ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06140

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 297 del 24/09/2014
Firmatari
Primo firmatario: PRODANI ARIS
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 24/09/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 24/09/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 16/10/2014
Stato iter:
22/06/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 22/06/2016
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 22/06/2016

CONCLUSO IL 22/06/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06140
presentato da
PRODANI Aris
testo di
Mercoledì 24 settembre 2014, seduta n. 297

   PRODANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il 2 settembre 2014, Livio Sirovich e Franco Pettenati, membri dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, insieme al professor Peter Suhadolc e al ricercatore Giovanni Costa dell'università di Trieste (dipartimento di scienze della terra), hanno pubblicato sul sito informativo Konrad l'articolo «Centrale nucleare di Krško, rischio sismico troppo alto?»;
   gli esperti hanno esposto le numerose criticità relative alla centrale nucleare Krško – di cui la Repubblica di Slovenia e la Repubblica di Croazia sono comproprietarie –, struttura che dista solo 125 chilometri da Trieste e della quale l'interrogante si è più volte interessato con numerosi atti di sindacato ispettivo (4-04652, 4/02329, 4/01177, 4/00417) che non hanno ancora ricevuto risposta;
   la centrale Krško-1, si legge nell'articolo, sarebbe esposta a gravi rischi sismici per la presenza accertata di alcune faglie in grado di generare terremoti di grande intensità, mentre gli attuali «stress test» sismici si basano sul solo parametro di accelerazione massima orizzontale del suolo (PGA), in questo caso pari a 0,3g, tre decimi dell'accelerazione di gravità;
   l'impianto costruito alla fine degli anni ’70 avrebbe quindi adottato une PGA troppo bassa, a detta degli esperti, essendo più appropriato un valore di 0,6g;
   secondo i tecnici sloveni incaricati della verifica dell'impianto, il valore di PGA raggiungerebbe 0,6g grazie a una serie di accorgimenti, alcuni dei quali non sarebbero verificabili;
   la Repubblica di Slovenia intende, come previsto dal piano energetico dei 2011, costruire nella stessa zona una nuova centrale da 1.600 megawatt (Krško-2);
   la società Gen Energija, incaricata dei lavori e della gestione dei nuovo impianto, ha commissionato uno studio all'istituto francese sulla sicurezza nucleare (IRSN) sul rischio sismico e sull'eventuale fattibilità dell'impianto;
   IRSN era entrato a far parte di un consorzio composto dal servizio geologico francese, dal servizio sloveno e da una società privata slovena;
   le conclusioni dell'IRSN, che aveva giudicato il sito di Krško inadatto alla costruzione di una nuova centrale a causa dei movimenti tellurici prodotti da faglie, sono state in un primo momento secretate;
   il 22 maggio 2013 il Ministero sloveno delle infrastrutture, dopo numerose sollecitazioni delle associazioni ambientaliste WWF e Legambiente, oltre alla pressione internazionale determinata dalla presentazione alla Camera dell'interrogazione n. 4-00417 dell'interrogante, ha pubblicato online i risultati dello studio;
   a seguito delle gravi divergenze di opinione, le autorità slovene hanno chiuso il Consorzio, sostituendolo con il famoso consulente americano Rizzo Associates Inc.;
   i contrasti con i francesi avrebbero riguardato l'attività pregressa della cosiddetta faglia di Libna che avrebbe interessato il terreno e poche centinaia di metri dal sito di Krško-2. Sembrerebbe, inoltre, che il problema della eventuale presenza di faglie più lontane, ma capaci di provocare forti terremoti, non sia stato approfondito;
