ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05283

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 252 del 25/06/2014
Firmatari
Primo firmatario: CIRIELLI EDMONDO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Data firma: 25/06/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA 25/06/2014
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA 25/06/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 31/07/2014
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 14/11/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05283
presentato da
CIRIELLI Edmondo
testo di
Mercoledì 25 giugno 2014, seduta n. 252

   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
   lo scorso 8 ottobre il Presidente della Repubblica ha inviato alle Camere un messaggio sulla annosa «questione carceraria», indicando diverse strade da percorrere per risolvere la situazione del sovraffollamento;
   per far fronte a quella che in Italia è diventata una vera e propria «emergenza carceraria», i variegati Governi succedutisi in questi ultimi mesi hanno approvato una serie di pacchetti cosiddetti «svuota carceri», tutti incentrati esclusivamente sulla questione della deflazione della popolazione carceraria;
   in particolare, tra i provvedimenti approvati dal Governo figurano numerosi interventi che incidono sulla liberazione anticipata dei condannati e sul loro mancato ingresso in carcere, addirittura in favore dei soggetti recidivi, nei confronti dei quali è stata eliminata la preclusione all'accesso alla detenzione domiciliare;
   il sovraffollamento carcerario rappresenta un grave problema per l'Italia, ma la soluzione non può e non deve essere quella di far tornare in strada chi ha compiuto delitti, scaricando le inadempienze della politica sui cittadini e sulle vittime dei reati;
   i primi risultati di questa riforma carceraria sembrerebbero non essere tardati ad arrivare, come, purtroppo, dimostrano le polemiche scatenate dalla notizia che dietro la drammatica rapina di sabato 31 maggio al supermercato di Qualiano (NA) ci sarebbero due giovani, di cui uno agli arresti domiciliari e l'altro in semilibertà;
   questo, come tanti altri episodi di violenza, non possono che far sorgere dubbi legittimi sull'efficacia del nostro sistema di repressione penale e, soprattutto, dei numerosi provvedimenti «svuota carceri» degli ultimi anni;
   nel tentativo di equilibrare repressione, umanità e rieducazione sempre più spesso si è fatto ricorso alle misure alternative al carcere;
   tale meccanismo, seppur condivisibile nell'ottica della funzione rieducativa della pena, si scontra con i cronici limiti di organico tra le forze dell'ordine, vittime dello scellerato blocco del turn-over portato avanti dai governi delle larghe intese e che ha colpito direttamente la tenuta e l'efficacia dei servizi di sicurezza;
   non si può, tra l'altro, pensare di risolvere il problema del sovraffollamento carcerario con altri provvedimenti emergenziali che scaricheranno ulteriormente sulle forze di polizia l'onere di controllare il rispetto delle prescrizioni degli arresti domiciliari;
   nella sola provincia di Milano, su 1781 persone da controllare, tra domiciliari e affidi in prova, le forze dell'ordine non ne riescono a visitare in media più di 90-120 al giorno e ciò significa che, per ogni detenuto, c’è una probabilità di controllo ogni 17 giorni;
   la scelta sulle verifiche privilegia naturalmente chi ha commesso reati più gravi, ma resta aperto il tema sui monitoraggi continui ed efficienti, che mettano al riparo da sorprese;
   da anni si è pensato di fare ricorso anche ai braccialetti elettronici, come negli Stati Uniti, ma finora si sarebbero rivelati un flop, con una dubbia convenzione tra Ministero e Telecom firmata 11 anni fa, che costa circa 9 milioni e 83 mila euro, di cui 2,4 milioni solo per 2 mila braccialetti;
   su tale convenzione si sono scatenati numerosi ricorsi amministrativi tanto che, nel gennaio scorso, dinanzi la Commissione giustizia della Camera lo stesso capo della polizia, il prefetto Alessandro Pansa, ha ammesso che «sono stati utilizzati solo 90 braccialetti, per circa 5 milioni di euro. Dobbiamo aspettare i risultati del contenzioso in corso e le norme successive. Sul mercato esistono strumenti migliori che costano di meno»;
   di certo, alla fine del 2012 la Corte dei conti scriveva che gli 81 milioni di euro spesi fino ad allora per soli 14 braccialetti erano sicuramente troppi;
   ora, dopo i ricorsi amministrativi, dovrà decidere la Corte di Giustizia dell'Unione europea, ma i braccialetti elettronici rimangono certamente un'altra grande incompiuta del nostro sistema di controllo sui detenuti ai domiciliari;
   a parere dell'interrogante, bisognerebbe investire di più sull'ordine pubblico, allentando la morsa dei durissimi tagli, del blocco stipendiale e del blocco del turn-over che sta costringendo il comparto sicurezza a un organico molto al di sotto delle reali necessità, e non su un servizio, esageratamente costoso quanto inefficace, come quello dei braccialetti elettronici –:
   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la gravità degli stessi, quali provvedimenti ritengano opportuno adottare per ovviare al grave problema dei mancati, se non addirittura inesistenti, controlli su quanti stanno scontando misure alternative al carcere al fine di evitare che i numerosi provvedimenti «svuota carceri»,unitamente ai tagli netti e al blocco del turn-over tra le forze dell'ordine portino al collasso del sistema;
   quali sono gli impatti concreti dei braccialetti elettronici sul livello di sicurezza dei cittadini. (4-05283)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

regime penitenziario

sicurezza pubblica

ricorso amministrativo

detenuto

reato