ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04652

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 219 del 28/04/2014
Firmatari
Primo firmatario: PRODANI ARIS
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 28/04/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 28/04/2014
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 28/04/2014
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI 20/05/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 17/08/2016
Stato iter:
02/08/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 02/08/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 02/08/2017

CONCLUSO IL 02/08/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04652
presentato da
PRODANI Aris
testo di
Lunedì 28 aprile 2014, seduta n. 219

   PRODANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   il 22 aprile 2014 alle ore 10:58 a Trieste è stata avvertita una forte scossa di terremoto (magnitudo 4,6 Richter) il cui epicentro è stato localizzato in Slovenia, nell'area del Monte Nevoso a tre chilometri a Nord di Knezak, a una profondità di circa 16 chilometri;
   la zona è da tempo conosciuta come sismica, come testimoniato dal terremoto avvenuto il 1951, di magnitudo 5,1 Richter;
   Knezak dista circa 150 chilometri dalla centrale nucleare di Krško, di cui la Repubblica di Slovenia e la Repubblica di Croazia sono comproprietarie, e ad oggi non sono disponibili informazioni sugli eventuali danni che l'impianto avrebbe potuto subire a seguito del sisma;
   le problematiche della struttura di Krško, a 130 chilometri dal territorio italiano, sono state oggetto da parte dell'interrogante di tre interrogazioni a risposta scritta – 4-02329, 4-01177, 4-00417 – cui l'Esecutivo non ha ancora dato seguito;
   nei precedenti atti di sindacato ispettivo si è chiesto al Governo di intervenire presso le autorità dei Governi sloveno e croato in merito alle condizioni operative della centrale esistente, ormai obsoleta, ed allo stato dell'opera del progetto di costruzione di un secondo reattore nucleare «Krško 2» per il quale lo studio relativo al rischio sismico – condotto dall'istituto francese sulla sicurezza nucleare IRSN per conto della società di gestione della dell'impianto Gen Energija – avrebbe indicato delle criticità;
   secondo alcune indiscrezioni lo studio francese, rimasto riservato, avrebbe sconsigliato l'ampliamento dell'impianto nucleare vista la sua esistenza in un'area soggetta a movimenti tellurici per le conseguenze disastrose che si sarebbero potute verificare;
   lo stato dell'impianto desta preoccupazione anche per l'incidente riportato il 25 ottobre 2013 da un articolo del quotidiano Il Piccolo di Trieste intitolato «Barra nucleare trovata spezzata a Krško», che ha rilevato come, durante gli ordinari lavori di manutenzione nella centrale, siano stati rilevati danni di natura meccanica alla struttura;
   in particolare, alcune barre di carburante nucleare contenute nei tre elementi di combustibile del reattore si sarebbero incrinate e addirittura spezzate. La parte rotta di una di esse, lunga mezzo metro, sarebbe stata rinvenuta sul fondo del bacino di raffreddamento del reattore durante le ispezioni dell'Agenzia slovena per la sicurezza nucleare (Ursjv);
   l'Italia con due referendum abrogativi, svolti nel 1987 e nel 2011, ha deciso di non costruire reattori nucleari sul proprio territorio;
   le centrali di altri Paesi presenti a ridosso o lungo il territorio di confine possono costituire un serio pericolo per la cittadinanza, soprattutto come nel caso della centrale di Krško, costruita in un'area sismica riconosciuta –:
   se il Governo intenda chiedere immediatamente informazioni dettagliate alla Repubblica di Slovenia sullo stato attuale della centrale nucleare di Krško a seguito dell'evento sismico summenzionato, attivandosi con la regione Friuli Venezia Giulia e gli enti preposti per un monitoraggio del livello di radiazioni presenti sul territorio giuliano. (4-04652)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 2 agosto 2017
nell'allegato B della seduta n. 847
4-04652
presentata da
PRODANI Aris