   secondo quanto riportato nell'articolo, il direttore dell'IRSN avrebbe scritto a GEN: «questa nuova e grave scoperta [di una faglia attiva vicina all'Impianto; ndr] non permette di concludere in modo favorevole sull'adeguatezza dei due siti per la costruzione di una nuova centrale nucleare»; «andrebbe ricordato che la valutazione dei fenomeni di spostamento permanente dei terreno di fondazione è un tema altamente impegnativo, dato l'insufficiente esperienza internazionale attualmente disponibile nonché la mancanza di metodi e strumenti consolidati [di analisi]» «Questo Istituto francese di radioprotezione e sicurezza nucleare considera che è di estrema [utmost] importanza che le possibili implicazioni di questa capacità di faglia [rotture della faglia Libna] sulla sicurezza dell'impianto esistente, così come la suo potenziale relazione strutturale con altre faglie vicine, sia affrontata senza ritardo. Io [scrive il direttore francese Repussard] ho capito che GEN si è sentita preoccupata su questo argomento ed era sicuramente intenzionata ad informare su questa scoperta l'esercente dell'impianto Krško-1 (Nuklearna Elektrarna Krško – NEK) così come l'Agenzia Slovena per la Sicurezza Nucleare (NSA). Io sarei molto grato se voi poteste confermare che ciò è stato effettivamente fatto, dal momento che io ravviso importante richiamare l'attenzione della NSA su questo argomento, in considerazione delle potenziali implicazioni di sicurezza che esso può avere a livello nazionale ed internazionale»;
   la pericolosità sismica della zona in cui insiste la centrale di Krško è evidenziata anche da alcune pubblicazioni a titolo personale degli autori dell'articolo, come la  relazione su Krško del Politecnico di Milano (2012) e il Volume 55, n. 1, marzo 2014 del Bollettino di geofisica teorica e applicata dell'istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale di Trieste;
   a riprova delle criticità summenzionate si ricorda che il 22 aprile 2014 alle ore 10:58 a Trieste è stata avvertita una forte scossa di terremoto (magnitudo 4,6 Richter) il cui epicentro è stato localizzato in Slovenia, nell'area del Monte Nevoso a tre chilometri a Nord di Knezak a una profondità di circa 16 chilometri, a una distanza di 150 chilometri dalla centrale nucleare di Krško. Le autorità slovene non hanno reso disponibili informazioni sugli eventuali danni che l'impianto avrebbe potuto subire a seguito dei sisma;
   lo stato dell'impianto desta preoccupazione anche per l'incidente riportato il 25 ottobre 2013 da un articolo del quotidiano Il Piccolo di Trieste intitolato «Barra nucleare trovata spezzata a Krško», che ha rilevato come, durante gli ordinari lavori di manutenzione nella centrale, siano stati rilevati danni di natura meccanica alla struttura;
   in particolare, alcune barre di carburante nucleare contenute nei tre elementi di combustibile del reattore si sarebbero incrinate e addirittura spezzate;
   l'Italia con due referendum abrogativi, svolti nel 1987 e nel 2011, ha deciso di non costruire reattori nucleari sul proprio territorio;
   le centrali di altri Paesi presenti a ridosso o lungo il territorio di confine possono costituire un serio pericolo per la cittadinanza, soprattutto come nel caso della centrale di Krško, costruita in un'area sismica riconosciuta –:
   se il Governo intenda adoperarsi per ottenere risposte certe ed immediate da parte dei Governi sloveno e croato in merito allo status della centrale esistente ed allo stato dell'opera di eventuali progettualità;
   se  il Governo intenda promuovere una fattiva collaborazione con i Governi interessati – ricorrendo al necessario coinvolgimento degli enti locali, di esperti e delle istituzioni scientifiche presenti sul territorio triestino – per le opportune verifiche del caso. (4-06140)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 22 giugno 2016
nell'allegato B della seduta n. 640
4-06140
presentata da
PRODANI Aris

  Risposta. — Con riferimento alla interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti dalla competente direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché dagli altri soggetti preposti, si rappresenta quanto segue.
  La centrale di Krško è uno degli impianti nucleari, tra quelli in esercizio nei Paesi oltre confine, presi a riferimento dal piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche che ha lo scopo di proteggere la popolazione, in particolare delle regioni del centro-nord dell'Italia, maggiormente esposta al rischio di un eventuale incidente.
  Il Ministero degli affari esteri, appositamente interpellato, ha evidenziato che per quanto concerne il livello di sicurezza della centrale di Krško valgono le attività di monitoraggio e consultazione condotte con la Slovenia, sia in ambito Euratom che nel corso delle principali iniziative multilaterali di cui fanno parte sia l'Italia che la stessa Slovenia.
