ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04253

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 200 del 28/03/2014
Firmatari
Primo firmatario: VIGNAROLI STEFANO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 28/03/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 28/03/2014
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 28/03/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 02/04/2014
Stato iter:
28/11/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 28/11/2016
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 28/11/2016

CONCLUSO IL 28/11/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04253
presentato da
VIGNAROLI Stefano
testo di
Venerdì 28 marzo 2014, seduta n. 200

   VIGNAROLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nella città di Roma, operano 4 impianti di trattamento meccanico biologico, di cui due appartenenti alla società municipalizzata Ama spa, ubicati rispettivamente in via Salaria e in via di Rocca Cencia e due appartenenti alla società Giovi srl riconducibile all'avvocato Manlio Cerroni, denominati Malagrotta 1 e Malagrotta 2 e siti nel polo impiantistico di Malagrotta;
   nel Lazio, si è utilizzato ed abusato dell'istituto del commissariamento in materia rifiuti per diversi anni. L'ultimo periodo per quel che concerne Roma e la sua provincia è durato dal 2011 al 7 gennaio 2014. Tre anni in cui i due commissari speciali nominati rispettivamente con OPCM n. 3963 del 6 settembre 2011 e con DPCM del 25 maggio 2012 (Sostituzione del Commissario delegato per l'emergenza ambientale nella provincia di Roma per l'imminente chiusura della discarica di Malagrotta), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 26 maggio 2012, pur godendo di poteri speciali e derogatori non hanno mai realizzato gli obiettivi che erano stati loro assegnati dal Governo, giacché ad oggi non è stato ancora individuato un nuovo sito, i dati relativi alla raccolta differenziata continuano ad essere esigui e si è costretti vergognosamente ad esportare fuori regione i rifiuti;
   in particolare l'operato del secondo commissario delegato ovvero il dottor Goffredo Sottile, appare discutibile sotto diversi punti di vista che appaiono connotare un manifesto assoggettamento al volere del patron delle discariche Manlio Cerroni, parere non solo di chi scrive, bensì oggetto di approfondimento da parte della magistratura;
   oltre alla rocambolesca vicenda riguardante il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale per il sito di Monti dell'Ortaccio, a pochi giorni dallo scadere del suo mandato, con determinazione n. G06042 del 23 dicembre 2013, il commissario Sottile di concerto con la direzione territorio urbanistica, mobilità e rifiuti della regione Lazio, rilascia l'Aia anche per l'impianto di trattamento meccanico biologico denominato Malagrotta 2, nonostante detto impianto non avesse le necessarie autorizzazioni per operare. Riteniamo corretto sottolineare come questa precipitosa procedura, sia stata autorizzata alla vigilia di Natale, nel silenzio mediatico e senza alcuna concertazione di sorta. Solo grazie alla successiva pubblicazione nel Burl avvenuta in data 11 febbraio 2014 si è venuti a conoscenza del rilascio dell'Aia. Fortunatamente non risultano ad oggi essere scaduti i termini affinché i cittadini possano eventualmente tutelare i propri legittimi interessi e diritti innanzi al TAR;
   da organi di stampa si apprende che il particolare relativo al difetto riguardante le autorizzazioni emergerebbe da un esposto presentato dai cittadini alla procura della Repubblica di Roma nell'ottobre 2012;
   l'impianto denominato Tmb Malagrotta 2 non rientrava nelle condizioni di cui al decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria. Difatti l'articolo 32-bis comma 1-quater della suesposta legge dispone che: «In mancanza del rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale entro il 31 marzo 2008, i nuovi impianti, per i quali sia stata presentata la domanda di autorizzazione integrata ambientale, che abbiano ottenuto il provvedimento positivo di compatibilità ambientale e siano in fase di avanzata costruzione, possono avviare tutte le attività preliminari all'esercizio dell'impianto nel rispetto della normativa vigente e delle prescrizioni stabilite nelle autorizzazioni ambientali già rilasciate, dandone comunicazione all'autorità competente per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale. L'autorità competente, ove ne ravvisi la necessità, rilascia un'autorizzazione provvisoria nelle more del rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, entro sessanta giorni dalla predetta comunicazione». Dunque dalla lettera della norma si deduce che per poter usufruire del regime semplificato derogatorio alla disciplina del rilascio dell'Aia, occorre che si verifichino tre condizioni: che si tratti di un nuovo impianto, che sia stata presentata la prevista domanda e da ultimo che l'impianto sia in fase di avanzata costruzione. A ben vedere, l'impianto di trattamento meccanico biologico denominato Malagrotta 2 non rientrava in dette condizioni. Oltretutto con determinazione regionale n. A2959 del 15 settembre 2008 si rilasciò alla società Giovi srl fino alla data del 15 settembre 2009, l'autorizzazione alla messa in esercizio per una fase preliminare di start-up nelle more del rilascio dell'Aia, senza contare anche che l'impianto già dall'anno 2008 era stato sottoposto ad un regime di proroga dei termini autorizzativi. Regime che si e protratto fino alla determinazione della regione Lazio n. B7113 del 15 settembre 2011 che ne aveva prolungato i termini al 15 settembre 2012, con determina n. A2959 del 15 settembre 2008;
   è bene ricordare che gli impianti di trattamento meccanico biologico operanti a Roma, non hanno mai lavorato al massimo delle loro capacità e ciò si nota chiaramente anche dal tenore di due ordinanze emesse dalla presidente della regione Lazio nel 2011. La prima ordinanza n. Z0002 del 30 giugno 2011 recante ad oggetto: «Discarica sita in Roma, località Malagrotta, prosecuzione attività di smaltimento dei rifiuti, ai sensi dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e funzionamento degli impianti di trattamento meccanico biologico, siti nel comune di Roma» e la seconda ordinanza di rettifica n. Z0003 del 7 luglio 2011 che impose al punto A.5 di «assicurare nel minor tempo possibile dall'adozione della presente ordinanza, la piena operatività degli impianti di preselezione e riduzione volumetrica dei RSU (TMB), denominati Malagrotta 1 e Malagrotta 2»;
   si sottolinea che il Governo è intervenuto in diverse occasioni, per indagare sul funzionamento dei suddetti impianti. Difatti in data 16 giugno 2012, in una nota sintetica sull'esito dei controlli in merito alla funzionalità degli impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani in provincia di Roma, inviata dai Noe alla Commissione bicamerale per il ciclo dei rifiuti e relativa ad ispezioni espletate nel mese di maggio 2012, nel quadro dell'attività di supporto richiesta dal commissario delegato, si legge che l'impianto di trattamento meccanico biologico Malagrotta 1 era entrato in funzione dal 7 novembre 2011 e nel primo quadrimestre 2012 aveva trattato Rsu per il 23,33 per cento della sua capacità nominale, mentre quello denominato Malagrotta 2 risultava aver trattato Rsu per il 2011 e 2012 al 58,66 delle sue capacità –:
   se la Presidenza del Consiglio dei ministri ed il Ministero dell'ambiente, viste le ordinanze commissariali suesposte, l'importanza rivestita dagli impianti di trattamento meccanico biologico nel ciclo integrato di gestione dei rifiuti e le relative indagini delegate al NOE, siano stati informati dal commissario delegato in merito alle mancate e/o errate autorizzazioni relative all'impianto denominato Malagrotta 2 ed in ogni caso quali verifiche intendono avviare nell'immediato. (4-04253)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 28 novembre 2016
nell'allegato B della seduta n. 710
4-04253
presentata da
VIGNAROLI Stefano