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base di specifici elementi acquisiti dal competente Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), si rappresenta quanto segue.
  Si fa presente, in via preliminare, che tali elementi risultano dalla partecipazione dell'Ispra, tramite il Centro nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, alle funzioni di autorità nazionale di regolamentazione competente in materia, nonché alle correlate attività internazionali nell'ambito dell'Unione europea, in particolare del gruppo Ensereg (European nuclear safety regulators group), dell'Agenzia internazionale per l'Energia atomica (Iaea) delle Nazioni unite, del Wenra (Western european nuclear safety association) – l'associazione delle autorità di sicurezza nucleare dei Paesi dell'Unione europea più la Svizzera e l'Ucraina, nella quale l'Italia è rappresentata sin dalla sua istituzione dall'Ispra –, nonché alle attività concernenti un accordo di cooperazione da tempo in atto tra l'istituto, quale Autorità di regolamentazione competente per la sicurezza nucleare e la radioprotezione e l'omologa Autorità di sicurezza nucleare slovena (Snsa – Slovenian nuclear safety administration). Essi derivano altresì dalle attività di supporto che l'istituto fornisce all'Autorità di protezione civile per la pianificazione e la risposta alle emergenze nucleari e radiologiche.
  La Slovenia, dove è installata la centrale di Krško, ha ratificato da anni la Convenzione sulla sicurezza nucleare e recepito nella sua legislazione la direttiva del Consiglio dell'Unione europea n. 70/2009/Euratom che stabilisce un quadro comunitario sulla sicurezza delle installazioni nucleari. La Snsa è altresì un membro del Wenra (Western european nuclear regulators association) ed ha partecipato alle attività di elaborazione di livelli di riferimento per la sicurezza nucleare per gli impianti nucleari in esercizio nei paesi europei, assumendo l'impegno a darne attuazione per la centrale di Krško.
  Ciò premesso, si riportano le seguenti informazioni sugli aspetti di sicurezza della centrale di Krško, con particolare riferimento alla problematica sismica.
  La centrale nucleare di Krško è del tipo ad acqua leggera pressurizzata costruita nel 1974 come un progetto congiunto degli operatori elettrici della Slovenia e della Croazia, sulla base delle normative e degli standard statunitensi. L'esercizio della centrale fu avviato nell'agosto 1982. Nel corso degli anni sono stati attuati continui miglioramenti dell'impianto, secondo gli avanzamenti tecnologici, gli standard internazionali e le prassi derivanti dagli enti di controllo per la sicurezza nucleare.
  La problematica della sicurezza della centrale a fronte di eventi sismici è sempre stata oggetto di valutazioni e di indagini fin dalla costruzione dell'impianto, e molti degli interventi ingegneristici di miglioramento sono stati attuati per incrementare i margini di sicurezza a fronte di tali eventi.
  Nel 1994 fu condotta la prima revisione periodica sulla sicurezza dell'impianto (Periodic safety review – PSR), aggiornata poi ogni dieci anni. Tale revisione portò, tra l'altro, a rivalutare i parametri di riferimento per la caratterizzazione sismica dell'area. In particolare, il valore di Pga (Peak ground acceleration) assunto pari a 0,3 g quale riferimento di progetto all'epoca della costruzione della centrale, fu rivalutato a 0,42 g. Nel 2004, a seguito della successiva Psr, tale valore fu aggiornato a 0,56 g. Su tale base sono stati effettuati interventi di miglioramento delle caratteristiche di resistenza sismica dell'impianto.
