ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04647

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 218 del 24/04/2014
Firmatari
Primo firmatario: VIGNAROLI STEFANO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 24/04/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 24/04/2014
Stato iter:
28/11/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 28/11/2016
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 28/11/2016

CONCLUSO IL 28/11/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04647
presentato da
VIGNAROLI Stefano
testo di
Giovedì 24 aprile 2014, seduta n. 218

   VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   nel territorio di Roma Capitale, l'impiantistica a supporto del trattamento dei rifiuti solidi urbani indifferenziati, si esaurisce in soli 4 impianti di trattamento meccanico biologico, di cui due, denominati Malagrotta 1 e Malagrotta 2 riconducibili al consorzio Co.La.Ri dell'avvocato Cerroni e due appartenenti ad Ama S.p.A. Oltre questi macchinari, a supporto del ciclo, seppure non rientrante in un metodo di trattamento dei rifiuti avallato dalla Unione europea, opera anche un impianto di trito vagliatura anch'esso riconducibile al gruppo Co.La.Ri;
   in data 9 gennaio 2014, l'avvocato Manlio Cerroni, veniva sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per reati quali truffa, traffico illecito dei rifiuti, associazione per delinquere e frode;
   a quanto consta all'interrogante la prefettura di Roma, a riscontro della specifica richiesta inoltrata da Ama spa nell'ambito di apposite verifiche correlate ad una distinta procedura ad evidenza pubblica, con nota prot. 17327/area/bis O.S.P. del 27 gennaio 2014, trasmetteva alla società Ama il provvedimento n. 16519/area I bis del 24 gennaio 2014 con il quale informava la società, che nei confronti del consorzio Co.La.Ri nonché di alcune altre società ad esso riconducibili sussisteva apposita interdittiva ai sensi dell'articolo 91 del decreto legislativo n. 159 del 2011;
   con nota 40107/8/2014 del 19 febbraio 2014, il prefetto di Roma, dottor Giuseppe Pecoraro ribadiva ad Ama quanto previsto dal vigente codice antimafia (decreto legislativo n. 159 del 2011 e successive modificazioni e integrazioni) in ordine agli effetti della citata informativa;
   a sua volta Ama spa, rappresentava al sindaco Ignazio Marino lo scenario di severa criticità che si sarebbe determinato nella città di Roma, qualora non fosse stato possibile conferire parte dei rifiuti urbani negli impianti Co.La.Ri, arrivando a paventare incombenti emergenze di ordine sanitario e di igiene pubblica;
   in data 21 febbraio 2014 con ordinanza n. 37, ex articolo 50, comma 5, del decreto legislativo 267 del 2000, il sindaco di Roma, dottor Ignazio Marino, ordinava che la società Ama spa continuasse il conferimento dei rifiuti urbani indifferenziati, raccolti nella Capitale, anche presso i due impianti di trattamento meccanico biologico, nonché presso l'impianto di tritovagliatura di Rocca Cencia, riconducibili al gruppo Co.La.Ri ed inoltre che codesto Consorzio assicurasse la piena operatività di detti impianti;
   da organi di stampa, si apprendeva che il sindaco Marino, considerata la scadenza dell'ordinanza da lui emessa (21 maggio 2014), nel mese di aprile chiedeva al procuratore capo del tribunale di Roma, dottor Pignatone, una liberatoria che gli consentisse di continuare a conferire il pattume negli impianti di proprietà Co. La.Ri, nonostante l'interdittiva. Oltre a ciò il sindaco chiedeva espressamente aiuto anche al presidente della regione, Nicola Zingaretti, nonché al Ministro interrogato, per uscire dall'impasse;
   in quella che all'interrogante appare l'infinita ed oramai assurda querelle in materia rifiuti, il presidente della regione Lazio, rispondeva a mezzo stampa al sindaco Marino, sottolineando che «a Roma non c’è alcuna emergenza rifiuti, ma siamo in un vuoto giuridico»; in definitiva dalle parole degli amministratori locali sembrerebbe evincersi, ad avviso dell'interrogante, che regione e comune, vorrebbero che il Ministro nominasse un nuovo un commissario speciale ai rifiuti;
