ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06685

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 322 del 31/10/2014
Firmatari
Primo firmatario: PAGANO ALESSANDRO
Gruppo: NUOVO CENTRODESTRA
Data firma: 31/10/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SCOPELLITI ROSANNA NUOVO CENTRODESTRA 25/11/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE 31/10/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 01/09/2015
Stato iter:
09/11/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 09/11/2015
LORENZIN BEATRICE MINISTRO - (SALUTE)
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 25/11/2014

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 01/09/2015

RISPOSTA PUBBLICATA IL 09/11/2015

CONCLUSO IL 09/11/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06685
presentato da
PAGANO Alessandro
testo di
Venerdì 31 ottobre 2014, seduta n. 322

   PAGANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   secondo notizie riportate dalla stampa, il 24 ottobre 2014 l'ambasciata del Quatar in Italia ha inviato, tramite il suo avvocato, un mail nella quale si contesta al capo sala nel reparto della Fondazione Ime (Istituto mediterraneo di ematologia) di Roma, di avere trattato con «arroganza, scarso senso civico e maleducazione» i pazienti quatarioti ivi ricoverati;
   la vicenda suddetta è originata da un litigio provocato dalla madre di una degente quatariota che ha aggredito la capo sala del reparto con modi e gesti inconsulti assestando anche uno schiaffo alla stessa dottoressa;
   l'ambasciata del Quatar ha chiesto, quindi, che la suddetta capo reparto venisse rimossa dall'incarico sostituendola, come scritto nella mail, con altra persona più educata e più sensibile alle necessità dei malati ricoverati;
   si tratta di una missiva che, oltre a non rispecchiare la realtà dei fatti, risulta decisamente fuori luogo, invasiva ed incongrua rispetto alle competenze proprie di un'ambasciata. L'IME, infatti, è una fondazione con statuto privato, ma di natura pubblica: riceve, infatti, finanziamenti dal Governo italiano e come tale risponde solo al nostro Stato;
   a destare clamore sono soprattutto le aberranti richieste dei degenti quatarioti e dei loro parenti che risultano per lo meno incompatibili con le norme interne previste per gli ospedali e con la vigente normativa italiana;
   sempre secondo quanto riportato dalla stampa, l'episodio che ha provocato la reazione sproporzionata dell'ambasciata del Quatar non sarebbe un caso isolato: infatti, ci sono ulteriori testimonianze relative alla pretesa di altri stranieri di entrare nell'ospedale ed in particolare nell'area trapianti dello stesso una zona a carica batterica controllata – indossando il burqa e dei guanti di lana, nonché portando con loro anche un tappeto di lana per poter pregare;
   la Francia ad esempio è intervenuta sul tema imponendo con una legge dell'11 ottobre 2010 di proibire l'uso del burqa ossia la copertura integrale del viso nei luoghi pubblici: prerogativa che rientra nei poteri dello Stato per garantire le condizioni affinché le persone possano vivere insieme nella loro diversità. Ciò è suffragato dalle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo la quale ritiene accettabile che uno Stato attribuisca particolare importanza all'interazione tra individui che può essere negativamente influenzata dal fatto che alcuni di essi nascondano i loro volti nei luoghi pubblici. La misura restrittiva può essere considerata proporzionata allo scopo perseguito, vale a dire il mantenimento delle condizioni di «vivere insieme» come elemento della «tutela dei diritti e delle libertà altrui»;
   la Corte europea dei diritti dell'uomo ha, tra l'altro, respinto il ricorso di una cittadina francese di origini pachistane secondo la quale la legge francese (legge n° 1192/2010) violerebbe alcuni diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione europea sui diritti dell'uomo, vietando l'uso del burqa a nei luoghi pubblici –:
   se sia a conoscenza di quanto riferito in premessa circa l'invio della mail da parte dell'ambasciata del Quatar all'IME e quali iniziative intenda intraprendere per garantire il rispetto della normativa italiana da parte dei cittadini stranieri che si recano negli ospedali italiani. (4-06685)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 9 novembre 2015
nell'allegato B della seduta n. 517
4-06685
presentata da
PAGANO Alessandro

