ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07251

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 348 del 11/12/2014
Firmatari
Primo firmatario: SAVINO ELVIRA
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 11/12/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 11/12/2014
Stato iter:
08/04/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 08/04/2015
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 08/04/2015

CONCLUSO IL 08/04/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07251
presentato da
SAVINO Elvira
testo di
Giovedì 11 dicembre 2014, seduta n. 348

   ELVIRA SAVINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   l'Italia è stata condannata, con sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea (Grande sezione) del 2 dicembre 2014, a versare alla Commissione europea una sanzione pecuniaria pari ad euro 42.800.000 per non aver dato esecuzione ad una sentenza della Corte del 2007 (sentenza Commissione/Italia EU:C2007:250) che aveva constatato l'inadempimento generale e persistente della Repubblica alle direttive sui rifiuti;
   in particolare, nel 2007 la Corte aveva dichiarato che l'Italia era venuta meno agli obblighi di cui agli articoli 4, 8 e 9 della direttiva 75/442/CEE (direttiva abrogata e sostituita dalla direttiva 2006/12/CE, a sua volta abrogata e sostituita dagli articoli 13, 15, 23 e 36 paragrafo 1 della direttiva 2008/98/CE), nonché all'articolo 2 paragrafo 1 direttiva 91/689 (abrogato e sostituito dalla direttiva 2008/98 articolo 35, paragrafo 1 e 2), nonché alla direttiva 1999/31 articolo 14 lettere da a) a c) relativi alla gestione dei rifiuti, pericolosi e delle discariche di rifiuti;
   in sede di controllo di ottemperanza alla sentenza Commissione/Italia (EU:C: 2007:250) la Commissione chiedeva con lettera dell'8 maggio 2007 alle autorità italiane di indicare i provvedimenti da esse adottati ai fini dell'esecuzione della sentenza;
   le autorità italiane, con lettere del 10 luglio 2007, del 26 ottobre 2007, del 31 ottobre 2007 e del 26 novembre 2007, hanno presentato il sistema legislativo nazionale repressivo in materia di gestione dei rifiuti e alcune iniziative relative a tale gestione, nonché una sintesi, regione per regione, della situazione dei siti identificati nel rapporto del Corpo forestale dello Stato del 2002;
   tuttavia, già nel 2008, nel corso di una riunione tenutasi a Bruxelles il 24 settembre, la Commissione criticava il contenuto delle informazioni trasmesse dalla Repubblica italiana concludendo che persisteva in capo alla stessa l'inadempimento generale già accertato dalla Corte nella sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250);
   in particolare, la Commissione riteneva che nelle, regioni italiane esistessero ancora 218 discariche non conformi agli articoli 4 e 8 e 9 della direttiva 75/445 e che 16 di tali 218 discariche non conformi contenevano rifiuti pericolosi senza che fossero rispettate le prescrizioni di cui all'articolo 2, paragrafo 1, della direttiva 91/689;
   persistendo detta situazione al 2013, la Commissione ha proposto ricorso al fine di dare attuazione alla sentenza del 2007;
   nel corso della causa è emerso che la Repubblica italiana non sarebbe stata in grado di fornire adeguato programma relativo alle misure da adottare per l'adeguamento alle direttive europee in materia di rifiuti e di discariche nonostante, per contro, l'Italia avesse sostenuto di aver adottato tutte le misure necessarie ai fini dell'esecuzione della sentenza Commissione/Italia (EU:C:2007:250);
   in particolare, per la Corte sembrerebbe che la Repubblica che per alcuni siti non avrebbe presentato né approvato alcun piano di riassetto e non avrebbe adottato alcuna decisione definitiva in ordine alla loro chiusura e alla loro destinazione ad altro uso; per altri siti, i dati forniti sarebbero stati incompleti o poco chiari e per altri siti ancora non sarebbe stata trasmessa alcuna informazione;
   la Repubblica, come riferisce la Corte europea, è ben consapevole della minaccia che detti rifiuti riversati nelle discariche abusive e prive di autorizzazioni necessarie e licenze, costituiscono per la salute dell'uomo e per l'ambiente;
   la Repubblica è consapevole, altresì, che per conformarsi alle direttive europee, nonché alle sentenza Commissione/Italia (CE:C:2007:205) non è sufficiente ordinare la chiusura, il sequestro della discarica abusiva ed avviare un procedimento penale contro il gestore di tale discarica;
   l'Italia deve dimostrare, così come enunciato nel corpo della sentenza, attraverso un catalogo e una identificazione esaustiva i rifiuti pericolosi depositati nelle discariche, nonché deve depositare i piani di riassetto presso l'autorità competente ai sensi dell'articolo 14 della direttiva 1999/31;
   poiché è stato conclamato dalla Corte che, quindi, l'Italia ha violato in modo continuativo e persistente l'obbligo di recuperare i rifiuti o di smaltirli senza pericolo per l'uomo o per l'ambiente; l'Italia non si è assicurata che il regime di autorizzazione istituito fosse effettivamente applicato e rispettato; non ha assicurato la cessazione effettiva delle operazioni realizzate in assenza di autorizzazione; non ha provveduto ad una catalogazione e un'identificazione esaustiva di ciascuno dei rifiuti pericolosi riversati nelle discariche; ha violato l'obbligo di garantire che per determinate discariche sia adottato un piano di riassetto o un provvedimento definitivo di chiusura;
   la Commissione, in virtù di tutto quanto innanzi riferito, ha proposto una pena di tipo decrescente su base semestrale che permetterà di detrarre da un importo iniziale di euro 42.800.000, euro 400.000 per ciascuna discarica contenente rifiuti pericolosi messa a norma ed euro 200.000 per ogni altra discarica messa a norma e per ogni semestre successivo la penalità sarà calcolata detraendo i predetti importi da quello originario in ragione delle discariche messe a norma nel corso del semestre;
   alla luce della sentenza del 2 dicembre lo Stato italiano appare ancora una volta incapace di dare piena attuazione alle disposizioni comunitarie in materia di gestione di rifiuti;
   considerato il periodo storico drammatico in cui versa lo stato Italiano e l'interesse per lo stesso a vedersi decurtata semestralmente la pena inflittagli in ragione delle discariche messe a norma –:
   quali iniziative straordinarie ed urgenti intenda adottare per giungere il più veloce possibile alla rimozione di tutte le situazioni giuridiche che hanno dato origine alla pena inflitta allo Stato italiano;
   quali azioni intenda adottare perché venga data piena attuazione alla normativa comunitaria in materia di trattamento di rifiuti e di gestione delle discariche per tutelare l'uomo e l'ambiente. (4-07251)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 8 aprile 2015
nell'allegato B della seduta n. 404
4-07251
presentata da
SAVINO Elvira

