenti, la Costituzione repubblicana o la forma di governo. (4-07566)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

traffico di stupefacenti

banca

Capo di governo