ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04937

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 233 del 26/05/2014
Firmatari
Primo firmatario: FANTINATI MATTIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 23/05/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA delegato in data 23/05/2014
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04937
presentato da
FANTINATI Mattia
testo di
Lunedì 26 maggio 2014, seduta n. 233

   FANTINATI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca . — Per sapere – premesso che:
   la legge 2 agosto 1999, n. 264 regola gli accessi ai corsi di medicina e chirurgia, in medicina veterinaria, in odontoiatria e protesi dentaria, in architettura e ai corsi di laurea in scienza della formazione primaria e alle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario e «ai corsi universitari di nuova istituzione o attivazione, su proposta delle università e nell'ambito della programmazione del sistema universitario, per un numero di anni corrispondente alla durata legale del corso»;
   sono invece programmati dalle singole università gli accessi a quei corsi in cui si prevede «l'utilizzazione di laboratori ad alta specializzazione, di sistemi informatici e tecnologici o comunque di posti-studio» o «l'obbligo di tirocinio come parte integrante del percorso formativo, da svolgere presso strutture diverse dall'ateneo»;
   il 5 febbraio 2014 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica ha pubblicato il decreto che fissa modalità e posti per il test del prossimo 8 aprile per l'accesso alla facoltà di medicina anno accademico 2014-2015;
   il decreto prevede un taglio del 23 per cento dei posti disponibili nella facoltà di medicina, 2.239 in meno rispetto ad un anno fa;
   stesso discorso per veterinaria, con 632 accessi contro gli 825 del 2013; e odontoiatria il cui taglio si riduce al 20 per cento: 787 posti invece dei 984 del 2013;
   nel 2013, annus horribilis per il lavoro nel nostro Paese, tra le poche professioni dove si sono creati nuovi posti – 1.200 circa – c’è quella medica. In Lombardia, dove la sanità pubblica e quella privata, nonostante i gravi scandali e le inchieste della magistratura, restano un'eccellenza mancano circa 5 mila medici;
   «l'esercito» di medici laureati negli anni Ottanta, quando nelle università non esisteva il numero chiuso, si sta assottigliando perché vanno in pensione. È prevedibile che nel 2020, in Italia, mancheranno circa 50 mila medici;
   il «numero programmato», benché introdotto in Italia per conformarsi al quadro normativo comunitario e sulla scia di «raccomandazioni dell'Unione europea che determinano standard formativi tali da richiedere il possesso di specifici requisiti» aventi quale primo obiettivo la garanzia della qualità della formazione in taluni ambiti scientifici (tra i quali, ricordiamo, medicina, veterinaria, odontoiatria, architettura) denota, però, per il Paese che adotta tale metodo di selezione dei futuri professionisti, un approccio semplicistico nonché conservatore ad un tale obiettivo – la qualità della formazione – che semmai dovrebbe essere patrimonio di tutta la formazione accademica;
   la prevista metodologia di selezione degli ammessi, inoltre, tende a diffondere tra i giovani una cultura dello studio perlopiù nozionistica dal momento che il superamento delle prove di ammissione è, di fatto, determinato dal tempo di «allenamento» dedicato (proprio come in una palestra, appunto), come anche dimostrano i metodi full immersion messi in campo da note scuole private che nel frattempo hanno ideato il mercato parallelo della preparazione ai test di accesso;
   il «numero programmato» stabilito annualmente dal ministero competente «tenendo anche conto del fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo», risulta essere oggi decisamente superato in quanto il mercato professionale di riferimento non può più essere considerato unicamente quello italiano ma deve essere l'intero mercato del lavoro europeo (nel Nord Europa, ad esempio, vi è un'alta richiesta di medici, così come di tecnici nel Centro Europa), se non addirittura, in un trend di marcata globalizzazione come l'attuale, l'intero mercato del lavoro mondiale, e le cronache di questi ultimi anni, anche a causa della pressante crisi economica che stringe il nostro Paese, riferiscono sempre più di una forte propensione dei nostri giovani laureati a lavorare all'estero;
   i costi da sostenere per l'iscrizione ai test di ammissione aumentano di anno in anno ed hanno raggiunto ormai cifre spropositate: questo rappresenta, nel già pesante quadro economico nazionale, un ulteriore aggravio per le famiglie italiane che hanno speso nel 2013 circa 14 milioni di euro solo per garantire ai propri figli l'iscrizione ai test di accesso (Il Sole 24 Ore del 23 settembre 2013);
