ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05455

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 260 del 09/07/2014
Firmatari
Primo firmatario: REALACCI ERMETE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 09/07/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 09/07/2014
Stato iter:
31/07/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 31/07/2015
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 01/08/2014

SOLLECITO IL 01/09/2014

SOLLECITO IL 03/10/2014

SOLLECITO IL 05/11/2014

SOLLECITO IL 05/12/2014

SOLLECITO IL 08/01/2015

SOLLECITO IL 02/02/2015

SOLLECITO IL 05/03/2015

SOLLECITO IL 01/04/2015

SOLLECITO IL 05/05/2015

SOLLECITO IL 11/06/2015

SOLLECITO IL 09/07/2015

RISPOSTA PUBBLICATA IL 31/07/2015

CONCLUSO IL 31/07/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05455
presentato da
REALACCI Ermete
testo di
Mercoledì 9 luglio 2014, seduta n. 260

   REALACCI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   come si evince da numerose agenzie di stampa Legambiente ha pubblicato a maggio 2014 i risultati dell'indagine «Beach litter» condotta dall'associazione su protocollo scientifico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dell'ISPRA, concernente quantità e tipologia di rifiuti presenti sulle spiagge italiane;
   dall'indagine risulta che il 65 per cento dei rifiuti è costituito da plastica. Il rapporto sostiene inoltre che solo una ridotta frazione di rifiuti finisce sulla costa, mentre la maggior parte affonda in mare, e che quindi le quantità di rifiuti trovati sulle nostre spiagge è solo la punta dell'iceberg di un inquinamento diffuso dei nostri mari;
   è altresì nota da tempo la presenza di grandi accumuli di plastica in tutto il mondo dovuti agli scarichi in mare o da terraferma. Gli effetti sulla fauna marina sono rilevanti, così come le conseguenze derivanti dal minor assorbimento di gas effetto serra e dalla mancata produzione di ossigeno da parte del fitoplancton. Tale è la situazione nel cosiddetto Pacific Trash Vortex, una delle cinque aree del pianeta a maggior accumulo di rifiuti plastici, ma vortici simili, seppure molto più ridotti, le cosiddette «zuppe di plastica», sembrano esserci anche nel nord del Tirreno e in altre aree del Mediterraneo;
   inoltre, calamità naturali e altre emergenze ambientali contribuiscono costantemente al degrado delle condizioni di vita dell'ecosistema oceanico e marino. Si pensi, ad esempio, il maremoto del marzo 2011 in Giappone ha prodotto un'enorme massa di rifiuti, trascinati in pieno oceano al ritiro delle acque dalla terraferma ed il Mare Mediterraneo non è immune da questo problema;
   un articolo pubblicato sulla rivista scientifica «Marine Pollution Bulletin» riporta che alti livelli di microplastiche nel santuario dei cetacei del Mar Ligure. Lo studio, condotto dal gruppo di ricerca dell'università di Siena, in collaborazione anche con la marina militare, finanziato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha fornito tre dati, i primi a livello internazionale su questo tema: il 56 per cento dei campioni di plancton superficiale nell'area del Santuario dei Cetacei contiene particelle di microplastica, con un valore elevato; nel plancton è molto alto il livello degli ftalati, composti additivi della plastica nocivi per la salute dei mammiferi e classificati come «distruttori endocrini», sostanze che interferiscono con la riproduzione; è stato provato che gli ftalati presenti nel plancton vengono metabolizzati e possono avere effetti tossici sui cetacei, con alte concentrazioni rilevate nell'adipe sottocutaneo di 4 balenottere comuni su 5 ritrovate spiaggiate lungo le coste italiane. In base alle analisi effettuate su 7 capodogli spiaggiati sulle coste pugliesi il 17 dicembre 2009, 4 di questi, avevano lo stomaco pieno di buste di plastica, ingerite perché scambiate per calamari, gli altri 3 li hanno seguiti spiaggiandosi anch'essi. Un analogo effetto si registra con le tartarughe marine che scambiano le buste di plastica in sospensione, per meduse (il loro cibo preferito) trovando spesso la morte per soffocamento. Il problema interessa anche l'avifauna marina; nell'apparato digerente di molti uccelli marini non è infrequente rinvenire oggetti di plastica;
   è poi opportuno ricordare che ftalati e PCB, accumulati nell'organismo di pesci e molluschi, possono essere assunti anche dall'uomo attraverso la catena alimentare;
   l'allarme per l'inquinamento da plastica in mare, a livello planetario, ha superato l'allarme per inquinamento da idrocarburi, come dimostrato dalla preoccupazione espressa o non solo dalle organizzazioni ambientaliste, ma anche da organismi internazionali quali l'UNEP e la FAO;
   della necessità di gestire e ridurre radicalmente la marine litter si occupa anche la Marine Strategy dell'Unione europea e più volte il commissario dell'Unione europea all'ambiente, Janez Potocnik, nella passata legislatura europea, ha ricordato l'importanza di azioni concrete contro le plastiche e le microplastiche nei mari europei, in particolare nel Mediterraneo, sottolineando che, visto anche il crescente utilizzo delle plastiche, occorre mettere in atto efficaci strategie di consumo, raccolta, riciclo e riutilizzo dei materiali plastici ed avviare azioni di prevenzione e di ripulitura delle coste affinché le plastiche non arrivino in mare, spesso attraverso fiumi ed altri corsi d'acqua, producendo poi microplastiche attraverso il loro degrado, oppure depositandosi sui fondali o nei canyon sottomarini;
   a disposizione dello Stato italiano vi è una flotta messa a disposizione da «Castalia», per finalità di lotta all'inquinamento marino; tale flotta è composta da 9 unità di altura e 26 unità costiere, per un totale di 35 navi. Risulta poi che il Corpo delle capitanerie di porto e la marina militare dispongono di unità equipaggiate per la lotta all'inquinamento marino –:
   quali iniziative urgenti il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda mettere in campo, magari promuovendo iniziative ad hoc per la salvaguardia dell'ambiente marino con tutti i Paesi rivieraschi nel Mediterraneo, a tutela dei nostri mari e per la raccolta e il trattamento delle plastiche disperse in mare;
   se la flotta Castalia, le unità anti-inquinamento delle Capitanerie di porto e delle marina militare, dispongano, o abbiano allo studio, dispositivi idonei per la bonifica di rifiuti a base di materie plastiche in mare, tenendo conto della diversa dimensione che tali rifiuti possano avere. (4-05455)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 31 luglio 2015
nell'allegato B della seduta n. 473
4-05455
presentata da
REALACCI Ermete