  Risposta. — Con riferimento alle interrogazioni in esame, relative alla gestione dei rifiuti nel comune di Roma Capitale e, più in generale, nella regione Lazio, sulla base degli elementi acquisiti, per quanto di competenza, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare, si fa presente che le norme vigenti attribuiscono alle regioni territorialmente competenti le funzioni in merito alla determinazione di una rete integrata e adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti urbani. Declinare a livello territoriale le scelte strategiche fissate dal legislatore nazionale e comunitario, e rilasciare conseguentemente le necessarie autorizzazioni per l'operatività dei suddetti impianti, costituiscono attività attribuite alla potestà esclusiva delle amministrazioni regionali.
  Tanto premesso, con riferimento alle problematiche che interessano la gestione dei rifiuti nella Capitale, si evidenzia che una prima criticità riguarda la raccolta differenziata e indifferenziata. Sulla base del rapporto rifiuti Ispra 2015, nel 2014 la quantità di rifiuti raccolti in modo differenziato è stata pari al 35,2 per cento della produzione rifiuti, mentre le restanti tonnellate di rifiuto indifferenziato sono state avviate all'impiantistica di trattamento. Sebbene per il 2015 non siano ancora disponibili dati ufficiali di Ispra, i quantitativi di rifiuti urbani prodotti da Roma capitale sono sostanzialmente allineati con quelli del 2014, di cui si stima la produzione di circa 700.320 tonnellate di differenziata (41,17 per cento) e 1.000.448 tonnellate di rifiuto indifferenziato.
  Per la gestione dell'indifferenziato, il comune di Roma capitale è servito da 4 impianti Tmb (2 di Ama e 2 della GIOVI-COLARI). Peraltro, circa 300 tonnellate al giorno della capacità impiantistica esistente a Roma è destinata a trattare anche i rifiuti provenienti da Ciampino, Fiumicino e Città del Vaticano. Considerato, inoltre, che a Roma si producono giornalmente 3.206 tonnellate di rifiuti indifferenziati da destinare al trattamento, è evidente un deficit di capacità impiantistica di trattamento, pari a circa 500 tonnellate al giorno che trova comunque copertura in altri impianti.
  Per il trattamento della frazione umida è attivo l'impianto di Maccarese da 30.000 tonnellate annue, che evidentemente non copre – se non in minima parte – il fabbisogno attuale pari a circa 200.000 tonnellate all'anno. Un fabbisogno destinato ad incrementare sensibilmente col progredire della raccolta differenziata, attualmente ferma a percentuali al di sotto degli obiettivi di legge.
  Sebbene risulti in corso il procedimento autorizzativo presso la regione su due impianti di compostaggio, che possono sopperire alle esigenze impiantistiche della Capitale, le tempistiche per la loro eventuale realizzazione e operatività non sono sicuramente brevi.
  Nel resto della regione Lazio operano anche altri impianti, ma nel loro insieme anch'essi non riescono a soddisfare le esigenze complessive regionali.
  Sulla base del quadro ricognitivo aggiornato, effettuato dalla regione Lazio, il fabbisogno residuo di compostaggio da soddisfare su scala regionale, nelle condizioni di regime, ammonterebbe a circa 500.000 tonnellate all'anno, secondo le stime del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 marzo 2016 ai sensi dell'articolo 35, comma 2 del cosiddetto «Sblocca Italia» (Misure per la realizzazione di un sistema adeguato e integrato di gestione della fratone organica dei rifiuti urbani).
  Per quanto riguarda il fabbisogno di incenerimento, solo una parte dei rifiuti trattati in uscita dai Tmb di Roma vengono portati agli impianti di termovalorizzazione di San Vittore e Colleferro, gli unici operativi nella regione, non sufficienti a soddisfare l'attuale fabbisogno.
  Si segnala, altresì, che è in atto un contraddittorio tra i gestori degli impianti di Tmb e la regione Lazio a causa della carenza di impianti di incenerimento a cui inviare il Css prodotto, che non permette la continuità e l'efficienza del servizio svolto dai Tmb stessi. Per chiudere il ciclo dei rifiuti, limitando al minimo il ricorso al conferimento in discarica, la regione deve pertanto puntare sullo sviluppo della raccolta differenziata, e potenziare la capacità impiantistica di incenerimento per il recupero energetico delle frazioni secche non riciclabili, secondo quanto indicato dal citato emanando decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 2016, ai sensi dell'articolo 35, comma 1, del cosiddetto «Sblocca Italia» (firmato il 10 agosto 2016 e trasmesso l'11 agosto ai competenti organi di controllo per il seguito di competenza), che prevede la necessità di realizzare un nuovo impianto di incenerimento con una capacità pari a 210.000 tonnellate all'anno di rifiuti urbani e assimilati, salvo che il piano regionale non venga aggiornato prevedendo diverse soluzioni.
