ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04569

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 214 del 17/04/2014
Firmatari
Primo firmatario: NUTI RICCARDO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 17/04/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DELL'INTERNO 17/04/2014
MINISTERO DELL'INTERNO 17/04/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 25/06/2014
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 15/05/2014

SOLLECITO IL 05/06/2014

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 25/06/2014

SOLLECITO IL 10/07/2014

SOLLECITO IL 17/10/2014

SOLLECITO IL 14/11/2014

SOLLECITO IL 20/04/2015

SOLLECITO IL 17/07/2015

SOLLECITO IL 06/10/2015

SOLLECITO IL 14/01/2016

SOLLECITO IL 26/02/2016

SOLLECITO IL 07/04/2016

SOLLECITO IL 30/05/2016

SOLLECITO IL 16/09/2016

SOLLECITO IL 10/11/2016

SOLLECITO IL 14/02/2017

SOLLECITO IL 27/07/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04569
presentato da
NUTI Riccardo
testo di
Giovedì 17 aprile 2014, seduta n. 214

   NUTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri . — Per sapere – premesso che:
   la sera dell'8 novembre 2013, Alberto Dell'Utri, fratello di Marcello, e Vincenzo Mancuso, sono stati intercettati mentre stavano cenando nel ristorante Assunta Madre di Roma, di proprietà di Gianni Micalusi, indagato per riciclaggio;
   dalle intercettazioni, così come riportato su tutti i principali quotidiani, risulta che i due discussero di un piano, in cui risulterebbe coinvolto anche Gennaro Mokbel, personaggio noto per i legami con la destra eversiva e coinvolto a vario titolo in numerose indagini, per consentire a Marcello Dell'Utri di fuggire in Guinea Bissau (Paese del quale possiede passaporto diplomatico) passando per il Libano, e lì trasferirsi per sfruttarne le ingenti risorse naturali;
   secondo ricostruzioni giornalistiche, Dell'Utri avrebbe sfruttato la conoscenza di Amin Gemayel, già Presidente del Libano dal 1982 al 1988 ed attuale candidato alla Presidenza alle imminenti elezioni, quale punto di appoggio in Libano;
   sempre secondo le intercettazioni del novembre 2013, i finanziamenti necessari per avviare quest'attività sarebbero stati eventualmente richiesti a Silvio Berlusconi, per un ammontare di 5 milioni di euro, sotto forma di donazione ad una sua ONLUS che opera in Africa;
   il 4 marzo la procura della Repubblica di Palermo ha richiesto il divieto di espatrio per Marcello Dell'Utri, visti i rischi di fuga, ma la corte d'appello di Palermo, il 10 marzo, ha respinto tale richiesta in quanto costituisce di un provvedimento non previsto per imputati in concorso esterno in associazione mafiosa, così come successivamente confermato dal tribunale del riesame circa 3 settimane dopo;
   il 24 marzo è stato visto su un volo da Parigi a Beirut e proprio nella capitale libanese viene individuato grazie alla traccia lasciata da una utenza telefonica a lui intestata;
   l'11 aprile la corte d'appello di Palermo ha accolto la richiesta formulata dalla procura della Repubblica di arrestare Dell'Utri, in quanto «è emersa con tutta evidenza che l'imputato intende lasciare l'Italia con la massima urgenza per recarsi a Beirut e ciò al fine di sottrarsi all'esecuzione della sentenza»: quando non è stato rintracciato in nessuno dei domicili in Italia, è stato emesso un mandato di cattura europeo ed attivata l'interpol;
   il giorno seguente, agenti dell’intelligence libanese e un agente italiano dell'interpol, hanno arrestato Marcello Dell'Utri in un hotel a 5 stelle di Beirut, il Phoenicia, dove stava soggiornando: con sé aveva 30 mila euro in contanti in pezzi da 50 e, secondo informazioni di stampa, non si aspettava di essere arrestato;
   secondo le prime dichiarazione rese dallo stesso Marcello dell'Utri, il soggiorno in Libano sarebbe stato dovuto a consulti medici: questo fattore appare agli interroganti piuttosto singolare, in quanto non si evince da alcun fattore che le cliniche libanesi siano dotate di risorse umane e strumentali migliori di quelle situate nel nostro Paese o, comunque, in Paesi a noi confinanti o comunque più vicini;
   nella giornata di domenica 13 aprile 2014, secondo quanto riferito dal quotidiano La Repubblica, sarebbe stato Silvio Berlusconi a chiedere a Marcello Dell'Utri di andare in Libano per conto del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, al fine di favorire l'elezione presidenziale di Amin Gemayel; inoltre, sempre secondo quanto riportato da organi di stampa, questa «missione» politica non sarebbe la prima e potrebbe anche configurarsi come un tentativo di influenzare il risultato di libere elezioni democratiche in un Paese straniero allo scopo di soddisfare non precisati interessi, forse anche personali;
   Marcello Dell'Utri, uno dei padri fondatori di Forza Italia, è stato condannato in secondo grado, dopo un primo annullamento da parte della Corte di Cassazione, a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa;
