ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05632

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 269 del 22/07/2014
Firmatari
Primo firmatario: REALACCI ERMETE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 22/07/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO 22/07/2014
MAGORNO ERNESTO PARTITO DEMOCRATICO 22/07/2014
COVELLO STEFANIA PARTITO DEMOCRATICO 22/07/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO PER GLI AFFARI REGIONALI E LE AUTONOMIE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 22/07/2014
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 22/07/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 28/07/2014
Stato iter:
19/11/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 19/11/2014
DE VINCENTI CLAUDIO VICE MINISTRO - (SVILUPPO ECONOMICO)
Fasi iter:

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 28/07/2014

SOLLECITO IL 01/08/2014

SOLLECITO IL 01/09/2014

SOLLECITO IL 03/10/2014

SOLLECITO IL 05/11/2014

RISPOSTA PUBBLICATA IL 19/11/2014

CONCLUSO IL 19/11/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05632
presentato da
REALACCI Ermete
testo di
Martedì 22 luglio 2014, seduta n. 269

   REALACCI, OLIVERIO, MAGORNO e COVELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie . — Per sapere – premesso che:
   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con decreto del 5 aprile 2013 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 aprile 2013 ha decretato «la compatibilità ambientale e l'Autorizzazione integrata ambientale al successivo esercizio relativo alla Centrale a carbone di Saline Ioniche, in comune di Montebello Jonico (RC), e opere connesse» in attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 giugno 2012. Questi due atti fanno seguito al parere (n. 559) espresso dalla commissione VIA del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare il 21 ottobre 2010;
   il 4 marzo 2014, presso la capitaneria di porto di Reggio Calabria, si è svolta la seconda ed ultima sessione della conferenza di servizi, la prima risale al 12 dicembre 2013, in merito alla richiesta di concessione di durata cinquantennale di una vasta area del demanio marittimo di pertinenza al porto di Saline, avanzata dalla SEI allo scopo di realizzare e gestire un terminale marino a servizio della centrale a carbone nonostante le numerose opposizioni di liberi cittadini, associazioni ambientaliste, enti locali, tra cui quella rilevante della regione Calabria. Il 10 giugno 2014 il Ministero dello sviluppo economico ha trasmesso ai comuni reggini interessati la comunicazione dell'avvio del procedimento relativo all'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio e/o imposizione di servitù sulle aree interessate dalle opere connesse. Nella comunicazione è evidenziato che sono state individuate anche le aree oggetto di occupazione temporanea ai fini della cantierizzazione che interessano il territorio del comune di Montebello Jonico. Il Ministero dello sviluppo economico non ha ancora emesso l'autorizzazione unica prevista dalla legge n. 55 del 2002;
   il progetto SEI – saline energie ioniche – di una nuova centrale a carbone da 1.320 megawatt prevede un investimento di circa un miliardo di euro. Sono azionisti della società SEI s.p.a. il gruppo svizzero a partecipazione pubblica (Canton dei Grigioni) Repower A.G. (57,5 per cento), la multiutility italiana Hera (20 per cento), la società d'ingegneria Foster Wheeler Italiana S.r.l. (15 per cento), Apri Sviluppo S.p.A. (7,5 per cento). Va poi precisato che, a seguito del referendum popolare del 22 settembre 2013, mediante il quale il Canton dei Grigioni della Svizzera ha stabilito che non sarà più possibile per le aziende svizzere a partecipazione pubblica investire in centrali a carbone anche al di fuori dei confini nazionali, la citata società Repower AG, ha ufficializzato l'uscita dal progetto Saline Ioniche. Il consiglio di amministrazione della Repower ha annunciato dopo il referendum che lo farà «in modo ordinato rispettando tutti gli impegni contrattuali assunti, al più tardi entro la fine del 2015». Vista la scarsa appetibilità del progetto ribadita della predetta azienda svizzera, è poi assai improbabile che ci siano società interessate ad acquistare le azioni Repower. Sussiste pertanto il rischio che si autorizzi un investimento di sicuro e forte impatto ambientale ma incerto nel suo successo e vetusto da un punto di vista industriale, alimentandolo a carbone;
   nel report di gestione 2013 della società svizzera Repower AG si legge inoltre: «Non si intravede più alcuna possibilità di trarre guadagno dal terreno acquistato per la centrale a carbone e quindi si è proceduto a una svalutazione del fondo che sta in relazione al Progetto Saline Joniche». «Il portafoglio progetti – si legge ancora nel report –, svalutato per un ammontare di 21 milioni di franchi, subisce l'influsso delle voci seguenti: svalutazione di un terreno in relazione al Progetto Saline Joniche (13,3 milioni di franchi). Attualmente la determinazione del fair value è soggetta a incertezza. A causa del contesto di mercato che desta insicurezza e della prospettiva di prezzi dell'energia bassi anche per il futuro, osservatori esterni valuterebbero come bassa la possibilità che il progetto venga realizzato e questo verrebbe considerato nella determinazione di un prezzo d'acquisto, con la conseguenza che non attribuirebbero alcun valore materiale al progetto»;
