ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04209

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 198 del 26/03/2014
Firmatari
Primo firmatario: SIBILIA CARLO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 26/03/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
COLLETTI ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 26/03/2014
DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 26/03/2014
MARZANA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 26/03/2014
FRACCARO RICCARDO MOVIMENTO 5 STELLE 26/03/2014
BONAFEDE ALFONSO MOVIMENTO 5 STELLE 26/03/2014
PISANO GIROLAMO MOVIMENTO 5 STELLE 26/03/2014
BUSINAROLO FRANCESCA MOVIMENTO 5 STELLE 26/03/2014
SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 26/03/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 26/03/2014
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 31/03/2014
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04209
presentato da
SIBILIA Carlo
testo di
Mercoledì 26 marzo 2014, seduta n. 198

   SIBILIA, COLLETTI, MANLIO DI STEFANO, MARZANA, FRACCARO, BONAFEDE, PISANO, BUSINAROLO e SCAGLIUSI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   dal fallito attentato del 21 giugno del 1989 dell'Addaura avente come vittima predestinata il giudice Giovanni Falcone è emerso il fondato sospetto dell'esistenza di una «talpa» all'interno delle istituzioni, che avrebbe informato della visita segreta programmata dal magistrato siciliano nella località marina di Palermo;
   nello stesso giorno Giovanni Falcone doveva incontrare in quella residenza i due magistrati elvetici, Carla Del Ponte e Gerardo Lehman, con i quali avrebbe discusso il filone di indagine riguardante il riciclaggio di denaro sporco nell'ambito dell'inchiesta «Pizza Connection»;
   secondo le rivelazioni di alcuni pentiti raccolte soprattutto dalla procura di Caltanissetta di fronte alla villa di Falcone erano presenti due gruppi: uno a terra, composto dai mafiosi della famiglia dell'Acquasanta e da uomini verosimilmente legati ai servizi segreti, ed un altro in mare su un canotto con due sommozzatori presumibilmente lì sul posto per evitare che l'attentato avesse successo;
   vi sono fondati sospetti per cui le identità dei due sub fossero riconducibile ad Antonino Agostino, agente del commissariato San Lorenzo e cacciatore di latitanti ucciso insieme alla moglie Ida Castellucci un paio di mesi dopo l'attentato sventato, e ad Emanuele Piazza, ex agente di polizia, all'epoca dei fatti collaboratore del Sisde nella ricerca di latitanti, scomparso il 15 marzo del 1990;
   per entrambi gli omicidi si è seguita la pista passionale senza ottenere sostanziali riscontri, contribuendo ad alimentare l'esistenza di una regia occulta secondo la quale tutte le indagini relative allo sventato attentato e agli assassini dei probabili testimoni abbiano subito sistematicamente depistaggi;
   le modalità con le quali l'artificiere dei carabinieri, Francesco Tumino, ha proceduto alla disattivazione dell'ordigno esplosivo rinvenuto sugli scogli dell'Addaura hanno dall'inizio delle indagini suscitato forti perplessità poiché lo stesso ha provocato la distruzione del timer, reperto indispensabile per risalire all'origine dell'ordigno;
   nel 1993 Francesco Tumino è stato condannato a 6 mesi e 20 giorni di reclusione con la condizionale per falsa testimonianza e favoreggiamento nell'ambito del processo sul fallito attentato;
   nonostante questo clima di depistaggi e aumentato pericolo circa l'incolumità del giudice Falcone, gli strumenti di prevenzione e di sicurezza non furono mai implementati, anzi in alcuni casi subirono delle revoche. Infatti, nel momento di maggiore pericolo dovuto alle nuove iniziative assunte da Falcone per favorire le indagini dei giudici milanesi Antonio Di Pietro e Gherardo Colombo sul riciclaggio in Svizzera dei proventi delle tangenti sarebbe stata decisa la sospensione dell'uso dell'elicottero, che in occasione della strage di Capaci poteva rappresentare un deterrente per gli attentatori, a protezione del magistrato palermitano per ragioni ancora poco chiare;
   le modalità e la natura che hanno caratterizzato prima l'attentato sventato all'Addaura e poi quello mortale di Capaci con tutti i depistaggi del caso e i tentativi di delegittimazione da parte di ambienti esterni e interni alle istituzioni lasciano ritenere assolutamente reale l'esistenza di un disegno politico diretto a condizionare l'ordinato ed equilibrato sviluppo della democrazia italiana, con il pericolo del persistere di un legame con apparati deviati dello Stato e poteri occulti, non ancora neutralizzati;
   l'impiego dell'esplosivo T4, frequentemente usato nelle stragi di matrice «nera», tra cui la strage di Bologna e la strage del treno rapido 904, induce a ritenere un collegamento con centrali terroristiche interne ed internazionali –:
   quali e se risultino esiti di investigazioni compiute dai servizi segreti in seguito agli attentati ai danni del giudice Falcone, sia all'Addaura e sia a Capaci e, in caso positivo, se siano stati comunicati alla magistratura inquirente e/o eventualmente coperti dal segreto di Stato;
   se risulti agli atti quali ragioni abbiano indotto il Governo dell'epoca ad eliminare l'impiego dell'elicottero a tutela della sicurezza di Giovanni Falcone e della sua scorta. (4-04209)

Classificazione EUROVOC:
GEO-POLITICO:

PALERMO,PALERMO - Prov,SICILIA

EUROVOC :

delitto contro la persona

terrorismo

omicidio

servizio segreto

giudice

magistrato