ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05235

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 250 del 23/06/2014
Firmatari
Primo firmatario: RIZZETTO WALTER
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 23/06/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA DIFESA
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 23/06/2014
Stato iter:
05/02/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 05/02/2015
PINOTTI ROBERTA MINISTRO - (DIFESA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 05/02/2015

CONCLUSO IL 05/02/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05235
presentato da
RIZZETTO Walter
testo di
Lunedì 23 giugno 2014, seduta n. 250

   RIZZETTO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   a quanto è dato sapere, il Friuli Venezia Giulia è stata una delle zone più militarizzate d'Europa dalla fine della seconda guerra mondiale alla caduta del muro di Berlino e ciò ha comportato delle potenziali ed attuali situazioni di pericolo, per l'ambiente e la salute dei cittadini friulani. Tali dati si evincono anche da un recente documentario prodotto con il sostegno dell'Arpa, intitolato «Un paese di primule e caserme», del regista friulano Diego Clericuzio;
   si tratta di 428 siti militari che hanno occupato 102 chilometri quadrati del Friuli, più del 50 per cento dell'Esercito dislocato sul territorio; sono i numeri impressionanti che hanno avuto un incisivo impatto economico, ambientale nonché sociale sulla regione;
   l'architetto Alessandro Santarossa sta mappando i siti militari in regione. Si tratta di una rete capillare di caserme, campi volo, fortificazioni, depositi che sono, ad oggi, per la maggior parte abbandonati senza aver provveduto ad una verifica da parte delle autorità preposte sull'assenza di situazioni di pericolo. Inoltre, non sono stati adottati provvedimenti per smantellare le strutture abbandonate in modo da potere riutilizzare i terreni per pubblica utilità. Va considerato anche che l'iper-militarizzazione che il Friuli ha subito già in passato ha avuto delle conseguenze ambientali, poiché circa la metà del territorio era servitù militare e dunque non si poteva né costruire, né coltivare;
   è necessario, dunque, verificare che i siti militari chiusi non celino situazioni di pericolo, come la presenza di eternit e di amianto, che non risultano nemmeno nei censimenti dell'Arpa, anche per verificare se è possibile la riconversione dei siti nonché l'adozione di azioni che possano essere utili allo sfruttamento per pubblica utilità dei territori in questione –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa e, in caso positivo, di quali elementi e dati dispongano al riguardo anche rispetto a medesime vicende a livello nazionale;
   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare in collaborazione con le competenti amministrazioni regionali, affinché vengano censiti i siti militari abbandonati e, con urgenza, si provveda ad accertare l'assenza di situazioni di pericolo per l'ambiente e i cittadini. (4-05235)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 5 febbraio 2015
nell'allegato B della seduta n. 372
4-05235
presentata da
RIZZETTO Walter

  Risposta. — La problematica relativa alla gestione delle infrastrutture inattive è oggetto di particolare interesse in ambito Dicastero, in considerazione dei rilevanti oneri e responsabilità connesse con il mantenimento in sicurezza e la vigilanza delle stesse.
  In tale quadro, la Difesa ha avviato un complesso processo di razionalizzazione del parco infrastrutturale che ha portato all'individuazione di un elenco di immobili non più utili ai fini istituzionali, in parte già retrocessi all'agenzia del demanio.
  Tanto premesso, in Friuli Venezia Giulia l'esercito ha già dismesso circa 290 infrastrutture inattive, per la maggior parte beni rimasti inutilizzati a seguito dei conflitti mondiali (bunker, osservatori, strade militari, fortificazioni, eccetera) mentre rimangono 123 immobili, già liberi da funzioni, ancora nelle consistenze patrimoniali della Forza armata, in attesa che venga ultimato il percorso per la relativa dismissione.
  Per quanto riguarda, invece, le altre Forze armate, si rende noto che sono presenti in quella regione cinque strutture inattive riconducibili al demanio difesa ramo aeronautica militare, inserite nei predetti elenchi di immobili da alienare/valorizzare, mentre risulta essere stata dismessa un'aliquota dell'aeroporto Udine Campoformido-Campo Sud.
  Due ulteriori strutture, sempre dell'aeronautica militare, sono in procinto di essere retrocesse all'agenzia del demanio a favore del Ministero dell'interno.
  Fin dall'inizio del mio mandato ho posto la massima attenzione ed interesse a completare quanto prima possibile il processo di alienazione dei beni non più necessari per le finalità militari, istituendo una apposita
Task Force, che rappresenta oggi un punto di riferimento certo e immediato per enti e istituzioni interessati al patrimonio immobiliare del Dicastero.
  Per quel che concerne, infine, la possibilità di «verificare che i siti militari chiusi non celino situazioni di pericolo, come la presenza di eternit e di amianto, che non risultano nemmeno nei censimenti dell'Arpa», si rende noto che da parte degli organi competenti viene effettuato costantemente il monitoraggio delle infrastrutture in cui è stata segnalata la presenza di materiali in cemento-amianto promuovendo, al contempo, le discendenti azioni di programmazione e finalizzazione degli interventi infrastrutturali di risanamento, sulla base delle risorse finanziarie disponibili.

Il Ministro della difesaRoberta Pinotti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

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