   dalle pagine del quotidiano online Corriere.it del 22 aprile 2014 si viene ora a conoscenza che: «il Ministro Galletti non intende nominare un nuovo commissario speciale ma apportare modifiche all'articolo 191 del decreto legislativo 152 del 2006 che già permette ai governatori, ai presidenti della Province ed ai sindaci “qualora si verifichino situazioni di eccezionale e urgente necessità di tutela della salute pubblica e dell'ambiente, e non si possa altrimenti provvedere, di emettere ordinanze contingibili ed urgenti per consentire il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti, anche in deroga alle disposizioni vigenti, garantendo un elevato livello di tutela della salute e dell'ambiente”. Questi provvedimenti “hanno efficacia per un periodo non superiore a sei mesi” e non possono essere reiterati per più di due volte. Con la variazione predisposta dal ministro ai poteri degli enti locali verrà aggiunto anche il potere di requisizione. Nel caso in cui la norma passasse, in caso di necessità Zingaretti o Marino potrebbero requisire i tre impianti in questione e affidarli a un soggetto (Ama ad esempio) che a quel punto dovrebbe provvedere alla gestione (pagare stipendi ai dipendenti e manutenzione) e liquidare un indennizzo ai titolari per l'uso, magari accantonando queste somme su un conto “blindato” in attesa che la giustizia – nella vicenda dell'inchiesta su Cerroni – faccia il suo corso. Sulla soluzione pende tuttavia la pronuncia del Tar, martedì 29 aprile: se il tribunale accettasse di concedere la sospensiva richiesta da Colari sia sull'interdittiva del prefetto Pecoraro che sull'ordinanza di Marino, tutto verrebbe rimesso in discussione»;
   dal bilancio AMA per l'esercizio chiuso al 31 dicembre 2012, si legge dell'esistenza a tutt'oggi di 2 arbitrati tra il consorzio COLARI e la stessa AMA; in particolare il documento evidenzia che per quanto attiene al primo arbitrato, AMA ha stipulato in data 26 gennaio 1996 con il COLARI un contratto concernente l'affidamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani presso la discarica di Malagrotta. Con atto di nomina di arbitro notificato in data 11 maggio 2001, e successive integrazioni, il COLARI ha predisposto un arbitrato contro AMA, formulando, tra gli altri, il seguente quesito: domanda di condanna di AMA al pagamento dei maggiori oneri sostenuti per la gestione post mortem della discarica, a seguito del prolungamento da 10 a 30 anni del periodo post gestione in base alla normativa comunitaria, implementata in Italia. Il collegio arbitrale ha accolto codesto quesito, condannando AMA al pagamento in favore del COLARI della somma di euro 76.391.533,29, oltre interessi come in motivazione;
   per quel che riguarda invece il secondo arbitrato, con domanda di arbitrato e contestuale nomina di arbitro, notificata ad AMA in data 19 novembre 2012, COLARI ha promosso un giudizio arbitrale, ai sensi dell'articolo 6 del contratto stipulato tra AMA e la medesima COLARI in data 30 giugno 2009, sottoponendo al vaglio del costituendo collegio la questione relativa alla stipula ed ai contenuti di un nuovo contratto avente ad oggetto il conferimento ed il trattamento dei rifiuti urbani indifferenziati prodotti nel territorio di Roma Capitale presso gli impianti di trattamento meccanico biologico denominati Malagrotta 1 e Malagrotta 2 –:
   se quanto riportato dal quotidiano online Corriere della sera.it, corrisponda alle reali intenzioni del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
   se il Ministro – considerando i due arbitrati tra Ama e Colari, di cui uno riguardante il funzionamento ed il relativo pagamento dei due impianti di trattamento meccanico biologico di proprietà dell'Avvocato Cerroni – non ritenga possibile che la paventata modifica all'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006 possa dar luogo a possibili nuovi contenziosi che laddove venissero vinti dalla parte privata provocherebbero un ingente danno economico ai cittadini contribuenti. (4-04647)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 28 novembre 2016
nell'allegato B della seduta n. 710
4-04647
presentata da
VIGNAROLI Stefano

