ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04515

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 212 del 15/04/2014
Firmatari
Primo firmatario: MARCON GIULIO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 15/04/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 15/04/2014
Stato iter:
23/05/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 23/05/2017
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 23/05/2017

CONCLUSO IL 23/05/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04515
presentato da
MARCON Giulio
testo di
Martedì 15 aprile 2014, seduta n. 212

   MARCON. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute . — Per sapere, premesso che:
   Molfetta, città di quasi 60 mila abitanti, 25 chilometri a nord di Bari si affaccia sulla costa del mare Adriatico, con il quale ha sempre avuto nella storia un rapporto simbiotico;
   il mare davanti a Molfetta, è una delle più grandi discariche di bombe chimiche disseminate di tutto l'occidente. Ancora manca una ricognizione precisa dell'effettiva quantità e della dislocazione sott'acqua, ma una sostanza come l'iprite, caricata in ogive ormai corrose, sta lentamente fuoriuscendo;
   i pescatori vengono spesso a contatto con queste sostanze nocive quando le reti che tirano su si impigliano in qualche ordigno. «Succede quotidianamente, ci dice il dottor Guglielmo Facchini, che ha in cura molti pescatori». 239 sono i feriti gravemente e 5 i morti accertati ufficialmente dal 1946 alla fine degli anni 90. I numerosi e continui incidenti recenti non sono stati ancora riconosciuti;
   il nuovo porto commerciale, un vero ecomostro, costruito su un letto pieno di bombe spezza la vista dell'orizzonte prima visibile. In una situazione tale era un progetto del tutto irrealistico che non doveva mai iniziare e non potrà mai finire ha scritto la procura di Trani che nell'ottobre 2014 ha sequestrato la grande opera, non terminata, già costata 70 milioni di euro. Intanto è stato distrutto un panorama unico che era sottoposto a vincolo storico paesaggistico. Ed è sparita un'alga preziosa e rara la posidonia che si trovava in quelle acque, una pianta protetta, soppiantata da un altra, l'alga tossica come ha denunciato Legambiente nel 2009 con un esposto;
   con il grande porto nuovo, voluto da Antonio Azzollini, sindaco di Molfetta dal 2006 al maggio 2013, e insieme presidente pro tempore della commissione bilancio del Senato si apriva il «rubinetto-porto» per finanziare qualunque attività e spese correnti come emerge dagli atti della procura di Trani che ha rinviato a giudizio Azzolini per associazione a delinquere, truffa a danno dello Stato, concussione e altri reati l'ottobre 2013. Tra i 63 rinviati a giudizio anche la Cooperativa Muratori e Cementisti (Cmc) di Ravenna, per associazione a delinquere, che è anche la maggiore azionista dei lavori per la Tav della Val di Susa. Il 6 marzo a Trani inizierà la procedura probatoria;
   Matteo d'Ingeo, coordinatore del movimento civico Liberatorio politico che da anni si batte per un'operazione verità sul porto e sulle bombe chimiche a mare, autore di numerosi esposti, indica le «zone rosse» del cantiere, così chiamate perché particolarmente affollate di bombe tanto da rendere impossibile il lavoro di dragaggio e ancor prima di ricognizione preliminare: il motivo per cui la ditta incaricata di farlo, la Locatelli di Trieste, ha rimesso l'incarico. Il dragaggio poi ha stuzzicato le bombe disseminate creando una discarica nella discarica, la cosiddetta cassa di colmata dove finivano scarti vari mischiati a ordigni;
   i lavori di bonifica dello Sdai (nucleo della Marina militare addetto allo sminamento) iniziati nel 2008 si basavano su una ricognizione solo parziale, non sistematica. 15 mila sono stimate le sole bombe caricate di sostanze chimiche come l'iprite, chiamato anche gas mustarda, il fosfogene, la lewisite, gas tossici e vescicanti contenuti in fusti e damigiane – creati per uccidere e per durare –, oltre a decine di migliaia di ordigni convenzionali affondati nel mare davanti a Molfetta;
