ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06863

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 331 del 13/11/2014
Firmatari
Primo firmatario: PELLEGRINO SERENA
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 13/11/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 13/11/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE 13/11/2014
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE 13/11/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 03/02/2015
Stato iter:
02/08/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 02/08/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 02/08/2017

CONCLUSO IL 02/08/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06863
presentato da
PELLEGRINO Serena
testo di
Giovedì 13 novembre 2014, seduta n. 331

   PELLEGRINO e ZARATTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   a 125 chilometri dal confine italo-sloveno, nella direzione da cui il vento dominante in zona (Bora) soffia sul Friuli-Venezia Giulia, è attiva dal 1982 la centrale nucleare di Krško, la cui attività è stata recentemente estesa al 2043;
   da alcuni anni, l'ente elettrico/energetico sloveno (GEN) ha inoltre allo studio la costruzione nella medesima località di una nuova centrale, di potenza tripla dell'attuale;
   il 31 marzo 2013 il quotidiano Il Piccolo di Trieste pubblicava uno scoop del giornalista Mauro Manzin, che dava notizia di un clamoroso rapporto dell'Istituto francese di radioprotezione e sicurezza nucleare, IRSN (coinvolto nella progettazione di Krško-2). Vi si leggeva che l'istituzione pubblica francese IRSN aveva giudicato il sito di Krško inadatto alla costruzione del nuovo impianto a causa del rischio sismico. La notizia è clamorosa perché, ovviamente, getta un'ombra preoccupante anche sulla sicurezza della centrale in funzione;
   come risulta ufficialmente, l'Istituto francese di radioprotezione e sicurezza nucleare aveva addirittura scritto ufficialmente all'ente elettrico/energetico sloveno in questi termini: «questa nuova e grave scoperta [di una faglia attiva vicina all'impianto; ndr] non permette di concludere in modo favorevole sull'adeguatezza dei due siti per la costruzione di una nuova centrale nucleare»; «andrebbe ricordato che la valutazione dei fenomeni di spostamento permanente del terreno di fondazione è un tema altamente impegnativo, data l'insufficiente esperienza internazionale attualmente disponibile nonché la mancanza di metodi e strumenti consolidati [di analisi]». «Questo Istituto francese di radioprotezione e sicurezza nucleare considera che è di estrema [utmost] importanza che le possibili implicazioni di questa capacità di faglia [rottura della faglia Libna] sulla sicurezza dell'impianto esistente, così come la sua potenziale relazione strutturale con altre faglie vicine, sia affrontata senza ritardo. Io [scrive il direttore francese Repussard] ho capito che GEN si è sentita preoccupata su questo argomento ed era sicuramente intenzionata ad informare su questa scoperta l'esercente dell'impianto Krško-1 (Nuklearna Elektrarna Krško - NEK) così come l'Agenzia slovena per la sicurezza nucleare (NSA). Io sarei molto grato se voi poteste confermare che ciò è stato effettivamente fatto, dal momento che io ravviso importante richiamare l'attenzione della NSA su questo argomento, in considerazione delle potenziali implicazioni di sicurezza che esso può avere a livello nazionale ed internazionale»;
   come si vede, una lettera molto forte, che pare voler superare reticenze slovene, ventilando problemi di sicurezza per lo meno anche italiani;
   si noti che gli insanabili dissidi tecnici sulla valutazione del rischio sismico/di Krško tra l'ente elettrico/energetico sloveno (GEN) e l'Agenzia, slovena per la sicurezza nucleare (NSA), da una parte, e l'IRSN pubblico francese – dall'altra – portavano i francesi ad abbandonare il consorzio tecnico scientifica franco-slovena per lo studio di Krško-2 e inducevano il Governo sloveno a scioglierla;
   al 33o Congresso europeo di sismologia, a Mosca (General Assembly of the European Seismological Commission ESC 2012, 19-24 agosto 2012, simposio NIS-3, p. 350) era stato per altro già presentato uno studio italiano in cui si calcolava per la zona di Krško un terremoto massimo di magnitudo Richter M=7,2 (oltre 30 volte più forte del terremoto dell'Emilia del 2012). Autori di questo rapporto erano due ricercatori dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, OGS, e due docenti dell'università di Trieste; fra i quali lo stesso coordinatore della sessione del congresso dedicata alla valutazione delle faglie capaci di produrre i massimi terremoti da considerare nella progettazione dei grandi impianti ed il segretario dell'Associazione internazionale di sismologia e di fisica dell'interno della terra (che riunisce i massimi esperti mondiali);
