ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04148

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 195 del 21/03/2014
Firmatari
Primo firmatario: REALACCI ERMETE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 21/03/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 21/03/2014
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 24/03/2014

SOLLECITO IL 05/05/2014

SOLLECITO IL 05/06/2014

SOLLECITO IL 02/07/2014

SOLLECITO IL 01/08/2014

SOLLECITO IL 01/09/2014

SOLLECITO IL 03/10/2014

SOLLECITO IL 05/11/2014

SOLLECITO IL 05/12/2014

SOLLECITO IL 08/01/2015

SOLLECITO IL 02/02/2015

SOLLECITO IL 05/03/2015

SOLLECITO IL 01/04/2015

SOLLECITO IL 05/05/2015

SOLLECITO IL 11/06/2015

SOLLECITO IL 09/07/2015

SOLLECITO IL 03/08/2015

SOLLECITO IL 07/09/2015

SOLLECITO IL 01/10/2015

SOLLECITO IL 02/11/2015

SOLLECITO IL 01/12/2015

SOLLECITO IL 11/01/2016

SOLLECITO IL 03/02/2016

SOLLECITO IL 03/03/2016

SOLLECITO IL 04/04/2016

SOLLECITO IL 02/05/2016

SOLLECITO IL 01/06/2016

SOLLECITO IL 04/07/2016

SOLLECITO IL 01/08/2016

SOLLECITO IL 12/09/2016

SOLLECITO IL 10/10/2016

SOLLECITO IL 08/11/2016

SOLLECITO IL 14/12/2016

SOLLECITO IL 09/01/2017

SOLLECITO IL 01/02/2017

SOLLECITO IL 06/03/2017

SOLLECITO IL 03/04/2017

SOLLECITO IL 09/06/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04148
presentato da
REALACCI Ermete
testo di
Venerdì 21 marzo 2014, seduta n. 195

