ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06657

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 320 del 29/10/2014
Firmatari
Primo firmatario: PALAZZOTTO ERASMO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 29/10/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DELL'INTERNO 29/10/2014
MINISTERO DELL'INTERNO 29/10/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 04/02/2015
Stato iter:
11/03/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 11/03/2016
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 11/03/2016

CONCLUSO IL 11/03/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06657
presentato da
PALAZZOTTO Erasmo
testo di
Mercoledì 29 ottobre 2014, seduta n. 320

   PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
   da un articolo pubblicato sul quotidiano online «loraquotidiano.it» il 22 ottobre 2014, si apprende che l'amministratore delegato di Onda Energia avrebbe rinunciato all'affidamento della gestione del servizio idrico integrato nei 52 comuni della provincia di Palermo per la quale l'azienda siracusana si era fatta avanti nel mese di febbraio 2014;
   nonostante l'affidamento definitivo della gestione delle reti e la sigla in Confindustria del verbale per il trasferimento dei lavoratori, nonostante gli oltre 150 mila euro di spese sostenute e la fideiussione versata per partecipare all'iniziale manifestazione pubblica di interesse e nonostante fosse già stata creata una società di scopo, Onda Idrica spa, con tanto di organico definito, l'azienda avrebbe deciso di rinunciare a seguito dello verifica sul pessimo stato in cui versano le reti idriche e i depuratori nella provincia di Palermo. A titolo di esempio, viene citato il comune di Villafrati (Palermo) in cui viene distribuita acqua non potabile e quelli di Termini Imerese (Palermo), Blufi (Palermo), Campofiorito (Palermo) e Santa Flavia (Palermo) che scaricano a mare o, comunque, lungo corsi d'acqua;
   secondo Luigi Martines, amministratore delegato di Onda Energia, le ragioni che lo hanno portato a desistere sarebbero state: il pessimo stato delle reti, il fatto che molti degli impianti verificati sarebbero fuori norma e in precario stato di conservazione, che tutti gli impianti di depurazione risulterebbero costruiti non conformemente al decreto legislativo 152 del 2006; ad eccezione dell'impianto di Balestrate (Palermo), e che l'acqua spesso non risulta – conforme ai parametri microbiologici di legge;
   la gestione del servizio idrico integrato in provincia di Palermo era stata affidata con ordinanza del prefetto ad «Acque potabili siciliane», che occupa oltre 200 dipendenti e oggi rischia il fallimento. L'ordinanza scadrà il prossimo 31 Ottobre e non risulta che il prefetto non abbia intenzione di concedere una proroga;
   la gestione del servizio idrico vive una fase di emergenza che sta provocando una serie di gravi disservizi. Questa emergenza dura da quasi 3 anni, con 2 anni di amministrazione straordinaria, 4 mesi di amministrazione fallimentare e altri 8 mesi di gestione di emergenza da parte dell'Ato idrico su ordinanza prefettizia;
   inoltre ad Acque potabili siciliane, al momento della sua costituzione fu finanziato dalla Unione europea, per quasi 21 milioni di euro, il progetto «Conoscenza» che serviva proprio a fare una ricognizione dello stato attuale delle infrastrutture attraverso sopralluoghi negli impianti;
   sarebbe quindi opportuno capire che fine hanno fatto questi fondi dal momento che le reti sono un colabrodo e non si contano le perdite di acqua. Al 31 dicembre 2011, risulterebbe infatti che l'importo per lo svolgimento delle attività avviate nell'ambito del progetto «Conoscenza» era di oltre 1 milione 350 mila euro, di cui quasi 635 mila fatturati dai soci tra il 2008 e il 2010 ed il resto stanziati;
   le organizzazioni sindacali dei chimici di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Cisal hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti e alla procura di Palermo per far luce sulla vicenda;
   inoltre, con sentenza C 85/13 del 10 aprile 2014, la Corte di giustizia dell'Unione europea, sezione 10a, ha condannato l'Italia inadempiente circa l'inquinamento idrico e il trattamento delle acque reflue urbane per alcuni comuni. L'Italia infatti è venuta meno agli obblighi della direttiva 91/271/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1991, concernente il trattamento delle acquea reflue urbane, come modificata dal regolamento n. 1137/2008. La direttiva, in sostanza, prevede che le acque di scarico prima di confluire nelle reti fognarie, debbono essere sottoposte a trattamento che rispetti l'ambiente e le prescrizioni di legge;
