ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05589

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 267 del 18/07/2014
Firmatari
Primo firmatario: SORIAL GIRGIS GIORGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 18/07/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 18/07/2014
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 18/07/2014
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI 24/07/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 12/03/2015
Stato iter:
12/03/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 12/03/2015
PISTELLI LAPO VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
Fasi iter:

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 12/03/2015

RISPOSTA PUBBLICATA IL 12/03/2015

CONCLUSO IL 12/03/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05589
presentato da
SORIAL Girgis Giorgio
testo di
Venerdì 18 luglio 2014, seduta n. 267

   SORIAL. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   il mondo sta assistendo ad una terribile ripresa del conflitto nella Striscia di Gaza, tra israeliani e palestinesi, che ha già provocato più di 200 morti e più di 1500 feriti tra i palestinesi e si è registrata il 16 luglio, anche la prima vittima israeliana: un civile israeliano rimasto ucciso al valico di Erez;
   la crisi pare sia stata innescata dall'uccisione di tre giovanissimi ragazzi israeliani rapiti il 12 giugno scorso, che ha dato vita ad azioni di rappresaglia, nonostante la smentita da parte di Hamas, incolpata da Israele, di avere la responsabilità degli omicidi;
   secondo la dichiarazione del portavoce Sami Abu Zuhri alla France Presse «la scomparsa e l'uccisione dei tre israeliani è basata solo sulla versione di Israele. L'occupazione sta cercando di usare questa storia per giustificare una guerra ad ampio raggio contro il nostro popolo»;
   in risposta ai tre omicidi, le frange estremiste israeliane (estremisti de La Familia) nella notte tra il 30 giugno e il 1o luglio hanno rapito un ragazzo palestinese e lo hanno ucciso bruciandolo vivo;
   il premier israeliano Netanyahu, in risposta ai lanci di razzi da parte di Hamas dalla Striscia di Gaza, dopo un iniziale atteggiamento di prudenza e moderazione, ha deciso di rispondere con un'azione militare, bombardando Gaza, comunicando all'esercito di prepararsi per una «una campagna forte, continua e lunga»;
   dopo una tregua durata solo alcune ore, il 15 luglio 2014, i bombardamenti sono ricominciati e la situazione sta peggiorando di ora in ora; l'esercito israeliano avrebbe chiesto a 100 mila persone nel nord e nell'est della Striscia di Gaza di evacuare le loro case, come riporta Ynet, citando fonti militari secondo cui i palestinesi hanno ricevuto dei messaggi in proposito;
   sembra che da anni ormai manchi un ruolo politico dell'Europa nel quadro di questi scontri, se non come sostegno economico e finanziario all'ANP e alla cooperazione euro-mediterranea, nonostante sia non solo responsabilità di tutti attivarsi per la pace nel Medioriente, ma ci sia anche una ricaduta diretta di tali scontri per i Paesi europei, ovvero l'aumento dei flussi migratori nel Mediterraneo già alimentati dalle altre crisi in Eritrea, Iraq e Siria –:
   quali siano gli orientamenti del Governo sui fatti riportati in premessa e se non si ritenga necessaria una forte presa di posizione del nostro Paese al fianco del Parlamento europeo, dell'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie internazionali per intraprendere un serrato dialogo diplomatico per una ripresa del processo di pace, al fine di scongiurare terribile escalation di violenza ora in atto, che mette a repentaglio la vita della popolazione civile;
   se il Governo non intenda intervenire anche in sede europea, in considerazione del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea, nell'ottica di dare all'Europa un ruolo più attivo e incisivo nella

politica mediterranea nella promozione di una strategia a lungo termine, che possa attivare un processo politico di negoziato e cooperazione per arrivare alla pace reale e duratura tra i due popoli israeliano e palestinese. (4-05589)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 12 marzo 2015
nell'allegato B della seduta n. 390
4-05589
presentata da
SORIAL Girgis Giorgio