   questo arsenale chimico si trovava nelle stive delle 17 navi inglesi e americane che nel 1943 furono sventrate da un feroce bombardamento nazista nel porto di Bari. Fu una notte d'inferno, con la città illuminata a giorno dalle fiamme e invasa da fumi tossici, coperto da un silenzio durato per decenni. Il porto di Bari andava liberato in fretta e le bombe smaltite a largo di Molfetta. Ma, non sempre arrivarono alle tre miglia e a 600 o 800 metri di profondità previsti; affidate a cooperative di pescatori pagati a tratta finirono spesso in acque più vicine;
   nel basso Adriatico, a Molfetta sono state sganciate anche le bombe Nato della guerra del Kosovo. Nel 2009 l'accordo di programma per la bonifica del basso Adriatico tra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e regione Puglia riguardava la zona da Vieste a Otranto, ma ha finito per concentrarsi su Molfetta e sulla sola zona del porto;
   «Bisogna riconoscere Molfetta come zona di disastro ambientale» insiste D'Ingeo: i pescatori, ricattati tra salute e lavoro pagano il prezzo più alto venendo in contatto con le sostanze che avvelenano il mare e i pesci. Questi ultimi vengono dichiarati edibili poiché le tracce di veleno sono state trovate, ma negli organi interni e non nella carne bianca;
   sono state trovate dai ricercatori dell'Icram (Istituto centrale per la ricerca scientifica applicata al mare, oggi Ispra) anche mutazioni genetiche. Il pesce non viene pescato a riva ma a largo, fa presente Matteo d'Ingeo. Come ha dichiarato il professor Amato coordinatore dell'Icram: «I pesci dell'Adriatico sono particolarmente soggetti all'insorgenza tumori, subiscono danni all'apparato riproduttivo, sono esposti a vere e proprie mutazioni genetiche che portano a generare esemplari mostruosi». Monitorando un rettangolo di cinque miglia per due al largo di Molfetta gli esperti hanno individuato ben 102 «possibili ordigni». Solo sedici sono stati ispezionati e undici erano proprio bombe all'iprite;
   il posto più insidioso della costa molfettese è Tor Gavetone, al confine con Giovinazzo. L'acqua color turchese nasconde il più alto concentrato di bombe chimiche. È l'unica spiaggia pubblica di Molfetta, perciò nessuno rispetta lo sbrindellato cartello di divieto di balneazione e di pesca. Mentre le discariche più grandi e pericolose sono segnalate a circa 35 miglia dalla costa; di fronte a Torre Gavettone c’è un cimitero di ordigni imprigionati in una colata di cemento;
   mentre a Tor Calderina che si trova dal lato opposto, un'oasi naturale senza cemento, con gli uliveti che arrivano fino a riva, l'acqua è marrone, per via degli scarichi direttamente a mare di Molfetta e paesi limitrofi, in quanto il depuratore è rotto ed è sotto sequestro;
   si è costituito a Molfetta il «Comitato cittadino per la bonifica marina. A tutela del diritto alla salute e all'ambiente salubre». Il comitato chiede «la verità sul tipo di ordigni presenti sui fondali del nostro mare. La bonifica completa dal porto a Torre Gavetone. Un monitoraggio ambientale del mare nelle zone interessate dalla presenza di ordigni a caricamento chimico per verificarne la balneabilità del mare e la commestibilità del pesce. Informazione trasparente e aggiornata da parte di tutte le istituzioni coinvolte nelle attività di bonifica» –:
   se non ritengano urgente verificare, per quanto di competenza, lo stato reale dei lavori di bonifica, presentando un'apposita e dettagliata relazione sui siti esposti in premessa in modo da poter chiudere definitivamente una vicenda troppo a lungo sottovalutata e ignorata;
   se non intendano verificare, anche attraverso un monitoraggio, l'esposizione ai rischi della popolazione interessata dai dati dello studio dell'Icram esposto in premessa;
   se non intendano assumere iniziative per istituire, per quanto di competenza, una commissione finalizzata a predisporre, realizzare e completare le bonifiche, anche attraverso lo stanziamento di uomini, mezzi e fondi adeguati, di tutti i siti inquinati;
   quali iniziative intenda intraprendere per prevenire e riconoscere le ricadute sanitarie dell'esposizione ad agenti altamente tossici dispersi in mare sui cittadini esposti a tali fattori di inquinamento ambientale. (4-04515)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 23 maggio 2017
nell'allegato B della seduta n. 802
4-04515
presentata da
MARCON Giulio