  Risposta. — Il tema dei rifiuti presenti in enormi quantitativi nelle acque marine, in particolar modo per quello che riguarda le plastiche, ha destato una elevata soglia di attenzione, sia in ambito internazionale che a livello europeo.
  Tra gli elementi che stanno emergendo come prioritari per il contrasto a questo fenomeno spicca, oltre naturalmente alle azioni di recupero dei rifiuti già presenti nel mare e lungo le coste, il ruolo fondamentale che riveste la prevenzione dell'immissione in mare di rifiuti, attraverso politiche di riduzione del quantitativo dei rifiuti attraverso il riciclaggio, il riuso e la riduzione degli imballaggi in plastica.
  L'approccio al problema è ancora più complesso per i rifiuti marini, in considerazione della estrema difficoltà di operare in mare per la loro rimozione, attualmente presenti, oltre che in superficie, sulla colonna d'acqua e sui fondali.
  Anche in presenza di un efficace sistema di raccolta, infatti, e di trasporto e conferimento sulla terraferma, che già di per sé dovrebbe comportare l'impiego di un elevato numero di mezzi navali, c’è da considerare che il materiale così raccolto dovrà essere adeguatamente trattato o smaltito, con elevatissimi costi e difficoltà logistiche e operative, concernenti tutte le fasi della operazione, connesse ai quantitativi di rifiuti raccolti nell'ordine stimato di milioni di tonnellate.
  Infine, aspetto non marginale è costituito dal quadro giuridico delle responsabilità che conseguono alla «presa a bordo» dei rifiuti e alla conseguente posizione di soggetto detentore di chi li recupera, con connesso obbligo di smaltimento.
  Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è responsabile dell'attuazione della direttiva quadro sulla strategia marina, che inserisce i rifiuti marini tra gli undici descrittori del buono stato ambientale.
  Nell'ambito dell'implementazione nazionale della direttiva (decreto ministeriale 17 ottobre 2014), è stata adottata una specifica definizione di buono stato ambientale (GES), da conseguire entro il 2020, per il descrittore che riguarda i rifiuti marini (G10.1), il quale prevede che «la quantità di rifiuti marini e dei loro prodotti di degradazione presenti sul litorale, sul fondo e in colonna d'acqua, inclusi quelli galleggianti sulla superficie del mare, è tale da non provocare rilevanti impatti sull'ecosistema marino». Il percorso verso il raggiungimento di questo buono stato ambientale verrà misurato mediante il conseguimento di tre traguardi ambientali: il target T 10.1 che «tende a diminuire il numero/quantità di rifiuti marini presenti sui litorali, sul fondo e in colonna d'acqua, inclusi quelli galleggianti sulla superficie del mare»; il
target T 10.2 per il quale «è decrescente la tendenza nella quantità dei rifiuti ingeriti dagli animali marini»; il target T 10.3 che prevede siano «ridotte le lacune conoscitive sull'origine, stato, composizione, dispersione e impatti dei rifiuti in mare attraverso l'incremento di programmi di indagine per misurare il raggiungimento di questi traguardi ambientali».
  Per monitorare il percorso verso il raggiungimento dei traguardi ambientali è stato predisposto un piano di monitoraggio nazionale – sottoposto anche a consultazione pubblica, come previsto dal decreto legislativo 13 ottobre 2010, n. 190, di recepimento della direttiva sulla strategia marina. I programmi di monitoraggio sono stati formalmente adottati e prevedono per specifico ambito che, al fine di misurare il percorso verso il raggiungimento dei traguardi ambientali, venga condotta l'analisi dei rifiuti spiaggiati, l'analisi delle microplastiche e lo studio dei rifiuti marini nel biota.
  Inoltre, in data 18 dicembre 2014 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e le regioni costiere hanno stipulato un accordo con scadenza il 31 dicembre 2017 avente ad oggetto la realizzazione delle attività necessarie per assicurare l'avvio e l'attuazione della componente regionale dei programmi di monitoraggio coordinati per la valutazione continua dello stato ambientale delle acque marine nell'ambito delle tre sottoregioni marine interessanti il nostro Paese: mare Adriatico, mare Ionico-Mediterraneo centrale e Mediterraneo occidentale.