  Il riferimento, in particolare, è alla Convenzione internazionale del 1991 sulla valutazione di impatto ambientale in un contesto transfrontaliero (ESPOO), che prevede in capo agli Stati membri l'obbligo di notifica e consultazione con le altre parti aderenti all'accordo stesso, nonché alle convenzioni in materia di sicurezza nucleare concluse nell'ambito dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA).
  Ed è proprio quest'ultima che, su espressa richiesta di Lubiana, ha provveduto ad inoltrare ai governi d'Italia, Austria, Croazia e Ungheria le informazioni ricevute da parte slovena in merito agli incidenti avvenuti alla centrale di Krško negli ultimi anni.
  Ad ulteriore chiarimento della situazione, lo stesso Ministero degli affari esteri ha evidenziato che il 4 ottobre 2012 sono stati condotti alcuni
stress test dalla Commissione europea su 145 centrali nucleari in 15 Stati membri dell'Unione europea. In particolare per la centrale nucleare di Krško sono state formulate tre raccomandazioni: la prima fa riferimento alla necessità di prendere in considerazione gli esiti dell'ultima valutazione del rischio sismico – che evidenzia minori margini di sicurezza – in vista dei futuri interventi già programmati, volti ad elevare gli standard di sicurezza.
  Secondo l'agenzia slovena per la sicurezza nucleare, gli
stress test confermano che la centrale di Krško è tra le più sicure d'Europa e che le misure adottate sono già adeguate per fronteggiare la maggior parte dei possibili disastri naturali, ivi inclusi quelli più improbabili.
  Infatti, al fine di rafforzare il livello di sicurezza, la centrale di Krško sta sviluppando il «
Post Fukushima National Action Plan», approvato nel dicembre 2012. Tale piano ha previsto la realizzazione di interventi per 200 milioni di euro per incrementare il livello di sicurezza in caso di terremoti, alluvioni e altri eventi straordinari, quali, ad esempio, incidenti aerei. La centrale nucleare è stata inoltre dotata di un nuovo generatore elettrico diesel capace di alimentare il reattore per una settimana in caso di assenza di alimentazione elettrica di rete.
  Più in particolare, si evidenzia che la proposta del programma energetico nazionale della Repubblica di Slovenia (2010-2030) della fine del 2011 prevedeva il prolungamento della vita utile dell'attuale centrale nucleare di Krško fino al 2043 e la costruzione nello stesso sito, entro il 2022, di un secondo reattore di «terza generazione», il cosiddetto Krško 2, con una potenza di 1.000/1.600 Megawatt.
  In esito alla attivazione della procedura di consultazione transfrontaliera sulla valutazione ambientale strategica (VAS) del predetto programma energetico nazionale della Slovenia, la competente struttura di questo dicastero già il 14 marzo 2012 aveva trasmesso alla autorità slovena, ai sensi dell'articolo 7 della direttiva 2001/42/CE, le proprie osservazioni sul rapporto ambientale, sui sottoprogrammi del programma, nonché sulle valutazioni dei relativi impatti.
  Per quanto attiene la problematica relativa alla centrale nucleare di Krško, descritta nel sottoprogramma 7 – produzione di energia elettrica e sottoprogramma 8 – trasmissione dell'energia elettrica (concernenti: prolungamento fino al 2043 dell'attività della centrale nucleare di Krško, costruzione di una nuova centrale nucleare di terza generazione nella stessa località di 1.000/1.6000 Megawatt, realizzazione di uno stoccaggio permanente delle scorie a bassa e media radioattività a Vrbina nel comune di Krško) questo Ministero esprimeva determinate considerazioni e osservazioni.
  In particolare, si riferiva che il piano e il rapporto ambientale sottoposti a valutazione non fornivano informazioni su caratteristiche tecniche delle centrali e dei depositi e sul rischio sismico, argomento questo, oggi, quanto mai delicato anche alla luce delle risultanze dello studio sull'argomento svolto dall'istituto francese sulla sicurezza nucleare (Irsn).
  Per poter completare l'analisi degli impatti ambientali transfrontalieri e formulare osservazioni più puntuali, era stato chiesto alla autorità slovena di completare l'analisi degli impatti ambientali come sopra indicato e in conformità a quanto richiesto dall'allegato 1 e alla già richiamata direttiva 2001/42/CE.