  Con la chiusura di Malagrotta, avvenuta nel 2013, tra l'altro, si è determinata la carenza di una discarica di servizio ove conferire i rifiuti residui dal trattamento dei Tmb che non possono o non vengono avviati a recupero o incenerimento. Attualmente il mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata ha concorso a mantenere elevati i quantitativi dei rifiuti prodotti dalla Capitale da avviare a smaltimento, ovvero circa il 50 per cento dell'attuale fabbisogno di discarica dell'intera regione Lazio (quantificato nel piano del fabbisogno impiantistico approvato con deliberazione di giunta regionale n. 199 del 2016 in circa un milione di tonnellate l'anno).
  Avviare le diverse frazioni di rifiuto provenienti dalla raccolta di rifiuti urbani anche differenziati ad impianti in possesso delle necessarie autorizzazioni è compito di Roma capitale, per il tramite anche della sua in-house Ama s.p.a. laddove stabilito, nel rispetto dei principi di prossimità, economicità e sostenibilità ambientale.
  Ciò per garantire alle utenze un servizio adeguato e commisurato alla tariffa corrisposta, che vede in Roma capitale costi specifici annui pro capite più elevati rispetto ai valori medi degli altri comuni (come emerge dai dati indicati da Ispra nel rapporto rifiuti 2015).
  La stessa Ama ha inteso chiarire che l'attuale situazione di criticità è dovuta sia al « deficit infrastrutturale cronico della città di Roma e della Regione Lazio», e sia ad altre «ben più complesse e articolate ragioni» di cui questo Ministero non è a conoscenza.
  È chiara dunque l'estraneità di questo Ministero sugli specifici aspetti attinenti alla determinazione di una rete integrata e adeguata di impianti ed al rilascio delle relative autorizzazioni di competenza regionale, nonché alla corretta gestione del servizio di raccolta.
  Tuttavia, dato il rilievo istituzionale delle questioni, questo Ministero non solo si è reso disponibile a supportare il comune di Roma nell'individuazione delle opportune misure atte a superare le difficoltà recentemente incontrate, ma ha anche sollecitato la regione Lazio ad eseguire sugli impianti di trattamento i controlli necessari a verificarne la piena e corretta funzionalità.
  In particolare, con nota del 2 agosto 2016 e con un'ulteriore nota di settembre, il Ministero ha chiesto alla regione di eseguire, anche con il supporto tecnico di Arpa Lazio, i necessari controlli sulla corretta operatività di tutti gli impianti, per verificare oltre che l'efficacia del trattamento, anche la tipologia dei rifiuti in ingresso ed uscita, producendo una relazione riepilogativa sugli esiti delle verifiche condotte.
  Allo stato attuale, non essendo stati ancora acquisiti tutti gli elementi richiesti, questo Ministero ha provveduto ad inoltrare debito sollecito ai competenti uffici regionali.
  In particolare, il 6 settembre 2016 il Ministero ha sollecitato la regione a inoltrare il resoconto sulle verifiche dell'impiantistica di Roma, nonché ribadito la necessità di integrare ed adeguare le previsioni del piano del fabbisogno, propedeutico alla stesura nel nuovo piano rifiuti, secondo le disposizioni previste nel più volte menzionato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuative dell'articolo 35 dello «Sblocca Italia», nel rispetto del principio della gerarchia dei rifiuti.
  Si precisa, inoltre, con riferimento alle procedure di infrazione, che la regione Lazio è destinataria di 2 procedure: quella sulle discariche abusive (causa C196/13) e quella relativa alla gestione dei rifiuti e al rispetto dell'articolo 6 della Direttiva 2008/98/CE (causa C323/13).
  In particolare, per quanto attiene alla prima procedura, nel Lazio rimangono da concludere le procedure di messa in sicurezza di 12 siti di discarica, di cui nessuno ricadente amministrativamente nel territorio di Roma Capitale. Relativamente alla seconda procedura di infrazione, si evidenzia che la Corte di Giustizia europea ha ritenuto che nella regione Lazio:
   nel SubAto di Roma, con esclusione della discarica di Cecchina ubicata nel comune di Albano Laziale, e nel SubAto Latina, i rifiuti conferiti in discarica non siano sottoposti a idoneo pretrattamento;
   non vi sia una rete integrata ed adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti urbani.