   recentemente, gli stessi autori hanno pubblicato su una rivista scientifica con verifica internazionale («peer review») un articolo sulla pericolosità sismica dell'area della centrale in questione (vedi: Sirovich L., Suhadolc P., Costa G. and F. Pettenati 2013. A review of the seismotectonics and some considerations on the seismic hazard of the Krško NPP area; SE Slovenia. Boll. Geof. Teor. e Appl., 55, 1, 175-195, DOI 10.4430/bgta0103.). In esso viene spiegato il calcolo della magnitudo di 7,2 e vengono proposte valutazioni sulla pericolosità delle faglie nel sottosuolo della zona, la cui presenza – si badi bene – era ignota ai progettisti dell'impianto alla fine degli anni settanta del Novecento;
   lo stesso articolo si sofferma anche sui risultati dei cosiddetti «Stress Tests» della centrale (calcoli di verifica dei margini di sicurezza) distribuiti dal Ministero per l'ambiente della Repubblica di Slovenia. In particolare, i quattro studiosi italiani scrivono: a) che l'unico parametro adottato per le verifiche (scuotimento massimo del suolo espresso come accelerazione con una certa probabilità di occorrenza) è insufficiente per consentire, anche a un'equipe di esperti, di trarre conclusioni attendibili; b) gli stessi (così criticabili) stress test ammettono tuttavia che la centrale potrebbe subire incidenti e danni assai rilevanti per scuotimenti del terreno compatibili con la situazione sismologica della zona (ad esempio, danni ai sistemi di raffreddamento e perfino al nocciolo);
   i quattro esperti citati ricordano, fra l'altro che, in poco più di un secolo, la regione di Krško è stata sede di un terremoto nel 1880 (magnitudo Richter circa 6,3; 60 chilometri a est di Krško) e di un altro nel 1917 (magnitudo Richter 5,7-6,2 nelle immediate vicinanze dell'impianto);
   in un articolo divulgativo, apparso sulla rivista mensile Konrad (http://www.konradnews.org/centrale-nucleare-krsko-rischio-sismico-troppo-alto/), gli stessi quattro esperti scrivono di avere sentito la necessità di presentare la situazione alla presidente del Friuli-Venezia Giulia, Serracchiani, trasmettendole anche un appunto con bibliografia ed illustrazioni. In esso, i quattro esperti in questione scrivevano che «in un momento non prevedibile, la centrale potrebbe venire colpita da un terremoto in grado forse di causare gravi conseguenze [...] secondo questi Stress test, danni gravi – comprese lesioni alla piscina delle barre e blocco dei sistemi di raffreddamento –, potrebbero venire causati da un terremoto di magnitudo M compatibile con la situazione sismologica della zona, oggi nota, se l'evento si verificasse vicino all'impianto, com’è purtroppo possibile». «A nostro avviso,» – era la conclusione – «sarebbe auspicabile una sensibilizzazione del Governo italiano sull'argomento da parte del Presidente, affinché si giunga ad una verifica della situazione, anche con la partecipazione di esperti italiani»;
   l'attuale centrale Krško-1 (e, tanto più, un secondo impianto più potente), presente a ridosso del territorio nazionale, costituisce oggettivamente un pericolo per l'Italia, della cui entità il nostro Paese deve essere consapevole. La situazione sismica della regione di Krško – un'area sismica riconosciuta senza possibilità di dubbio – sembra rendere indispensabile un serio approfondimento di studio, anche in coordinamento per lo meno con il Governo sloveno e l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (IAEA) di Vienna –:
   se, e come, il Governo si voglia attivare per rendere l'Italia consapevole della pericolosità sismica dell'area in questione e dei livelli di rischio connessi, verificando che tali livelli rispettino i limiti imposti dalle più avanzate normative internazionali;
   se non si intenda – anche l'ausilio di esperti di fiducia – interpellare il Servizio geologico francese (BRGM) e l'Istituto francese di radioprotezione e sicurezza nucleare (IRSN), facenti parte – fino al suo scioglimento – della Commissione tecnico scientifica franco-slovena per lo studio di Krško-2, per conoscere le valutazioni tecniche di rischio elaborate dalle due istituzioni francesi, anche al fine di verificare se i livelli di pericolosità sismica dell'area in questione rispettino i limiti imposti dalle più avanzate normative internazionali, e se non si intenda attivarsi per l'istituzione di una sede di coordinamento tecnico permanente almeno fra i due Governi e la IAEA, al fine di prevedere l'inserimento di esperti italiani nelle commissioni di studio coinvolte nelle valutazioni su Krško-1 e su Krško-2.