  Inoltre, nel 2011, dopo l'incidente nucleare di Fukushima, il Consiglio dell'Unione europea invitò gli stati membri a svolgere una revisione di sicurezza straordinaria, denominata «Stress Test», dei propri impianti, analizzando le capacità di risposta dell'impianto a fronte di eventi naturali estremi quali sisma ed allagamento. Le conseguenze da analizzare per tali scenari riguardavano la perdita delle alimentazioni elettriche e dei sistemi di raffreddamento necessari per evitare gravi scenari incidentali come il danneggiamento del reattore. Tale revisione, svolta sulla base di specifiche elaborate dai regolatori europei per la sicurezza nucleare, ha portato alla redazione, da parte di ciascun Paese, di un rapporto nazionale sullo stato degli impianti installati sul proprio territorio.
  Successivamente, nel 2012 tali rapporti sono stati revisionati da gruppi di esperti provenienti dalle varie autorità di regolamentazione competenti di tutti gli Stati membri dell'Unione europea con lo scopo di valutare i margini di sicurezza esistenti e gli interventi migliorativi individuati da ciascuno Stato per i propri impianti. L'attuazione di tali interventi, mediante specifici piani di azione nazionali, è oggetto di verifica da parte del gruppo di regolatori europei (Ensreg).
  Le valutazioni effettuate nell'ambito della prima fase degli «Stress Test» hanno confermato la scelta, già operata dalle autorità slovene, di aggiornare i riferimenti per la caratterizzazione sismica dell'area. È stato altresì valutato che l'impianto può far fronte al nuovo valore della sollecitazione sismica pari a 0,6 g. Dalle analisi condotte risulta che un tale sisma non causerebbe rotture del circuito primario e secondario e pertanto l'evoluzione incidentale può essere mitigata con opportuni sistemi di raffreddamento e spegnimento del reattore in grado di resistere alle sollecitazioni indotte dal sisma. Nell'ambito delle valutazioni sui margini esistenti è stato poi evidenziato che un incidente severo comportante il danneggiamento del Reattore potrebbe verificarsi a seguito di un sisma solo nel caso in cui comportasse una Pga (Peak ground acceleration) di almeno 0.8 g, evento caratterizzato da un tempo di ritorno atteso dell'ordine di 50.000 anni.
  A seguito del processo di revisione degli «Stress Test» è stato raccomandato alle autorità slovene di aggiornare, per le modifiche d'impianto previste dal piano d'azione, le basi di progetto relative al sisma secondo i nuovi riferimenti e conseguentemente il modello dell'associato studio probabilistico sismico di sicurezza. Negli ultimi due anni sono stati poi svolti ulteriori importanti studi sulle caratteristiche geologiche e sismiche dell'area, in particolare in relazione al programma di realizzazione nel sito di un nuovo impianto, per determinare le potenzialità delle faglie vicine (in particolare la faglia di Libna). L'autorità di sicurezza nucleare slovena ritiene che tali studi abbiano confermato le conclusioni già raggiunte nel 2004.
  Le valutazioni del rischio sismico ed i conseguenti adeguamenti dell'impianto sono parte essenziale del National action plan sloveno, che si fonda su di un preciso programma di interventi di miglioramenti della sicurezza (Safety upgrading programme-Sup), approvato dall'Autorità Slovena nel 2009 e successivamente via via aggiornato, anche a seguito dell'incidente di Fukushima e degli «Stress Test». Il programma prevede una serie di modifiche molto significative, in larga parte già attuate, con una previsione di completamento per un'ulteriore parte nel 2018 e per la parte restante nel 2021.
  Con le misure del «Safety upgrading programme» la Slovenia prevede di fronteggiare scenari ben al di là di quelli assunti a riferimento per le basi di progetto dell'impianto. Scenari ulteriormente degradati potranno invece essere fronteggiati grazie alla disponibilità di un insieme di componenti ed attrezzature portatili gestiti secondo opportune procedure di emergenza.
  Va poi evidenziato che durante un incontro svoltosi sulla base dell'accordo bilaterale tra l'Ispra e l'Snsa il 18 ottobre 2006, ospitato dalla Prefettura di Trieste, l'Autorità slovena ha ribadito, in merito alle analisi sismologiche condotte, l'assenza di una posizione unanime da parte del mondo scientifico in merito al rischio sismico associato all'impianto di Krško e che a tale riguardo l'autorità slovena è anche in attesa della pubblicazione del rapporto conclusivo del workshop internazionale «Fact finding workshop on the active tectonics of the Krško region» organizzato dal Ministero dell'ambiente austriaco tenutosi il 7 aprile 2016. In merito l'Ispra ha contattato il Ministero dell'Ambiente austriaco che ha assicurato di inviare all'istituto gli atti del workshop, non appena disponibili.