  Risposta. — In un Medio Oriente scosso dalle forti tensioni in corso a Gerusalemme e in Cisgiordania, attorniate dalle spaventose crisi nelle aree circonvicine, il Governo è consapevole dell'urgenza che Israele e Palestina riprendano il negoziato diretto. Si tratta dell'unica alternativa per pervenire a una soluzione complessiva e durevole del contenzioso pluridecennale, basata sulla soluzione dei due Stati, come più volte ribadito dal Ministro degli affari esteri e della Cooperazione internazionale, Gentiloni, che ha ricordato la duplice esigenza di sicurezza di Israele e delle aspirazioni del popolo palestinese. Sul perseguimento di tale obiettivo si concentrano lo sforzo del Governo, in pieno coordinamento con i partner europei, l'alleato americano e i principali attori regionali.
  Nel semestre appena concluso, l'Italia, anche nella sua veste di Presidenza di turno dell'Unione europea, ha contribuito agli sforzi della Comunità internazionale volti dapprima ad assicurare la cessazione delle ostilità a Gaza e a favorire una rapida ripresa dei negoziati tra israeliani e palestinesi per il consolidamento del cessate il fuoco. Ciò grazie a uno stretto raccordo con le cancellerie europee e il Governo egiziano, che ha assunto il compito di mediare tra le due parti belligeranti (merita segnalare al riguardo la visita del Presidente Renzi al Cairo il 2 agosto 2014). La ricostruzione della Striscia di Gaza rimane una priorità assoluta della comunità internazionale, come evidenziato dagli esiti della Conferenza del Cairo del 12 ottobre 2014, che l'allora Ministro Mogherini ha co-presieduto e in cui è stato promesso un contributo totale internazionale di 4,5 miliardi di euro. In quella sede l'Italia ha annunciato un impegno finanziario di 18,7 milioni di euro.
  Purtroppo le attività di ricostruzione stentano a decollare e le condizioni di vita della popolazione restano assai precarie. L'auspicabile rientro dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) nella Striscia non si è peraltro realizzato a causa dello stallo nel processo di riconciliazione nazionale palestinese e del perdurante dissidio tra Hamas e al-Fatah. Rimangono critici i nodi relativi agli accessi alla Striscia (vitali per l'afflusso dei beni indispensabili per la ricostruzione), ivi inclusa l'ipotesi di collegamenti marittimi (sea links) e le questioni relative alla sicurezza di Israele (in primis, i tunnel). Ad influire negativamente sulla situazione a Gaza concorrono anche la prolungata chiusura del valico di Rafah, su decisione delle Autorità egiziane e la decisione del Cairo di istituire un'estesa buffer zone militarizzata lungo il confine terrestre con Israele e Gaza.
  In ambito europeo, l'Italia ha promosso il mantenimento della missione EUBAM-Rafah il cui mandato è stato prorogato dal Consiglio europeo fino al 30 giugno 2015. Sono attualmente in corso riflessioni sulla possibile riattivazione della missione quale contributo dell'Unione europea alla gestione post-crisi. La disponibilità dell'Ue a contribuire alla riattivazione e all'estensione delle missioni Psdc (Politica di sicurezza e difesa europea) sul terreno (ferma restando l'esigenza di un previo rientro effettivo dell'Anp a Gaza) è stata espressa anche dall'Alto rappresentante Mogherini sia alla parte israeliana sia a quella palestinese nel corso della sua visita del 7-8 novembre 2014. Inoltre, il Consiglio affari esteri del 17 novembre, adottando le Conclusioni sul processo di pace in Medio oriente cui l'Italia ha fortemente contribuito, ha espresso la volontà dell'Ue a svolgere un ruolo chiave negli sforzi internazionali a sostegno di un cessate-il-fuoco duraturo, anche attraverso la rapida riattivazione dell'estensione di obiettivi e mandato delle missioni Eubam Rafah ed Eupol Copps nei territori palestinesi. In ogni caso, occorre che sussistano una serie di pre-condizioni indispensabili (al momento lungi dal materializzarsi) per il riavvio dell'impegno della Psdc nella Striscia, tra cui un cessate-il-fuoco duraturo, il controllo effettivo di Gaza da parte dell'Autorità palestinese e la presenza delle relative forze di sicurezza, oltre ad un invito formale alla riattivazione delle missioni Psdc da parte di Israele e Palestina.
