ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06234

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 301 del 02/10/2014
Firmatari
Primo firmatario: MERLO RICARDO ANTONIO
Gruppo: MISTO-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO - ALLEANZA PER L'ITALIA (API)
Data firma: 02/10/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BORGHESE MARIO MISTO-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO - ALLEANZA PER L'ITALIA (API) 02/10/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 02/10/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 23/10/2014
Stato iter:
12/03/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 12/03/2015
PISTELLI LAPO VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 12/03/2015

CONCLUSO IL 12/03/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06234
presentato da
MERLO Ricardo Antonio
testo di
Giovedì 2 ottobre 2014, seduta n. 301

   MERLO e BORGHESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   il 9 settembre 2014, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione A/68/304 con la quale ha deciso di elaborare e approvare un quadro giuridico multilaterale per i processi di ristrutturazione del debito sovrano con lo scopo, tra le altre cose, di aumentare l'efficienza, la stabilità e la prevedibilità del sistema finanziario internazionale;
   l'iniziativa è stata promossa dal G77 più la Cina e il testo ha ottenuto 124 voti a favore, 11 contrari e 41 astensioni;
   tale risoluzione «sottolinea la necessità di continuare a correggere i punti deboli e i disequilibri sistemici, così come la necessità di dispiegare sforzi costanti per riformare e rafforzare il sistema finanziario internazionale»; riconosce «la necessità di creare un quadro giuridico che faciliti la ristrutturazione ordinata del debito sovrano, che permetta di ristabilire la redditività e la crescita, senza creare incentivi che aumentino inavvertitamente il rischio di inadempienza, e che serva da elemento dissuasorio affinché i creditori non intraprendano contenziosi destabilizzanti durante le negoziazioni di ristrutturazione del debito sovrano»; altresì, ribadisce «l'importanza di stabilire un insieme chiaro di principi per gestire e risolvere le crisi finanziarie, che tenga in conto l'obbligo per i creditori del debito sovrano di operare in buona fede e con spirito di cooperazione, per patteggiare una riorganizzazione consensuale del debito degli Stati sovrani»;
   l'economia italiana sta avendo difficoltà ad uscire dall'attuale recessione e continuerà ad essere vulnerabile alle tensioni geopolitiche e macroeconomiche. Il Fondo Monetario Internazionale stima che il prodotto interno lordo italiano si contrarrà quest'anno allo 0,1 per cento e crescerà all'1,1 per cento nel 2015;
   in questo contesto, il debito pubblico in Italia è cresciuto nel primo trimestre del 2014 di 50.927 milioni di euro e si colloca a 2.120.143 milioni. Questa cifra stima che il debito abbia raggiunto il 135,60 per cento del PIL in Italia, mentre nel trimestre precedente, il quarto trimestre del 2013, era del 132,60 per cento;
   se si compara il debito in Italia nel primo trimestre del 2014 con quello dello stesso trimestre del 2013 si vede che il debito annuale è cresciuto di 84.145 milioni di euro;
   il presidente del G77, Llorenti Soliz, sostiene che bisogna «trovare una soluzione opportuna, efficace e durevole» al problema del debito dei Paesi;
   la crisi del debito sovrano della zona euro, attualmente focalizzata in Portogallo, Spagna e Italia, continuerà ad essere il principale centro d'attenzione per gli investitori. Ritardando l'azione, la crisi potrebbe raggiungere dimensioni difficili da gestire, finendo, oltretutto, per influenzare altre grandi economie della regione;