(4-06863)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 2 agosto 2017
nell'allegato B della seduta n. 847
4-06863
presentata da
PELLEGRINO Serena

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base di specifici elementi acquisiti dal competente Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), si rappresenta quanto segue.
  Si fa presente, in via preliminare, che tali elementi risultano dalla partecipazione dell'Ispra, tramite il Centro nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, alle funzioni di autorità nazionale di regolamentazione competente in materia, nonché alle correlate attività internazionali nell'ambito dell'Unione europea, in particolare del gruppo Ensreg (European nuclear safety regulators group), dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Iaea) delle Nazioni unite, del Wenra (Western european nuclear safety association) – l'associazione delle autorità di sicurezza nucleare dei Paesi dell'Unione europea più la Svizzera e l'Ucraina, nella quale l'Italia è rappresentata sin dalla sua istituzione dall'Ispra –, nonché alle attività concernenti un accordo di cooperazione da tempo in atto tra l'istituto, quale Autorità di regolamentazione competente per la sicurezza nucleare e la radioprotezione e l'omologa Autorità di sicurezza nucleare slovena (Snsa – Slovenian nuclear safety administration). Essi derivano altresì dalle attività di supporto che l'istituto fornisce all'Autorità di protezione civile per la pianificazione e la risposta alle emergenze nucleari e radiologiche.
  La Slovenia, dove è installata la centrale di Krško, ha ratificato da anni la Convenzione sulla sicurezza nucleare e recepito nella sua legislazione la direttiva del Consiglio dell'Unione europea n. 70/2009/Euratom che stabilisce un quadro comunitario sulla sicurezza delle installazioni nucleari. La Snsa è altresì un membro del Wenra (Western european nuclear regulators association) ed ha partecipato alle attività di elaborazione di livelli di riferimento per la sicurezza nucleare per gli impianti nucleari in esercizio nei paesi europei, assumendo l'impegno a darne attuazione per la centrale di Krško.
  Ciò premesso, si riportano le seguenti informazioni sugli aspetti di sicurezza della centrale di Krško,, con particolare riferimento alla problematica sismica.
  La centrale nucleare di Krško è del tipo ad acqua leggera pressurizzata costruita nel 1974 come un progetto congiunto degli operatori elettrici della Slovenia e della Croazia, sulla base delle normative e degli standard statunitensi. L'esercizio della centrale fu avviato nell'agosto 1982. Nel corso degli anni sono stati attuati continui miglioramenti dell'impianto, secondo gli avanzamenti tecnologici, gli standard internazionali e le prassi derivanti dagli enti di controllo per la sicurezza nucleare.
  La problematica della sicurezza della centrale a fronte di eventi sismici è sempre stata oggetto di valutazioni e di indagini fin dalla costruzione dell'impianto, e molti degli interventi ingegneristici di miglioramento sono stati attuati per incrementare i margini di sicurezza a fronte di tali eventi.
  Nel 1994 fu condotta la prima revisione periodica sulla sicurezza dell'impianto (Periodic safety review – Psr), aggiornata poi ogni dieci anni. Tale revisione portò, tra l'altro, a rivalutare i parametri di riferimento per la caratterizzazione sismica dell'area. In particolare, il valore di Pga (Peak ground acceleration) assunto pari a 0,3 g quale riferimento di progetto all'epoca della costruzione della centrale, fu rivalutato a 0,42 g. Nel 2004, a seguito della successiva Psr, tale valore fu aggiornato a 0,56 g. Su tale base sono stati effettuati interventi di miglioramento delle caratteristiche di resistenza sismica dell'impianto.