  I programmi di monitoraggio sono attuati attraverso specifiche convenzioni tra Ministero e le tre Arpa individuate come capofila in rappresentanza delle agenzie costiere: Liguria per Mediterraneo occidentale, Emilia Romagna per il mare Adriatico, Calabria per il Mediterraneo centrale e mare Ionio.
  Precedentemente a questa fase di attuazione del decreto legislativo 13 ottobre 2010, n. 190, già nel dicembre 2012 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva stipulato con le regioni costiere, specifici protocolli d'intesa, al fine di avviare e svolgere attività di indagine su alcuni ambiti che, nella valutazione iniziale dello stato ambientale delle acque italiane erano risultati più deficitari dal punto di vista delle informazioni tecnico-scientifiche disponibili.
  I protocolli prevedevano tra le attività, lo studio della presenza di rifiuti marini lungo le spiagge, nella colonna d'acqua e nel fondo marino. I relativi metodi di indagine venivano standardizzati a livello nazionale.
  Sono inoltre in corso di definizione le misure che concorreranno al conseguimento del buono stato ambientale relativamente alla presenza dei rifiuti nelle acque marine.
  Questa attività a livello nazionale sta avvenendo in stretta coerenza di fase con le attività condotte a livello Mediterraneo. In particolare in seno alla convenzione di Barcellona, il nostro Paese ha adottato nella conferenza delle parti contraenti tenutasi a Istanbul nel dicembre 2013 il piano d'azione regionale sui rifiuti marini, entrato in vigore nel giugno 2014, alla cui redazione ha fortemente contribuito il Ministero.
  Nell'ambito del G7 è in corso di adozione un
Action plan sul tema del contrasto ai rifiuti marini e alle plastiche nei mari e negli oceani, che è coerente con quanto previsto a livello europeo e Mediterraneo.
  Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, peraltro, che ha da sempre prestato una grandissima attenzione alla tematica dei rifiuti marini e delle microplastiche, ha finanziato già da diversi anni alcuni dei primi studi condotti a livello mondiale sugli impatti delle microplastiche sugli ecosistemi marini e sugli organismi viventi. Tra essi, il primo studio che assevera la presenza di effetti direttamente ascrivibili alle microplastiche sui cetacei presenti nell'area del mar Ligure. Il Ministero partecipa inoltre a varie iniziative e progetti internazionali ed europei su questa tematica.
  La richiamata necessità di fronteggiare, nel concreto, l'inquinamento marino da microplastiche e rifiuti solidi in genere, è stata sempre tenuta presente dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che, in passato, ha portato avanti, attraverso la convenzione con la S.C.p.A. «Castalia», oltre alla consueta attività di recupero degli idrocarburi sversati in mare, anche tale raccolta di rifiuti nei tratti di mare prospicienti le proprie coste, grazie ad una attività di pattugliamento continuo.
  Al momento, tale attività non è operativa a causa degli ingenti e non sostenibili costi che una costante attività di pattugliamento comporta. Oggi, nel limite delle risorse disponibili, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha in campo una flotta di 35 unità, in modalità
stand-by nei porti nazionali, che opera «on demand» solo per la raccolta di idrocarburi.
  Non risulta, infine, che sistemi idonei per la raccolta di rifiuti a base di materie plastiche in mare siano in atto disponibili e/o operativi da parte della guardia costiera e della Marina militare.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

inquinamento marino

inquinamento prodotto dalle navi

regione mediterranea CE

gas a effetto serra

sostanza tossica

mare

rifiuti

agente inquinante dell'atmosfera

lotta contro l'inquinamento