  Risposta. — In merito alla vicenda riportata nell'interrogazione parlamentare in esame, a cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, l'Istituto mediterraneo di ematologia – Fondazione Ime ha fornito un dettagliato rapporto al Ministero della salute.
  La direzione della Fondazione Ime, in data 24 ottobre 2014, ha ricevuto una comunicazione via e-mail da un avvocato, per conto dell'ambasciata del Qatar, con cui veniva rappresentato che alcuni pazienti, ricoverati presso il reparto della Fondazione Ime avevano denunciato all'ambasciata del Qatar di esser stati trattati «con arroganza, scarso senso civico e maleducazione dalla capo sala del predetto reparto».
  A seguito di tale segnalazione l'Istituto ha effettuato una approfondita istruttoria interna, dalla quale è emerso che in data 23 ottobre 2014, intorno alle ore 9,30, una paziente si è recata sull'uscio della porta della cucina, chiedendo ad una operatrice socio sanitaria una bottiglietta d'acqua e di poter parlare con un infermiere.
  Mentre l'operatrice consegnava l'acqua alla paziente, la capo sala sarebbe intervenuta, sgridando a voce alta e con tono aggressivo l'operatrice per aver dato seguito alla richiesta della paziente.
  Subito dopo, sopraggiunta la madre della paziente, la capo sala si sarebbe rivolta anche nei suoi confronti con toni aggressivi e scortesi, sicché ne sarebbe scaturita una accesa discussione, nel cui ambito la capo sala avrebbe anche intimato alla mamma della paziente di fare silenzio, accusando, inoltre, la madre di averle dato uno schiaffo, mentre risulta che ciò non sarebbe accaduto.
  In seguito a tali avvenimenti l'ambasciata dello Stato del Qatar ha richiesto un incontro di chiarimenti con la direzione IME.
  Tale incontro si è svolto in data 28 ottobre 2014 alla presenza, oltre che del direttore generale Ime, professor Valentino Martelh, di due funzionari dell'Ambasciata, del genitore delle due pazienti dello Stato del Qatar e del professor Guido Lucarelli, Direttore Scientifico Ime.
  Constatati i fatti, l'IME, in relazione a tale disdicevole comportamento, ha comminato alla dipendente la sanzione disciplinare della multa di importo pari a tre ore della retribuzione.
  Riguardo all'articolo, pubblicato il 29 ottobre 2014 sul quotidiano «Libero», nella sezione Attualità, intitolato «In reparto con il burqa la caposala si oppone e ne chiedono la testa» a firma di Gianluca Veneziani, l'Istituto, nel precisare che negli ultimi anni il «burqa» è stato indossato unicamente dalla madre di un piccolo paziente, afferma che nel suddetto articolo viene messo in primo piano l'episodio accaduto in reparto il giorno 23 ottobre 2014 e la successiva
e-mail dell'ambasciata del Qatar.
  Dal tenore dell'articolo si evince che gli eventi sono stati resi noti al giornale «Libero» a seguito della segnalazione/denuncia dei fatti da parte della capo sala, nonostante fosse ancora in corso l'istruttoria preliminare interna della Fondazione IME.
  L'articolo in questione riporta alcune dichiarazioni della stessa capo sala, secondo cui «Queste ricche famiglie kuwaitiane e qatariote sono convinte di poter contravvenire ai regolamenti del nostro reparto nonché al decreto legislativo 626 sulla sicurezza del lavoro, in nome di uno
status economico e di una obbedienza esclusiva ai principi della loro religione, che permette loro di pensare: io posso sempre e comunque».
  Si legge poi nell'articolo che «Non mancano neppure le situazioni di elargizioni munifiche da parte delle famiglie dei bambini operati al personale ospedaliero, in modo che venga chiuso un occhio sulle loro infrazioni» e «Sono frequentissimi i casi di doni che rafforzano la convinzione che a loro tutto sia consentito solo perché pagano bene (oltre 100 mila euro per un'operazione di trapianto di midollo)».
  In proposito, la Fondazione Ime ha contestato alla capo sala che le suddette dichiarazioni sarebbero, all'evidenza, idonee ad arrecare pregiudizio all'immagine della stessa struttura sanitaria, ed ha applicato alla dipendente la sanzione disciplinare della sospensione dal servizio e dalla retribuzione per il periodo di tre giorni lavorativi.
  Inoltre, in data 18 novembre 2014 la direzione Ime ha avuto conoscenza di ulteriori fatti rilevanti sotto il profilo disciplinare.