  La regione ha provveduto ad effettuare nei mesi di luglio e agosto tramite Arpa Lazio i sopralluoghi in tutti gli impianti regionali, al fine di verificare la cessazione dei conferimenti del tal quale in discarica; gli esiti di queste verifiche sono stati trasmessi dalla regione in questi giorni.
  Dai sopralluoghi è risultato che nelle discariche del Lazio non vi sono più stati conferimenti di rifiuti urbani di cui al codice CER 20.XX.XX negli anni 2015 e 2016, e che per l'anno 2014 i conferimenti riscontrati sono riferibili a periodi antecedenti il mese di giugno.
  Per quanto attiene la creazione di una rete integrata ed adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti urbani in regione, da una recente ricognizione effettuata sull'impiantistica di trattamento dei rifiuti il relativo fabbisogno è stato soddisfatto, e non occorre pertanto realizzare ulteriori Tmb.
  Le risultanze delle misure adottate sono state debitamente trasmesse alla Commissione europea, e sono attualmente al vaglio delle autorità comunitarie.
  Si rappresenta, infine, che, il 22 aprile 2016, la regione Lazio ha approvato la «Determinazione del fabbisogno», propedeutico al successivo aggiornamento del piano di gestione dei rifiuti. Sul documento allo stato è in corso un positivo confronto con i competenti uffici regionali, per addivenire ad una condivisione degli obiettivi.
  Alla luce delle informazioni esposte, per quanto di competenza, il Ministero continuerà a tenersi informato e continuerà a svolgere un'attività di monitoraggio nei confronti dei soggetti territorialmente competenti, anche al fine di valutare eventuali coinvolgimenti di altri soggetti istituzionali.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

DL 2006 0152

GEO-POLITICO:

ROMA - Prov,LAZIO

EUROVOC :

edificio per uso industriale

gestione dei rifiuti

deposito dei rifiuti