ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03470

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 168 del 06/02/2014
Firmatari
Primo firmatario: D'AMBROSIO GIUSEPPE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 06/02/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI 06/02/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 05/02/2015
Stato iter:
05/02/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 05/02/2015
PISTELLI LAPO VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
Fasi iter:

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 05/02/2015

RISPOSTA PUBBLICATA IL 05/02/2015

CONCLUSO IL 05/02/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-03470
presentato da
D'AMBROSIO Giuseppe
testo di
Giovedì 6 febbraio 2014, seduta n. 168

   D'AMBROSIO. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   sul quotidiano Il Giornale è comparsa una notizia, in merito ai compensi dei diplomatici italiani dislocati all'estero, che riportava i seguenti contenuti:
    «l'ambasciatore italiano a Parigi porta a casa 20.995 euro al mese, l'omologo tedesco 8.449; l'ambasciatore italiano a Mosca è retribuito con 26.998 euro al mese, mentre il suo omologo tedesco con 10.018»;
    «in media, le remunerazioni nette italiane sono due volte e mezzo quelle tedesche. Con punte che, in Europa e in America del Nord, arrivano quasi a triplicarsi. A Tokyo, per esempio, l'ambasciatore italiano prende 27.028 euro al mese, mentre quello tedesco deve “accontentarsi” di 10.018. E ancora: a Washington l'ambasciatore italiano guadagna 24.606 euro al mese, mentre quello tedesco 9.495 euro»;
    «il rappresentante italiano alle Nazioni Unite di Ginevra guadagna 19.757 euro al mese mentre il suo omologo tedesco ne prende 8.449 euro, inoltre risiede in una villa con 12 bagni da 22 mila euro di affitto al mese»;
    «Casa a parte, la rete diplomatica italiana gode anche di una indennità per le spese di rappresentanza che può variare da 4 mila euro mensili a Pretoria a 22 mila euro a Tokyo» –:
   se trovino conferma suddette notizie riportate dal quotidiano Il Giornale.
(4-03470)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 5 febbraio 2015
nell'allegato B della seduta n. 372
4-03470
presentata da
D'AMBROSIO Giuseppe

  Risposta. — Le affermazioni riportate nell'articolo, in particolare laddove si indica che «le remunerazioni italiane nette sono due volte e mezza quelle tedesche», non sono esatte perché costituiscono la risultanza di una comparazione tra dati non omogenei. Infatti la retribuzione di un diplomatico tedesco rappresenta il guadagno del funzionario al netto delle spese che deve sostenere per prestare servizio all'estero, per motivi sia personali (quali scuole dei figli, alloggio e viaggi di congedo) che istituzionali (riscaldamento della residenza del capo missione ed utenze, benzina per i trasferimenti di servizio, eccetera). Queste spese sono sostenute, nel caso tedesco, direttamente dall'amministrazione di appartenenza. Differente è la struttura delle retribuzioni dei diplomatici italiani, che comprendono parte delle spese di funzionamento della sede di servizio nonché tutte quelle finalizzate a sostenere gli oneri personali derivanti dal trasferimento all'estero. Il diplomatico italiano all'estero, che si vede decurtare lo stipendio di circa il 50 per cento (con grave danno per la base di calcolo del trattamento pensionistico), riceve infatti un'indennità forfettaria e omnicomprensiva (Ise, Indennità di servizio all'estero) per compensare la perdita di parte dello stipendio e per sostenere tutte le numerose spese connesse con il trasferimento all'estero, che i tedeschi e molti altri Paesi coprono direttamente dal bilancio dello Stato. Presentare pertanto l'Ise come retribuzione personale o guadagno, così come mettere a paragone il sistema italiano con quello tedesco o di altri Paesi europei, è quindi fuorviante.
  Nell'ambito dell'esercizio di
spending review finalizzato ad una maggiore razionalizzazione dell'utilizzo delle proprie risorse, è stata introdotta una specifica riforma relativa all'indennità di rappresentanza, inserita nel decreto-legge Irpef, approvato nel giugno 2014 dal Parlamento; è previsto lo scorporo integrale dal trattamento economico individuale e la confluenza delle relative risorse in un fondo per spese istituzionali pienamente integrato nell'autonomia e flessibilità gestionale delle sedi all'estero, sotto la diretta responsabilità dei titolari e da rendicontare con modalità analoghe a quelle previste in via generale per l'utilizzo di fondi pubblici. Tale nuova disciplina modificherà quella attualmente in vigore che prevede che le spese in questione, ugualmente finalizzate al finanziamento di attività promozionali del sistema Paese (così come nel caso tedesco) e soggette a puntuale rendicontazione e ad accurate verifiche ispettive, costituiscono una componente dell'indennità percepita dal funzionario; nel sistema tedesco, al contrario, tali oneri sono finanziati direttamente dall'Amministrazione.
  Oltre alla riforma specifica inerente l'indennità di rappresentanza, si segnala che una norma finalizzata ad una significativa revisione del trattamento economico all'estero del personale appartenente alla carriera diplomatica e dell'intero personale in servizio all'estero è stata inserita nella legge di Stabilità, al momento in esame in Parlamento. La riforma dell'Ise è volta a garantire maggiore trasparenza al trattamento economico del personale di servizio all'estero, consentendo al contempo significativi risparmi per l'Erario. La riforma del trattamento economico all'estero, che sarà anche in grado di generare risparmi, si articola in due fasi, la prima delle quali – come anticipato – riguarda la riforma delle spese delle attività di rappresentanza, che entrerà in vigore già dal 1o gennaio 2015. Il secondo passaggio si riferisce alla summenzionata riforma del trattamento economico all'estero, nel quadro di quanto già enunciato dal Governo in Parlamento: maggiore trasparenza e «leggibilità» del sistema rispetto a quello attuale, la cui natura onnicomprensiva presta il fianco a equivoci e strumentalizzazioni, specie in un'ottica comparata con i sistemi adottati dai nostri principali
partners europei.
  Con specifico riferimento alle cifre riportate nell'articolo relative alla residenza del capo missione sono corrette e si riferiscono all'affitto della residenza di Stato del rappresentante permanente presso le Nazioni Unite. L'affitto sostenuto dall'Italia in Svizzera per tale residenza è in linea e spesso inferiore a quello delle residenze dei nostri
partner e degli altri Paesi. È tuttavia in corso al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale un esercizio di razionalizzazione e riorganizzazione della rete e dei beni demaniali che, nel contesto della spending review, proporrà un ridimensionamento di alcune residenze pur nella consapevolezza della necessità di assicurare ai capi missione un alloggio ufficiale che funga, al pari dei Paesi nostri interlocutori, da adeguato strumento di proiezione esterna del nostro Paese.
Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionaleLapo Pistelli.

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