ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02784

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 130 del 03/12/2013
Firmatari
Primo firmatario: SORIAL GIRGIS GIORGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 03/12/2013


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 03/12/2013
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 25/11/2015

SOLLECITO IL 26/07/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02784
presentato da
SORIAL Girgis Giorgio
testo di
Martedì 3 dicembre 2013, seduta n. 130

   SORIAL. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
   il 4 novembre scorso si è registrata la diciottesima vittima di infortunio mortale sul lavoro nella provincia di Brescia dall'inizio dell'anno, la quinta delle ultime due settimane: secondo fonti di stampa, un operaio di 53 anni, Giorgio Maccarinelli di Mazzano, è morto in una cava nel quartiere di Santa Eufemia, cadendo all'interno di un macchinario che tritura i massi;
   le cosiddette «morti bianche» rappresentano nel nostro Paese una vera e propria strage che è ancora gravemente sottovalutata: negli ultimi cinque anni in Italia ben settemila lavoratori hanno perso la vita mentre svolgevano semplicemente il loro lavoro, lasciando settemila famiglie italiane senza quella che spesso è l'unica risorsa economica per il nucleo familiare;
   i dati dell'Osservatorio indipendente di Bologna sui morti sul lavoro delineano un'autentica carneficina: dall'inizio dell'anno 516 lavoratori morti per infortuni sui luoghi di lavoro, (1.050 se si aggiungono i morti su strade e itinere), mentre nel 2012 sarebbero morti circa 1.180 lavoratori di cui 625 sui luoghi di lavoro (tutti documentati);
   sebbene negli ultimi rapporti INAIL si parli di un trend in calo negli ultimi anni del fenomeno delle morti sul lavoro, bisogna considerare, prima di tutto che numerose categorie di lavoratori regolarmente occupati non rientrano in queste statistiche poiché gli incidenti di cui parla l'INAIL sono esclusivamente quelli ufficialmente dichiarati a questo istituto e ad esso iscritti per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni, inoltre, poi, il direttore regionale stesso dell'INAIL ha spiegato che il calo dei decessi è strettamente legato alla crisi economica in atto nel nostro Paese e va letto dunque alla luce di due tendenze molto gravi: la diminuzione della forza lavoro e l'aumento del fenomeno del lavoro nero;
   secondo l'Istat il numero di disoccupati arriva a toccare quota 3 milioni 194 mila e se se si considera la fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, emerge che meno di due giovani su 10 lavorano; l'occupazione complessiva è costantemente calata negli ultimi anni: sempre secondo i dati ISTAT, nel 2008 si sono registrati 128.000 occupati in meno rispetto all'anno precedente, nel 2009 altri 204.000 occupati in meno; la tendenza è rimasta invariata sino al quarto trimestre 2012, visto che il numero degli occupati è diminuito di altre 148.000 unità rispetto a un anno prima;
   in seguito alle ultime vittime sul lavoro a Brescia, i sindacati Cgil, Cisl e Uil di Brescia hanno chiesto di non parlare più di fatalità o sfortuna, e dichiarato che il tema delle «morti bianche» e della prevenzione sarà al centro della loro futura iniziativa di mobilitazione per richiedere ad ogni livello di responsabilità competente, interventi opportuni verso una prevenzione reale nei luoghi di lavoro;
   in seguito ad una petizione alla Commissione europea di un operaio metalmeccanico fiorentino, Marco Bazzoni, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, per denunciare le inefficienze italiane nella prevenzione delle morti sul lavoro, Bruxelles ha risposto che il nostro Paese non ha ancora recepito le normative comunitarie per la sicurezza sul lavoro, e ha aperto una procedura d'infrazione contro l'Italia: la procedura n. 2010/4227 del 30 settembre 2011 (parere motivato del 21 novembre 2012), ai sensi dell'articolo 258 del Trattato, per non corretto recepimento della direttiva 89/391/CEE concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro;
   la Commissione europea è tornata il 26 giugno 2013 ad ammonire l'Italia per non corretto recepimento della direttiva 89/391/CEE «Direttiva del Consiglio del 12 giugno 1989 concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro», con la procedura d'infrazione n. 2013/4117;
   la politica, dimostrando scarsa attenzione ad un problema di così grandi dimensioni, con il decreto legislativo 106/09, che andava a modificare il testo unico per la sicurezza sul lavoro voluto dal Governo Prodi (decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008), sembra essere andata in tutt'altra direzione rispetto alle «prescrizioni minime» contenute nelle succitate direttive europee, come sottolineato anche dalla «Nota sulle modifiche» di FIOM e CGIL;
   tanto per citare alcune modifiche introdotte in tal senso: riduzione della responsabilità e sanzioni e pene dimezzate a datori di lavoro, dirigenti e preposti; autocertificazione della valutazione dei rischi per le aziende fino a 10 dipendenti; riduzione degli obblighi connessi al contratto di appalto;
   in Italia nessuna legge obbliga l'azienda a fermare gli impianti in caso di incidenti mortali, e la normativa antisismica del 2005 non obbliga costruttori ed aziende a mettere a norma i prefabbricati costruiti in epoca precedente: i prefabbricati sono a rischio, ma agibili e in regola, contraddizione per la quale nessuna legge potrà trovare dei responsabili per i 17 lavoratori morti sotto i crolli dei capannoni industriali in Emilia in seguito ai terremoti del 20 e 29 maggio 2012;
   in tutti questi anni poco o nulla sembra essere stato fatto per aumentare i controlli per la sicurezza sul lavoro; a ciò si unisce il blocco dell'assunzione dei tecnici della prevenzione dell'Asl, che sono gli unici titolati a fare i controlli per la sicurezza e salute sul lavoro, blocco che naturalmente causa una diminuzione dei controlli per la sicurezza sul lavoro, perché il personale è scarso e molti tecnici sono andati in pensione, senza essere sostituiti –:
   se i Ministri interessati siano a conoscenza della gravità della situazione descritta e non ritengano dunque opportuno intervenire per promuovere una maggiore sicurezza sul posto di lavoro facendo in modo che le norme per la sicurezza sul lavoro vengano rispettate dai datori di lavoro, ma ancor prima, siano potenziate nell'ambito di un intervento organico, coerente e non occasionale a livello di legislazione nazionale;
   se non considerino urgente attivarsi nei modi che gli sono propri, affinché venga attuato con urgenza, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, un monitoraggio dell'attuazione delle disposizioni in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro a partire dai comparti lavorativi più a rischio, coordinando tutte le risorse umane disponibili (ispettorati del lavoro delle ASL dell'INPS dell'INAIL, e altri);
   se non ritengano necessario adoperarsi e in che modo, per una sensibilizzazione sul tema e una riqualificazione della figura del lavoratore, svilita ormai a generica ed impersonale «forza lavoro», rivolta a tutti i cittadini ma specialmente rivolta agli imprenditori e ai datori di lavoro in generale che, di fronte alla prospettiva dei profitti, soprattutto in questo momento di crisi economica, a volte sottovalutano le norme di sicurezza e i loro obblighi in relazione alle misure di attenuazione dei rischi sul posto di lavoro, mettendo in pericolo la vita dei loro dipendenti. (4-02784)

Classificazione EUROVOC:
GEO-POLITICO:

BRESCIA,BRESCIA - Prov,LOMBARDIA

EUROVOC :

sicurezza del lavoro

infortunio sul lavoro

sanita' del lavoro

sanita' pubblica

luogo di lavoro

mortalita'

risorsa economica