   la regione Calabria ha da sempre espresso in numerosi atti e decisioni ufficiali una chiara contrarietà al progetto (già il 17 settembre 2008 alla prima conferenza di servizi al Ministero dello sviluppo economico). Anche in seguito ha sempre negato l'intesa (delibera 686 del 6 ottobre 2008) e lo ha fatto con pronunciamenti unanimi di assemblee ed esecutivi di opposto orientamento politico e di rappresentanti istituzionali di tutti i partiti. La posizione ad oggi è rimasta immutata. Tant’è che, nella recente seduta del 26 giugno 2014 il consiglio regionale ha votato all'unanimità la mozione con cui impegna la giunta regionale ad esprimere il proprio fermo e motivato dissenso e la negativa intesa, anche nella fase successiva al decreto VIA e in occasione della conferenza di servizi;
   è utile ricordare che la produzione, il trasporto e la distribuzione d'energia integrano una materia di potestà legislativa costituzionalmente concorrente. A questo riguardo la richiamata sentenza della Corte Costituzionale n. 6 del 13 gennaio 2004 ha riconosciuto la necessità di un'intesa «in senso forte» tra Stato centrale e regioni; quindi il parere è essenziale e indispensabile ai fini del rilascio dell'autorizzazione unica, «il cui mancato raggiungimento costituisce un ostacolo insuperabile alla conclusione del procedimento»;
   sull’iter autorizzativo del progetto di centrale a carbone a Saline Joniche ad oggi pendono ancora, anche in forza dei pareri contrari del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dell'ente regionale, diversi ricorsi al tribunale amministrativo del Lazio e si è in attesa di sentenza definitiva;
   come ricorda Legambiente in un puntuale dossier trasmesso al Ministro dello sviluppo economico la regione Calabria, con delibera della giunta regionale n. 98 del 9 febbraio 2005, stabilì, in accordo a quanto contenuto nel piano energetico ambientale regionale ed alla luce della notevole quantità di energia prodotta eccedente i fabbisogni regionali, ritenendo che la regione con le intese rilasciate abbia già adeguatamente aderito al sistema Paese, che «... la regione non fornirà alcuna ulteriore intesa in sede di conferenza di servizi indette dal Ministero delle Attività Produttive e dal Ministero dell'Ambiente, per la realizzazione di centrali termoelettriche sul territorio regionale, ritenendosi sufficiente il numero delle cinque autorizzazioni già rilasciate da parte del Ministero delle Attività Produttive». Sono infatti già cinque le centrali termoelettriche per la produzione di energia elettrica da ciclo combinato a gas naturale da 800 megawatt ciascuna autorizzata sul territorio regionale: sono localizzate nei comuni di Altomonte, Pianopoli, Simeri Crichi, Rizziconi e Scandale. C’è da osservare che quasi tutte queste centrali sono attualmente in grave sofferenza per via delle condizioni nuove di eccedenza, di costi e di altre variabili del mercato dell'energia. La Calabria produce molta più energia di quanta ne consumi: dai dati TERNA relativi al 2012 la Calabria produce 10.979,4 Gwh a fronte di un fabbisogno di 6.452,3 GWh con un surplus del 70,2 per cento. Il saldo positivo è ulteriormente aumentato nel corso del 2013 e in questi mesi del 2014 grazie anche all'incremento del contributo delle fonti rinnovabili. Non si vede quindi la necessità di prevedere ulteriori grandi centrali elettriche sia sul territorio calabrese che sul resto del territorio nazionale;
   le legittime e necessarie esigenze di sviluppo economico ed occupazionale del territorio reggino non possono però ad avviso degli interroganti fare da scudo al rischio di infiltrazioni criminali mafiose sul progetto di centrale a carbone a Montebello Jonico considerato che insiste in un territorio ad alta densità criminale. Potrebbe infatti avvenire quello che è accaduto in passato: a testimoniarlo svariate condanne giudiziarie passate in giudicato per attività interessate dalla ’ndrangheta nella stessa area in occasione della realizzazione della Liquichimica e delle OGR Grandi riparazioni –:
   se il Governo sia a conoscenza della questione;
   se si intenda valutare, anche a fronte della notevole eccedenza di produzione energetica del Paese, l'opportunità di revocare il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore senatore professore Mario Monti del 15 giugno 2012, che sanciva la contrastata compatibilità ambientale e autorizzava all'esercizio il progetto a carbone della S.E.I. s.p.a., considerando il fatto che a breve sarà necessario procedere alla chiusura di vari impianti di produzione elettrica a partire da quelli meno efficienti e più inquinanti, come quelli alimentati a carbone che emettono grandi quantità di CO2 in atmosfera;
   se il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, non intenda verificare la possibilità di istituire, per quanto di competenza e di concerto con l'amministrazione regionale della Calabria, un tavolo tecnico interministeriale per implementare, anche con fondi comunitari, un piano di rilancio e sviluppo sostenibile centrato sulla valorizzazione integrata delle risorse ambientali e culturali locali per migliorare la qualità della vita e attrarre nuovi investimenti e flussi di visitatori e turisti nell'area Grecanica, con interventi come: riqualificazione del porto a scopo turistico, bonifica degli insediamenti produttivi abbandonati, waterfront, piano di sviluppo delle microfiliere produttive, filiere agricole di qualità a partire da quella del bergamotto, interventi di riqualificazione dei borghi a fini turistici. (4-05632)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 19 novembre 2014
nell'allegato B della seduta n. 334
4-05632
presentata da
REALACCI Ermete

