ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03081

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 147 del 08/01/2014
Firmatari
Primo firmatario: MELILLA GIANNI
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 08/01/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 08/01/2014
Stato iter:
24/02/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 24/02/2014
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 24/02/2014

CONCLUSO IL 24/02/2014

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-03081
presentato da
MELILLA Gianni
testo di
Mercoledì 8 gennaio 2014, seduta n. 147

   MELILLA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
   su Repubblica del 4 gennaio 2014 è apparsa la notizia che «l'Italia ha messo in disposizione un porto del sud del mare Adriatico per effettuare il trasbordo delle armi chimiche siriane» che saranno distrutte in acque internazionali. La nostra intelligence sarebbe preoccupata per il rischio che questa operazione possa essere ostacolata da comitati e movimenti di protesta per il rischio connesso allo smaltimento di 700 tonnellate di gas altamente tossici;
   il piano di smantellamento deciso per iniziativa degli Stati Uniti e della Russia dovrà essere completato entro metà del 2014, sotto l'egida della Organizzazione per la distruzione delle armi chimiche;
   il convoglio navale con le armi chimiche approderebbe in un porto italiano tra il 6 e il 17 gennaio –:
   se tale notizia corrisponda al vero e quali garanzie siano state eventualmente assunte per evitare ogni rischio per il nostro Paese. (4-03081)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 24 febbraio 2014
nell'allegato B della seduta n. 178
4-03081
presentata da
MELILLA Gianni