  Risposta. — Con riferimento alle interrogazioni in esame, relative alla gestione dei rifiuti nel comune di Roma Capitale e, più in generale, nella regione Lazio, sulla base degli elementi acquisiti, per quanto di competenza, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare, si fa presente che le norme vigenti attribuiscono alle regioni territorialmente competenti le funzioni in merito alla determinazione di una rete integrata e adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti urbani. Declinare a livello territoriale le scelte strategiche fissate dal legislatore nazionale e comunitario, e rilasciare conseguentemente le necessarie autorizzazioni per l'operatività dei suddetti impianti, costituiscono attività attribuite alla potestà esclusiva delle amministrazioni regionali.
  Tanto premesso, con riferimento alle problematiche che interessano la gestione dei rifiuti nella Capitale, si evidenzia che una prima criticità riguarda la raccolta differenziata e indifferenziata. Sulla base del rapporto rifiuti Ispra 2015, nel 2014 la quantità di rifiuti raccolti in modo differenziato è stata pari al 35,2 per cento della produzione rifiuti, mentre le restanti tonnellate di rifiuto indifferenziato sono state avviate all'impiantistica di trattamento. Sebbene per il 2015 non siano ancora disponibili dati ufficiali di Ispra, i quantitativi di rifiuti urbani prodotti da Roma capitale sono sostanzialmente allineati con quelli del 2014, di cui si stima la produzione di circa 700.320 tonnellate di differenziata (41,17 per cento) e 1.000.448 tonnellate di rifiuto indifferenziato.
  Per la gestione dell'indifferenziato, il comune di Roma capitale è servito da 4 impianti Tmb (2 di Ama e 2 della GIOVI-COLARI). Peraltro, circa 300 tonnellate al giorno della capacità impiantistica esistente a Roma è destinata a trattare anche i rifiuti provenienti da Ciampino, Fiumicino e Città del Vaticano. Considerato, inoltre, che a Roma si producono giornalmente 3.206 tonnellate di rifiuti indifferenziati da destinare al trattamento, è evidente un deficit di capacità impiantistica di trattamento, pari a circa 500 tonnellate al giorno che trova comunque copertura in altri impianti.
  Per il trattamento della frazione umida è attivo l'impianto di Maccarese da 30.000 tonnellate annue, che evidentemente non copre – se non in minima parte – il fabbisogno attuale pari a circa 200.000 tonnellate all'anno. Un fabbisogno destinato ad incrementare sensibilmente col progredire della raccolta differenziata, attualmente ferma a percentuali al di sotto degli obiettivi di legge.
  Sebbene risulti in corso il procedimento autorizzativo presso la regione su due impianti di compostaggio, che possono sopperire alle esigenze impiantistiche della Capitale, le tempistiche per la loro eventuale realizzazione e operatività non sono sicuramente brevi.
  Nel resto della regione Lazio operano anche altri impianti, ma nel loro insieme anch'essi non riescono a soddisfare le esigenze complessive regionali.
  Sulla base del quadro ricognitivo aggiornato, effettuato dalla regione Lazio, il fabbisogno residuo di compostaggio da soddisfare su scala regionale, nelle condizioni di regime, ammonterebbe a circa 500.000 tonnellate all'anno, secondo le stime del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 marzo 2016 ai sensi dell'articolo 35, comma 2 del cosiddetto «Sblocca Italia» (Misure per la realizzazione di un sistema adeguato e integrato di gestione della fratone organica dei rifiuti urbani).
  Per quanto riguarda il fabbisogno di incenerimento, solo una parte dei rifiuti trattati in uscita dai Tmb di Roma vengono portati agli impianti di termovalorizzazione di San Vittore e Colleferro, gli unici operativi nella regione, non sufficienti a soddisfare l'attuale fabbisogno.
  Si segnala, altresì, che è in atto un contraddittorio tra i gestori degli impianti di Tmb e la regione Lazio a causa della carenza di impianti di incenerimento a cui inviare il Css prodotto, che non permette la continuità e l'efficienza del servizio svolto dai Tmb stessi. Per chiudere il ciclo dei rifiuti, limitando al minimo il ricorso al conferimento in discarica, la regione deve pertanto puntare sullo sviluppo della raccolta differenziata, e potenziare la capacità impiantistica di incenerimento per il recupero energetico delle frazioni secche non riciclabili, secondo quanto indicato dal citato emanando decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 2016, ai sensi dell'articolo 35, comma 1, del cosiddetto «Sblocca Italia» (firmato il 10 agosto 2016 e trasmesso l'11 agosto ai competenti organi di controllo per il seguito di competenza), che prevede la necessità di realizzare un nuovo impianto di incenerimento con una capacità pari a 210.000 tonnellate all'anno di rifiuti urbani e assimilati, salvo che il piano regionale non venga aggiornato prevedendo diverse soluzioni.