  Risposta. — A seguito del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 (Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica) è stata disposta, tra l'altro, la liberalizzazione della produzione di energia elettrica nel nostro Paese.
  Le centrali termoelettriche sono considerate, ai sensi della normativa vigente in materia (legge n. 55 del 2002), «opere private di pubblica utilità». Gli operatori del settore realizzano sul territorio nazionale unità produttive con finanziamenti propri. Ciascuna unità produttiva è pertanto gestita con una logica imprenditoriale, facente capo a strategie aziendali, valutazioni a breve, medio e lungo termine, analisi di possibili scenari domanda-offerta, eccetera.
  In particolare, la scelta della tipologia d'impianto, nonché la relativa localizzazione, è lasciata alle ragioni d'opportunità del soggetto privato proponente l'iniziativa.
  Allo Stato e, nello specifico, al Ministero dello sviluppo economico compete l'eventuale rilascio delle autorizzazioni alla realizzazione di tali impianti, a fronte di un esito favorevole del procedimento sviluppato.
  Ciò premesso, si fa presente che le autorizzazioni alla realizzazione degli impianti di potenza superiore a 300 megawatt termici sono rilasciate a seguito di un procedimento «unico» complesso, attivato su istanza di parte e condotto ai sensi della legge n. 55 del 2002 e secondo i dettami della legge n. 241 del 1990 cioè attraverso il modulo procedimentale della conferenza di servizi.
  Pertanto, a seguito della presentazione dell'istanza da parte della SEI s.p.a., il Ministero dello sviluppo economico ha avviato il procedimento finalizzato all'eventuale rilascio del provvedimento autorizzativo ed ha indetto e convocato la seduta di apertura della menzionata conferenza di servizi, con lo scopo di presentare il progetto a tutte le amministrazioni ed enti interessati, nonché raccogliere le preliminari posizioni in merito all'iniziativa in parola.
  A seguito della suddetta prima riunione, in considerazione del fatto che ai sensi della legge n. 55 del 2002 la pronuncia favorevole di compatibilità ambientale è condizione indispensabile per il rilascio dell'autorizzazione, il Ministero dello sviluppo economico è rimasto in attesa della determinazione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in merito alla valutazione d'impatto ambientale.
  Nel caso del procedimento in parola, a fronte del parere negativo espresso dal Ministero per i beni e le attività culturali rispetto al parere favorevole della Commissione tecnica VIA/VAS, il Ministero per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare ha richiesto l'attivazione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri della procedura prevista dall'articolo 5, comma 2, lettera
c-bis della legge n. 400 del 1988. In particolare, tale disposizione consente di deferire al Consiglio dei ministri, ai fini di una complessiva valutazione ed armonizzazione degli interessi pubblici coinvolti, la decisione di questioni sulle quali siano emerse valutazioni contrastanti tra le amministrazioni a diverso titolo competenti, in ordine alla definizione di atti e provvedimenti.
  Nel caso di specie la Presidenza del Consiglio dei ministri ha risolto positivamente il contrasto tra il Dicastero dell'ambiente e il Ministero per i beni e le attività culturali, condividendo il parere favorevole espresso dalla commissione tecnica VIA/VAS, ed ha emanato il 15 giugno 2012 il decreto con cui si sancisce la compatibilità ambientale del progetto in parola.
  Tale valutazione favorevole è stata, tra l'altro, successivamente ribadita dal Ministero dell'ambiente che, con il decreto n. 115 del 5 aprile 2013, ha rilasciato il provvedimento di V.I.A./A.I.A. relativamente al progetto presentato dalla SEI s.p.a. Sul punto si evidenzia che la Presidenza del Consiglio dei ministri, nonché il Dicastero dell'ambiente, non hanno solo valutato positivamente, dal punto di vista ambientale, la documentazione progettuale presentata, ma hanno disposto anche un consistente quadro prescrittivo costituito da 59 prescrizioni.
