ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06650

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 320 del 29/10/2014
Firmatari
Primo firmatario: DI GIOIA LELLO
Gruppo: MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Data firma: 29/10/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 29/10/2014
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 29/10/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 07/11/2014
Stato iter:
06/07/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 06/07/2015
GIACOMELLI ANTONELLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 06/07/2015

CONCLUSO IL 06/07/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06650
presentato da
DI GIOIA Lello
testo di
Mercoledì 29 ottobre 2014, seduta n. 320

   DI GIOIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
   com’è noto, con la delibera n. 480 del 2014, è stato modificato il piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva in tecnica digitale dvb-t;
   il 23 settembre 2014, il Consiglio dell'AGCOM ha approvato la delibera in oggetto che porterà alla chiusura di ben trentadue emittenti che operano sul versante adriatico per presunte interferenze nei confronti degli Stati confinanti;
   tale decisione è stata presa per evitare le sanzioni che l'Unione europea intendeva comminare al nostro Paese a causa dei presunti disturbi ai segnali televisivi dei Paesi comunitari confinanti con il nostro;
   la liberazione delle frequenze dovrà avvenire entro il 31 dicembre 2014, altrimenti avverrà la disattivazione coattiva degli impianti interessati;
   in base a tale provvedimento, si impedirà l'uso di alcune frequenze già assegnate a operatori di reti locali e si arriverà alla modifica delle risorse spettrali disponibili in Italia per le reti televisive locali, con il risultato che, in alcune regioni, non si consentirà più un'adeguata copertura del territorio;
   in tal modo, ad esempio, si arriverà alla chiusura di dodici delle attuali diciotto reti digitali televisive pugliesi;
   ciò comporterà non solo una limitazione del diritto al pluralismo dell'informazione ma si ripercuoterà pesantemente nei confronti dei giornalisti, dei tecnici e di tutti i dipendenti delle emittenti televisive che si ritroveranno, nel giro di pochi mesi, senza lavoro –:
   se non si ritenga necessario, stante la gravità delle conseguenze che deriveranno dall'applicazione del provvedimento, assumere iniziative, per quanto di competenza, in sede europea per far slittare il termine del 31 dicembre previsto per la disattivazione degli impianti al fine di trovare soluzioni alternative che tengano conto, non solo delle indicazioni dell'Unione europea, ma anche delle necessità delle aziende e degli operatori del settore;
   in che modo siano state accertate, da parte degli organi nazionali competenti in materia, tali interferenze e se sia stato fatto tutto il necessario al fine di verificare la possibilità di eliminare tale problema attraverso l'utilizzo di strumentazioni tecnologiche, piuttosto che attraverso le paventate chiusure delle aziende interessate;
   come si intenda intervenire per salvaguardare, in ogni caso, il lavoro e la sopravvivenza delle emittenti televisive che svolgono un effettivo ruolo informativo e, conseguentemente, un servizio utile al territorio, tenendo conto, oltretutto, che alle emittenti che rischiano la chiusura erano stati assegnati diritti d'uso di durata ventennale. (4-06650)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 6 luglio 2015
nell'allegato B della seduta n. 455
4-06650
presentata da
DI GIOIA Lello