  Con la chiusura di Malagrotta, avvenuta nel 2013, tra l'altro, si è determinata la carenza di una discarica di servizio ove conferire i rifiuti residui dal trattamento dei Tmb che non possono o non vengono avviati a recupero o incenerimento. Attualmente il mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata ha concorso a mantenere elevati i quantitativi dei rifiuti prodotti dalla Capitale da avviare a smaltimento, ovvero circa il 50 per cento dell'attuale fabbisogno di discarica dell'intera regione Lazio (quantificato nel piano del fabbisogno impiantistico approvato con deliberazione di giunta regionale n. 199 del 2016 in circa un milione di tonnellate l'anno).
  Avviare le diverse frazioni di rifiuto provenienti dalla raccolta di rifiuti urbani anche differenziati ad impianti in possesso delle necessarie autorizzazioni è compito di Roma capitale, per il tramite anche della sua in-house Ama s.p.a. laddove stabilito, nel rispetto dei principi di prossimità, economicità e sostenibilità ambientale.
  Ciò per garantire alle utenze un servizio adeguato e commisurato alla tariffa corrisposta, che vede in Roma capitale costi specifici annui pro capite più elevati rispetto ai valori medi degli altri comuni (come emerge dai dati indicati da Ispra nel rapporto rifiuti 2015).
  La stessa Ama ha inteso chiarire che l'attuale situazione di criticità è dovuta sia al « deficit infrastrutturale cronico della città di Roma e della Regione Lazio», e sia ad altre «ben più complesse e articolate ragioni» di cui questo Ministero non è a conoscenza.
  È chiara dunque l'estraneità di questo Ministero sugli specifici aspetti attinenti alla determinazione di una rete integrata e adeguata di impianti ed al rilascio delle relative autorizzazioni di competenza regionale, nonché alla corretta gestione del servizio di raccolta.
  Tuttavia, dato il rilievo istituzionale delle questioni, questo Ministero non solo si è reso disponibile a supportare il comune di Roma nell'individuazione delle opportune misure atte a superare le difficoltà recentemente incontrate, ma ha anche sollecitato la regione Lazio ad eseguire sugli impianti di trattamento i controlli necessari a verificarne la piena e corretta funzionalità.
  In particolare, con nota del 2 agosto 2016 e con un'ulteriore nota di settembre, il Ministero ha chiesto alla regione di eseguire, anche con il supporto tecnico di Arpa Lazio, i necessari controlli sulla corretta operatività di tutti gli impianti, per verificare oltre che l'efficacia del trattamento, anche la tipologia dei rifiuti in ingresso ed uscita, producendo una relazione riepilogativa sugli esiti delle verifiche condotte.
  Allo stato attuale, non essendo stati ancora acquisiti tutti gli elementi richiesti, questo Ministero ha provveduto ad inoltrare debito sollecito ai competenti uffici regionali.
  In particolare, il 6 settembre 2016 il Ministero ha sollecitato la regione a inoltrare il resoconto sulle verifiche dell'impiantistica di Roma, nonché ribadito la necessità di integrare ed adeguare le previsioni del piano del fabbisogno, propedeutico alla stesura nel nuovo piano rifiuti, secondo le disposizioni previste nel più volte menzionato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuative dell'articolo 35 dello «Sblocca Italia», nel rispetto del principio della gerarchia dei rifiuti.
  Si precisa, inoltre, con riferimento alle procedure di infrazione, che la regione Lazio è destinataria di 2 procedure: quella sulle discariche abusive (causa C196/13) e quella relativa alla gestione dei rifiuti e al rispetto dell'articolo 6 della Direttiva 2008/98/CE (causa C323/13).
  In particolare, per quanto attiene alla prima procedura, nel Lazio rimangono da concludere le procedure di messa in sicurezza di 12 siti di discarica, di cui nessuno ricadente amministrativamente nel territorio di Roma Capitale. Relativamente alla seconda procedura di infrazione, si evidenzia che la Corte di Giustizia europea ha ritenuto che nella regione Lazio:
   nel SubAto di Roma, con esclusione della discarica di Cecchina ubicata nel comune di Albano Laziale, e nel SubAto Latina, i rifiuti conferiti in discarica non siano sottoposti a idoneo pretrattamento;
   non vi sia una rete integrata ed adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti urbani.