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in oggetto, viene richiamata la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea che il 2 dicembre 2014 ha condannato l'Italia al pagamento d'ingenti sanzioni pecuniarie in riferimento a n. 218 discariche, in ordine alle quali gli interventi di bonifica risultavano ancora in corso nell'aprile del 2013.
  Con essa, in particolare, sono state imposte una sanzione forfettaria
una tantum di 40 milioni di euro, oltre una penalità semestrale di 42,8 milioni di euro, fino all'esecuzione completa della sentenza.
  Come correttamente riferito dall'interrogante, è stata riconosciuta la possibilità di applicare tale ultima penalità in forma decrescente. Il suo importo, cioè, potrà essere ridotto progressivamente in ragione del numero dei siti messi a norma nel semestre di riferimento, computando due volte le discariche contenenti rifiuti pericolosi rispetto alle altre. Ciò significa che per ciascun semestre saranno detratti dall'importo della penale complessivamente stabilita, 400 mila euro per ciascuna discarica contenente rifiuti pericolosi messa a norma, e 200 mila euro per ogni altra discarica, riducendo progressivamente l'onere a carico del nostro Paese man mano che vengono completati i lavori di bonifica. Le somme delle sanzioni pagate dallo Stato italiano, sono oggetto del diritto di rivalsa da parte del Ministero dell'economia e delle finanze nei confronti delle regioni inadempienti, secondo gli importi a ciascuna spettanti computando le discariche di pertinenza in conformità a quanto disposto dall'articolo 43 della legge n. 234 del 2012.
  Per quanto sopra, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha già sollecitato, per il tramite della Rappresentanza d'Italia presso l'Unione europea, l'avvio di un confronto con la Commissione, per concordare le modalità di esecuzione della sentenza.
  Inoltre, con il coordinamento del Dipartimento per le politiche europee e in collaborazione con le regioni interessate, si sta predisponendo un aggiornamento sullo stato di avanzamento delle attività di bonifica per i siti oggetto di contestazione, al fine di disporre di informazioni adeguate per ottenere una riduzione delle sanzioni pecuniarie sin dalla scadenza del primo semestre utile, prevista per il prossimo giugno 2015.
  Infatti, prima ancora della richiamata sentenza di condanna, l'Italia si era già dotata degli strumenti normativi e dei finanziamenti necessari per dare piena attuazione agli obblighi comunitari che si sono reputati violati.
  In particolare, con la legge di stabilità 2014 è stato istituito nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un apposito fondo (con una dotazione di 30 milioni di euro per ciascuno degli esercizi 2014 e 2015) destinato al finanziamento di un «Piano straordinario di bonifica delle discariche abusive individuate in relazione alla procedura di infrazione comunitaria n. 2003/2077».
  Tale piano, approvato il 9 dicembre 2014, individua gli interventi da realizzarsi su complessive 45 discariche in procedura d'infrazione rispetto ai quali, in considerazione delle risorse limitate messe a disposizione dalla predetta legge di stabilità, sono stati adottati specifici criteri di finanziamento, come, ad esempio, quello di assegnare la massima priorità agli interventi in aree e discariche pubbliche ritenuti più rapidamente cantierabili.
  Tali ultimi interventi, che sono in totale 29, troveranno copertura finanziaria a valere sulle risorse disponibili del predetto «fondo» e saranno attuati attraverso gli accordi di programma quadro già stipulati tra il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e le regioni Abruzzo, Puglia, Sicilia e Veneto.
  Le rimanenti 16 iniziative (delle 45 complessive del «lotto»), localizzate nelle regioni Emilia-Romagna, Liguria ed Umbria, potranno essere finanziate solo attraverso il reperimento delle ulteriori e necessarie risorse stimate in 54 milioni di euro, a fronte di una spesa complessiva di 61 milioni di euro, in quanto 7 milioni circa risultano già disponibili da parte delle regioni.
  Per le ultime 6 aree di discarica oggetto della procedura d'infrazione 2003/2077, ricadenti all'interno dei siti di bonifica di interesse nazionale (Sin) Venezia, Mantova, Serravalle Scrivia e Priolo, è stata fatta richiesta, in via programmatica, di copertura finanziaria dei relativi interventi nell'ambito della ripartizione del Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) per il periodo 2014-2020.
  Quindi, per riassumere: i siti oggetto di contestazione, come ricordato all'inizio, ammontano complessivamente a 218; di questi:
   4 costituiscono errori di censimento;
   48 risultano già bonificati;
   115 sono oggetto di interventi di ripristino ancora in corso;
   29 (dei 45) risultano finanziati con il piano straordinario già illustrato;
   6 sono localizzati nei Sin.