  Ulteriori studi sulle caratteristiche geologiche e sismiche dell'area verranno svolti nei prossimi due anni ed un aggiornamento dei parametri di caratterizzazione del rischio sismico dell'area verrà pertanto considerato una volta acquisiti gli esiti di detti studi. L'Ispra ha già concordato con l'Autorità di sicurezza slovena un successivo incontro per acquisire le risultanze di detti approfondimenti.
  Ciò detto, va inoltre precisato che, trattandosi di una problematica che investe un impianto sito in un Paese estero, occorre tener presenti i principi sanciti negli strumenti di diritto internazionale applicabili, quali la Convenzione sulla sicurezza nucleare e le direttive comunitarie in materia. Ci si riferisce in particolare al fatto che la sicurezza delle installazioni nucleari ricade in primo luogo sotto la responsabilità dei singoli Stati, più specificatamente dell'esercente, con il controllo e la supervisione dell'autorità di regolamentazione competente nazionale e nel rispetto degli obblighi posti dai succitati strumenti. Peraltro, in relazione alle possibili implicazioni di natura transfrontaliera di eventuali incidenti, gli stessi strumenti di diritto internazionale sanciscono specifici obblighi per i singoli paesi in relazione ai livelli di sicurezza da garantire, ivi incluso l'obbligo di sottoporre il proprio sistema di regolamentazione e controllo e gli impianti a processi di peer review internazionale. Risulta al riguardo che la Slovenia si sottopone da anni a tali processi, e, a tale riguardo, durante il VII Review meeting svoltosi dal 27 marzo al 7 aprile 2017, la Slovenia ha confermato che in maggio ospiterà sull'impianto di Krško, sulla base di una propria richiesta, la quarta missione Osart (Operational safety review team) della Agenzia internazionale per l'energia atomica, formata da esperti internazionali che condurranno ispezioni sull'impianto per verificare la sicurezza operativa dell'impianto in diverse aree inerenti la gestione in sicurezza dell'impianto nel suo complesso e nel caso di eventuali incidenti.
  Ad ogni modo, i livelli di protezione a fronte di eventuali situazioni incidentali si basano sull'approccio della difesa in profondità, caratterizzato da numerose barriere e predisposizioni atte a prevenire rilasci significativi di radioattività all'ambiente, nonché sulle predisposizioni di risposta all'emergenza, attraverso apposite pianificazioni, nel caso si dovesse verificare un incidente. In tale ambito, il sistema italiano di risposta ad un eventuale incidente nucleare che dovesse verificarsi in una centrale nucleare straniera tra quelle più vicine ai confini nazionali, quale l'impianto nucleare di Krsko in Slovenia, è disciplinato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19 marzo 2010 «Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche». Il Piano, prendendo a riferimento eventi incidentali anche molto gravi (come quello di Fukushima), individua le misure necessarie per fronteggiare le conseguenze di tali incidenti, che richiedono azioni di intervento coordinate a livello nazionale. A tale scopo, esso definisce le procedure operative per la gestione del flusso delle informazioni tra i diversi soggetti coinvolti, l'attivazione e il coordinamento delle principali componenti del Servizio nazionale della protezione civile, e descrive il modello organizzativo per la gestione dell'emergenza con l'indicazione degli interventi prioritari da disporre a livello nazionale ai fini della massima riduzione degli effetti indotti sulla popolazione italiana e sull'ambiente dall'emergenza radiologica.