  Il processo di pace sta attualmente vivendo una fase estremamente convulsa e apparentemente priva di sbocchi a breve termine. A seguito della presentazione – il 30 dicembre 2014 – in Consiglio di sicurezza di una risoluzione, l'Autorità palestinese ha avviato la prevista offensiva diplomatica, diretta ad ottenere in ambito multilaterale ciò che il negoziato diretto non ha sin qui propiziato, ossia tempi certi per la fine dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi e il ritiro israeliano sui confini pre-1967. La risoluzione non ha ottenuto i 9 voti necessari per essere approvata e quand'anche li avesse ottenuti sarebbe incorsa nel preannunciato veto da parte degli Stati Uniti. La reazione palestinese è stata quella di aderire a una ventina di convenzioni internazionali, incluso lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale di cui si accetta la giurisdizione a partire dal 13 giugno 2014 (in modo da ricomprendere gli eventi occorsi nell'estate). L'accessione della Palestina allo Statuto della Corte penale internazionale sarà effettiva a decorrere dal 1o aprile 2015. In risposta, le Autorità israeliane hanno congelato il trasferimento all'Anp di circa 100 milioni di euro di tributi riscossi per conto dell'Autorità palestinese relative al dicembre 2014. Pesa sulle decisioni dell’establishment israeliano anche la fluidità della situazione politica interna (dopo lo scioglimento della Knesset da parte del Premier Netanyahu e la convocazione delle elezioni parlamentari per il prossimo 17 marzo 2015) che potrebbe determinare nuove tensioni e strumentalizzazioni di eventi sul terreno a fini politici.
  Sono inoltre preoccupanti tutte le iniziative suscettibili di deteriorare la collaborazione e la fiducia tra israeliani e palestinesi. Le decisioni israeliane in direzione dell'espansione delle nuove colonie appaiono del tutto in contrasto con l'imperativo di non pregiudicare la soluzione dei due Stati. Nella stessa logica, si ritiene che le recenti decisioni israeliane sul trattenimento dei proventi fiscali destinati all'Anp debbano essere riviste, onde non aggravare ulteriormente la già precaria situazione finanziaria dell'Anp che potrebbe avere riflessi negativi anche sulla cruciale cooperazione di sicurezza tra Gerusalemme e Ramallah che, finora, non è venuta meno nonostante le crescenti tensioni tra le due parti. Al tempo stesso è opportuno che l'ANP si astenga dal promuovere iniziative di carattere giudiziario contro Israele onde non esacerbare ulteriormente la situazione.
  Negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli episodi di violenza e provocazione reciproca tra le due parti che hanno interessato anche Gerusalemme e la Cisgiordania. Ancor più preoccupante la dimensione capillare dell’escalation di violenza, alimentata da episodi sempre più efferati, frutto soprattutto dell'iniziativa di singoli, fanatici o esasperati dall'assenza di prospettive. La Farnesina ha fermamente condannato il ciclo di violenze registratosi a Gerusalemme nei mesi scorsi, come l'attacco armato alla Sinagoga di Har Nof di novembre.
  L'Italia continua a sostenere concretamente il processo di formazione dello Stato palestinese attraverso i programmi di institution building dell'Autorità palestinese. Anche sul piano formale, il nostro Paese ha progressivamente preso atto della direzione irreversibile del processo di «state building», come evidenziato nel novembre 2012 dal nostro voto favorevole all'attribuzione alla Palestina dello status di Stato osservatore non membro nell'Assemblea generale delle nazioni unite. Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina, il Governo italiano mantiene una posizione coerente con l'approccio dinamico ed equilibrato sopra evidenziato. Esso deve avvenire al momento opportuno, con una tempistica che faccia sì che questo gesto possa contribuire a favorire l'auspicato esito del negoziato, ossia due Stati che vivano l'uno accanto all'altro in pace e sicurezza.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionaleLapo Pistelli.

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