  Per i rimanenti 16 (dei 45) interventi si attende, come già precisato, il reperimento dei necessari 54 milioni mancanti per il loro avvio, non escludendo l'ipotesi di trovare idonea copertura a valere sui Fondi Strutturali 2014-2010 assegnati alle regioni interessate.
  Obiettivo, questo, che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sta perseguendo con carattere di priorità, al fine di consentire di dare immediato avvio alle procedure finalizzate alla loro realizzazione, nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria di riferimento.
  Sarebbe il modo migliore, per dimostrare con i fatti l'impegno del Paese ad attuare la sentenza della Corte di giustizia già nella prima fase di negoziazione con la Commissione europea, anche per rimodulare le condizioni di adempimento con l'obiettivo di ridurre progressivamente, ma con il massimo della celerità, l'importo della penalità, semestre dopo semestre, per effetto della messa a norma delle discariche contestate.
  Quanto riferito, dimostra che l'Italia ha sostanzialmente superato quella situazione emergenziale posta a fondamento della contestazione comunitaria. Si è avviato, infatti, da lungo tempo, un percorso virtuoso che da un lato intende chiudere le infrazioni con l'Europa, non solo sulle discariche ma più in generale sul tema dei rifiuti, dall'altro, vuole lasciarsi alle spalle una volta per tutte l'era delle discariche abusive e dei territori avvelenati dall'abbandono incontrollato di rifiuti pericolosi per l'ambiente e la salute dei cittadini.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

deposito dei rifiuti

gestione dei rifiuti

applicazione del diritto comunitario