  L'attivazione del Piano può avvenire con le diverse modalità operative previste dal sistema nazionale di allertamento. In particolare, ai sensi delle Convenzioni internazionali in materia, nonché, per i paesi comunitari, in linea con quanto stabilito dalla Unione europea, il paese in cui dovesse verificarsi un incidente nucleare ha l'obbligo di notificare tempestivamente ai paesi limitrofi ed alla comunità internazionale la situazione di emergenza. In tale contesto, l'Ispra è Punto di contatto nazionale e Autorità competente per la ricezione delle notifiche di incidente e per lo scambio rapido delle informazioni nel corso di una emergenza nucleare. Inoltre, sono in essere accordi bilaterali con i paesi confinanti presso i quali sono in esercizio impianti nucleari di potenza (Francia, Svizzera e Slovenia), nel cui ambito sono previsti sistemi di allertamento immediato tra le Autorità di sicurezza nucleare (l'Ispra per l'Italia) in caso di eventi incidentali che possano portare al rilascio di radioattività all'ambiente.
  Quale elemento di ridondanza, anche in caso di un fallimento dei sistemi di pronta notifica, sono in funzione su tutto il territorio nazionale, ed in particolare nelle regioni più esposte al rischio di un incidente nucleare oltre frontiera, le reti automatiche di monitoraggio della radioattività ambientale ai fini del pronto-allarme, la cui strumentazione è in grado di segnalare automaticamente e tempestivamente la presenza di radioattività nell'ambiente. Tra queste si segnalano quelle di livello nazionale dell'Ispra e del Ministero dell'interno, gestita dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché le reti che a livello regionale sono gestite dalle Agenzie regionali per la protezione dell'ambiente.
  Il Piano prevede una attivazione con due livelli di gravità: il livello di «pre-allarme», nel caso di un incidente nucleare che si verifichi in uno degli impianti che operano entro una distanza di 200 km dai confini italiani; il livello di «allarme», in caso di aggravamento dello scenario precedente con interessamento del territorio nazionale ed eventuale attivazione delle misure protettive previste dal Piano stesso.
  Al riguardo, in caso di piena attivazione del Piano, sulla base delle previsioni di diffusione della nube radioattiva sul territorio nazionale elaborate dal Centro emergenze nucleari dell'Ispra, ovvero in base ai dati delle reti di monitoraggio, nonché delle informazioni disponibili sullo stato dell'impianto nucleare, il Comitato operativo della protezione civile può decidere di invitare la popolazione residente nelle aree interessate dal passaggio della nube radioattiva, a restare in luoghi chiusi, come pure di attivare le procedure per la distribuzione di compresse di iodio stabile agli individui della popolazione maggiormente radiosensibili (bambini e ragazzi di età inferiore a 18 anni, donne in gravidanza o in allattamento). La distribuzione di ioduro di potassio a scopo di profilassi viene assicurata dal Servizio sanitario regionale, secondo una pianificazione concordata tra la regione interessata, il Dipartimento della protezione civile e il Ministero della salute.
  È inoltre prevista l'attuazione di misure finalizzate ad evitare l'assunzione di acqua e di alimenti contaminati da parte della popolazione e degli animali destinati alla produzione di alimenti.
  Al fine di caratterizzare l'impatto conseguente l'eventuale ricaduta radioattiva, il Piano prevede l'attivazione di un vasto programma di monitoraggio radiologico dell'ambiente e degli alimenti che deve estendersi nel tempo e coprire le aree interessate. Al riguardo, tutte le reti di monitoraggio che operano sul territorio nazionale devono far confluire le misure al «Centro di elaborazione e valutazione dati», CEVaD, di cui all'articolo 123 del decreto legislativo n. 230 del 1995. Il CEVaD, composto da esperti di diverse amministrazioni competenti in materia, è attivato presso il Centro emergenze nucleari dell'Ispra che ne coordina le attività.