  La regione ha provveduto ad effettuare nei mesi di luglio e agosto tramite Arpa Lazio i sopralluoghi in tutti gli impianti regionali, al fine di verificare la cessazione dei conferimenti del tal quale in discarica; gli esiti di queste verifiche sono stati trasmessi dalla regione in questi giorni.
  Dai sopralluoghi è risultato che nelle discariche del Lazio non vi sono più stati conferimenti di rifiuti urbani di cui al codice CER 20.XX.XX negli anni 2015 e 2016, e che per l'anno 2014 i conferimenti riscontrati sono riferibili a periodi antecedenti il mese di giugno.
  Per quanto attiene la creazione di una rete integrata ed adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti urbani in regione, da una recente ricognizione effettuata sull'impiantistica di trattamento dei rifiuti il relativo fabbisogno è stato soddisfatto, e non occorre pertanto realizzare ulteriori Tmb.
  Le risultanze delle misure adottate sono state debitamente trasmesse alla Commissione europea, e sono attualmente al vaglio delle autorità comunitarie.
  Si rappresenta, infine, che, il 22 aprile 2016, la regione Lazio ha approvato la «Determinazione del fabbisogno», propedeutico al successivo aggiornamento del piano di gestione dei rifiuti. Sul documento allo stato è in corso un positivo confronto con i competenti uffici regionali, per addivenire ad una condivisione degli obiettivi.
  Alla luce delle informazioni esposte, per quanto di competenza, il Ministero continuerà a tenersi informato e continuerà a svolgere un'attività di monitoraggio nei confronti dei soggetti territorialmente competenti, anche al fine di valutare eventuali coinvolgimenti di altri soggetti istituzionali.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

DL 2006 0152

GEO-POLITICO:

ROMA,ROMA - Prov,LAZIO

EUROVOC :

gestione dei rifiuti

protezione del consumatore

diritto alla salute

reato

rifiuti

deposito dei rifiuti

edificio per uso industriale

eliminazione dei rifiuti