   il mercato dei buoni di debito sovrano si trova fortemente influenzato da un pugno di grandi gruppi di investitori privati (denominati in gergo finanziario «fondi avvoltoi») che si dedicano all'acquisto di debito scontato dei Paesi in processo di ristrutturazione, con lo scopo di ottenere grandi guadagni in conseguenza del contenzioso contro gli accordi di perdita tra gli Stati e i creditori privati. Questa situazione minaccia la possibilità degli Stati di trovare delle soluzioni durevoli ai propri problemi di debito sovrano e di conseguire i propri processi di sviluppo sostenibile;
   la menzionata risoluzione A/68/304, riconosce che «gli sforzi di uno stato di ristrutturare il proprio debito sovrano non devono vedersi frustrati e ostacolati dai creditori commerciali, e dai fondi di investimento specializzati, come i fondi di copertura, che acquisiscono debiti degli stati fortemente indebitati a fini speculativi nei mercati secondari a prezzi molto scontati, con l'intenzione avviare un contenzioso per cercare di ottenere il rimborso della totalità del valore»;
   l'azione dei «fondi avvoltoi», come è successo recentemente nel caso argentino, consentita dalla mancanza di una regolamentazione dei processi di ristrutturazione dei debiti sovrani, ha pregiudicato i piccoli investitori privati e i risparmiatori che, pur disponibili ad accettare una perdita del valore dei loro buoni, non si sono visti pagare i servizi corrispondenti ai loro buoni a causa del contenzioso giudiziario iniziato da questi fondi;
   tenuto conto che i creditori privati di debito sovrano sono sempre più numerosi, anonimi e difficili da coordinare, che ci sono diversi tipi di strumenti di debito e che si emette debito in una grande varietà di giurisdizioni, cosa che complica la ristrutturazione del debito sovrano, diventa sempre più, urgente stabilire criteri, parametri e linee guida che facciano in modo che i sistemi finanziari nazionali siano più trasparenti e sostenibili e, fondamentalmente, che proteggano i piccoli investitori e risparmiatori dall'accaparramento da parte dei grandi gruppi finanziari, di titoli di debito di paesi in default;
   l'esperienza dell'Italia con il default del debito sovrano dell'Argentina nel 2001 e il danno che questa crisi causò ai piccoli risparmiatori e pensionati italiani, rendono più evidente la necessità di procedere con la regolamentazione dei processi di ristrutturazione per proteggere gli attori più vulnerabili del sistema finanziario: i piccoli risparmiatori;
   nella Carta delle Nazioni Unite, al capitolo IX: COOPERAZIONE INTERNAZIONALE ECONOMICA E SOCIALE, articolo 55, si stabilisce che: «Al fine di creare le condizioni di stabilità e di benessere necessario per le relazioni pacifiche e amichevoli tra le nazioni, basate sul rispetto del principio di parità di diritti e di autodeterminazione dei popoli, le Nazioni Unite promuoveranno: (...) La soluzione dei problemi internazionali di carattere economico» –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali siano i loro orientamenti sul piano politico;
   se e per quale motivo i Ministri interrogati non considerino l'Assemblea generale delle Nazioni Unite l'ambito più appropriato per discutere un quadro giuridico multilaterale per i processi di ristrutturazione del debito sovrano;
   per quale motivo non appoggino una decisione orientata a ottenere strumenti che consentano maggior efficienza, stabilità e prevedibilità del sistema finanziario internazionale, oltre a stabilire principi e regole di gioco chiare in un mercato, quello dei buoni di debito sovrano, fortemente influenzato da capitali speculativi che spesso danneggiano i piccoli e medi investitori. (4-06234)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 12 marzo 2015
nell'allegato B della seduta n. 390
4-06234
presentata da
MERLO Ricardo Antonio