  Risposta. — Il decreto legge 23 dicembre 2013, n. 145 convertito dalla legge n. 9 del 2014, come modificata dall'articolo 1, comma 147 lettera a) della legge n. 190 del 2014 (legge di stabilità) prevede che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni escluda dalla pianificazione delle frequenze per il servizio televisivo digitale terrestre le frequenze riconosciute a livello internazionale ed utilizzate dai Paesi confinanti, pianificate ed assegnate ad operatori di rete televisivi in Italia ed oggetto di accertate situazioni interferenziali. Tale norma, di carattere emergenziale, consente in modo definitivo e in tempi ragionevolmente rapidi, di evitare il sorgere in campo europeo delle procedure di infrazione a carico dell'Italia.
  Attualmente l'Italia sulla base della pianificazione delle frequenze adottata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con le dovute precauzioni d'uso a tutela delle utilizzazioni legittimamente riconosciute ai vari Paesi dal piano di Ginevra 2006, ha assegnato ai propri operatori la quasi totalità delle frequenze disponibili. Tale circostanza è stata però motivo di accertate situazioni interferenziali verso i Paesi confinanti e conseguentemente le reazioni suscitate nei Paesi interessati hanno indotto sia l'ITU (International Telecommunication Union) sia l'Unione europea a monitorare la situazione, invitando l'Italia a risolvere il problema.
  Il Ministero dello sviluppo economico ha inserito nei diritti d'uso rilasciati agli operatori di rete l'obbligo del rispetto dei vincoli di pianificazione nell'utilizzo delle suddette frequenze. Nel corso degli ultimi anni, seguiti al passaggio al digitale televisivo, in numerosi casi detti vincoli non sono stati rispettati dalle emittenti italiane, provocando l'immediata reazione dei Paesi confinanti nei confronti dello Stato italiano.
  In linea generale, devono considerarsi interferenze accertate quelle segnalate da una amministrazione estera e pervenute per le vie ufficiali al competente Ministero dello sviluppo economico, secondo le modalità stabilite dal regolamento radio dell'ITU che, come noto, riveste carattere di trattato internazionale al quale l'Italia ha aderito.
  Si assume, peraltro, che tali segnalazioni formali non siano state contestate dall'amministrazione italiana, anche a motivo della circostanza che le interferenze sono facilmente riconducibili alle utilizzazioni italiane delle medesime frequenze. Né si può sostenere che per accertare l'interferenza occorra una verifica tecnica in contraddittorio con la presenza di rappresentanti dell'amministrazione segnalante, procedura certo non prevista dal predetto regolamento radio. Il contraddittorio con gli operatori nazionali è invece previsto dalle procedure nazionali per la risoluzione delle interferenze, laddove si richiede che gli accertamenti tecnici effettuati dai competenti organi del Ministero dello sviluppo economico vengano svolti in presenza dei responsabili dell'impianto da cui si presume origini l'interferenza.
  Fino ad ora quattro Stati – Slovenia, Croazia, Malta e Francia – lamentano una situazione interferenziale continua e non più sostenibile per le emissioni provenienti dall'Italia e che determinano danni su frequenze assegnate internazionalmente agli altri Paesi. Questa situazione ha determinato la richiesta di soluzione immediata verso lo Stato italiano, chiamato altrimenti in sede comunitaria a fronteggiare procedure di infrazione, già in itinere.
  Come previsto dal decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145 e successive modificazioni, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha modificato la pianificazione delle frequenze con la delibera n. 480/14/CONS che definisce le frequenze per provincia il cui utilizzo viene escluso per il rispetto di obblighi internazionali.
  La data entro la quale era inizialmente prevista la liberazione delle frequenze interferenti – il 31 dicembre 2014 – è stata posticipata al 30 aprile 2015, con la legge di stabilità proprio al fine di concedere agli operatori di settore più tempo per la loro riorganizzazione. Il Ministero dello sviluppo economico ha inoltre svolto una consultazione sui criteri e modalità di liberazione delle frequenze, al fine di rendere partecipativo l’iter e consentire per tempo l'assunzione degli adempimenti necessari da parte delle emittenti interessate alla procedura, così da ridurre i tempi della stessa.
  Al fine di consentire un ristoro economico agli operatori di rete coinvolti per gli investimenti sostenuti, è stata prevista, dalla citata normativa, l'attribuzione di misure economiche di natura compensativa a fronte del volontario rilascio di porzioni di spettro funzionali alla liberazione delle suddette frequenze, secondo criteri di recente stabiliti dal decreto interministeriale Ministero dello sviluppo economico/Ministero dell'economia e delle finanze del 17 aprile 2015. L'ammontare complessivo di tali misure, inizialmente fissato a 20 milioni di euro, è stato successivamente innalzato a 51,026 milioni di euro, in base ad una previsione della già citata legge di stabilità 2015 (articolo 1, comma 146). Affinché, a fronte della procedura di rottamazione venga assicurata un'adeguata copertura delle diverse aree del paese e, di conseguenza, il diritto al pluralismo dell'informazione, il citato decreto-legge 145 del 2013 ha previsto, da un lato, che l'Autorità per le garanzie delle comunicazioni (AGCOM) effettui la pianificazione delle frequenze non assegnate a operatori di rete nazionali per il servizio televisivo digitale terrestre da mettere a disposizione della gestione degli operatori di rete in ambito locale, dall'altro, che tali nuove risorse vengano utilizzate per il trasporto dei migliori fornitori di contenuti in ogni regione secondo una graduatoria definita da una procedura competitiva basata sull'effettiva capacità degli editori televisivi di creare audience e sul loro impegno a concorrere all'offerta di informazione a livello locale.
Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economicoAntonello Giacomelli.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

televisione

cessazione d'attivita'

conseguenza economica