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti dagli enti territoriali competenti, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare, si fa presente che, secondo quanto riferito dalla regione Puglia, in materia di bonifiche da ordigni esplosivi residuati bellici, il Ministero della difesa, in ottemperanza all'articolo 22 del decreto legislativo n. 66 del 2010, comma 1, lettera
c-bis), esercita le funzioni di vigilanza sulle attività di ricerca di ordigni; svolge l'attività di disinnesco, brillamento e rimozione degli ordigni bellici rinvenuti; svolge l'attività di cui sopra sotto il coordinamento dei prefetti competenti per territorio. La località indicata, inoltre, non rientra nel sistema delle aree protette e tutelate sulle quali il Ministero dell'ambiente svolge attività di vigilanza.
  Ad ogni modo, l'Ispra segnala che l'area portuale di Molfetta e il tratto di mare antistante la vicina località Torre Gavetone sono ingombre di decine di migliaia di residuati bellici e che, per quanto riguarda Torre Gavetone, sono attualmente in corso le attività di «bonifica sistematica» degli ordigni da parte dei Nuclei S.D.A.I. (Servizio difesa antimezzi insidiosi) della Marina militare in un tratto di mare compreso tra la battigia e la batimetrica di 50 metri. Al termine dei lavori, l'area sarà dichiarata sgombra di residuati. Per quanto concerne, invece, l'area portuale di Molfetta, sono stati oggetto di bonifica sistematica da parte dei nuclei S.D.A.I. solo i tratti di fondale rientranti nell'area di cantiere per l'ampliamento portuale. La quantità di residuati bellici recuperati e fatti brillare, in mare (residuati convenzionali caricati prevalentemente con tritolo) o a terra (residuati a caricamento «speciale», contenenti sostanze chimiche), si attesta, ad oggi, tra le circa 20.000 e le circa 30.000 unità.
  Con riferimento alla presenza sui fondali del Basso Adriatico di munizionamento «a caricamento speciale» propriamente definito «arma chimica», durante le ricerche sopra citate, condotte nel 1999 a circa 35 miglia nautiche al largo della costa pugliese, a profondità comprese tra circa 200 metri e circa 400 metri di profondità sono stati rinvenuti, osservati e segnalati all'Istituto idrografico della Marina militare, proiettili e bombe d'aereo caricate con iprite azotata e si sono studiati alcuni dei loro effetti su organismi marini «stanziali».
  Inoltre, le prospezioni dell'area portuale condotte da parte dell'Ispra nell'ambito del Programma d'indagini denominato «PRospezione Ordigni Basso Adriatico» (PRO.B.A. – 2007-2010), hanno evidenziato la presenza, in tutta l'area portuale e nella fascia esterna a questa, per un'ampiezza di circa 500 metri, una frequenza di distribuzione dei residuati sul fondale paragonabile a quella sperimentata nelle aree già bonificate.
  La valutazione effettuata ha consentito all'Istituto di proseguire l'attività di bonifica, tuttora in corso, del tratto di mare antistante Torre Gavetone; estendere le prospezioni e la bonifica dei residuati anche nei tratti dell'area portuale di Molfetta già indagati dall'Ispra ma non ancora bonificati dal nucleo sminamento S.D.A.I. della Marina militare; auspicabile, in un quadro generale di bonifica da residuati bellici presenti nelle acque nazionali, considerare la costituzione di un gruppo di esperti
ad hoc con il compito primario di indicare priorità per eventuali interventi di tutela ambientale nelle principali aree di affondamento di residuati bellici sinora individuate.
  Per quanto attiene alle attività svolte in ambito regionale, la legione Puglia fa presente che:
   ai sensi dell'articolo 52, comma 59, della Legge finanziaria 28 dicembre 2001, n. 448, sono stati destinati euro 5.000.000,00 per il risanamento ambientale delle aree portuali del basso Adriatico, con l'obiettivo di bonificare le aree dagli ordigni bellici rinvenuti e procedere alla caratterizzazione ambientale;
   con decreto del 10 marzo 2006, è stata individuata la regione Puglia quale unica interessata alla realizzazione del «Piano di Risanamento del Basso Adriatico» di cui all'articolo 52, comma 59, della legge n. 448 del 2001;
   nell'ambito dell'accordo di programma sottoscritto, fra Ministero dell'ambiente, regione Puglia, ISPRA e ARPA Puglia in data 19 novembre 2007, sono state individuate le aree portuali prioritarie, dette «di fase 1» (porto di Molfetta, Torre Gavetone, porto nuovo di Bari, porto Vecchio di Manfredonia ed isolotto di Sant'Emiliano);
   in considerazione dell'imminente avvio dei lavori di ampliamento del porto di Molfetta, il comitato di coordinamento, istituito con l'accordo sopra richiamato, ha stabilito che le attività di prospezione e bonifica partissero proprio dal porto di Molfetta;
   le attività svolte in tale area hanno evidenziato una serie di criticità (da parte di Ispra) che hanno suggerito la necessità di rimodulare l'originario accordo di programma. Pertanto, le risorse originariamente previste per l'intervento nei cinque siti di «fase 1» sono state interamente destinate alla bonifica degli ordigni nelle sole aree di Molfetta e Torre Gavetone;
   nel mese di marzo 2015, la sezione ciclo rifiuti e bonifiche della regione Puglia ha comunicato il completamento della bonifica degli ordigni su tutti i punti segnalati da ISPRA relativi alle aree portuali di Molfetta ritenute prioritarie a seguito di condivisione in sede di comitato di coordinamento. Tuttavia, a causa della carenza di fondi, non è stato possibile eseguire la bonifica dell'intera area portuale di Molfetta e le aree bonificate dagli ordigni costituiscono solo parte della superficie dell'intera area portuale;
   come previsto nell'accordo rimodulato, il nucleo SDAI ha avviato la bonifica dell'area di Torre Gavetone utilizzando una parte residua delle risorse impegnate in favore dello Stato maggiore della Marina. Lo stesso nucleo ha evidenziato che, da una prima verifica sullo stato dei luoghi, è emersa una diversa situazione rispetto a quella risultante dalle prospezioni eseguite da Ispra. Infatti, nello specchio d'acqua antistante Torre Gavetone le prospezioni hanno rivelato l'esistenza di una quantità di ordigni tale da prevedere una stima di costi per la bonifica pari a circa euro 800.000,00;
   a seguito del rinvenimento di numerosi ordigni in mare sull'area di Torre Gavetone (tra la battigia e 1000 metri dalla linea di costa), il sindaco del comune di Molfetta nel gennaio 2015 ha segnalato la necessità di intervenire in maniera efficace su quel tratto di litorale, intensamente frequentato nella stagione estiva. Data la persistenza del pericolo per la pubblica incolumità, durante l'incontro avvenuto presso la sezione ciclo rifiuti e bonifica il giorno 11 febbraio 2015, il rappresentante del nucleo SDAI ha annunciato la prosecuzione delle operazioni di bonifica nell'area di Torre Gavetone. Stando alle numerose comunicazioni pervenute dal raggruppamento subacquei ed incursori «Tesco Tesei» della Marina militare, le attività di bonifica bellica sono attualmente in corso.