  Risposta. — A seguito della sentenza emessa nel giugno 2014 dalla Corte sprema degli Stati Uniti in favore dei creditori holdouts sulla vicenda dei «tango bonds», l'Argentina ha avviato un'offensiva diplomatica volta ad attirare l'attenzione della comunità internazionale sulla complessa e rilevante materia del debito estero.
  All'United nations general assembly l'Argentina è riuscita a coalizzare i G77 (inclusi anche i nuovi importanti creditori come Brasile, Cina e India) e altri Paesi sull'iniziativa che ha portato, il 9 settembre 2014, all'adozione a larga maggioranza della risoluzione 68/304. La risoluzione in parola mira alla creazione, entro la 69a sessione dell'Unga (settembre 2015), di un quadro regolatorio internazionale sui processi di ristrutturazione dei debiti sovrani e prevede, quale primo passo, l'adozione entro dicembre 2014 di una risoluzione «procedurale» per definire le modalità del negoziato intergovernativo.
  In ragione dell'importanza obiettiva che il tema assume per la comunità internazionale, degli stretti rapporti politici bilaterali dell'Italia con molti fra i Paesi promotori, a cominciare dall'Argentina, e della priorità che la questione ha assunto per il G77 in ambito Onu, con rischi di una spaccatura fra Paesi occidentali e restante membership delle Nazioni unite, l'Italia, in veste di Presidenza dell'Unione europea, aveva promosso una posizione di astensione, seguita al momento del voto dalla maggior parte degli Stati membri, lasciando in tal modo aperta la via del dialogo.
  Negli ultimi mesi, l'Italia ha lavorato in diversi fori multilaterali per individuare una linea di compromesso, volta a conciliare la divaricazione creatasi in seno all'Assemblea generale con l'approvazione della risoluzione 68/304. Grazie al nostro impulso il Comitato dei rappresentanti permanenti ha adottato, il 10 novembre 2014, una posizione comune Ue che afferma la disponibilità degli Stati membri a partecipare costruttivamente ai negoziati sui seguiti della risoluzione 68/304, nel rispetto dei seguenti principi. Essi includono: la disponibilità a negoziare un «set di principi» non vincolanti; il miglioramento dell'approccio contrattuale, in primis attraverso il rafforzamento – proposto dal Fondo monetario internazionale (Fmi) – delle clausole contrattuali («collective action» e «pari passu») nelle emissioni di bonds sovrani; il riconoscimento del ruolo preminente del Fmi e l'invito a quest'ultimo a partecipare ai negoziati a New York; la considerazione del ruolo e dell'esperienza di altri fori rilevanti, in particolare del Club di Parigi (raggruppamento informale dei grandi creditori statuali).
  L'Argentina ha recentemente mostrato qualche disponibilità negoziale sulla sostanza della questione; infatti, su sua iniziativa è stato incluso, nel comunicato finale del Vertice G20 di Brisbane (15-16 novembre 2014), un paragrafo che sostiene l'introduzione nei contratti di emissione dei bonds sovrani di clausole rafforzate di «collective action» e «pari passu». Tale risultato può rappresentare un possibile comune denominatore nella ricerca di un compromesso con i G77.
  Con tali premesse si sta svolgendo a New York il negoziato che vede un ruolo attivo dell'Italia, anche in veste di Presidente della II commissione dell'Assemblea generale ove si svolgono le discussioni sui seguiti della risoluzione 68/304.
  La prima fase negoziale si è conclusa con l'adozione a larga maggioranza da parte della II commissione dell'Assemblea generale, il 5 dicembre 2014, della risoluzione procedurale. Non essendo stato possibile raggiungere un compromesso sul testo, l'Italia ha promosso in ambito coordinamento Ue una posizione di astensione, seguita da 18 Stati membri (hanno votato contro Germania, Regno Unito, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Paesi Bassi, Rep. Ceca e Ungheria). Con l’Explanation of vote, letta dalla delegazione italiana a nome di tutti gli Stati Membri, è stata ribadita la disponibilità di questi ultimi a partecipare ai negoziati intergovernativi che si svolgeranno nell'istituendo comitato ad hoc, nel rispetto dei termini della posizione comune Ue adottata dal Coreper il 10 novembre 2014.
  Si segnala che, in sede comunitaria, la questione è stata all'ordine del giorno delle ultime riunioni dell’Economic and financial committee (Cef) e del Comitato dei rappresentanti permanenti. In tali occasioni, le delegazioni dei 28 si sono espresse su posizioni nettamente contrarie alla creazione di un quadro vincolante in ambito Nazioni unite per la ristrutturazione del debito sovrano, favorendo invece un approccio «di mercato», basato sui lavori in corso in ambito Fmi.
  Ad esser oggetto di trattazione è stata principalmente la questione della partecipazione o meno dell'Unione europea ai negoziati a New York, dove la risoluzione sarà discussa. Essendo chiaro a tutte le delegazioni il rischio di un eventuale voto degli Stati membri in formazione sparsa (anche per l'effetto che potrebbe avere sulla posizione degli altri Paesi potenzialmente alleati), è emerso un interesse condiviso a partecipare con una posizione unitaria al negoziato, così da poterlo influenzare verso la direzione voluta.
