ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07177

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 345 del 04/12/2014
Firmatari
Primo firmatario: BECHIS ELEONORA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 04/12/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI delegato in data 04/12/2014
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07177
presentato da
BECHIS Eleonora
testo di
Giovedì 4 dicembre 2014, seduta n. 345

   BECHIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   in data 19 novembre 2014 sul quotidiano la Repubblica è apparso un articolo dal titolo «Vino, l'ultima beffa “Ora la legge vieta di dire che il Barolo si fa in Piemonte”» a firma di Carlo Petrini di cui si riportano in seguito alcuni stralci:
  «(...) Per tutelare le denominazioni che portano il nome di una regione, si impedisce di indicare la zona delle bottiglie prodotte nelle stesse terre ma senza quel marchio: E adesso i produttori insorgono: «È una legge assurda, preferiamo farci multare» - il primo gennaio la giustizia italiana si ritroverà, di colpo, con ottocento nuovi casi su cui indagare. Quel giorno, i contadini della Federazione italiana vignaioli indipendenti attueranno una massiccia e clamorosa forma di disobbedienza civile. (...) Tutto comincia con un caso e una multa che ha colpito un'azienda vinicola. Le norme europee vietano di usare sull'etichetta la località di una denominazione di origine a chi non produce un vino che non ne abbia il diritto: se non produco nella zona del Barolo, da un vigneto iscritto all'albo, e non ho passato i controlli previsti, non posso usare il nome Barolo. La legge provvede anche a dirmi che se ho la cantina nel Comune di Barolo, ma non produco quel vino, ma per esempio Barbera d'Alba, posso comunque scrivere la parola Barolo (il nome del Comune) in piccolo, al massimo 3 millimetri di altezza, per non confondere il consumatore. Fin qui, tutto bene. Ma è nei dettagli che si manifesta il diavolo. Se io, infatti, sull'etichetta della mia Barbara d'Alba, che faccio a Barolo, posso scrivere in piccolo Barolo, quello che non posso specificare, per legge, è che la mia cantina è nelle Langhe, né che si trova in Piemonte. E sì, perché sia Langhe sia Piemonte sono nomi di altrettante Doc, e se io non produco i vini con quelle denominazioni, semplicemente non ho più il diritto di scrivere dove si trova la mia azienda: posso indicare (in piccolo) solo il Comune in cui si trova, ma non la Regione, né in senso geografico né politico.
  Come se non bastasse, ci sono anche le norme che regolano gli strumenti – brochure, siti internet, gli stessi cartoni che contengono le bottiglie per comunicare le caratteristiche del prodotto. Una interpretazione ottusa di queste regole fa sì che un produttore di una qualsiasi delle Doc più celebrate non possa dire al mondo dove si trova la propria azienda. Per star tranquillo, su internet ci si dovrà limitare a scrivere che la propria vigna è a Barolo, in un territorio tra il Mar Ligure e la Svizzera: perché anche la Valle d'Aosta è una Doc e guai ad usurparne il nome.
  Si parla tanto del vino come ambasciatore del Belpaese e poi, per una interpretazione assurda delle leggi, si vieta letteralmente a chi lavora la terra di promuovere il proprio territorio in modo franco e adeguato. (...) Questa colossale autodenuncia ha un obiettivo concreto: far intervenire il ministero per le Politiche agricole e il governo, perché l'applicazione delle norme dipende da funzionari che a loro rispondono» –:
   si il Governo sia a conoscenza di quanto esposto e cosa intenda fare per evitare una così stringente interpretazione della norma, che come denunciano i produttori di vino metterebbe a dura prova l'intero settore. (4-07177)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

viticoltura

politica del governo

denominazione di origine