  Risposta. — Il Governo, anche in virtù degli impegni assunti in Parlamento l'11 settembre 2013 a seguito dell'approvazione alla Camera della mozione 1-00178 (nella quale era contenuto l'impegno «a sostenere l'iniziativa volta a far emergere, a mettere sotto controllo internazionale e a neutralizzare l'arsenale chimico siriano, con l'obiettivo irrinunciabile che non possa essere nuovamente usato, confidando che una risoluzione in tal senso sia presto adottata dal consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite») e della risoluzione 6-00026 (nella quale era contenuto l'impegno «a partecipare alla definizione di una cornice politica e diplomatica che abbia il fine di avviare un processo democratico volto al riconoscimento dei diritti umani e all'eliminazione definitiva dell'arsenale chimico siriano, affinché non si abbiano a ripetere mai più in futuro simili atrocità»), è da sempre fortemente impegnato a favorire – nell'ambito della ricerca di una soluzione pacifica della crisi siriana – l'eliminazione delle armi chimiche a disposizione del regime. Armi che, si ricorda, sono state utilizzate nel corso del conflitto causando delle atrocità ai danni delle popolazioni civili inermi, come testimoniato dal terribile attacco di Al Ghouta dell'agosto 2013, rimasto impresso nella memoria comune.
  Tale impegno viene naturalmente esercitato nei contesti multilaterali appropriati dell'ONU e dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC), organizzazione che per la sua azione in favore di un mondo privo da armi chimiche ha vinto nel dicembre 2013 il premio Nobel per la pace.
  Come noto la risoluzione 2118 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la Decisione del Consiglio Esecutivo dell'Opac sulla distruzione delle armi chimiche in Siria del 27 settembre 2013 hanno disposto un chiaro mandato per giungere in tempi rapidi allo smantellamento dell'arsenale chimico di Damasco. Il 15 novembre il consiglio esecutivo Opac ha quindi approvato una nuova decisione, che ha fissato precise scadenze per lo smantellamento dell'intero arsenale, da completare entro il primo semestre del 2014. Il 17 dicembre il direttore generale dell'Opac ha presentato al consiglio esecutivo il piano dettagliato per la distruzione delle armi chimiche siriane all'estero. Questo piano naturalmente richiede per la sua esecuzione la fattiva collaborazione degli Stati parte dell'organizzazione.
  Su queste basi, l'Italia ha deciso, in maniera convinta, di fornire un contributo all'organizzazione di tale operazione, mettendo innanzitutto a disposizione un velivolo dell'aeronautica militare per il trasporto degli ispettori e, successivamente, dei contributi finanziari e materiali alle Nazioni Unite e all'Opac. Ha inoltre messo a disposizione, come da richiesta dell'Opac per dare esecuzione al piano, un porto, successivamente identificato dalle competenti autorità nazionali a Gioia Tauro, per un'operazione di trasbordo degli agenti chimici. La decisione sull'identificazione del porto è stata prerogativa italiana ed è stata adottata, a seguito di attenta concertazione interministeriale, al massimo livello politico. Il processo di selezione ha tenuto conto dell'esigenza di garantire le massime condizioni di sicurezza e di tutela ambientale. Il porto di Gioia Tauro effettua già normalmente operazioni di trasbordo di materiali chimici analoghi a quelli di provenienza dalla Siria. Dette operazioni sono pienamente alla portata degli impianti portuali considerati, ivi compresa la gestione dei rischi connessi ad operazioni di questo tipo.
  Il piano per la distruzione delle armi chimiche siriane – come ampiamente illustrato il 16 gennaio 2014 dal direttore generale dell'Opac nel corso di un'audizione tenuta innanzi alle Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato – prevede infatti il trasferimento all'estero degli agenti di maggiore pericolosità (cosiddetta di priorità 1) e la loro distruzione per idrolisi mediante apparecchiature mobili installate a bordo della nave americana Cape Ray.
  Le sostanze, inizialmente trasportate verso il porto siriano di Latakia, verranno infatti trasportate a bordo di una nave danese al porto di Gioia Tauro, dove, come noto, saranno condotte le operazioni di trasbordo sulla Cape Ray. Una volta caricata, la Cape Ray – nel pieno rispetto delle normative ambientali e dei requisiti di sicurezza – uscirà dalle acque territoriali italiane per collocarsi in acque internazionali, dove svolgerà le attività di distruzione. Il trattamento con idrolisi a bordo della Cape Ray avverrà in ogni caso al di fuori della zona di protezione ecologica marina italiana. La data dell'operazione verrà determinata in funzione dell'andamento delle attività di carico in Siria. Quanto alle tempistiche, nei contatti con i siriani in corso in ambito Opac è emersa una profonda distanza fra quanto ipotizzato da parte della Siria – per cui per ragioni di sicurezza sarebbero necessari almeno altri tre mesi per completare il carico – e quanto indicato dall'Opac, per la quale si potrebbe riuscire a completare l'operazione in questione già entro la fine di marzo e non all'inizio di giugno. L'Opac – anche tramite del suo consiglio esecutivo, di cui l'Italia fa parte – continuerà naturalmente a seguire con la massima attenzione l'andamento delle attività di carico. I residui della distruzione, che rimarranno a bordo della Cape Ray, verranno quindi trasferiti all'estero perché possano essere convertiti in sostanze utilizzabili dalle due industrie negli Stati Uniti e in Finlandia che hanno vinto la gara internazionale bandita dall'Opac.
  L'intera operazione – condotta sotto l'egida delle Nazioni Unite e dell'Opac – vede impegnati in uno sforzo internazionale, oltre all'Italia, gli Stati Uniti, Russia, Cina, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Germania e Regno Unito. L'operazione costituisce la più importante iniziativa di disarmo degli ultimi anni e le modalità di trasbordo presso il porto italiano sono state concordate con gli altri Stati partecipanti, in modo da garantire il rispetto sia delle convenzioni internazionali sia della legislazione nazionale in materia di protezione ambientale.
  Si segnala che il 21 gennaio 2014 il Presidente del Consiglio ha ricevuto – insieme al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi, e ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, e dell'ambiente e del mare, Andrea Orlando – i sindaci di Gioia Tauro e di San Ferdinando, il presidente della regione Calabria, il presidente dell'autorità portuale di Gioia Tauro, i membri del comando generale delle Capitaneria di porto, l'amministratore delegato di Medcenter container terminal e il vicepresidente terminal marittimi del gruppo Contship. In tal circostanza il governo si è impegnato a predisporre iniziative puntuali di informazione allo scopo di aggiornare la popolazione.
  Infine, si precisa che i costi del piano di distruzione dell'arsenale chimico siriano sono finanziati attraverso l'istituzione da parte dell'Onu e dell'Opac di fondi fiduciari cui gli Stati possono partecipare mediante contributi finanziari o in natura. In particolare, il consiglio esecutivo dell'Opac ha istituito un fondo
ad hoc per la distruzione, che l'Italia ha già finanziato con 1 milione di euro a valere sul decreto missioni 2013. Da parte italiana saranno versati 2 milioni di euro sullo stesso Fondo e sono state offerte due autoambulanze blindate, immagini satellitari di siti italiani siriani e servizi di trasporto per il trasferimento in Siria degli ispettori dell'Opac. I costi dell'intero piano di distruzione saranno dunque coperti per la maggior parte con le risorse versate dagli Stati sul fondo dell'Opac su base volontaria.
Il Viceministro degli affari esteriLapo Pistelli.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

Mar Adriatico

sostanza tossica

arma chimica

acque marittime

impianto portuale