  Tra i suoi compiti, il CEVaD, valutati i livelli di radioattività nell'ambiente, ne stima l'impatto sulla popolazione indicando alle autorità di protezione civile le opportune misure protettive da adottare, e fornendo gli elementi di base alle autorità competenti per l'informazione alla popolazione.
  Per quanto attiene all'informazione alla popolazione nel corso di una emergenza nucleare nazionale, l'autorità competente è il Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri.
  Da ultimo, va evidenziato che, in relazione alla centrale di Krško, è da tempo in atto tra l'Ispra e l'Arpa Friuli Venezia Giulia una collaborazione finalizzata allo scambio di informazioni e delle correlate valutazioni, in particolare per eventuali situazioni anomale o incidentali. L'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente del Friuli Venezia Giulia, tramite il proprio «Centro regionale per la radioprotezione (Crr)», competente su tutto il territorio regionale, è sempre attiva ed in grado di monitorare costantemente la situazione in caso di incidente; la struttura è in grado di effettuare le opportune misure allo scopo di fornire, ad autorità e popolazione, dati precisi riguardanti un'eventuale contaminazione da radionuclidi del territorio regionale.
  La strumentazione in dotazione ad Arpa fa parte della rete di allarme nazionale per il controllo della radioattività ambientale con una precisa modalità di attivazione del centro per le prime misure che verrebbero effettuate in caso di segnalazione di incidente radiologico.
  Per quanto riguarda specificatamente la centrale di Krško, si evidenzia che nel corso del 2015 e 2016 sono state intraprese numerose attività, utilizzando tutte le informazioni possibili, allo scopo di ottimizzare il proprio sistema di monitoraggio della radioattività ambientale, anche con riferimento ad un eventuale incidente alla centrale di Krško: tra queste, nei primi mesi del 2015, si evidenzia una visita dei tecnici Arpa FVG ai laboratori «Radiological measurement systems and radioactivity measurements» dello Joef Stefan Institute di Lubiana, responsabile del controllo della radioattività ambientale in Slovenia. In seguito, nel marzo del 2016, gli stessi tecnici del Centro regionale per la radioprotezione, hanno partecipato all'esercitazione internazionale con la partecipazione di Italia, Slovenia, Austria, Croazia ed Ungheria che aveva, come scenario un incidente occorso alla centrale nucleare di Kniko. Nell'ottobre 2016, durante l'incontro di lavoro a Trieste, nell'ambito dell'accordo bilaterale esistente tra le autorità di sicurezza nucleare italiana e slovena (Ispra e Snsa), con la partecipazione per la prima volta di Arpa FVG, sono stati presi accordi per la partecipazione dell'Italia alle esercitazioni che vengono organizzate dall'Snsa nell'ambito dei programmi di sicurezza nucleare relativi alla centrale. In particolare, è stato stabilito un regolare calendario di incontri, il cui scopo è il costante aggiornamento sugli avanzamenti nei sistemi di sicurezza e radioprotezione sia italiani che sloveni e il confronto per la più ottimale gestione degli stessi. Arpa FVG continuerà a partecipare agli incontri, così come alle esercitazioni che verranno programmate sia a livello internazionale che italiano o sloveno.
  Della questione sono interessate anche altre amministrazioni, pertanto, qualora dovessero pervenire nuovi e utili elementi si provvederà a fornire un aggiornamento.
  Quanto riferito testimonia che le problematiche rappresentate dall'interrogante sono tenute in debita considerazione da parte di questo Ministero, il quale ha provveduto, e provvederà per il futuro, alle attività e valutazioni di competenza in materia con il massimo grado di attenzione, e a svolgere un'attività di monitoraggio, tenendosi informato anche attraverso gli altri Enti istituzionali competenti.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

Friuli-Venezia Giulia

incidente nucleare

sicurezza nucleare

Slovenia

sisma

norma di sicurezza

centrale nucleare

industria nucleare