  A seguito di ripetute richieste volte a conoscere gli esiti delle osservazioni formulate da questo Dicastero, il Ministero dell'ambiente della Repubblica di Slovenia in data 19 giugno 2013 ha fatto conoscere che sino ad allora nessuna decisione era stata adottata in merito al programma energetico nazionale e che le considerazioni e le osservazioni formulate dallo Stato italiano sarebbero state debitamente valutate nell'ambito di adozione di qualsiasi provvedimento concernente la questione in esame.
  Per quanto attiene alla realizzazione del secondo reattore (cosiddetto Krško 2), per un conto stimato di 5 miliardi di euro, il Dicastero degli affari esteri sottolinea che la decisione in tal senso non è stata ancora presa dal pertinente Governo sloveno.
  L'Autorità slovena ha infatti informato che il piano di costruzione della seconda unità di Krško è allo stato sospeso, in attesa di decisioni politiche in merito. Al momento non è possibile stabilire la tempistica delle decisioni che risentono, fra l'altro, dell'attuale grave crisi economica.
  Come sopra descritto, la proposta del programma energetico nazionale della Repubblica di Slovenia (2010-2030) della fine del 2011 prevedeva il prolungamento della vita utile dell'attuale centrale nucleare di Krško fino al 2043 e la costruzione nello stesso sito, entro il 2022, di un secondo reattore di «terza generazione», il cosiddetto Krško 2, con una potenza di 1.000/1.600 Megawatt. Pertanto, l'attuale Governo sloveno dovrà valutare se confermare la proposta di programma di cui sopra o se, in alternativa, presentarne uno nuovo, determinando, con riferimento al settore nucleare, il numero di anni residui per la gestione dell'attuale centrale di Krško e la decisione in merito all'eventuale costruzione di un nuovo reattore.
  Proprio al fine di monitorare al meglio l'evoluzione della vicenda, è stata intensificata l'attività di cooperazione sui temi della sicurezza nucleare previste dall'accordo bilaterale in atto tra l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), autorità nazionale di regolamentazione competente in materia, e la
Slovenian nuclear safety administration, (Snsa), analoga organizzazione slovena.
  Nell'ambito dei citati accordi l'Autorità slovena ha informato l'Ispra che durante una fermata programmata dell'impianto, per manutenzione ed operazioni di ricambio del combustibile nucleare, sono state identificate alcune barrette di combustibile fessurate. La loro presenza, entro certi limiti, è ritenuta possibile durante l'esercizio dell'impianto, ed in tal senso viene condotto uno specifico programma di monitoraggio della radioattività presente nel refrigerante.
  Nel caso in questione sono state individuate anche tre barrette danneggiate meccanicamente ed una porzione di una di esse è stata rinvenuta nel canale di trasferimento verso la piscina di stoccaggio. Le valutazioni condotte hanno portato ad individuare, quale causa di tale danneggiamento, il fenomeno del «
baffle jetting», già noto e analizzato sia dal progettista (Westinghouse) che dagli enti di controllo (in particolare dalla nuclear regulatory commission statunitense). Trattasi di un fenomeno di natura idraulica per cui le barrette degli elementi periferici del reattore possono trovarsi sottoposte a getti d'acqua concentrati che inducono vibrazioni, le quali possono portare nel tempo a danneggiamenti delle barrette stesse.
  In base al rapporto pubblicato dall'autorità slovena sul sito
web il numero complessivo delle barrette danneggiate gravemente è pari ad otto, relativamente a tre elementi di combustibile. Altri tre elementi, per i quali sono state evidenziate perdite, includono ognuno una barretta leggermente danneggiata.
  In ogni caso le barrette danneggiate ammontano a poche unità a fronte di parecchie migliaia presenti nel reattore, e l'incremento di radioattività nell'acqua di refrigerazione è stato gestito, come previsto, dal sistema di purificazione del refrigerante progettato per far fronte alla concentrazione di attività conseguente alla fessurazione di una certa percentuale di barrette (dell'ordine dell'1 per cento).