   dalla settima relazione, depositata in data 7 agosto 2013, redatta dalla commissione e presentata al Parlamento europeo, al Consiglio, al comitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni sull'attuazione della direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane si evince che in Italia 475 centri urbani piccoli/grandi risultavano non in regola con la direttiva al momento dell'avvio del procedimento di infrazione nel 1998; ad oggi ancora 110 di essi si trovano in una situazione di non conformità;
   a seguito della condanna in sede europea in data 19 luglio 2012 e relativa ai centri urbani con più di 15mila abitanti per la mancanza di un trattamento secondario delle acque reflue, si prospetta per l'Italia, a partire dal 1o gennaio 2016, una sanzione da un minimo di 11.904 euro a un massimo di 714.240 euro, per ogni giorno di ritardo nell'adeguamento dei sistemi di raccolta e trattamento degli scarichi;
   in Sicilia i comuni interessati dalla sentenza del 10 aprile 2014, già richiamata, sono quelli di Castellammare del Golfo (Trapani), Cinisi (Palermo), Partinico (Palermo), Terrasini (Palermo) e Trappeto (Palermo) in cui le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie non sono sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento più spinto di un trattamento secondario o equivalente. Inoltre, sempre relativamente ai suddetti comuni, la sentenza stabilisce l'inadempienza relativamente agli obblighi volti a garantire che la progettazione, la costruzione, la gestione e la manutenzione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane realizzati per ottemperare ai requisiti fissati dagli articoli da 4 a 7 della direttiva 91/271 siano condotte in modo da garantire prestazioni sufficienti nelle normali condizioni climatiche locali e che la progettazione degli impianti tenga conto delle variazioni stagionali di carico;
   già con sentenza 19 luglio 2012, causa C-545/10, la Corte di giustizia europea aveva stabilito la violazione da parte dell'Italia delle norme dell'Unione europea sulla raccolta, trattamento e scarico delle acque reflue urbane non rispettando i tempi stabiliti per la loro applicazione. I giudici comunitari diedero quindi ragione alla Commissione europea che nel 2009 avviò una procedura d'infrazione contro l'Italia per il mancato rispetto delle norme dell'Unione europea e per quanto riguarda la Sicilia, relativamente ai sistemi di depurazione di: Misterbianco, Paternò, Aci Catena, Adrano, Catania, Giarre-Mascali-Riposto, Caltagirone, Aci Castello, Acireale, Belpasso, Biancavilla, Gravina di Catania, Tremestieri Etneo, San Giovanni La Punta, Caltanissetta-San Cataldo, Macchitella, Niscemi, Agrigento, Favara, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, Sciacca, Cefalù, Carini e ASI Palermo, Palermo, Santa Flavia, Augusta, Avola, Priolo Gargallo, Carlentini, Ragusa, Marina di Ragusa, Santa Croce Camerina, Vittoria, Scoglitti, Favignana, Marsala, Partanna 1 (Villa Ruggero), Capo d'Orlando, Giardini Naxos, Consortile Letojanni, Pace del Mela, Piraino, Roccalumera, Consortile Sant'Agata Militello, Consortile Torregrotta, Messina 1, Messina e Messina 6;
   per affrontare e risolvere la questione alla Sicilia sono stati assegnati 1.161 milioni di euro messi a disposizione dal fondo sviluppo e coesione per realizzare fogne e depuratori nell'isola. Ad oggi, però, il numero di progetti cantiere è di appena 14 su 94;
   tutto ciò dimostra come la salute e la sicurezza dei cittadini sia messa in grave pericolo dall'incuria e dall'incapacità da parte di quei soggetti che invece dovrebbero garantirne la tutela, attraverso una distribuzione capillare di acqua potabile e un corretto smaltimento di quelle reflue, eliminando gli sprechi e riducendo l'inquinamento del mare e dei corsi d'acqua –:
   se si intenda, inviare un'ispezione del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, in merito alla situazione descritta in premessa, presso i depuratori presenti nei 52 comuni della provincia di Palermo interessati, per accertarne i reali guasti e malfunzionamenti;
   se e con quali iniziative i Ministri intendano intervenire per evitare che l'Italia sia costretta a pagare le sanzioni previste dall'Unione europea adeguando i sistemi di raccolta e il trattamento degli scarichi alle normative in vigore, con particolare riguardo alla regione Sicilia.
(4-06657)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 11 marzo 2016
nell'allegato B della seduta n. 588
4-06657
presentata da
PALAZZOTTO Erasmo