  In conclusione, la regione Puglia rappresenta che tutte le risorse di cui all'articolo 52, comma 59, della legge n. 448 del 2001, pari a euro 5000.000,00, sono state utilizzate a beneficio delle aree del porto di Moffetta e di Torre Gavetone e che, in ragione della rilevante (e non prevedibile) quantità di ordigni rinvenuti, sia all'interno del porto che nell'area di Torre Gavetone, la bonifica è, ad oggi, solo parziale. È emersa, quindi, la necessità di acquisire risorse finanziarie che, come già indicato, ammontano orientativamente a circa euro 800.000,00 per la sola area di Torre Gavetone. Il fabbisogno necessario per completare la bonifica nell'area portuale di Molfetta, invece, non è, ad oggi, stimabile ed è necessario un ulteriore specifico intervento straordinario a carico dello Stato con lo stanziamento di ulteriori risorse.
  Della questione sono interessate anche altre amministrazioni, pertanto, qualora dovessero pervenire nuovi e utili elementi informativi, si provvederà a fornire un aggiornamento.
  Ad ogni modo, per quanto di competenza, questo Ministero continuerà a tenersi informato, tenendo alto il livello di attenzione sulla tematica in argomento.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
GEO-POLITICO:

MOLFETTA,BARI - Prov,PUGLIA

EUROVOC :

deposito dei rifiuti

prevenzione delle malattie

prevenzione dell'inquinamento

sostanza tossica

nocivita'

impianto portuale

inquinamento marino