ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04372

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 205 del 04/04/2014
Firmatari
Primo firmatario: FEDRIGA MASSIMILIANO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE
Data firma: 04/04/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 04/04/2014
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04372
presentato da
FEDRIGA Massimiliano
testo di
Venerdì 4 aprile 2014, seduta n. 205

   FEDRIGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   apprende da notizie di stampa che il gip del tribunale di Gorizia, Rossella Miele, ha disposto la revoca della misura cautelare nei confronti di un maghrebino clandestino arrestato perché accusato di danneggiamento e altri reati compiuti nel corso delle rivolte dell'estate del 2013 nel centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo, ove si trovava in attesa dell'espulsione;
   il giovane clandestino era stato arrestato alcuni giorni fa a Rovereto in base a un'ordinanza di custodia cautelare emessa già il 26 settembre 2013 e tramite il proprio avvocato aveva subito presentato l'istanza di remissione in libertà;
   il giudice ha motivato l'ordinanza di revoca della misura cautelare per il «contesto di vita disumano cui era costretto all'interno del Cie, il considerevole lasso di tempo trascorso in assenza di violazioni della misura inflitta e il fatto che sia un soggetto completamente incensurato...»;
   il presidente della Camere penali Valerio Spigarelli, aveva sottolineato già nel novembre 2013 che Gradisca «è un luogo di effettiva detenzione dove gli stranieri, in vista dell'espulsione, in attesa della sola identificazione, sono trattenuti anche per tempi fino a 18 mesi. E ciò in condizioni igieniche desolanti, ammassati anche in dieci nelle celle. I Cie sono luoghi, almeno in questo caso, peggiori delle carceri dove le persone sono private della libertà e delle garanzie minime a tutela della dignità umana. Di fatto si tratta di una vera e propria detenzione amministrativa, peraltro proibita dal nostro ordinamento, che non gode di alcuna delle garanzie giurisdizionali previste dalla normativa penitenziaria»;
   il giovane clandestino è autore di gravi e numerosi reati ascrittigli nell'ambito delle rivolte che hanno distrutto il centro di identificazione ed espulsione di Gradisca e che ad avviso dell'interrogante dovrebbe già da tempo essere stato espulso;
   molto spesso le condizioni dei centri di identificazione ed espulsione sono tali per effetto delle numerose devastazioni ad opera dei clandestini ivi trattenuti in attesa dell'identificazione ed espulsione;
   tale trattenimento è del tutto legittimo a norma dell'articolo 15 della direttiva 2008/115/CE la quale altresì dispone all'articolo 16 che il trattenimento avviene di norma in appositi centri di permanenza temporanea, ma che tuttavia in carenza di strutture adeguate questo possa avvenire anche «in un istituto penitenziario»;
   sempre la stessa direttiva dispone all'articolo 15, commi 5 e 6, il trattenimento nei centri per l'identificazione ed espulsione fino a 18 mesi –:
   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, quali iniziative di competenza, anche sul piano normativo, intenda porre in essere quanto prima onde evitare che accadano casi simili a quelli indicati in premessa; quali iniziative intenda assumere per evitare il ripetersi di atti di vandalismo e danneggiamento nei centri di identificazione ed espulsione, quando intenda garantire l'effettiva operatività dei centri di identificazione ed espulsione che ancora oggi sono chiusi a causa dei danni arrecati dai clandestini ivi ospitati e a quanto ammontino i danni arrecati alla struttura del centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo a carico dei contribuenti.
(4-04372)

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

CENTRO DI IDENTIFICAZIONE E DI ESPULSIONE (CIE)

GEO-POLITICO:

GRADISCA D'ISONZO,GORIZIA - Prov,FRIULI-VENEZIA GIULIA

EUROVOC :

espulsione

migrante