  Inoltre, nel 2011, dopo l'incidente nucleare di Fukushima, il Consiglio dell'Unione europea invitò gli stati membri a svolgere una revisione di sicurezza straordinaria, denominata «Stress Test», dei propri impianti, analizzando le capacità di risposta dell'impianto a fronte di eventi naturali estremi quali sisma ed allagamento. Le conseguenze da analizzare per tali scenari riguardavano la perdita delle alimentazioni elettriche e dei sistemi di raffreddamento necessari per evitare gravi scenari incidentali come il danneggiamento del reattore. Tale revisione, svolta sulla base di specifiche elaborate dai regolatori europei per la sicurezza nucleare, ha portato alla redazione, da parte di ciascun Paese, di un rapporto nazionale sullo stato degli impianti installati sul proprio territorio.
  Successivamente, nel 2012 tali rapporti sono stati revisionati da gruppi di esperti provenienti dalle varie autorità di regolamentazione competenti di tutti gli Stati membri dell'Unione europea con lo scopo di valutare i margini di sicurezza esistenti e gli interventi migliorativi individuati da ciascuno Stato per i propri impianti. L'attuazione di tali interventi, mediante specifici Piani di azione nazionali, è oggetto di verifica da parte del gruppo di regolatori europei (Ensreg).
  Le valutazioni effettuate nell'ambito della prima fase degli «Stress Test» hanno confermato la scelta, già operata dalle autorità slovene, di aggiornare i riferimenti per la caratterizzazione sismica dell'area. È stato altresì valutato che l'impianto può far fronte al nuovo valore della sollecitazione sismica pari a 0,6 g. Dalle analisi condotte risulta che un tale sisma non causerebbe rotture del circuito primario e secondario e pertanto l'evoluzione incidentale può essere mitigata con opportuni sistemi di raffreddamento e spegnimento del reattore in grado di resistere alle sollecitazioni indotte dal sisma. Nell'ambito delle valutazioni sui margini esistenti è stato poi evidenziato che un incidente severo comportante il danneggiamento del reattore potrebbe verificarsi a seguito di un sisma solo nel caso in cui comportasse una Pga (Peak ground acceleration) di almeno 0.8 g, evento caratterizzato da un tempo di ritorno atteso dell'ordine di 50.000 anni.
  A seguito del processo di revisione degli «Stress Test» è stato raccomandato alle autorità slovene di aggiornare, per le modifiche d'impianto previste dal piano d'azione, le basi di progetto relative al sisma secondo i nuovi riferimenti e conseguentemente il modello dell'associato studio probabilistico sismico di sicurezza. Negli ultimi due anni sono stati poi svolti ulteriori importanti studi sulle caratteristiche geologiche e sismiche dell'area, in particolare in relazione al programma di realizzazione nel sito di un nuovo impianto, per determinare le potenzialità delle faglie vicine (in particolare la faglia di Libna). L'autorità di sicurezza nucleare slovena ritiene che tali studi abbiano confermato le conclusioni già raggiunte nel 2004.
  Le valutazioni del rischio sismico ed i conseguenti adeguamenti dell'impianto sono parte essenziale del National action pian sloveno, che si fonda su di un preciso programma di interventi di miglioramenti della sicurezza (Safety upgrading programme-Sup), approvato dall'Autorità slovena nel 2009 e successivamente via via aggiornato, anche a seguito dell'incidente di Fukushima e degli «Stress Test». Il programma prevede una serie di modifiche molto significative, in larga parte già attuate, con una previsione di completamento per un'ulteriore parte nel 2018 e per la parte restante nel 2021.
  Con le misure del «Safety upgrading programme» la Slovenia prevede di fronteggiare scenari ben al di là di quelli assunti a riferimento per le basi di progetto dell'impianto. Scenari ulteriormente degradati potranno invece essere fronteggiati grazie alla disponibilità di un insieme di componenti ed attrezzature portatili gestiti secondo opportune procedure di emergenza.
  Va poi evidenziato che durante un incontro svoltosi sulla base dell'accordo bilaterale tra l'Ispra e l'Snsa il 18 ottobre 2006, ospitato dalla Prefettura di Trieste, l'Autorità slovena ha ribadito, in merito alle analisi sismologiche condotte, l'assenza di una posizione unanime da parte del mondo scientifico in merito al rischio sismico associato all'impianto di Krško e che a tale riguardo l'autorità slovena è anche in attesa della pubblicazione del rapporto conclusivo del workshop internazionale «Fact finding workshop on the attive tectonics of the Krško region» organizzato dal Ministero dell'Ambiente austriaco tenutosi il 7 aprile 2016. In merito l'Ispra ha contattato il Ministero dell'Ambiente austriaco che ha assicurato di inviare all'istituto gli atti del workshop, non appena disponibili.