  Risposta. — In risposta all'interrogazione in esame, per quanto di competenza, si rappresenta quanto segue.
  In Sicilia l'assetto organizzativo e funzionale del servizio idrico integrato, avviato a livello nazionale con la legge n. 36 del 1994 (cosiddetta Legge Galli), non ha ancora trovato piena e completa attuazione. Molte delle gestioni esistenti sono in economia, altre realtà vedono il servizio idrico integrato gestito da società in house di proprietà di singoli comuni. Vista la relazione al Parlamento (marzo 2015) dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas ed il settore idrico nella relazione annuale al Parlamento (marzo 2015), risulta che nell'ambito territoriale ottimale di Palermo, che comprende 82 comuni (come da delimitazione stabilita dalla legge regionale siciliana 9 gennaio 2013 n. 2), non si è provveduto all'affidamento del servizio idrico ad un gestore unico, contrariamente alle disposizioni della parte terza del decreto legislativo n. 152 del 2006, così come modificate dal decreto-legge n. 133 del 2014 (cosiddetto sblocca Italia).
  Ad oggi risulta che il maggior gestore del servizio idrico integrato è Amap Spa, azienda speciale del comune di Palermo, subentrata ad Aps (acque potabili siciliane) dichiarata fallita. La gestione, che dovrebbe cessare al 31 dicembre 2016, avviene tramite affitto del ramo di azienda dalla curatela fallimentare e interessa 35 comuni. Tale situazione è il risultato della collaborazione istituzionale fra i sindaci dei comuni interessati ma non può ritenersi conforme alle norme nazionali di settore che prevedono un affidamento da parte dell'ente di Governo d'ambito ad un soggetto gestore unico, l'approntamento del piano d'ambito che rappresenta l'oggetto dell'affidamento e contiene la ricognizione delle infrastrutture, il programma degli interventi, il modello gestionale ed organizzativo e il piano economico finanziario. L'assetto del servizio idrico così come disciplinato a livello nazionale deve garantire l'efficienza, l'efficacia e l'economicità della gestione attraverso la tariffa che, nel generare flussi finanziari, deve garantire la sostenibilità della gestione e la realizzabilità degli investimenti.
  Con l'entrata in vigore del decreto-legge n. 133 del 2014 (cosiddetto sblocca Italia), il legislatore, consapevole della necessità di dare piena ed efficace attuazione al riordino del settore, ha:
   previsto il riassetto del servizio idrico integrato (Sii) per superare le criticità organizzative, gestionali ed infrastrutturali ancora presenti e dare impulso alla realizzazione degli interventi necessari a superare le infrazioni comunitarie in materia di acque;
   disciplinato tempi e modi per il riordino del Sii;
   supportato il dovere di provvedere tempestivamente alla riorganizzazione del settore tramite nuove previsioni, contenenti anche l'introduzione di casi di responsabilità amministrativo-contabile per danno erariale in ragione del comportamento omissivo nonché l'attribuzione di poteri sostitutivi, sia straordinari che ordinari, agli organi politici, statali e regionali, a fronte dell'inerzia delle amministrazioni competenti.

