ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05600

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 267 del 18/07/2014
Firmatari
Primo firmatario: DI VITA GIULIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 18/07/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GRILLO GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 18/07/2014
MANTERO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 18/07/2014
CECCONI ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 18/07/2014
GIORDANO SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 18/07/2014
DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 18/07/2014
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 18/07/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 18/07/2014
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05600
presentato da
DI VITA Giulia
testo di
Venerdì 18 luglio 2014, seduta n. 267

   DI VITA, GRILLO, MANTERO, CECCONI, SILVIA GIORDANO, DALL'OSSO e LOREFICE. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   i CDD, Centri diurni per persone con disabilità, sono strutture di tipo semiresidenziale che accolgono durante il giorno persone con disabilità, attraverso i quali vengono erogate prestazioni socio-sanitarie, riabilitative ed educative, sulla base di Progetti educativi individualizzati (P.E.I.);
   il ricorso ai mezzi di contenzione previsto dal regolamento manicomiale del 1909 prevedeva l'utilizzo di mezzi di «contenzione meccanica» (tra cui le stanze di contenimento, le camicie di forza e altro) in casi eccezionali e limitati nelle ipotesi di comportamenti violenti e/o aggressivi del paziente. Questa norma, e quelle analoghe sull'organizzazione dei manicomi, sono state abolite con la riforma psichiatrica del 1978;
   oggi dunque, giustamente, nel nostro ordinamento non v’è più alcuna disposizione di legge che, quanto meno sulla carta, autorizzi implicitamente o esplicitamente l'uso di mezzi di contenzione;
   la realtà dei fatti è però ben altra cosa;
   in data 15 luglio 2014, infatti, le cronache giornalistiche hanno riportato la notizia raggelante relativa ad una serie di maltrattamenti gravissimi compiuti in un centro diurno per disabili in provincia di Ascoli Piceno, la «Casa di Alice», a danno di alcuni ragazzi con disabilità che alloggiavano nella struttura;
   i particolari della vicenda sono ancora più terrificanti: le vittime di tali nefandezze, ragazzi autistici di età compresa fra gli 8 e 20 anni, venivano denudati, picchiati, spintonati, sgridati e tenuti addirittura sequestrati in anguste stanze di contenimento, ove erano anche costretti a urinare;
   la notizia stride fortemente con il dato relativo al 2004, quando il centro veniva allora presentato come il fiore all'occhiello di un progetto sperimentale che tendeva «attraverso interventi educativi comportamentali, a migliorare il rapporto dei ragazzi autistici con la realtà esterna», in collaborazione con un neuropsichiatra infantile, una psicologa e una psicopedagogista;
   i carabinieri di San Benedetto del Tronto hanno già liberato i giovani ospiti del centro diurno e su disposizione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Fermo hanno arrestato cinque educatori della struttura gestita dal comune, attraverso una cooperativa esterna, e sequestrato la «stanza di contenimento»;
   l'inchiesta ha permesso anche grazie alle intercettazioni video di documentare numerosissimi episodi di aggressione fisica e psicologica (spintoni, schiaffi, strette al corpo, minacce gestuali) ai danni dei giovani disabili, e l'impiego sistematico della «stanza di contenimento» come strumento per reprimere o «punire» la vivacità dei ragazzi;
   in realtà, come hanno rilevato in seguito alla stampa sia il pubblico ministero che i carabinieri, in quei ragazzi v'era una «totale assenza di comportamenti violenti o di azioni che giustificassero il loro “contenimento”, anche per svariate ore, all'interno di quell'ambiente, talvolta denudati dagli educatori e costretti a urinarsi addosso»;
   quello descritto purtroppo non costituisce solo un caso isolato, ma si inserisce a pieno titolo nel quadro di un fenomeno invero più diffuso di quanto si riesca a immaginare, dovuto in particolare alla pressoché generalizzata assenza di controlli in tale settore;
   realtà tristemente simili emergono sempre più di frequente dalle cronache giornalistiche che, citandone una per tutte, lo scorso giugno riportavano ad esempio la notizia relativa allo scandalo degli «Istituti polesani» di Ficarolo, in provincia di Rovigo, in cui, secondo le indagini, alcuni medici, infermieri o operatori sanitari, avrebbero maltrattato gli ospiti della strutturi, persone anziane e con disabilità, affette da problematiche invalidanti. Gli episodi contestati in tale vicenda riportavano di schiaffoni, a volte anche inferti con oggetti come manici di scopa o scarpe, ma anche strattoni, prese per i capelli, veri e propri «lanci» sulla sedia a rotelle piuttosto che sul letto di degenza: umiliazioni e vessazioni, insomma, all'ordine del giorno. Nel prosieguo dell'indagine è poi infatti definitivamente emerso che la violenza e la brutalità nei confronti di pazienti inermi erano elevate a sistema;
   anche in questo caso la struttura sanitaria, in apparenza modello di funzionalità, in realtà era un vero e proprio lager, in cui erano costretti coloro che avevano maggior bisogno di cure e affetto;
   in tal senso stupisce dover segnalare, non senza preoccupazione, come il Governo, nel licenziare il 10 luglio 2014 il disegno di legge delegato per la riforma del terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale, non abbia preso in esame la possibilità di provvedere utilmente a inserire nel testo di detto provvedimento alcuna disposizione atta a fronteggiare l'aspetto specifico sin qui descritto e denunciato, relativo alla carenza di controlli mirati nei confronti di soggetti giuridici, quali ad esempio le società e le cooperative sociali, che svolgono servizi di interesse pubblico per conto dell'ente locale di riferimento e che, con particolare incidenza al sud Italia, si rivelano quali veri e propri enti di sola «facciata» costituendo anche, non così di rado, veri e propri bacini elettorali per la politica locale –:
   relativamente alla materia dei centri diurni per persone con disabilità (CDD), quali attività di controllo, per quanto di competenza, il Governo ponga già in essere o, in caso negativo, intenda prossimamente intraprendere, anche per il tramite del Comando carabinieri per la tutela della salute, al fine di scongiurare che situazioni gravissime e drammatiche analoghe a quella in premessa citata possano nuovamente verificarsi. (4-05600)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

trattamento crudele e degradante

diritto alla salute

giovane

delitto contro la persona

disabile

professioni paramediche