   le autorità italiane hanno chiesto l'estradizione di Marcello Dell'Utri, attualmente sotto la custodia delle autorità libanesi, in virtù del Trattato di reciproca assistenza giudiziaria vigente tra Italia e Libano;
   vi sono, tuttavia, alcune potenziali cause ostative all'estradizione, infatti, il trattato di reciproca assistenza giudiziaria prevede che: la domanda di estradizione corredata della documentazione necessaria deve essere presentata entro 30 giorni dall'arresto, trascorsi i quali l'arresto provvisorio scade e l'estradizione non può più essere richiesta; nella legislazione libanese non è previsto il concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso (reato per il quale è stato condannato in secondo grado Marcello dell'Utri), salva l'esistenza di un reato assimilabile qualificato come «associazione di malfattori»; poiché Marcello Dell'Utri ha ricoperto ruoli politici di grande rilievo in Italia (tra i quali co-fondatore di Forza Italia e parlamentare della Repubblica), nel valutare la richiesta di estradizione, il procuratore generale libanese potrebbe considerare «politica» l'imputazione e non accordare l'estradizione; infine, sarà il governo libanese in ultima istanza, con proprio decreto su proposta del Ministro della Giustizia, a doversi pronunciare in merito;
   la richiesta di estradizione potrà essere valutata solo a seguito dell'eventuale sentenza di condanna da parte della Cassazione e, in tal caso, sarà valutata dal procuratore generale del Libano, Samir Hammoud, con tempi che non sono però certi: secondo quanto riportato su organi di stampa, l'ultima volta che è stata formulata una richiesta di estradizione dal Libano, ci sono voluti due mesi prima che la persona incriminata giungesse fisicamente in Italia, e, viste le festività di Pasqua e la coincidenza tra quella cattolica e quella ortodossa, la chiusura degli uffici pubblici libanesi potrebbe causare un ulteriore allungamento dei tempi;
   secondo quanto scritto dalla rivista libanese Executive Magazine e ripreso da numerose agenzie di stampa, nel corso degli anni vi sono stati casi in cui le richieste di estradizione rivolte alle autorità libanesi hanno richiesto diversi anni per ottenere una risposta;
   il gruppo parlamentare «MoVimento 5 Stelle» alla Camera dei deputati, con una lettera datata 16 maggio 2013, cioè quasi un anno fa, indirizzata alla Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, nel richiedere di adoperarsi per il tempestivo rinnovo delle delegazioni parlamentari presso le assemblee internazionali, poi regolarmente avvenuto, aveva segnalato i rischi di un uso improprio del passaporto diplomatico, ottenuto nel corso della legislatura precedente, del quale l'ex senatore Dell'Utri godeva allora in quanto componente in prorogatio della delegazione presso il Consiglio d'Europa;
   ad avviso degli interroganti, la vicenda presenta numerosi punti non chiari, a partire dalle responsabilità che hanno consentito la fuga di Marcello Dell'Utri, che, nella migliore delle ipotesi, porterà ad un innegabile allungamento dei tempi processuali;
   altrettanto singolare risulta essere il fatto che, nonostante fossero noti sin dall'8 novembre 2013 i rischi di una possibile fuga di Marcello dell'Utri e l'eventuale coinvolgimento di Silvio Berlusconi, non siano stati attuati sino al suo arresto, per la durata di ben 5 mesi, misure idonee quantomeno ad assicurarsi che non vi fossero fondati rischi di fuga, al fine di sottrarsi o comunque differire la data dell'imminente sentenza della Corte di cassazione;
   viste la familiarità dei luoghi e le conoscenze che può vantare, direttamente e indirettamente, Marcello Dell'Utri in Libano, non è affatto escludibile a priori, secondo gli interroganti, il rischio che si possa concretizzare una fuga verso altri Paesi, anche viste le particolari situazioni che presentano alcuni Paesi confinanti il Libano, come, ad esempio, la Siria;
   la certezza del diritto è un principio fondamentale del nostro ordinamento democratico e, in particolar modo in questo caso, vista la gravità dei reati per i quali Marcello Dell'Utri è stato già condannato in secondo grado di giudizio e il supposto coinvolgimento nella trattativa Stato-Mafia, assume una rilevanza ancor maggiore –:
   per quali ragioni non siano state preventivamente messe in atto tutte quelle misure volte ad assicurare il divieto di espatrio per Marcello Dell'Utri;
   per quali ragioni non sia stata attuata una maggiore e più stretta sorveglianza su Marcello Dell'Utri e le persone a lui legate, in particolare a seguito delle intercettazioni del novembre 2013;
   come si intenda procedere nel caso Marcello Dell'Utri non verrà estradato in Italia, anche in conseguenza di una o più cause ostative l'estradizione, elencate in premessa;
   come si intenda procedere nel caso Marcello Dell'Utri riesca a concretizzare un'ulteriore fuga dalla custodia delle autorità libanesi verso Paesi terzi. (4-04569)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

estradizione

mafia

mandato di cattura europeo

arresto

partito politico

protezione delle comunicazioni

accusa