  Ulteriori studi sulle caratteristiche geologiche e sismiche dell'area verranno svolti nei prossimi due anni ed un aggiornamento dei parametri di caratterizzazione del rischio sismico dell'area verrà pertanto considerato una volta acquisiti gli esiti di detti studi. L'ISPRA ha già concordato con l'Autorità di sicurezza slovena un successivo incontro per acquisire le risultanze di detti approfondimenti.
  Ciò detto, va inoltre precisato che, trattandosi di una problematica che investe un impianto sito in un Paese estero, occorre tener presenti i principi sanciti negli strumenti di diritto internazionale applicabili, quali la Convenzione sulla sicurezza nucleare e le direttive comunitarie in materia. Ci si riferisce in particolare al fatto che la sicurezza delle installazioni nucleari ricade in primo luogo sotto la responsabilità dei singoli Stati, più specificatamente dell'esercente, con il controllo e la supervisione dell'autorità di regolamentazione competente nazionale e nel rispetto degli obblighi posti dai succitati strumenti. Peraltro, in relazione alle possibili implicazioni di natura transfrontaliera di eventuali incidenti, gli stessi strumenti di diritto internazionale sanciscono specifici obblighi per i singoli paesi in relazione ai livelli di sicurezza da garantire, ivi incluso l'obbligo di sottoporre il proprio sistema di regolamentazione e controllo e gli impianti a processi di peer review internazionale. Risulta al riguardo che la Slovenia si sottopone da anni a tali processi, e, a tale riguardo, durante il VII Review meeting svoltosi dal 27 marzo al 7 aprile scorso, la Slovenia ha confermato che in maggio ospiterà sull'impianto di Krško, sulla base di una propria richiesta, la quarta missione Osart (Operational safety review team) della Agenzia internazionale per l'energia atomica, formata da esperti internazionali che condurranno ispezioni sull'impianto per verificare la sicurezza operativa dell'impianto in diverse aree inerenti la gestione in sicurezza dell'impianto nel suo complesso e nel caso di eventuali incidenti.
  Ad ogni modo, i livelli di protezione a fronte di eventuali situazioni incidentali si basano sull'approccio della difesa in profondità, caratterizzato da numerose barriere e predisposizioni atte a prevenire rilasci significativi di radioattività all'ambiente, nonché sulle predisposizioni di risposta all'emergenza, attraverso apposite pianificazioni, nel caso si dovesse verificare un incidente. In tale ambito, il sistema italiano di risposta ad un eventuale incidente nucleare che dovesse verificarsi in una centrale nucleare straniera tra quelle più vicine ai confini nazionali, quale l'impianto nucleare di Krško in Slovenia, è disciplinato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19 marzo 2010 «Piano nazionale delle misure protettive contro le emergente radiologiche». Il Piano, prendendo a riferimento eventi incidentali anche molto gravi (come quello di Fukushima), individua le misure necessarie per fronteggiare le conseguenze di tali incidenti, che richiedono azioni di intervento coordinate a livello nazionale. A tale scopo, esso definisce le procedure operative per la gestione del flusso delle informazioni tra i diversi soggetti coinvolti, l'attivazione e il coordinamento delle principali componenti del Servizio nazionale della protezione civile, e descrive il modello organizzativo per la gestione dell'emergenza con l'indicazione degli interventi prioritari da disporre a livello nazionale ai fini della massima riduzione degli effetti indotti sulla popolazione italiana e sull'ambiente dall'emergenza radiologica.
  L'attivazione del Piano può avvenire con le diverse modalità operative previste dal sistema nazionale di allertamento. In particolare, ai sensi delle Convenzioni internazionali in materia, nonché, per i paesi comunitari, in linea con quanto stabilito dalla Unione europea, il paese in cui dovesse verificarsi un incidente nucleare ha l'obbligo di notificare tempestivamente ai paesi limitrofi ed alla comunità internazionale la situazione di emergenza. In tale contesto, l'Ispra è Punto di contatto nazionale e Autorità competente per la ricezione delle notifiche di incidente e per lo scambio rapido delle informazioni nel corso di una emergenza nucleare. Inoltre, sono in essere accordi bilaterali con i paesi confinanti presso i quali sono in esercizio impianti nucleari di potenza (Francia, Svizzera e Slovenia), nel cui ambito sono previsti sistemi di allertamento immediato tra le Autorità di sicurezza nucleare (l'Ispra per l'Italia) in caso di eventi incidentali che possano portare al rilascio di radioattività all'ambiente.