  Commissione e Servizio europeo per l'azione esterna hanno presentato un paper messo a punto congiuntamente, che mira ad offrire un impegno dell'Unione rigorosamente circoscritto entro determinati limiti, successivamente rafforzato per andare incontro alle esigenze del Regno unito (che chiedeva garanzie su due punti: il ruolo leader che deve giocare il Fmi e il fatto che il negoziato si svolga su princìpi non vincolanti).
  Nella posizione comune (allegato disponibile presso il servizio assemblea) Ue e Stati membri prendono quindi nota del progetto di risoluzione delle Nazioni unite, rifiutando tuttavia di discutere di un meccanismo vincolante e statutario di ristrutturazione del debito; richiamano l'approccio di mercato volontario e contrattuale recentemente oggetto di discussione in sede Fmi, chiedendo che i lavori del Comitato ad hoc si basino su di esso; concordano che il lavoro del Comitato debba essere limitato ad elaborare un set di princìpi non vincolanti; esprimono infine l'intenzione di influenzare i lavori in tal senso, o altrimenti di abbandonarli.
  Da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, che ha seguito unitamente al Ministero degli affari esteri e delle cooperazione internazionale il processo di adozione della risoluzione 68/304, si evidenzia l'importanza che la discussione in seno all'Unga sul debito sovrano sia coerente con le azioni intraprese in altre sedi multilaterali.
  Le esigenze espresse nel testo della risoluzione di continuare a correggere i punti deboli e gli squilibri sistematici, di riformare il sistema finanziario internazionale, di ristabilire la redditività e la crescita, senza aumentare i rischi di inadempienze, sono tenute ben presenti nelle altre sedi multilaterali e in particolare al Fmi che è costantemente impegnato a rafforzare gli strumenti esistenti, anche alla luce delle esperienze maturate e delle vicende verificatesi nel sistema finanziario internazionale. L'approccio seguito dal Fmi di natura contrattuale è caratterizzato da un'adeguata flessibilità ed è orientato al mercato, come tale consente di pervenire a soluzioni più sostenibili per i paesi in difficoltà e tali da consentire loro di avere nuovamente accesso al mercato di capitali. A tale proposito è importante sottolineare che ultimamente l'Fmi, anche a seguito delle crisi debitorie recenti, ha adottato un nuovo documento sul rafforzamento delle clausole di azione collettiva e di parità di trattamento dei creditori, volte anche a contrastare fenomeni speculativi da parte dei creditori privati. I paesi dell'area euro, compresa l'Italia, avevano dato corso ai suggerimenti dell'Fmi, introducendo clausole di azione collettiva nei titoli del debito di nuova emissione (ai sensi dell'articolo 12, comma 3 del Trattato istitutivo il Meccanismo europeo di stabilità, ratificato in Italia con legge 23 luglio 2012, n. 116, tutti i paesi dell'area euro sono obbligati a prevedere che i titoli del debito sovrano di nuova emissione, con scadenza superiore ad un anno, a partire dal 1o gennaio 2013, devono essere dotati di clausole di azione collettiva con identico impatto giuridico sui paesi stessi). Dette clausole stabiliscono le procedure per poter addivenire a un'ordinata ristrutturazione dei titoli del debito sovrano, previa approvazione dell'emittente e di una maggioranza qualificata di investitori, con effetto di vincolo nei confronti di tutti i possessori. Tali norme sono state applicate in Italia a tutti i titoli di Stato di nuova emissione con scadenza superiore ad un anno con il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 7 dicembre 2012 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale serie generale n. 294 del 18 dicembre 2012). Va precisato che sul mercato statunitense le clausole di azione collettiva erano state introdotte dal 2003.
  Nelle ultime interlocuzioni, l'attenzione del Fmi è stata posta soprattutto alla questione dei titoli sovrani soggetti a legislazione estera, ossia su ciò che ha determinato le problematiche in cui è in corso recentemente il Governo argentino a causa delle azioni legali dei possessori che hanno dissentito dalle proposte di ristrutturazione. Su tale argomento a livello di zona euro, in seno al competente sottocomitato del Comitato economico-finanziario, sono state già delineate le linee d'azione per prevenire tali fenomeni e, in alcuni casi come l'Italia, queste sono state già poste in essere.
  Alla luce di ciò, nel riconoscere i meriti di una discussione sul tema anche in sede Unga, pure da parte del Mef si ritiene per le ragioni anzidette che anche in questo contesto si debba tener conto dei lavori in corso di svolgimento al Fmi, evitando di sostenere meccanismi vincolanti per gestire la ristrutturazione del debito sovrano, che sarebbero altrimenti in contrasto con un corretto funzionamento dei mercati.
  Si ritiene pertanto utile continuare a seguire con attenzione i seguiti della risoluzione in modo da orientare i lavori Unga verso l'adozione di princìpi non vincolanti sulla ristrutturazione del debito sovrano e che siano basati sull'approccio contrattuale orientato al mercato seguito in sede europea e dal quale è opportuno evitare di discostarsi.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionaleLapo Pistelli.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

debito

risoluzione

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