   REALACCI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   dalla stampa nazionale e locale, dalle forze di polizia, da ripetuti allarmi delle associazioni delle maggiori categorie produttive, da libere associazioni di cittadinanza attiva, da Libera e da quelle a tutela dell'ambiente della legalità come, Legambiente nazionale e Legambiente Latina si apprende che, nella provincia di Latina, con propaggini sempre più forti anche a Roma Capitale, crescono in modo preoccupante l'illegalità ambientale, le speculazioni, il radicamento della criminalità organizzata;
   tra tutti il settore dell'edilizia e quello dell'agroalimentare sono tra quelli maggiormente colpiti di tutta Italia con una pressione sempre crescente della criminalità organizzata mafiosa, soprattutto di origine campana;
   infatti, dalla cittadina di Sperlonga, passando per Fondi, Terracina, San Felice Circeo, Sabaudia, Latina sino a Cisterna è un continuo l'allarme legalità lanciato dalle forze dell'ordine, dalle associazioni, dai politici e dai cittadini, che si unisce, drammaticamente, ai continui attentati subiti da uomini dello Stato e cittadini. I parchi, i laghi e le coste, ma anche i centri delle antiche cittadine sono esposti alle continue speculazioni edilizie. Un assalto rapace e selvaggio che scaccia le attività oneste e blocca il rilancio economico, imprenditoriale e occupazionale della zona. Grave e diffusissima risulta poi essere la pratica illegale del «caporalato» per i braccianti agricoli di origine italiana e straniera;
   l'esposizione dei comuni pontini al radicamento delle mafie nel tessuto economico locale e, in alcuni casi, anche politico, denunciato più volte dalle associazioni Legambiente e Libera, richiede un'azione forte che faccia diventare la provincia di Latina un caso e un'emergenza nazionale. Questo è il dato più preoccupante, insieme alle intimidazioni subite da uomini dello Stato. È quello peraltro che si evince analizzando il dato territoriale del rapporto Ecomafia 2013 di Legambiente, dove la provincia di Latina si posiziona al 9 posto nazionale per infrazioni accertate nel ciclo del cemento illegale. A livello regionale, l'area pontina vanta un triste primato per infrazioni accertate;
   appare evidente che si parla di un'intera area dove si è costituito e ramificato un vero «sistema criminale» che Libera, l'associazione antimafia presieduta da don Ciotti, non ha esitato a chiamare la «Quinta mafia», che ha soprattutto nel ciclo del cemento la sua manifestazione più eclatante. Basti pensare che stando ai dati delle forze dell'ordine nel parco nazionale del Circeo sono un milione e 200.000 i metri cubi fuori legge, 2 abusi edili per ogni ettaro, una richiesta di condono edilizio in media, considerando anche bambini ed anziani, per abitante per la città di San Felice Circeo ed una ogni 3-4 residenti per la città di Sabaudia; secondo gli investigatori, una parte è imputabile, direttamente o indirettamente, a esponenti della malavita organizzata e a quel sottobosco politico/economico che sta suscitando grande attenzione negli inquirenti;
   già nelle relazioni annuali sulle attività svolte dal procuratore nazionale antimafia e dalla direzione nazionale antimafia nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso si denuncia che «anche nel circondario, in particolare Latina e Frosinone, si registra un elevato grado di penetrazione della criminalità mafiosa nel tessuto economico. In tali zone l'inserimento della mafia nelle attività imprenditoriali è stato agevolato dai progressivi trasferimenti, nel tempo, di personaggi di non secondario spessore – quali Bardellino, De Angelis, i fratelli Tripodo, Salvatore Giuliano, Michele Senese – che si sono spostati nel contesto laziale per sfuggire alle guerre per bande in atto nei territori di origine o al contrario per riorganizzarsi e continuare lo scontro con i clan antagonisti. Tali fenomeni hanno fatto sì che oggi, sul territorio laziale persistano, oltre al ceppo originario dei “trasferiti”, i loro familiari, che vantano ampio margine di movimento e consolidati contatti con la criminalità locale»;
   in questo contesto è fondamentale ricordare quello che accadde il 29 marzo 1995 in provincia di Latina quando venne ucciso il parroco di Borgo Montello, dove ha sede la grande discarica di rifiuti della provincia di Latina e di alcuni comuni del sud di Roma, Don Cesare Boschin. Il parroco, ottantunenne, fu ucciso in modo barbaro, soffocato con la propria dentiera conficcata nella gola dopo essere stato aggredito selvaggiamente, legato mani e piedi e imbavagliato con il nastro adesivo, con ai suoi piedi un asciugamano sporco del suo sangue. Anomalo risulta ancora il fatto che in seguito all'aggressione violenta nei riguardi di don Cesare Boschin non furono portati via denari pure presenti nella stanza dell'aggressione ma due agende non più ritrovate. Un omicidio condotto con una modalità chiaramente mafiosa, denso di segnali inquietanti e rimasto a tutt'oggi senza movente, autori e mandanti, per il quale anche Don Ciotti, presidente di Libera, ha chiesto la riapertura delle indagini. Non certo un omicidio per rapina, considerando che il portafogli del parroco era ancora intatto vicino al suo corpo con all'interno ben 800 mila lire. È con ogni probabilità infatti che la morte dell'anziano parroco sia avvenuta in seguito alle sue denunce relativamente al traffico notturno internazionale di rifiuti tossici che coinvolgevano la discarica, condotto per mezzo delle tristemente note «navi dei veleni». Si ricorda che questi sospetti furono confermati dalle dichiarazioni rese dal pentito Carmine Schiavone sulle «Terre dei Fuochi» anche in Lazio e specificamente nell'area pontina;
   sulle predette questioni e sull'omicidio irrisolto di Don Cesare Boschin l'interrogante, nella XVI legislatura, ha presentato l'atto di sindacato ispettivo 4-12995 senza però ottenere risposta –:
   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno destinare maggiori risorse per l'organico delle forze dell'ordine e delle agenzie specializzate del Ministero dell'ambiente, unitamente a strumenti tecnologici e mezzi necessari, per contrastare il fenomeno del radicamento delle mafie, delle ecomafie e dei loro interessi nel tessuto economico, sociale e politico della provincia di Latina, anche alla luce del caso ancora irrisolto dell'efferato omicidio di don Cesare Boschin con l'obiettivo della creazione in loco di una sede distaccata della direzione investigativa antimafia e della direzione distrettuale antimafia; se non ritenga necessario attivare un controllo serrato, per quanto di competenza, sia sul sistema degli appalti, delle concessioni e delle consulenze in tutti i comuni della provincia pontina e sulla stessa amministrazione provinciale, sia sull'azione imprenditoriale condotta dalle numerose cooperative agricole dell'agro pontino, in particolare quelle presenti nei comuni di Formia, Fondi, Sperlonga, Terracina, San Felice Circeo, Sabaudia e Latina e sui titolari delle medesime e da ultimo sul «MOF – Centro Agroalimentare all'ingrosso di Fondi» già protagonista in passato di attività criminale e di indagini della magistratura. (4-04148)

Classificazione EUROVOC:
GEO-POLITICO:

LATINA,LATINA - Prov,LAZIO

EUROVOC :

deposito dei rifiuti

protezione dell'ambiente

mafia

delitto contro la persona

legalita'