  Infatti, in data 14 novembre 2014, intorno alle ore 16.00, la capo sala, contravvenendo alle disposizioni contenute nella procedura relativa alla gestione/distribuzione dei farmaci all'interno della Fondazione Ime, si è rifiutata, volontariamente, di effettuare il controllo dei farmaci e dispositivi medici richiesti e, contestualmente, di firmare per ricevuta il blocco di richiesta per approvvigionamento settimanale di farmaci, presidi e reagenti, causando la mancata consegna degli stessi ai medici del reparto.
  In seguito a tale avvenimento, l'Istituto ha applicato alla dipendente la sanzione disciplinare della sospensione dal servizio e dalla retribuzione per il periodo di cinque giorni lavorativi.
  Un ulteriore episodio riportato dall'Istituto è quello del 26 gennaio 2015, riguardante l'aggressione verbale e fisica da parte della capo sala e della coordinatrice infermieristica nei confronti di una operatrice socio sanitaria di origine marocchina, come testimoniato dal responsabile del servizio farmaceutico e da un infermiere.
  In data 26 gennaio 2015, intorno alle ore 09.30 circa, a fronte, della richiesta rivolta dalla operatrice socio sanitaria di turno presso il reparto Area trapianti 9B della Fondazione Ime alla coordinatrice infermieristica di utilizzare nei suoi confronti toni più umani, la capo sala si sarebbe intromessa ed avrebbe detto alla operatrice: «impara a chiudere la bocca” e ”tu non sei niente, tu non conti niente, tu devi solamente eseguire gli ordini e non devi rispondere alle coordinatrici».
  Alle ore 12.45 circa, mentre l'operatrice a seguito di esplicita richiesta del responsabile clinico Ime, era intenta a tradurre in arabo ad un paziente la terapia che stava assumendo, unitamente ad alcune delucidazioni sulle sue condizioni cliniche generali, la capo sala, unitamente alla coordinatrice, la avrebbe sgridata pesantemente, urlandole che non le era consentito parlare in arabo ed utilizzando la seguente espressione: «tu non vali niente, sei una sporca musulmana»; subito dopo, mentre l'operatrice era girata di spalle per prendere un cassetto da pulire, la capo sala le avrebbe strattonato con forza il braccio. Tali circostanze sono state confermate da altri colleghi.
  Successivamente e sempre nella stessa giornata, la capo sala avrebbe convocato l'operatrice nella stanza riservata alle coordinatrici ed insieme alla coordinatrice infermieristica avrebbe continuato ad aggredirla verbalmente, utilizzando le seguenti espressioni: «è grazie a noi che state qui a lavorare, sei un pagliaccio, non esegui i nostri ordini».
  Alla richiesta rivolta alla capo sala dalla operatrice di uscire dalla stanza, in quanto avvertiva un leggero malore, la capo sala avrebbe risposto «ti dico io quando puoi uscire», continuando a trattenerla in stanza fino alle ore 13,30.
  Uscita dalla stanza l'operatrice è stata portata, su iniziativa dei medici di reparto, nei locali del Pronto soccorso del Policlinico Tor Vergata in forte stato di agitazione e, all'esito, è stato diagnosticato uno stato di ansia con infermità fisica a tutto il 3 febbraio 2015.
  Si sottolinea che l'operatrice ha presentato alla Questura di Roma una denuncia per maltrattamenti.
  In seguito a tale avvenimento, l'Ime ha comminato alla capo sala la sanzione del licenziamento per giusta causa, mentre alla coordinatrice è stata applicata la sanzione disciplinare della sospensione dal servizio e dalla retribuzione per il periodo di dieci giorni lavorativi.
  Dai fatti riportati dall'Istituto, si evince che il licenziamento della capo sala non è dovuto alle rimostranze espresse dai rappresentanti dell'ambasciata del Quatar nei confronti del suo operato.
  La sanzione del licenziamento per giusta causa è fondata su reiterate e gravi infrazioni disciplinari concretatesi in comportamenti deontologicamente gravemente scorretti.
  L'Istituto sembra aver operato nella piena legittimità per tutelare la propria immagine ed assicurare il corretto svolgimento della propria attività funzionale, adottando una misura sanzionatoria proporzionale all'offesa risultante da censurabili comportamenti scorretti.

La Ministra della saluteBeatrice Lorenzin.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

Convenzione europea dei diritti dell'uomo

ambasciata

Corte europea dei diritti dell'uomo