  Tra l'altro, si fa presente che alcune delle prescrizioni imposte sono da ottemperare in fase istruttoria, prima del rilascio dell'intesa regionale e, quindi, del provvedimento autorizzativo.
  Pertanto, considerato che la procedura di V.I.A./A.I.A. si è conclusa favorevolmente, ad oggi il Ministero dello sviluppo economico è in attesa, per procedere alla convocazione della riunione conclusiva della conferenza di servizi, dell'ottemperanza di una prescrizione propedeutica al rilascio dell'intesa regionale, nonché della conclusione della fase endoprocedimentale
ex decreto del Presidente della Repubblica n. 27 del 2001 attinente l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio.
  Inoltre, restano da acquisire e valutare le posizioni delle varie amministrazioni ed enti coinvolti.
  Relativamente alla posizione dell'amministrazione regionale, si fa presente che l'autorizzazione è rilasciata d'intesa con la Regione che, secondo l'interpretazione data dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 6 del 13 gennaio 2004, è da intendersi imprescindibile per il rilascio dell'autorizzazione unica. Al riguardo, si evidenzia che il comma 30 dell'articolo 27 della legge 23 luglio 2009, n. 99, ha modificato la legge n. 55 del 2002, prevedendo alla disposizione originaria dell'articolo 1, comma 2, che «... l'eventuale rifiuto regionale dell'intesa deve essere espresso con provvedimento motivato, che deve specificatamente tenere conto delle risultanze dell'istruttoria ed esporre in modo chiaro e dettagliato le ragioni del dissenso dalla proposta ministeriale d'intesa...».
  Pertanto, si precisa che il Ministero dello sviluppo economico procederà alla formulazione della proposta ministeriale di intesa alla regione Calabria solo a seguito della eventuale conclusione favorevole della conferenza di servizi, una volta concluso l’
iter istruttorio condotto ai sensi della citata legge n. 55 del 2002, non rilevando, pertanto, un'eventuale determinazione regionale resa precedentemente.
  Alla luce del sopra riportato contesto normativo, appare evidente che la Regione con un eventuale rifiuto al rilascio dell'intesa può determinare il diniego al rilascio dell'autorizzazione stessa.
  La normativa vigente non attribuisce pertanto al Ministero dello sviluppo economico la facoltà di decidere autonomamente sull'esito del procedimento, bensì spetta al medesimo osservare le determinazioni della conferenza di servizi, con particolare riguardo ai pareri espressi dagli enti interessati nonché, alla conclusione dell’
iter istruttorio, proporre eventualmente alla regione Calabria il rilascio dell'intesa.
  In merito alla già rappresentata posizione contraria della regione Calabria, si fa presente che la programmazione energetica regionale non costituisce
ex se un vincolo per l'amministrazione centrale ma può diventarlo se è alla base della pronuncia della regione sull'Intesa.
  Per quanto attiene le problematiche di carattere societario conseguenti al referendum svoltosi nel Canton dei Grigioni e al possibile ritiro della Repower s.p.a. dall'iniziativa, si fa presente che al momento la Società continua a coltivare il progetto e l'istanza di autorizzazione.
  In relazione alle possibili interferenze della malavita organizzata dell'area interessata dall'iniziativa, la SEI spa ha avviato un confronto con la prefettura di Reggio Calabria, proponendo la sottoscrizione di un «Protocollo di legalità», funzionale alla prevenzione di eventuali fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata nei futuri lavori di costruzione della centrale.

Il Viceministro dello sviluppo economicoClaudio De Vincenti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

stazione energetica

Calabria

criminalita' organizzata

eccedenza di produzione

produzione d'energia

turismo

industria elettrica

sviluppo regionale