  L'autorità slovena ha confermato che l'anomalia non ha comportato problematiche di tipo radiologico per i lavoratori e la popolazione. L'approntamento della soluzione all'anomalia rilevata ha determinato uno slittamento dei programmi di ricambio del combustibile di circa 15 giorni.
  L'evento è stato classificato al livello 0 della scala INES (evento non significativo per la sicurezza). Si rammenta che la scala INES (
International nuclear and radiological event scale – Scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici) fornisce uno strumento per comunicare al pubblico, in maniera appropriata, il livello di gravità di eventi incidentali. Gli eventi sono classificati su 7 livelli. I livelli più bassi (1-3) sono assegnati agli eventi meno gravi, denominati «Guasti» (incidents); i livelli più alti (4-7) sono assegnati a eventi di gravità maggiore, definiti incidenti (accidents).
  Sempre nell'ambito dell'attività di cooperazione, nei giorni 26 e 27 novembre 2014 l'ISPRA ha partecipato all'esercitazione di emergenza nucleare che la Slovenia ha condotto simulando un incidente alla centrale di Krško.
  In tale ambito, l'esercitazione ha rappresentato una importante opportunità di verifica dei sistemi e delle procedure previste dall'accordo per il pronto allarme in caso di un evento incidentale a carico della centrale slovena.
  Alla esercitazione, che ha visto la partecipazione anche di una rappresentanza della Croazia, del
incident and emergency centre dell'Iaea, (Agenzia internazionale per l'energia atomica) di Vienna, nonché la presenza di osservatori della nuclear regulatory commission (NRC) degli Stati Uniti, l'ISPRA ha partecipato attivando il proprio centro emergenze nucleari.
  Nel corso dell'evento sismico verificatosi il 1o novembre 2015 in Slovenia, che ha interessato la centrale di Krško, l'Ispra, in qualità di autorità di regolamentazione competente in materia di sicurezza nucleare e radioprotezione, ha monitorato sin dalle prime ore la situazione, in collaborazione con l'Arpa del Friuli Venezia Giulia. In particolare, l'istituto ha contattato la
Slovenian nuclear safety administration, (Snsa), Autorità di sicurezza nucleare slovena. La stessa autorità slovena ha confermato un evento sismico verificatosi alle ore 8:22 nelle vicinanze della centrale, con una magnitudo 4.2 della scala Richter. La scossa non ha determinato l'arresto automatico dell'impianto. Sono state comunque avviate dall'esercente le procedure di allerta previste in tali casi, le quali sono tuttavia rimaste in atto soltanto per 30 minuti. Non essendo stata rilevata alcuna anomalia, la centrale ha continuato ad operare regolarmente.
  L'Ispra, come previsto dalle procedure nel caso di particolari situazioni che possano interessare impianti nucleari oltre confine, ha mantenuto informato della situazione il dipartimento della protezione civile. Analogamente, è stato tenuto informato il Ministero dell'ambiente.
  Si segnala, da ultimo, che la direzione generale per le valutazioni e autorizzazioni ambientali ha provveduto nuovamente a richiedere alla Repubblica di Slovenia aggiornamenti in merito all'adozione ed attuazione del programma energetico nazionale che prevede, al sottoprogramma 7, l'estensione da 40 a 60 anni dell'attività delle centrale nucleare di Krško, lo stoccaggio permanente delle scorie a bassa e media radioattività a Vrbinia nel comune di Krško e una nuova centrale da 1000 a 1600 Megawatt. Sul punto non appena acquisiti altri elementi verranno fornite ulteriori informazioni.
  Quanto riferito, testimonia che la problematica rappresentata dagli interroganti è tenuta in debita considerazione da parte di questo Ministero, il quale ha provveduto, e provvederà per il futuro, alle valutazioni di competenza previste dai vigenti accordi internazionali e comunitari con il massimo grado di attenzione, tenuto conto dei sempre possibili rischi nei confronti delle popolazioni e del territorio dipendenti dalla complessa gestione di una centrale nucleare.
  Ad ogni modo, per quanto di competenza, il Ministero continuerà a tenersi informato anche al fine di un'eventuale coinvolgimento di altri soggetti istituzionali competenti.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

sicurezza nucleare

sismologia

sisma