  Quale elemento di ridondanza, anche in caso di un fallimento dei sistemi di pronta notifica, sono in funzione su tutto il territorio nazionale, ed in particolare nelle regioni più esposte al rischio di un incidente nucleare oltre frontiera, le reti automatiche di monitoraggio della radioattività ambientale ai fini del pronto-allarme, la cui strumentazione è in grado di segnalare automaticamente e tempestivamente la presenza di radioattività nell'ambiente. Tra queste si segnalano quelle di livello nazionale dell'Ispra e del Ministero dell'interno, gestita dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché le reti che a livello regionale sono gestite dalle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente.
  Il piano prevede una attivazione con due livelli di gravità: il livello di «pre-allarme», nel caso di un incidente nucleare che si verifichi in uno degli impianti che operano entro una distanza di 200 km dai confini italiani; il livello di «allarme», in caso di aggravamento dello scenario precedente con interessamento del territorio nazionale ed eventuale attivazione delle misure protettive previste dal Piano stesso.
  Al riguardo, in caso di piena attivazione del Piano, sulla base delle previsioni di diffusione della nube radioattiva sul territorio nazionale elaborate dal Centro emergenze nucleari dell'Ispra, ovvero in base ai dati delle reti di monitoraggio, nonché delle informazioni disponibili sullo stato dell'impianto nucleare, il Comitato operativo della protezione civile può decidere di invitare la popolazione residente nelle aree interessate dal passaggio della nube radioattiva, a restare in luoghi chiusi, come pure di attivare le procedure per la distribuzione di compresse di iodio stabile agli individui della popolazione maggiormente radiosensibili (bambini e ragazzi di età inferiore a 18 anni, donne in gravidanza o in allattamento). La distribuzione di ioduro di potassio a scopo di profilassi viene assicurata dal Servizio sanitario regionale, secondo una pianificazione concordata tra la regione interessata, il Dipartimento della protezione civile e il Ministero della salute.
  È inoltre prevista l'attuazione di misure finalizzate ad evitare l'assunzione di acqua e di alimenti contaminati da parte della popolazione e degli animali destinati alla produzione di alimenti.
  Al fine di caratterizzare l'impatto conseguente l'eventuale ricaduta radioattiva, il Piano prevede l'attivazione di un vasto programma di monitoraggio radiologico dell'ambiente e degli alimenti che deve estendersi nel tempo e coprire le aree interessate. Al riguardo, tutte le reti di monitoraggio che operano sul territorio nazionale devono far confluire le misure al «Centro di elaborazione e valutazione dati», CEVaD, di cui all'articolo 123 del decreto legislativo n. 230 del 1995. Il CEVaD, composto da esperti di diverse amministrazioni competenti in materia, è attivato presso il Centro emergenze nucleari dell'Ispra che ne coordina le attività.
  Tra i suoi compiti, il CEVaD, valutati i livelli di radioattività nell'ambiente, ne stima l'impatto sulla popolazione indicando alle autorità di protezione civile le opportune misure protettive da adottare, e fornendo gli elementi di base alle autorità competenti per l'informazione alla popolazione.
  Per quanto attiene all'informazione alla popolazione nel corso di una emergenza nucleare nazionale, l'autorità competente è il Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri.
  Da ultimo, va evidenziato che, in relazione alla centrale di Krško, è da tempo in atto tra l'Ispra e l'Arpa Friuli Venezia Giulia una collaborazione finalizzata allo scambio di informazioni e delle correlate valutazioni, in particolare per eventuali situazioni anomale o incidentali.
  Della questione sono interessate anche altre amministrazioni, pertanto, qualora dovessero pervenire nuovi e utili elementi si provvederà a fornire un aggiornamento.
  Quanto riferito testimonia che le problematiche rappresentate dagli Interroganti sono tenute in debita considerazione da parte di questo Ministero, il quale ha provveduto, e provvederà per il futuro, alle attività e valutazioni di competenza in materia con il massimo grado di attenzione, e a svolgere un'attività di monitoraggio, tenendosi informato anche attraverso gli altri Enti istituzionali competenti.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

sicurezza nucleare

sisma

sismologia