   i costi da sostenere per la preparazione ai test variano da qualche centinaio di euro per il mero acquisto dei testi di studio, nel caso della preparazione «fai da te», fino a cifre proibitive per corsi più o meno intensivi presso scuole private (una rinomata scuola privata, ad esempio, chiede 12.000 euro per un pacchetto preconfezionato di corsi intensivi) che, oltretutto, non danno garanzia alcuna di risultato: l'impressione, quindi, è che si stia nuovamente prefigurando (come già negli anni prima del boom economico, ma almeno in quel caso il titolo accademico garantiva il lavoro e la laurea, in qualche misura, funzionava da ascensore sociale) una università d’élite, ovvero destinata a coloro che hanno maggiori disponibilità economiche e possono, quindi, assicurarsi le migliori opportunità che il mercato della preparazione ai test di accesso offre; da non trascurare, poi, il business delle università all'estero (come nel caso di medicina ed odontoiatria) a cui possono accedere, per i costi proibitivi previsti, ancora una volta solo i giovani delle famiglie più abbienti;
   per far comprendere l'entità del fenomeno, è stata di recente istituita una succursale della facoltà di medicina dell'università di Sofia presso la città di Chiasso in Svizzera (subito dopo il confine italiano, quindi), con lo specifico fine di intercettare proprio gli aspiranti studenti che non riescono a superare in Italia i test di accesso a Medicina. Va, in ultimo, riportato che, nell'ipotesi più fortunata dell'ammissione di un giovane ad un corso di laurea a numero programmato, vista la graduatoria nazionale introdotta unitamente ai test di accesso, il 90 per cento delle famiglie di questi giovani sono costrette a sostenere (sempre che se lo possano permettere) il gravoso onere economico del mantenimento dei figli-studenti fuori sede. È noto che anche altre categorie professionali (non ultime gli avvocati, ad esempio) chiedono da tempo di seguire lo stesso sistema di accesso programmato ai corsi di laurea: se non si pone in fretta un decisivo freno a tale pericolosa tendenza vi è il serio rischio della riproposizione del modello di università per pochi eletti tipica del dopoguerra, facendo, oltretutto, sprofondare il nostro Paese agli ultimi posti per numero di laureati tra i Paesi industrializzati;
   vi è il pieno convincimento che un test di ingresso, così disposto non possa garantire la preparazione di un buon medico o un buon dentista o un buon architetto: troppe sono le variabili che un'unica prova selettiva di accesso, di poche ore, porta con sé (non ultimo l'emozione che provoca il sostenere la «prova della vita», nonché lo stato di tensione generato dalla pressoché sovrapposizione del test di accesso con la preparazione all'esame di maturità);
   il numero di laureati nel nostro Paese è già oggi tra i più bassi tra i Paesi OCSE, e una siffatta politica restrittiva non fa altro che aumentare ulteriormente il divario con gli altri Paesi avanzati; risulta, poi, ancor più irragionevole e paradossale per uno Stato come il nostro in cui il fenomeno della dispersione scolastica in generale è tale da raggiungere oramai livelli di guardia, essere capaci di allontanare dallo studio quei giovani che in un siffatto contesto socio-economico, non certo incoraggiante, hanno ancora voglia di «investire nello studio»;
   da non sottacere, inoltre, che tale scellerato sistema sta «parcheggiando» migliaia di giovani studenti non ammessi ai corsi che, nella speranza di riuscire nel tentativo di superare il test l'anno successivo, ritardano inopportunamente di due se non tre anni il loro ingresso nel mondo del lavoro –:
   se non si ritenga, in attesa di una opportuna e più ampia rivisitazione della materia che preveda anche l'abolizione del numero programmato, porre mano, con immediati interventi correttivi, all'attuale sistema degli accessi universitari programmati, intervenendo sul metodo di selezione, ammettendo tutti gli studenti che ne facciano richiesta al primo anno di corso di laurea, durante il quale è marginale l'attività di laboratorio (un idoneo rapporto studenti-laboratorio è tra le principali motivazioni addotte per il ricorso al numero programmato) e rinviando la selezione vera e propria alla fine del primo anno di corso, quando, cioè la previsione di criteri ben definiti (numero di esami da sostenere) renderebbe possibile la valutazione dei curricula maturati per l'iscrizione al secondo anno, criterio questo certamente più meritocratico di quello ora vigente. (4-04937)

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

L 1999 0264

EUROVOC :

accesso all'istruzione

selezione degli alunni

universita'

medicina

mercato del lavoro

medico