  Il processo in corso mira ad assicurare una governance del Sii in grado di provvedere prontamente ed efficacemente alla pianificazione, alla programmazione, alla scelta del modello gestionale ed all'affidamento del servizio, nonché ad esercitare adeguatamente il controllo e la vigilanza sulle gestioni e garantirne la trasparenza. Funzioni queste che spettano agli enti locali che le devono esercitare in forma aggregata attraverso l'ente di Governo d'ambito che le singole regioni devono provvedere ad individuare.
  Peraltro, il settore del servizio idrico integrato richiede un'elevata necessità di interventi strutturali nei prossimi anni. Sono infatti diffuse nel Paese situazioni di inadeguatezza ed inefficienza del sistema idrico, specialmente nel comparto della fognatura e della depurazione delle acque reflue urbane, e la Sicilia è una delle regioni che presenta maggiori criticità. Tale deficit funzionale e strutturale ha determinato l'avvio di vari contenziosi comunitari per la non conformità dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane ai requisiti della direttiva 91/271/CEE a carico di oltre mille agglomerati. In Sicilia ci sono 237 agglomerati di cui 57 interessati dalla causa C 565/10, sentenza di condanna emessa il 19 luglio 2012; 5 interessati dalla causa C 85/13 sentenza di condanna emessa il 10 aprile 2014; 175 in procedura d'infrazione 2014/2059, lettera di messa in mora complementare marzo 2014. Tra gli agglomerati interessati da contenzioso comunitario figura anche la città di Palermo (causa C 565/10). Per l'adeguamento del sistema fognario e depurativo sono previsti 13 interventi che hanno avuto il finanziamento quasi totale con la delibera Cipe 60 del 2012 per un costo complessivo di circa 130 milioni di euro. Dieci di questi interventi sono interessati da provvedimento di Commissariamento emesso ai sensi dell'articolo 7 comma 7 del decreto-legge n. 133 del 2014 al fine di accelerarne la loro realizzazione e consentire in tal modo il superamento del contenzioso in atto.
  Sono stati inoltre commissariati gli interventi per i sistemi di depurazione che interessano i comuni di Misterbianco, Adrano, Giarre-Mascali-Riposto, Caltagirone, Acireale, Macchitella, Agrigento, Favara, Cefalù, Santa Flavia, Augusta, Carlentini, Ragusa, Vittoria, Scoglitti, Consortile Sant'Agata Militello, Consortile Torregrotta, Messina 1, Messina e Messina 6.
  L'attuazione del servizio idrico integrato e la realizzazione degli interventi di depurazione sono strettamente interconnessi tra loro, essendo la depurazione segmento costituente fondamentale del servizio idrico integrato. Ecco perché è importante ed essenziale giungere all'affidamento ad un gestore unico, che sia in grado di erogare un servizio efficiente, efficace ed economico oltre che attuare politiche efficienti di tariffazione che dovrebbero assicurare l'equilibrio economico e finanziario della gestione e, conseguentemente, garantire un'adeguata allocazione di risorse finanziarie idonee a colmare il deficit infrastrutturale con particolare riferimento al settore fognario e depurativo anche alla luce delle procedure di infrazione in corso ed al fine di evitare l'ulteriore apertura di nuove.
  Il 23 dicembre 2014 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha avviato un'istruttoria, che ha interessato tutte le regioni, mirata alla verifica degli adempimenti di legge per la messa a regime del servizio idrico integrato. Dall'esito dell'istruttoria è emerso che in Sicilia le ex autorità d'ambito (soppresse dal comma 186-bis all'articolo 2 della legge 23 dicembre 2009, n. 191), risultano commissariate. Pertanto, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 maggio 2015, adottato ai sensi dell'articolo 147 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e dell'articolo 3-bis del decreto-legge n. 138 del 2011, la regione Siciliana è stata diffidata a provvedere all'identificazione dell'ente di Governo d'ambito. La regione, ai fini del riordino del Servizio idrico integrato, ha emanato la legge regionale n. 19 dell'11 agosto 2015 recante «Disciplina in materia di risorse idriche». Il Consiglio dei ministri, nella seduta del 20 ottobre 2015 n. 88, ne ha deliberato l'impugnativa innanzi alla Corte costituzionale in quanto numerose disposizioni contrastano con le norme statali di riforma economico sociale in materia di tutela della concorrenza e di tutela dell'ambiente. Tuttavia, il Consiglio dei ministri ha deciso che, in caso di approvazione di una nuova normativa da parte dell'Assemblea regionale siciliana che riveda completamente il testo, il Governo potrà valutare l'opportunità di riesaminare il ricorso.
  Va ricordato e sottolineato che il servizio idrico integrato è un servizio pubblico di rilevanza economica, come qualificato anche dalla Corte costituzionale nella sentenza 325 del 2010 (definito, a livello comunitario, Servizio di interesse economico generale SIEG, articoli 14 e 106 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea) e, pertanto, secondo le prescrizioni del diritto europeo e nazionale, deve essere assoggettato alle regole della concorrenza, oltre che del principio della tutela ambientale e della copertura dei costi (sentenze Corte costituzionale n. 307 del 2009 e n. 272 del 2004).
  L'obiettivo del Ministero è quello di spingere verso l'attuazione a regime del servizio idrico integrato, anche facendo leva sulle disposizioni dello Sblocca Italia che hanno posto al centro delle politiche di governo la corretta gestione del servizio in capo al gestore unico d'ambito a cui occorre addivenire il più rapidamente possibile, superando un'ormai insostenibile frammentazione che equivale a carenze infrastrutturali, dispendio eccessivo e fuori controllo di risorse, pianificazione non aggiornata, tariffazione non coerente con la regolazione nazionale.
  In parallelo, sempre in coerenza con le disposizioni dello sblocca Italia, al fine di accelerare la progettazione e la realizzazione degli interventi necessari all'adeguamento dei sistemi di fognatura e depurazione soprattutto laddove esistono le condanne della Corte di giustizia e procedure di infrazione in corso, il Ministero ha esercitato i poteri sostitutivi di cui dispone ai sensi dell'articolo 7 comma 7 del sopra richiamato sblocca Italia.
  Alla luce delle informazioni esposte, ed al fine di individuare e sollecitare ogni possibile modalità di messa in sicurezza del sito in parola, questo dicastero si adopererà per approfondire la conoscenza della situazione, anche attraverso l'eventuale coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali competenti.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

zona urbana

trattamento dell'acqua

acque di scarico